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Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Portogallo 13 maggio 2010

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2010 21:24
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La rosa del Papa


Il viaggio papale in Portogallo ha rivelato il cuore gentile e forte di Benedetto XVI, sempre più nitidamente percepito nelle visite che compie per rispondere alla missione di successore di Pietro. Come è avvenuto a Lisbona, a Fátima, a Porto, dove l'affetto semplice e intenso dei portoghesi - talmente numerosi ed entusiasti da meravigliare gli stessi impeccabili organizzatori e persino i media internazionali, non sempre benevoli - si è manifestato in modo appassionato e commovente. Soprattutto nel santuario che è davvero il centro spirituale del Paese e una prova evidente della modernità di Maria, salutata da migliaia di fazzoletti bianchi e dal lancio festoso di petali di fiori, omaggi dal sapore antico riservati alla Madonna e al pellegrino venuto da Roma.
Sotto il segno di Fátima si è dunque svolto questo pellegrinaggio pontificio, sulle tracce di Paolo vi e di Giovanni Paolo ii, e già nella prospettiva del centenario delle apparizioni. Per confermare il messaggio affidato dalla Vergine ai tre piccoli veggenti, tanto radicato nel Vangelo e nella sua profezia permanente quanto lontano da immaginarie speculazioni:  nonostante gli egoismi che sempre minacciano la vita umana e la pace, nonostante le continue sofferenze della Chiesa per i peccati di tanti suoi figli, l'ultima parola - ha ribadito Benedetto XVI - non sarà mai del male, che è stato vinto da Cristo risorto, e che dunque i cristiani possono combattere e vincere con la preghiera, la penitenza e la testimonianza.
Davanti alla piccola statua della Vergine e alla luce di migliaia di candele il Pontefice ha collocato la rosa d'oro portata da Roma, "come un figlio che viene a visitare sua Madre e lo fa in compagnia di una moltitudine di fratelli e sorelle", e ha letto nel proiettile assassino fatto incastonare nella corona di Maria dal suo predecessore - che da quella pallottola fu quasi ucciso - anche il simbolo delle sofferenze del mondo e della Chiesa. Per questo, mentre l'anno sacerdotale volge al termine, Benedetto XVI ha voluto consacrare alla Madonna se stesso e tutti i sacerdoti, con un gesto che è nella tradizione di Fátima ma che assume un significato evidente per il richiamo fiducioso a una fedeltà radicale, in questo tempo così necessaria.
E ancora una volta "il Pietro di oggi" - come l'ha chiamato il suo segretario di Stato - non è solo. Circondato e sostenuto nella comunione dei santi dall'affetto e dalla simpatia crescenti di moltissimi cattolici e non cattolici, il successore del primo degli apostoli ha chiesto ai fedeli di Porto, ma parlando a tutti i cristiani, una sola cosa:  "Miei fratelli e sorelle, bisogna che voi diventiate con me testimoni della risurrezione di Gesù". Per rendere Dio presente in questo mondo, dove solo la luce di Cristo (lumen Christi) può far splendere la fiamma della fede che, se non viene alimentata, rischia di spegnersi. Per illuminare il buio, come le candele nella notte di Fátima che si riflettevano nella rosa del Papa.

g. m. v.

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IL PAPA IN PORTOGALLO: I VIDEO, LE FOTO ED I PODCAST



TUTTI I VIDEO SU BENEDICT XVI.TV

VIDEO

IL PAPA LASCIA IL PORTOGALLO: VIDEO JN

IL PAPA A PORTO: VIDEO JN

IL PAPA LASCIA FATIMA: VIDEO JN

Il Papa a Porto (The Vatican)

Santa Messa del Papa a Fatima: servizi di Rome Reports

IL PAPA INCONTRA LE ORGANIZZAZIONI: VIDEO JN

SANTA MESSA DEL PAPA A FATIMA: SERVIZIO TG5

IL PAPA VISITA LE TOMBE DI LUCIA, GIACINTA E FRANCESCO

Papa: A Fatima c''è il segno indelebile dell''amore di Maria (the Vatican)

SANTA MESSA DEL PAPA A FATIMA: SERVIZIO DI ALESSANDRA BUZZETTI

SANTA MESSA DA FATIMA: SERVIZIO DI SKYTG24

FOLLA OCEANICA A FATIMA: VIDEO ANSA

SANTA MESSA DEL PAPA A FATIMA: VIDEO CORRIERE TV

FOLLA OCEANICA PER IL PAPA A FATIMA: VIDEO REPUBBLICA

LA VEGLIA A FATIMA: VIDEO JN

LA PREGHIERA DEL PAPA ALLA MADONNA DI FATIMA: SERVIZIO DI ALESSANDRA BUZZETTI

Papa: Gesù può infiammare i cuori più freddi e tristi: servizio The Vatican

Papa: siamo tutti responsabili dell'annuncio: servizio The Vatican

L'ARRIVO DEL PAPA A FATIMA: VIDEO JN

La seconda giornata del Papa a Lisbona: servizio di Stefano Maria Paci

Secondo giorno del Papa a Lisbona: servizio Tg5

SANTA MESSA DEL PAPA A LISBONA: VIDEO JN

Il Papa in Portogallo: servizio di Alessandra Buzzetti (Tg5, 11 maggio, ore 20)

Il Papa in Portogallo: servizio di Alessandra Buzzetti (Tg5, 11 maggio, ore 13)

Benedetto XVI: la Chiesa è in dialogo col mondo (Video The Vatican)

Benedetto XVI: solo Cristo offre risposte (Video The Vatican)

Benedetto XVI: rinforzare la testimonianza cristiana (Video The Vatican)

IL PAPA SALUTA I GIOVANI: VIDEO JN

IL PAPA NEL PALAZZO DI BELEM: VIDEO JN

L'ARRIVO DEL PAPA A LISBONA: VIDEO JN

Primo giorno del Papa a Lisbona: servizio di Stefano Maria Paci

CONFERENZA STAMPA SULL'AEREO: SERVIZIO DI CORRIERE TV

Le parole del Papa sulla pedofilia: video Repubblica

Arrivo del Papa a Lisbona: video di Rome Reports

FOTO

IL PAPA A PORTO: FOTO JN

IL PAPA A FATIMA: FOTO PUBLICO

IL PAPA A FATIMA: FOTO ANSA

IL PAPA A FATIMA: FOTO CORRIERE

IL PAPA A FATIMA: FOTO VISAO

IL PAPA A FATIMA: FOTO ANSA

IL PAPA A FATIMA: FOTO JN

IL PAPA A FATIMA: FOTO DN

IL PAPA A LISBONA E FATIMA: FOTO JN

IL PAPA E IL MONDO DELLA CULTURA: FOTO DN

LA PRIMA GIORNATA DEL PAPA IN PORTOGALLO: FOTO DI "PUBLICO"

IL PAPA A LISBONA: FOTO VISAO

IL PAPA A LISBONA: FOTO ANSA

IL PAPA A LISBONA: FOTO JN

IL PAPA A LISBONA: FOTO DN

ARRIVO DEL PAPA A LISBONA: FOTO QUOTIDIANO.NET

LA PARTENZA DA ROMA: FOTO TGCOM

PODCAST

Santa Messa nel Grande Piazzale di Avenida dos Aliados (Porto, 14 maggio 2010)

Incontro con le organizzazioni della Pastorale Sociale nella Chiesa della SS.ma Trinità (Fátima, 13 maggio 2010)

Santa Messa sulla Spianata del Santuario di N.S. di Fátima (13 maggio 2010)

Celebrazione dei Vespri con sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi e membri di alcuni movimenti ecclesiali nella Chiesa della SS.ma Trinità (Fátima, 12 maggio 2010)

Incontro con il mondo della cultura nel Centro Cultural de Belém (Lisboa, 12 maggio 2010)

Messaggio commemorativo del Santo Padre per il 50° anniversario della fondazione del Santuario del Cristo Rei in Almada (11 maggio 2010)

Santa Messa nel Terreiro do Paço - Omelia del Santo Padre, Lisboa, 11 maggio 2010)

INTERVISTA RILASCIATA DAL SANTO PADRE AI GIORNALISTI SULL'AEREO DIRETTO A LISBONA: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA
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Il rettore del Santuario di Fatima: dal viaggio di Benedetto XVI in Portogallo un messaggio di speranza per tutti i fedeli

Un viaggio apostolico all’insegna della gioia di essere cristiani. Così il rettore del Santuario di Fatima, padre Virgílio do Nascimento Antunes, sintetizza il significato della visita pastorale del Papa in Portogallo, conclusasi venerdì scorso. Al microfono di Eugenio Bonanata, padre Antunes ripercorre i momenti forti di questo viaggio di Benedetto XVI, in particolare a Fatima:


R. – E’ stata veramente un’opportunità eccellente per il contatto con Dio, per la gioia di essere cristiani, per il senso della comunione con tutta la Chiesa, per riconoscere nella persona del Santo Padre il pastore universale. Posso dire che sono stati veramente dei giorni di festa, di grande gioia per tutti i pellegrini di Fatima.

D. – Che ricordo, che immagine le rimane della visita papale?

R. – Quello dell’arrivo del Santo Padre alla Cappella delle Apparizioni, che è il cuore del Santuario di Fatima, dove vanno tutti i pellegrini quando arrivano a Fatima. Il Papa arriva, s’inginocchia davanti alla statua della Madonna: è un gesto tipico tra i pellegrini di Fatima e soprattutto tra i portoghesi. Per questo si sentiva che il Papa era un pellegrino come tutti gli altri nella sua semplicità e pure nella sua umiltà davanti alla Vergine. La sua preghiera silenziosa è stata un momento bellissimo dell’incontro con Dio. Dopo, la sera, l’inizio della processione con le candele, la benedizione delle candele, la preghiera del Rosario che il Papa conduceva, recitando la prima parte del Padre Nostro, dell’Ave Maria: lì si vedeva la Chiesa con il Santo Padre che pregava con questa fiducia, questa speranza in Maria come madre, perché le preghiere potessero arrivare a Dio. Poi, c’è la Messa del 13. Il Santo Padre veramente ci ha toccato con le sue parole ma soprattutto con il suo sorriso, con il suo modo di fare, di comunicare. La folla che era così grande, come sappiamo, era intensamente partecipe e sembrava creasse nel suo cuore un amore e una devozione così grandi per il Santo Padre che appartengono anche al messaggio di Fatima.

D. – “La missione profetica di Fatima non si è conclusa”: come ha letto lei questa affermazione di Benedetto XVI?

R. – E’ un’affermazione molto importante e forte. Durante il Ventesimo secolo alcuni hanno pensato che con la caduta dei regimi dell’est dell’Europa, con l’attentato a Giovanni Paolo II, la caduta del muro di Berlino, con la persecuzione della Chiesa, si sarebbe compiuto tutto il messaggio di Fatima. Invece, il Papa viene a dirci di no, perché il messaggio di Fatima - a mio avviso - riguarda tutta la storia della Chiesa e del mondo con tutti i suoi problemi e questi problemi - le questioni della pace, della giustizia, anche della fede, della carità - continueranno. Per questo il messaggio di Fatima è un messaggio aperto, che ci aiuta ad interpretare la storia del nostro tempo, ad affermare l’esistenza di Dio, la necessità che l’uomo ha di Dio, della spiritualità dei valori, della conversione.

D. – Cosa ha lasciato Benedetto XVI a Fatima?

R. – Il Papa ha lasciato una grandissima speranza in tutti i pellegrini e non soltanto nei pellegrini di Fatima, ma in tutto il Paese. Il Portogallo era e continua ad essere in una situazione un po’ difficile dal punto di vista economico, c’è la mancanza di lavoro, alcune povertà che crescono. Il Papa ha portato veramente un messaggio che tocca un po’ tutti i cuori perché arriva a parlare di speranza, a parlare di gioia, a parlare di Dio, a parlare del futuro, a parlare delle possibilità dell’uomo, se continua a credere e ad accettare Dio nella sua vita, a parlare di pace. Veramente, il Papa con il suo messaggio, con la sua persona, ha toccato la gente e per questo la speranza dei portoghesi, dei cristiani e dei non cristiani sembra sia stata approfondita e arricchita con questo viaggio e con queste parole.

D. – Si aspettava un’accoglienza così calorosa da parte del Portogallo?

R. – Posso dire che ha superato moltissimo le mie aspettative perché anche a Fatima c’è stata una folla molto grande. Il Papa era visto in Portogallo come il teologo, il filosofo, che non riusciva a toccare i cuori… E’ stato tutto il contrario! Il Papa ha toccato il cuore della gente, si è avvicinato ai bambini, ai giovani, agli anziani, ha parlato ai malati. E’ un uomo così tanto umano che sembrava qualcuno della nostra famiglia, che conoscevamo già da tanto tempo e per questo è cambiato moltissimo il modo di accogliere o di riconoscere la sua personalità. Mi sembra che abbia superato in tutto le aspettative dei portoghesi.

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19/05/2010 17:31



CATECHESI DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle,

oggi desidero ripercorrere insieme a voi le varie tappe del Viaggio apostolico che ho compiuto nei giorni scorsi in Portogallo, mosso specialmente da un sentimento di riconoscenza verso la Vergine Maria, che a Fatima ha trasmesso ai suoi veggenti e ai pellegrini un intenso amore per il Successore di Pietro. Ringrazio Dio che mi ha dato la possibilità di rendere omaggio a quel Popolo, alla sua lunga e gloriosa storia di fede e di testimonianza cristiana. Pertanto, come vi avevo chiesto di accompagnare questa mia visita pastorale con la preghiera, ora vi domando di unirvi a me nel rendere grazie al Signore per il suo felice svolgimento e la sua conclusione. Affido a Lui i frutti che ha portato e porterà alla comunità ecclesiale portoghese e all’intera popolazione. Rinnovo l’espressione della mia viva riconoscenza al Presidente della Repubblica, Signor Anibal Cavaco Silva e alle altre Autorità dello Stato, che mi hanno accolto con tanta cortesia e hanno predisposto ogni cosa perché tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi. Con intenso affetto, ripenso ai Confratelli Vescovi delle diocesi portoghesi, che ho avuto la gioia di abbracciare nella loro Terra e li ringrazio fraternamente per quanto hanno fatto per la preparazione spirituale e organizzativa della mia visita, e per il notevole impegno profuso nella sua realizzazione. Un particolare pensiero dirigo al Patriarca di Lisbona, Cardinale José da Cruz Policarpo, ai Vescovi di Leiria-Fatima Mons. Antonio Augusto dos Santos Marto e di Porto Mons. Manuel Macario do Nascimento Clemente e ai rispettivi collaboratori, come pure ai vari organismi della Conferenza Episcopale guidata dal Vescovo Mons. Jorge Ortiga.

Lungo tutto il viaggio, avvenuto in occasione del decimo anniversario della beatificazione dei pastorelli Giacinta e Francesco, mi sono sentito spiritualmente sostenuto dal mio amato predecessore, il venerabile Giovanni Paolo II, che si è recato per tre volte a Fatima, ringraziando quella «mano invisibile» che lo ha liberato dalla morte nell’attentato del tredici maggio, qui in questa Piazza San Pietro. La sera del mio arrivo ho celebrato la Santa Messa a Lisbona nell’incantevole scenario del Terreiro do Paço, che si affaccia sul fiume Tago. E’ stata un’assemblea liturgica di festa e di speranza, animata dalla partecipazione gioiosa di numerosissimi fedeli. Nella Capitale, da dove sono partiti nel corso dei secoli tanti missionari per portare il Vangelo in molti Continenti, ho incoraggiato le varie componenti della Chiesa locale ad una vigorosa azione evangelizzatrice nei diversi ambiti della società, per essere seminatori di speranza in un mondo spesso segnato dalla sfiducia. In particolare, ho esortato i credenti a farsi annunciatori della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede e motivo della nostra gioia. Ho potuto manifestare questi sentimenti anche nel corso dell’incontro con i rappresentanti del mondo della cultura, tenutosi nel Centro Culturale di Belém. In tale circostanza ho posto in evidenza il patrimonio di valori con cui il cristianesimo ha arricchito la cultura, l’arte e la tradizione del Popolo portoghese. In questa nobile Terra, come in ogni altro Paese segnato profondamente dal cristianesimo, è possibile costruire un futuro di fraterna intesa e di collaborazione con le altre istanze culturali, aprendosi reciprocamente ad un dialogo sincero e rispettoso.

Mi sono recato poi a Fatima, cittadina caratterizzata da un’atmosfera di reale misticismo, nella quale si avverte in maniera quasi palpabile la presenza della Madonna. Mi sono fatto pellegrino con i pellegrini in quel mirabile Santuario, cuore spirituale del Portogallo e meta di una moltitudine di persone provenienti dai luoghi più diversi della terra. Dopo aver sostato in orante e commosso raccoglimento nella Cappellina delle Apparizioni nella Cova da Iria, presentando al Cuore della Vergine Santa le gioie e le attese nonché i problemi e le sofferenze del mondo intero, nella chiesa della Santissima Trinità ho avuto la gioia di presiedere la celebrazione dei Vespri della Beata Vergine Maria. All’interno di questo grande e moderno tempio, ho manifestato il mio vivo apprezzamento ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai diaconi e ai seminaristi venuti da ogni parte del Portogallo, ringraziandoli per la loro testimonianza spesso silenziosa e non sempre facile e per la loro fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. In quest’Anno Sacerdotale, che volge al termine, ho incoraggiato i sacerdoti a dare priorità al religioso ascolto della Parola di Dio, all’intima conoscenza di Cristo, all’intensa celebrazione dell’Eucaristia, guardando al luminoso esempio del Santo Curato d’Ars.

Non ho mancato di affidare e consacrare al Cuore Immacolato di Maria, vero modello di discepola del Signore, i sacerdoti di tutto il mondo.
Alla sera, con migliaia di persone che si sono date appuntamento nella grande spianata davanti al Santuario, ho partecipato alla suggestiva fiaccolata. E’ stata una stupenda manifestazione di fede in Dio e di devozione alla sua e nostra Madre, espresse con la recita del Santo Rosario. Questa preghiera tanto cara al popolo cristiano ha trovato in Fatima un centro propulsore per tutta la Chiesa ed il mondo. La “Bianca Signora”, nell’apparizione del 13 giugno, disse ai tre Pastorelli: «Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni». Potremmo dire che Fatima e il Rosario siano quasi un sinonimo.

La mia visita in quel luogo così speciale ha avuto il suo culmine nella Celebrazione eucaristica del 13 maggio, anniversario della prima apparizione della Madonna a Francesco, Giacinta e Lucia. Riecheggiando le parole del profeta Isaia, ho invitato quell’immensa assemblea raccolta, con grande amore e devozione, ai piedi della Vergine a gioire pienamente nel Signore (cfr Is 61, 10), poiché il suo amore misericordioso, che accompagna il nostro pellegrinaggio su questa terra, è la sorgente della nostra grande speranza.

E proprio di speranza è carico il messaggio impegnativo e al tempo stesso consolante che la Madonna ha lasciato a Fatima. E’ un messaggio incentrato sulla preghiera, sulla penitenza e sulla conversione, che si proietta oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia, per invitare l’uomo ad avere fiducia nell’azione di Dio, a coltivare la grande Speranza, a fare esperienza della grazia del Signore per innamorarsi di Lui, fonte dell’amore e della pace.

In questa prospettiva, è stato significativo il coinvolgente appuntamento con le organizzazioni della pastorale sociale, alle quali ho indicato lo stile del buon samaritano per andare incontro alle necessità dei fratelli più bisognosi e per servire Cristo, promuovendo il bene comune. Molti giovani apprendono l’importanza della gratuità proprio a Fatima, che è una scuola di fede e di speranza, perché è anche scuola di carità e di servizio ai fratelli. In tale contesto di fede e di preghiera, si è tenuto l’importante e fraterno incontro con l’Episcopato portoghese, a conclusione della mia visita a Fatima: è stato un momento di intensa comunione spirituale, in cui abbiamo insieme ringraziato il Signore per la fedeltà della Chiesa che è in Portogallo e affidato alla Vergine le comuni attese e preoccupazioni pastorali. Di tali speranze e prospettive pastorali ho fatto cenno pure nel corso della Santa Messa celebrata nella storica e simbolica città di Porto, la “Città della Vergine”, ultima tappa del mio pellegrinaggio in terra lusitana. Alla grande folla di fedeli radunata nell’Avenida dos Aliados ho ricordato l’impegno di testimoniare il Vangelo in ogni ambiente, offrendo al mondo Cristo risorto affinché ogni situazione di difficoltà, di sofferenza, di paura sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, in occasione di crescita e di vita.

Cari fratelli e sorelle, il pellegrinaggio in Portogallo è stato per me un’esperienza toccante e ricca di tanti doni spirituali. Mentre mi restano fisse nella mente e nel cuore le immagini di questo indimenticabile viaggio, l’accoglienza calorosa e spontanea, l’entusiasmo della gente, rendo lode al Signore perché Maria, apparendo ai tre Pastorelli, ha aperto nel mondo uno spazio privilegiato per incontrare la misericordia divina che guarisce e salva. A Fatima, la Vergine Santa invita tutti a considerare la terra come luogo del nostro pellegrinaggio verso la patria definitiva, che è il Cielo. In realtà tutti siamo pellegrini, abbiamo bisogno della Madre che ci guida. “Con te camminiamo nella speranza. Sapienza e Missione” è il motto del mio Viaggio apostolico in Portogallo, e a Fatima la beata Vergine Maria ci invita a camminare con grande speranza, lasciandoci guidare dalla “sapienza dall’alto”, che si è manifestata in Gesù, la sapienza dell’amore, per portare nel mondo la luce e la gioia di Cristo.

Vi invito, quindi, ad unirvi alla mia preghiera, chiedendo al Signore di benedire gli sforzi di quanti, in quella amata Nazione, si dedicano al servizio del Vangelo e alla ricerca del vero bene dell’uomo, di ogni uomo. Preghiamo inoltre perché, per intercessione di Maria Santissima, lo Spirito Santo renda fecondo questo Viaggio apostolico, e animi nel mondo intero la missione della Chiesa, istituita da Cristo per annunciare a tutti i popoli il Vangelo della verità, della pace e dell’amore.

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26/05/2010 07:25

A colloquio con il cardinale Saraiva Martins sul recente viaggio del Papa

Una rotta religiosa e sociale per il futuro del Portogallo


di Nicola Gori

Un "dono" non soltanto per la Chiesa ma per l'intero Paese, alle prese con le trasformazioni culturali provocate dalla secolarizzazione e con le difficoltà economiche e sociali legate alla crisi. Così il cardinale portoghese José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, definisce la visita che il Papa ha compiuto due settimane fa nella sua terra di origine. In questa intervista al nostro giornale il porporato ripercorre i momenti salienti del viaggio, riproponendo in particolare l'attualità del messaggio di Fátima.

 Facendo parte del seguito papale, lei ha avuto modo di partecipare direttamente a tutti gli incontri. Come ha vissuto questa esperienza?

Ho vissuto questo viaggio con un sentimento di profonda gratitudine al Papa. La sua visita è stata importante non solo per la Chiesa, ma per tutto il Portogallo e, si può dire, per l'umanità intera. I suoi discorsi sono stati uno stimolo non esclusivamente dal punto di vista ecclesiale, ma anche sociale:  infatti hanno toccato molti problemi di attualità particolarmente sentiti dai portoghesi. Sono sicuro che gli orientamenti dati dal Papa saranno un grande aiuto anche per i politici e i governanti. Faranno riflettere sull'importanza di certi valori che non sono negoziabili, ma che sono profondamente umani e di conseguenza cristiani. Ciò può essere utile per rafforzare la collaborazione tra le autorità civili e la Chiesa.

Quali momenti le sono rimasti più impressi?

Ricordo che mi ha commosso molto la presenza di un coro di bambini che cantavano quando il Papa è giunto all'aeroporto di Lisbona. I loro canti hanno preceduto anche gli incontri ufficiali con le autorità. Mi veniva in mente la frase del Vangelo:  "Lasciate che i piccoli vengano a me". In quel momento ho avuto la sensazione di trovarmi accanto a un Papa vicino al popolo, a un pastore vicino alla sue pecorelle, in questo caso ai portoghesi.

Lei era prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi quando sono stati beatificati i due pastorelli di Fátima. Come si è giunti a quella decisione?

La beatificazione di Giacinta e Francesco Marto è un evento storico, perché sono stati i primi bambini non martiri a essere elevati agli onori degli altari. Prima di loro, infatti, non rientrava nella prassi della Chiesa la canonizzazione di bambini:  si pensava, in considerazione della loro età, che essi non avessero la capacità di praticare in grado eroico le virtù cristiane, prima condizione per la beatificazione. Ricordo che, nel loro caso, si verificò una cosa molto interessante:  arrivarono a Roma migliaia di lettere da tutto il mondo - non solo da parte di semplici fedeli ma anche da vescovi e cardinali - che chiedevano la beatificazione dei pastorelli. Questa mole di richieste ha dato vita a una riflessione all'interno della Congregazione delle Cause dei Santi. Giovanni Paolo ii ha nominato una commissione di esperti - teologi, psicologi, pedagoghi - per esaminare il problema. Dopo uno studio approfondito, si è giunti a una conclusione:  i bambini sono in grado di praticare le virtù cristiane, naturalmente nel modo a loro possibile. Grazie a questa conclusione abbiamo potuto procedere alla beatificazione.

Quali sono i tratti caratteristici della loro santità?

Una pietà profonda, una devozione fervente alla santissima Trinità, alla Madonna e all'Eucaristia. Parlando di eroicità, risalta come ognuno di loro era disposto a dare la vita piuttosto che mentire. Furono minacciati, infatti, per costringerli a dire che le visioni erano false, ma non cedettero alle pressioni.

Si possono fare delle previsioni per la beatificazione di suor Lucia?

Il processo attualmente è nella fase diocesana. Come sappiamo i processi di canonizzazione hanno due fasi:  una diocesana e una romana. Per quanto riguarda la prima, il Papa ha dispensato dall'attesa dei cinque anni per cominciare il processo. Sono andato personalmente al carmelo di Coimbra, dove ha vissuto suor Lucia, per annunciare il dono fatto dal Papa di anticipare di due anni l'apertura del procedimento. Durante la fase diocesana si procede alla ricerca e allo studio scrupoloso della personalità, della spiritualità e dell'eroicità nella pratica delle virtù, anche attraverso l'ascolto di testimoni. Lo studio poi passa agli storici, ai teologi e alla commissione dei cardinali membri del dicastero vaticano. I porporati devono approvare o meno le conclusioni dei teologi e degli storici. Se lo fanno, la pratica viene trasmessa al Papa che deve pronunciarsi sull'eroicità delle virtù.

E a questo punto?

Dopo il riconoscimento delle virtù eroiche, occorre un miracolo per la beatificazione. Si deve istruire un altro processo in loco, cioè dove è avvenuto il presunto miracolo. Poi i documenti vengono passati al vaglio dei medici, i quali devono certificare che la guarigione sia veramente inspiegabile alla luce della scienza medica attuale. È importante notare questa sottolineatura - cioè allo stato attuale delle conoscenze mediche - perché magari tra cinquant'anni, con il progresso scientifico, alcune malattie potranno essere curate. Per essere considerata un miracolo la guarigione deve essere istantanea, completa e duratura. Se i medici accertano che essa non è spiegabile scientificamente, i documenti passano ai teologi. A loro spetta il compito di accertare se c'è un nesso tra la guarigione e la preghiera di intercessione fatta a Dio tramite il candidato alla beatificazione. Solo i teologi, e non i medici, possono dunque parlare di miracolo. Le loro conclusioni passano poi all'esame e all'eventuale approvazione dei cardinali. È il Papa, infine, che ha l'ultima parola:  se approva il miracolo, è tutto pronto per la beatificazione.

Durante il volo verso il Portogallo, Benedetto XVI ha parlato della visione dei pastorelli di Fátima, spiegando che in essa "sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano". In che senso?

L'affermazione del Papa è sacrosanta. Citando la visione del vescovo vestito di bianco, Benedetto XVI le ha dato una dimensione ecclesiale. Sappiamo bene che Giovanni Paolo ii ha visto questa profezia adempiersi in lui. Ciò è verissimo. Oltre a questo, però, si deve dare a quella visione una dimensione ecclesiale. Deve essere cioè applicata a tutta la Chiesa e alla sua sofferenza. La Chiesa per sua natura non può trovarsi in una condizione priva di sofferenza, perché deve identificarsi con Cristo. Infatti, essa non è altro che Gesù stesso incarnato in una comunità di fede, di speranza, di amore, che continua la sua missione attraverso i secoli. La Chiesa è Cristo e Cristo è la Chiesa. Quindi non può non soffrire e deve rivivere in sé quello che è capitato al corpo fisico di Cristo. La sofferenza entra nella vita normale della Chiesa. Gesù ha detto:  se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi. Certe campagne che si stanno facendo contro la Chiesa sono delle persecuzioni vere e proprie. La Chiesa però sa bene che i nemici non prevarranno, perché anche per lei come per Cristo verrà la risurrezione. Direi che il Papa ha inteso la visione in questo senso. Qui si inserisce anche il tema della speranza di cui ha parlato Benedetto XVI nel suo viaggio. Guardando alla Pasqua la nostra fede diventa fede nella risurrezione.

Come commenta l'affermazione fatta dal Pontefice sulle sofferenze che vengono proprio dall'interno della Chiesa?

Nella Chiesa ci sono anche i peccatori. Essi sono una sofferenza nella Chiesa, che è chiamata a essere santa. I padri parlavano della casta meretrix. È una realtà incontestabile, tangibile. Ma Cristo l'aveva previsto e per questo ha istituito il sacramento della riconciliazione. Benedetto XVI nella sua spiegazione ha sottolineato questi aspetti della speranza e della realtà in cui esiste anche il peccato.

Il Portogallo e il Papa:  una storia di amicizia che continua. Come si spiega questo legame?

Il Portogallo storicamente è sempre stato legato al successore di Pietro. All'inizio della nazione portoghese vi è un intervento diretto del Papa. L'arcivescovo di Braga si recò più di una volta a Roma da Innocenzo ii, perché approvasse con la sua autorità la separazione dei territori del Portogallo dalla Castilla. L'indipendenza dal regno di Castilla e Léon avvenne il 5 ottobre 1143, però si dovette attendere fino al 1179 perché Alessandro iii con una bolla riconoscesse ufficialmente re Alfonso i. Da allora, il Portogallo è stato chiamato la nazione "fedelissima" al Papa. Guardare al Pontefice come punto di riferimento fa parte, appunto, della cultura portoghese, come ha sottolineato Benedetto XVI. Infatti, le radici del popolo portoghese sono essenzialmente cristiane e nessuno potrà mai cancellarle. Possiamo dire addirittura che il cristianesimo è iscritto nel dna della gente. Il legame con i successori di Pietro poi si è rinnovato nei secoli. Nei tempi moderni ci sono state cinque visite dei Papi in Portogallo. La prima fu quella di Paolo vi, che si rivelò un grande avvenimento, sebbene sia durata un solo giorno. Poi le tre visite di Giovanni Paolo ii, in particolare quella del 2000 quando beatificò i due pastorelli, e l'ultima di Benedetto XVI.

Cosa si aspetta il popolo dalla visita del Pontefice dal punto di vista sociale?

La visita del Papa è stata un grande dono al Portogallo. Le parole del Pontefice porteranno a riflettere su alcuni temi di attualità. Per esempio, l'accenno che ha fatto ai diritti umani e alla promozione integrale dell'uomo contro i meccanismi socio-economici e culturali che portano alla morte. Oppure la sua insistenza sul valore della famiglia fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna. Il Papa ha poi fatto riferimento alla libertà e al problema della collaborazione tra mondo della cultura e mondo della fede. La fede non è contraria alla scienza e alla cultura:  al contrario, si completano. Infatti, la cultura in molti Paesi europei ha avuto come protagonista la Chiesa. L'uomo è aperto al trascendente, lo si voglia o no. C'è una grande superficialità nel voler dimostrare a tutti i costi una contrapposizione tra scienza e fede. La visita del Papa porterà a riflettere sul serio su questi problemi e aiuterà a trovare una soluzione umana e cristiana. Anche per questo, il viaggio di Benedetto XVI è stato un dono per il Portogallo.


(©L'Osservatore Romano - 26 maggio 2010)
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30/05/2010 21:24

L'arcivescovo Monteiro de Castro ripropone il messaggio della visita di Benedetto XVI in Portogallo

In ascolto degli altri per contribuire al futuro della società


di Nicola Gori

La visita di Benedetto XVI ha inciso notevolmente nella Chiesa e nella società portoghese. Il richiamo a non assolutizzare il presente, l'appello ai sacerdoti e ai vescovi a dare testimonianza del Vangelo, l'invito ai laici a essere maggiormente presenti nel mondo della cultura e nella politica hanno scosso le coscienze e hanno lasciato un segno tra i credenti. A sottolinearlo in questa intervista al nostro giornale è l'arcivescovo Manuel Monteiro de Castro, segretario della Congregazione per i Vescovi, che era nel seguito papale e ha partecipato a tutti i momenti del viaggio.

Qual è stata la sua esperienza diretta della visita in Portogallo?

Ho visto ovunque un crescendo di partecipazione, dagli inizi fino alla fine. Mi ha impressionato molto l'accoglienza riservata al Papa dai bambini all'aeroporto di Lisbona. È una cosa che di solito non avviene in queste cerimonie ufficiali. È stata una gradita sorpresa per tutti. Devo dire che mi ha molto meravigliato la partecipazione popolare, con gente accorsa dappertutto lungo il tragitto percorso dal Pontefice.

 Durante l'incontro del Papa con i vescovi e il clero sono state ribadite alcune verità fondamentali sulla natura del sacerdozio. Quali impressioni ha avuto?

Il Papa ha fatto vedere a tutti noi che è importante la vita di unione con il Signore. Ha rilevato l'importanza di vivere dando testimonianza. L'incontro è stato molto ricco per il contenuto teologico. Ha trattato della natura profonda del sacerdozio e della sua essenza. Il Papa ci ha poi spiegato come con il nostro ministero continuiamo il sacerdozio di Cristo e come il Signore si serva delle nostre mani per portare alla gente la grazia. Noi siamo strumenti di Dio per portare agli uomini il perdono dei peccati e per questo dobbiamo dare una priorità assoluta alla vita spirituale. Il messaggio che Benedetto XVI ci ha lasciato è questo:  rimanere in comunione con il Signore e portare Dio alle persone, alla famiglia e alla società. Per noi portoghesi ciò è quanto mai importante, perché ci ricorda il nostro passato, l'aver portato la conoscenza di Dio ai cinque continenti.

Cosa rappresenta oggi il messaggio di Fátima e quanto ha influito sulla religiosità popolare?

Molte volte la gente pensa che la religiosità popolare sia superficiale; invece, non lo è per niente. È quella che ha dato vita alle nostre missioni in tutto il mondo. Un Paese piccolo come il Portogallo ha inviato missionari in tantissimi Paesi dell'Africa, dell'America del sud e dell'Asia. E il seme gettato dai missionari portoghesi ha fatto crescere varie Chiese.

E per quanto riguarda la società?

Le apparizioni di Fátima rappresentano per il Portogallo un messaggio di speranza e un invito per continuare a fare quello che ha realizzato nel passato. È interessante notare il contesto storico in cui sono avvenute nel 1917 le apparizioni ai tre pastorelli. La Repubblica, proclamata il 5 ottobre 1910, con ideali antimonarchici e antireligiosi, ha fomentato una forte persecuzione contro la Chiesa. Il presidente della Repubblica Afonso Costa, nel discorso tenuto nella città di Braga nel novembre 1911, disse che la religione sarebbe finita in Portogallo entro due generazioni. Era l'atteggiamento del gruppo che si era appropriato del potere, non quello dei portoghesi. Questo è un fatto storico. Un altro fatto storico indubitabile è che tre bambini analfabeti - uno di dieci, uno di nove e uno di sette anni - affermarono di aver visto la Madonna. Essi rifiutavano di sentire ragioni contrarie. La Vergine disse loro che Francesco e Giacinta sarebbero partiti presto per il Cielo e che Lucia, invece, sarebbe rimasta per molto tempo; che il Portogallo non sarebbe entrato in nessuna guerra mondiale; che la Russia si sarebbe convertita. La Madonna annunciò anche le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare la Chiesa. Tutto quello che hanno raccontato i tre bambini si è poi realizzato. Bambini analfabeti, di una delle regioni più povere del Portogallo, a parlare di Russia! E la Russia si proclama ora cristiana ortodossa. Non c'è dubbio che la Vergine Maria con il suo intervento ha cambiato il corso della loro vita, della vita dei loro genitori, di tanta gente del Portogallo e di tutto il mondo.

Cosa si attendevano i portoghesi dalla visita del Papa?

La visita apostolica è stata provvidenziale, perché in questo momento c'è un po' di confusione. Il Papa ha portato un messaggio ai cattolici e anche a quanti non lo sono. Ha rilevato l'importanza della testimonianza per i fedeli. Un cattolico per essere tale deve dare testimonianza della sua fede. Nel 1179, con la bolla Manifesti probatum, Papa Alessandro iii ha riconosciuto don Alfonso Henriques re di Portogallo. La patrona del Paese è da allora l'Immacolata Concezione. La nazione è nata all'ombra della Chiesa. Ma questa presenza cristiana nella vita intellettuale e politica oggi manca in Portogallo. Da quanto ho sentito, il mondo della cultura ha apprezzato molto il discorso del Pontefice, soprattutto quando ha parlato dell'assolutizzazione del presente che conduce al relativismo. Abbiamo bisogno di non dimenticare il passato e di pensare al futuro. Il Papa ha invitato a non chiudersi in se stessi, ma a farsi dono per la società, ad aprirsi e comunicare agli altri ciò che si possiede. Il Papa ha poi parlato dell'importanza del dialogo con le altre religioni. A questo proposito, ha rilevato che dal dialogo possiamo imparare alcune cose anche da religioni diverse, nel senso che l'umanità è sempre fonte di arricchimento. E questo è molto bello. Certamente, il Pontefice ha posto l'accento sulla nostra fede, i nostri valori, i nostri doni che dobbiamo offrire agli altri per migliorare il mondo, ma siamo all'ascolto di tutti e dai quali possiamo anche imparare. Le parole di Benedetto XVI sono state molto efficaci. Hanno fatto rivivere e fortificato l'anima lusitana contro la cultura secolarizzata.


(©L'Osservatore Romano - 30 maggio 2010)
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