I vescovi hanno preparato una lettera pastorale da discutere nell'assemblea di novembre a Baltimora Negli Stati Uniti il matrimonio è in pericolo
di Marco Bellizi
Mentre continua il dibattito e il confronto sul tema della riforma sanitaria, i vescovi degli Stati Uniti si preparano all'assemblea autunnale di Baltimora fissando l'attenzione sulla difesa del matrimonio. I dati statistici sullo stato di salute della famiglia non sono confortanti, anche se qualche segnale indica un cambiamento di tendenza, almeno negli ultimi dieci anni. L'Institute for American Values e il National Center on African-American Marriages and Parenting della Hampton University in Virginia hanno reso noto il risultato di uno studio aggiornato al 2008 che mira a misurare lo stato dell'istituto matrimoniale sulla base di cinque indicatori: la percentuale di persone sposate fra i 20 e i 54 anni; la percentuale degli sposati che si definiscono come "molto felici" del loro matrimonio; la percentuale dei matrimoni rimasti integri fra le persone tra i 20 e i 59 anni; la percentuale di nascite da genitori sposati; la percentuale di bambini che vivono con i genitori sposati. Questi indicatori sono stati combinati in modo da produrre un indice unico della salute del matrimonio, che è calato dal 76.2% del 1970 al 60.3% del 2008.
Tuttavia, fra i cinque indicatori citati, a partire dal 2000, si sta registrando, come si accennava, un'inversione di tendenza: aumentano infatti i matrimoni rimasti integri (dal 59.9% del 2000 al 61.2% del 2008) e la percentuale dei bambini che vivono con i loro genitori regolarmente sposati (dal 60.5% al 61%).
L'allarme però rimane. Tanto che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti, nella riunione autunnale di Baltimora, che si terrà dal 14 al 16 novembre, sarà chiamata a votare l'approvazione di un'apposita lettera pastorale intitolata Marriage: Love and Life in Divine Plan ("Matrimonio: amore e vita nel progetto divino"). La lettera è rivolta a un uditorio esteso e variegato, che va dai giovani non sposati alle coppie sposate, dagli operatori pastorali a chi si occupa di informazione. Scrivono i vescovi: "Indirizziamo questa lettera in primo luogo e soprattutto ai fedeli cattolici degli Stati Uniti. In uno spirito di testimonianza e servizio, offriamo inoltre il nostro messaggio a tutti gli uomini e le donne nella speranza di spingerli a seguire questo insegnamento".
Nel documento sono ricordati i punti essenziali del magistero cattolico sul matrimonio. "La nostra lettera pastorale - scrivono ancora i vescovi - è un invito a scoprire, o forse a riscoprire, la benedizione ricevuta quando Dio ha stabilito il matrimonio come istituto naturale e quando Cristo lo ha elevato a segno sacramentale di salvezza". Oggi, più che mai, "le persone si chiedono se e come sia possibile assumere e mantenere un impegno matrimoniale che duri tutta la vita", spiega l'arcivescovo di Louisville, Joseph Edward Kurtz, presidente della sottocommissione episcopale sul matrimonio e la famiglia, che ha lavorato sulla stesura della lettera pastorale. "La Chiesa cattolica - aggiunge - ha una visione del matrimonio tale da sostenere gli sposi nei momenti felici come in quelli di difficoltà, una visione che porta gioia e santità nella loro relazione. Il messaggio è basato sia sulla ragione che sulla fede; è il progetto di Dio per il bene degli sposi, dei loro figli e della loro famiglia, e della società intera".
A conclusione della lettera pastorale i vescovi "sollecitano un rinnovato impegno da parte dell'intera comunità cattolica per aiutare chi è stato chiamato alla vocazione del matrimonio a viverlo nella fede, fruttuosamente e gioiosamente". Per i prossimi anni i vescovi hanno indicato il rafforzamento del matrimonio come una delle cinque priorità nazionali. Questa lettera - spiega Richard McCord, direttore esecutivo del segretariato episcopale per i laici, il matrimonio, la vita familiare e i giovani - va considerata come una presentazione dei diversi nuovi progetti che la Chiesa negli Stati Unti intende lanciare nei prossimi mesi "per le coppie sposate o in attesa di sposarsi".
L'intento dei vescovi è anche invertire quella che è stata definita un'"inquietante tendenza" a vedere il matrimonio come una questione fondamentalmente privata che ha come unico obbiettivo il soddisfacimento di un'esigenza personale. La lettera infatti cita quattro fondamentali sfide alla natura e allo scopo del matrimonio: la contraccezione, le unioni omosessuali, il divorzio facile e la convivenza. La convivenza e la contraccezione sono definiti un male "intrinseco". Sebbene le coppie che utilizzano mezzi contraccettivi - precisano i vescovi - possono pensare "di non fare nulla che danneggi il matrimonio", in realtà le loro scelte provocano diverse conseguenze negative sia personali che alla comunità: "L'unione di un uomo e di una donna - scrivono i presuli - è ridotto a mezzo di gratificazione di ogni proprio desiderio e in tal modo l'amore coniugale ne è diminuito". La capacità procreativa dell'uomo e della donna "è disumanizzata, ridotta a tecnologia biologica che si può padroneggiare e controllare come qualsiasi altra tecnologia". Il documento incoraggia perciò l'uso della pianificazione familiare naturale, che secondo i vescovi promuove "un atteggiamento di rispetto e sviluppa la vera intimità che solo tale rispetto può condurre". I vescovi, che sono chiamati a esaminare anche un documento sulle tecnologie riproduttive - come si può leggere nell'articolo qui sotto - affermano che le tecniche moderne quali quelle usate per la fertilizzazione e la clonazione possono "degradare la vita umana producendola e manipolandola in vario modo". In tal modo "i figli sono sempre meno considerati come dono e sempre più come espressione di uno stile di vita, un bene che deve essere accessibile ai consumatori". Analogamente, i bambini sono danneggiati dalla convivenza e dal divorzio, spiegano i vescovi, che citano "gli studi delle scienze sociali secondo i quali il migliore ambiente per allevare i bambini è la dimora stabile che si realizza con il matrimonio dei loro genitori". Il matrimonio non è un istituto "meramente privato", aggiunge la lettera: "È la fondazione della famiglia, dove i bambini apprendono i valori e le virtù che servono a diventare buoni cristiani e buoni cittadini".
I vescovi riconoscono che il divorzio possa essere a volte l'unica soluzione per "situazioni moralmente inaccettabili" come quelle nelle quali "la sicurezza della donna e dei figli è a rischio" e offrono il loro sostegno e la loro assistenza a quanti possono trovarsi in tali situazioni. Ma allo stesso tempo, a chi crede che il divorzio sia l'unica soluzione alla quale si possa ricorrere suggeriscono di fare "frequente ricorso ai sacramenti, specialmente la penitenza e l'eucaristia". Anche i cattolici che hanno divorziato e si sono risposati civilmente, affermano i vescovi, dovrebbero "partecipare alla vita parrocchiale e alla messa domenicale, anche se non possono ordinariamente ricevere la santa Comunione".
(©L'Osservatore Romano - 30 ottobre 2009)