È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

VANGELO DI LUCA

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2008 16:21
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
23/11/2008 16:13

m)  Misione dei Dodici (9, 1-6)

In questa sezione costituita dall’intero capitolo 9 si incontrano e camminano insieme due temi principali: Gesù rivela sempre più chiaramente la direzione della sua messianicità e, parallelamente, il discepolo è invitato a capire sempre più che il suo cammino non è separabile da quello del Maestro.

L’invio in missione è preceduto da una chiamata, che suggerisce un andare verso Gesù: “Chiamò a sé i Dodici”. Avvicinarsi a Gesù è il primo movimento della missione: la partenza viene dopo. La potenza e l’autorità sono facoltà ricevute, mai da vantare come proprie (“diede loro”).

Nel semplice verbo “li mandò” (apostello) è racchiusa una triplice consapevolezza. La prima è che la partenza non è frutto di una decisione propria, ma obbedienza a un comando. Il discepolo è coinvolto nella missione che gli viene affidata, ma non è lui il regista. Poi la consapevolezza di uscire da sé, di andare altrove, in posti diversi da quelli in cui ci si trova. Infine la consapevolezza di essere inviati per uno scopo: portare un messaggio lieto e nuovo.

I tre compiti che Gesù addita sono le stesse cose che Lui compie per primo: liberare dal demonio, guarire dalle malattie, annunciare il Regno. Così il discepolo trova in Lui non soltanto la ragione e il contenuto della propria missione, ma anche il modello.

L’equipaggiamento dei missionari deve essere molto sobrio, prendere lo stretto necessario, un discepolo appesantito da troppi bagagli diventa sedentario, conservatore, incapace di cogliere la novità di Dio.

Infine un suggerimento su come comportarsi in caso di rifiuto, che è previsto nell’annuncio: all’apostolo è stato affidato un compito, ma non gli è garantito il successo. Di fronte al rifiuto, si deve comportare come il Maestro: rifiutato in un posto, vada altrove. L’espressione: “Scuotere la polvere”, sottolinea la gravità del rifiuto, l’occasione sprecata, ma nulla più. Il suo compito è di proclamare il messaggio e in esso spendersi completamente, ma deve lasciare a Dio il risultato.

TORNA ALL'INDICEn)    La curiosità di Erode (9, 7-9)

Erode è un uomo colto e pratico, vuole incontrare Gesù e rendersi personalmente conto chi Egli sia. Infatti circolavano molte voci sul suo conto: Giovanni redivivo, Elia, un profeta.

Conoscere Gesù per capirlo è un cammino giusto, ma farlo per curiosità è sbagliato. La fede non nasce dalla curiosità e non è fatta per uomini come Erode.

In effetti Erode incontrerà Gesù più tardi, durante il processo davanti a Pilato, ma non riuscirà a capire nulla di Lui e cercherà di nascondere la propria ottusità ricorrendo a un umorismo volgare: Lc. 23, 6-12 (“sperava di veder qualche miracolo”).


TORNA ALL'INDICED.  IL MINISTERO AL SUO VERTICE (9, 10-50)


Luca porta il ministero galilaico al  culmine dell’intensità con atti o affermazioni di Gesù che delineano il programma del Regno-divenuto-Chiesa:

-         L’Eucarestia: 9, 10-17

-         La professione di fede di Pietro: 9, 18-21

-         Gli annunci della passione: 9, 24.44 ss.

-         La trasfigurazione 9, 28-36

Luca in questa sezione intende perseguire di proposito una unità letteraria e teologica.

TORNA ALL'INDICE1.     La moltiplicazione dei pani (9, 10-17)

I discepoli ritornano dal loro giro missionario e raccontano a Gesù le cose accadute. Hanno sperimentato la potenza della Parola ma anche la fatica e Gesù li prende con sé e li conduce in un luogo appartato. C’è il momento della partenza e il momento del ritorno, della fatica e del riposo. Si lascia la folla per stare insieme e vivere un momento di fraternità e di riposo. Un riposo che, però, non si irrigidisce nelle proprie esigenze, anche legittime, ma si mantiene aperto a un’incondizionata disponibilità. E difatti la folla arriva inaspettatamente e Gesù l’accoglie prontamente, subito disponibile a parlare del Regno di Dio. La Parola è  al primo posto.

La tradizione evangelica ha attribuito al miracolo dei pani e dei pesci molta importanza. E’ infatti il solo miracolo di cui tutti e quattro gli evangelisti hanno conservato il ricordo.

Nella narrazione ci sono alcuni particolari che sottolineano la grandiosità del gesto di Gesù: la folla era di circa 5.000 uomini e dopo che tutti furono saziati avanzarono 12 ceste di cibo.

Tuttavia l’attenzione oltre che sulla potenza di Gesù, va posta anche sul discepolo.

I discepoli vedono la situazione della gente e se ne fanno portavoce: “Congeda la gente perché vada a trovare cibo”. Ma per Gesù questo coinvolgimento non basta: “Dategli voi stessi da mangiare”.

Soltanto se si accetta questo coinvolgimento si può parlare di vangelo. L’attenzione e l’interessamento sono cose importanti ma non sono ancora rivelazione! Gesù non vuole semplicemente sfamare la gente, ma compiere un “segno” rivelatore di come Dio vorrebbe il mondo.

Secondo i discepoli la gente avrebbe dovuto comprarsi da mangiare, per Gesù, invece, il comprare va sostituito con il condividere. Questo significa che devono cambiare le relazioni fra te e gli altri, fra te e le cose. Tu sei responsabile dell’altro e perciò sei personalmente coinvolto nel suo bisogno. Il problema del pane per tutti è problema tuo, non soltanto degli affamati. E le cose che possiedi – fossero soltanto cinque pani e due pesci – sono doni di Dio da godere con gli altri.

C’è, infine, un’ultima osservazione: il luogo deserto, l’accamparsi all’aperto, la suddivisione in gruppi ordinati fanno pensare all’assemblea d’Israele nel deserto.

Come anche alcuni gesti di Gesù come la benedizione, lo spezzare il pane, la distribuzione con l’aiuto dei discepoli, la raccolta degli avanzi fanno pensare alla cena eucaristica.

Ma non si tratta soltanto di una prefigurazione simbolica dell’eucarestia, ma di una vera e profonda rivelazione di Gesù e della sua esistenza. La moltiplicazione dei pani, l’ultima cena, la cena di Emmaus sono i pilastri che manifestano la logica dell’esistenza di Gesù: una vita donata. E’ qui che i discepoli possono continuare a riconoscere il loro Signore e a incontrarlo.

TORNA ALL'INDICE2.     Confessione di Pietro - Primo annuncio della Passione (9, 18-22)

Le opinioni della gente su Gesù già le conosciamo (9, 7-9). Qui vengono semplicemente ribadite. L’errore della gente è di pretendere, di capire Gesù confrontandolo con figure del passato già conosciute. Questa è una strada inadeguata. La strada giusta è di sforzarsi di capire Gesù partendo da Lui stesso, da quanto egli dice e fa.

Interrogato, il discepolo dice che Gesù è il Messia, e questo è giusto. Tuttavia c’è modo e modo di intendere il Messia: quale Messia? Anche la risposta dei discepoli è perciò incompleta e può essere fraintesa. Per questo Gesù “ordinò severamente di non riferirlo a nessuno” (9,21).

Per togliere ogni possibile fraintendimento, Gesù stesso interviene, affermando di essere il Figlio dell’uomo che dovrà soffrire molto, essere rifiutato, ucciso e il terzo giorno risuscitare.

A differenza di Marco 8,26 ss. (“Via da me satana perché, non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”) e Matteo 16,13 ss. (“Beato sei tu Simone perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato”), nel racconto di Luca, non c’è nulla di tutto questo, Pietro non è oggetto né di beatitudine né di rimprovero. Il racconto lucano è dunque meno drammatico, ha però il pregio di concentrare tutta l’attenzione sulla Parola di Gesù, una Parola che coinvolge sia il Maestro che i discepoli sulla medesima via della Croce: “Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire… Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso…”.

Luca non precisa che l’episodio accade nei dintorni di Cesarea di Filippo, ce lo dicono Marco e Matteo. Più importante è ricostruire le circostanze in cui Egli parlò per la prima volta con tanta chiarezza  della sua croce. Siamo sul finire dell’attività pubblica di Gesù in Galilea. L’incomprensione delle folle e, soprattutto, l’opposizione sempre più violenta delle autorità, inducono Gesù a evitare le masse, per concentrare i suoi sforzi sulla formazione del  piccolo gruppo dei discepoli (ma anche questi sono lenti a capire). La strada che gli resta è quella della solitudine e del martirio. Ed è proprio qui che si manifesta tutta la sorprendente novità della scelta di Gesù. In circostanze analoghe (di rifiuto e incomprensione) altri si sono ritirati, isolandosi dagli altri. Non così Gesù, Egli non si separa dal popolo, ma al contrario resta in seno al popolo che lo rifiuta, trasformando il rifiuto che subisce in atto d'amore, segno vivente di quell'incrollabile fedeltà di Dio che mai abbandona l’uomo. E tutto questo è molto significativo proprio per comprendere la Croce di cui Gesù sta parlando.

La via della Croce non è semplicemente il coraggio della solitudine e del martirio, ma è il coraggio di trasformare la solitudine e il martirio, di cui si è vittima, in un gesto di amore. Il popolo è “contro” Gesù, ma Gesù è “per” il popolo. L’essenza della via della Croce sta in questo contro e in questo per.

La Croce, però, non sarebbe la via di Dio (la Croce è una precisa volontà di Dio: il Figlio dell’uomo “deve” soffrire) se non si concludesse con la risurrezione. La via messianica non è semplicemente il martirio (cioè l’amore rifiutato eppure ostinato), ma la risurrezione (cioè l’amore vittorioso). E’ proprio accettando fino alle estreme conseguenze la debolezza dell’amore (Croce) che si permette ad esso di manifestarsi in tutta la sua potenza vittoriosa (risurrezione).

TORNA ALL'INDICE3.     Condizioni per seguire Gesù (9, 23-27)

La passione non è soltanto il destino di Gesù, ma anche del discepolo, al quale viene detto senza mezzi termini di “rinnegare se stesso”. Il rinnegamento di sé è l’atteggiamento del discepolo che, come Cristo, non è più rivolto ai propri interessi ma a quelli degli altri. E’ una scelta che coinvolge tutta la persona e tutta l’esistenza.

“Prendere la Croce” significa avere il coraggio, come Gesù, di trasformare un eventuale rifiuto in gesto d’amore. E’ quanto viene  affermato esplicitamente nelle parole di Gesù: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà…” (9,34). Parole che non devono essere lette come un abbandono delle cose materiali a vantaggio delle realtà spirituali, né come un abbandono della vita presente per possedere quella futura. Vanno lette in modo più globale e unitario: tutta la propria esistenza (materiale e spirituale, presente e futura) deve essere impegnata sulla via dell’amore. L’uomo pensa di salvarsi l’esistenza chiudendosi in se stesso e conservandosi, Gesù, invece, propone al discepolo un progetto contrario: la vita si salva aprendosi e donandosi. Nessun dualismo, dunque, nel pensiero evangelico, né fra materia e spirito, né fra presente e futuro. E’ in gioco la vita nella sua interezza.

Ma l’originalità di Luca sta in due piccole annotazioni, che non devono passare inosservate.

1)     Luca precisa che Gesù si rivolge a tutti. Il progetto della Croce è per tutti e non soltanto per gruppi particolari o per vocazioni scelte.

2)     Al “prendere la Croce” aggiunge ogni giorno. La Croce deve diventare un fatto quotidiano. Né riservato a persone eccezionali né semplicemente da vivere in circostanze straordinarie. Deve, invece, essere vissuto nelle condizioni normali e quotidiane della vita. E’ qui che si misura l’identità  di ciascun cristiano: nella sua capacità di calare la visione evangelica dell’esistenza nel vivere di ogni giorno: in casa, nella professione, negli impegni sociali, nei rapporti umani.

Le parole di Gesù rivolte ai discepoli si concludono con due detti (9, 26-27) che sembrano mutare la prospettiva del discorso. Luca li ha trovati nella tradizione di Marco (8,38-9,1) e li ha riportati con sostanziale fedeltà.

Queste parole mostrano tutta la serietà della scelta che ora si compie: il comportamento che si assume di fronte a Gesù (cioè l’accettazione della Croce) condiziona il futuro.

TORNA ALL'INDICE4.     La Trasfigurazione (9, 28-36)

I tratti del racconto (vocabolario, immagini, riferimenti alle Scritture) fanno parte del genere “epifanico-apocalittico”, vuole, cioè essere una rivelazione rivolta ai discepoli, rivelazione che ha come oggetto il significato profondo e nascosto della persona e dell’opera di Gesù. Questo genere letterario, a cui il nostro racconto appartiene, non intende semplicemente rivelare il futuro, ma pretende anche manifestare il significato profondo che la realtà già ora possiede. Così la trasfigurazione non è soltanto una rivelazione in anticipo della futura risurrezione di Gesù, ma è una rivelazione di ciò che Gesù è già: il Figlio di Dio. L’episodio è una chiave che permette di cogliere la vera natura di Gesù dietro le apparenze che la nascondono.

La trasfigurazione non è soltanto una rivelazione dell’identità profonda di Gesù e della sua opera, ma anche una rivelazione dell’identità del discepolo. La via del discepolo è come quella del Maestro, ugualmente incamminata verso la Croce e la risurrezione.

La risurrezione non è soltanto una realtà futura, ma è già presente e anticipata. La comunione con Dio è già operante. E di tanto e in tanto questa realtà profonda e pasquale, normalmente nascosta, affiora. Nel viaggio della fede non mancano momenti gioiosi, all’interno della fatica dell’esistenza cristiana, occorre saperli scorgere e saperli leggere. Il loro carattere è però fugace e provvisorio, e il discepolo deve imparare ad accontentarsi.

Nel commento al “Vangelo di Marco”, ho ampiamente parlato dell’aspetto esegetico di questo brano, qui mi soffermo solo ad alcune annotazioni.

Luca ha introdotto due importanti modifiche alla tradizione comune:

-         l’accenno alla preghiera di Gesù (“Salì sulla montagna a pregare e mentre pregava…”);

-         l’esplicitazione del contenuto del colloquio che si svolse tra Mosé, Elia e Gesù: (“Parlavano del trapasso (esodo) che egli doveva compiere a Gerusalemme”).

La trasfigurazione per Gesù è un invito a incamminarsi sulla via della croce, che sarà però seguita dalla gloria della risurrezione: un anticipo della gloria, che aiuta a vincere la paura della morte con la forza della preghiera.

TORNA ALL'INDICE5.     Il ragazzo epilettico (9, 37-43a)

Tutti e tre i sinottici riportano, dopo la trasfigurazione, il miracolo della guarigione di un bambino ritenuto posseduto da uno spirito cattivo. La descrizione che ne fa il padre mostra piuttosto che si tratta di un fanciullo colpito da epilessia.

Nella mentalità del tempo era comune l’opinione (alla quale neppure i vangeli si sottraggono) che Satana fosse all’origine di molte malattie, specie di quelle le cui manifestazioni davano l’impressione che l’uomo non fosse più padrone di sé.

Ma a colpire qui il lettore è un altro particolare: i discepoli hanno ricevuto il potere di scacciare i demoni (9,1) e tuttavia alla prima occasione mostrano tutta la loro impotenza. Il motivo è che il potere di liberare dal demonio appartiene sempre a Dio, non all’uomo. Il discepolo può esercitarlo solo nella fede, come qualcosa che appartiene a un Altro e si può chiedere nella preghiera, non come cosa propria. Gesù rimprovera la mancanza di fede del padre, allargando però lo sguardo a “questa generazione incredula e perversa”. L’incredulità non è soltanto del padre ma di tutti, anche dei discepoli, altrimenti avrebbero scacciato lo spirito cattivo dal bambino.

TORNA ALL'INDICE6.     Secondo annuncio della Passione (9, 43b-45)

Gesù annuncia una seconda volta la sua passione soltanto ai discepoli. Comprendere la Croce significa capire il lato più luminoso, nuovo e imprevedibile del volto di Dio rivelato in Gesù. Ma i discepoli “non comprendono”, la solitudine di Gesù è completa, neppure i più intimi sono in grado di condividere il lato più profondo della sua vicenda. La sua “novità” sfugge a tutti. Non capivano – scrive Luca – perché le sue parole erano come coperte da un velo. Le capiranno dopo, alla luce degli eventi e percorrendo essi stessi la strada del Maestro.

Ma non capivano anche perché avevano paura di interrogarlo. Ciò che intravedevano li spaventava. Il destino dei discepoli non è separabile da quello del Maestro: ecco ciò che essi intuivano e ne rimanevano turbati.

TORNA ALL'INDICE7.     Come seguire Gesù (9, 46-50)

Come in concreto il discepolo deve seguire la via della Croce? Luca offre due indicazioni particolari.

1)     La prima (9, 46-48) sta nel mettere al primo posto i “piccoli”. Gesù sogna una comunità di umili e di piccoli. I piccoli sono tutti coloro che non contano, che vengono dopo. Il vangelo non dice che i piccoli sono gli unici che possono appartenere alla comunità, dice però che la comunità deve  prediligerli e avere molta cura di loro, come fa Gesù. Il verbo “accogliere” significa ascoltare, rendersi disponibili, ospitare, porsi al servizio. “Nel suo nome” significa accogliere il piccolo come Gesù lo accoglie e trattarlo con rispetto come se fosse lo stesso Signore. L’annotazione che i discepoli si contendevano il primo posto (9,46), mostra con evidenza che la comunità dei primi discepoli (e certo anche la comunità successiva) non era ideale. Si discuteva già sul problema dei “posti”!

2)     Seguire Gesù significa anche rinunciare a ogni forma di integrismo (9, 49-50). L’esorcista estraneo, che scaccia i demoni nel nome di Gesù pur non appartenendo al suo gruppo, provoca l’indignazione dei discepoli. L’azione liberatrice non dovrebbe manifestarsi solo all’interno del loro gruppo? Si direbbe una preoccupazione in difesa di Gesù. E invece per Gesù, la bontà di Dio agisce anche al di fuori e il discepolo non deve provarne invidia.

__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:55. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com