c. La Pentarchia, come ideale e metodo di governo, corrisponde ad un periodo
preciso, ad una fase limitata nel tempo e ad un certo punto esauritasi nella vita
della Chiesa. Trattandosi della struttura ecclesiastica caratteristica della Chiesa
imperiale, essa presuppone ovviamente l'esistenza dell'impero e, fondandosi
sull'istituzione patriarcale, presuppone altresì che l'organigramma delle cinque
sedi sia completo. Se pertanto, in senso puramente teorico, l'arco di vita della
Pentarchia si estende ad un intero millennio, dal 451 - anno di Calcedonia - al
1453 - anno della caduta dell'impero -, praticamente esso è ben più ristretto. Dal
costituirsi del collegio dei cinque patriarcati, non ancora tecnicamente così
definiti, all'attribuzione ad esso di specifiche competenze, disciplinari e
dogmatiche, nella guida della Chiesa ecumenica, deve passare circa un secolo.
Con la fine dell'unità religiosa tra oriente e occidente, definitivamente
consumatasi, anche nella coscienza ecclesiale, all'inizio del XIII, tale istituzione
aveva già perso non soltanto di attualità, ma anche di senso. Persino tra questi
due estremi già più ravvicinati il periodo di effettivo funzionamento del sistema
pentarchico nella dinamica religiosa della Chiesa imperiale fu in realtà ancora
più ridotto: lo si potrebbe porre, a stretto rigore, dall'età giustinianea
all'estinguersi della dinastia di Eraclio. In tal senso si può dire che il sistema
pentarchico è la forma di governo della Chiesa caratteristica di due secoli
avanzati dell'età tardo-antica, il VI ed il VII.
La storia della Pentarchia è tuttavia più lunga della sua vita reale e si può
pertanto suddividerla, nel corso del primo millennio, in due momenti.
a. Il primo è appunto il periodo della Pentarchia reale, cioè quello
dell'effettivo funzionamento di questa istituzione. È la fase in cui, come è stato
acutamente osservato da Gilbert Dagron, la Pentarchia è una prassi senza teoria,
in quanto alle cinque sedi maggiori del sacerdozio è riconosciuto il ruolo di
interlocutore collettivo della regalità, senza il supporto di particolari
giustificazioni sul piano ecclesiologico.
b. Durante la seconda iconomachia - all'inizio pertanto del IX secolo - si
assiste, soprattutto ad opera del patriarca Niceforo e di Teodoro Studita, ad una
tardiva eleborazione di una vera e propria, anche se non sistematica,
ecclesiologia pentarchica, proprio quando questa forma di governo collegiale
della Chiesa risulta nei fatti difficilmente praticabile per la sopravvenuta
estraneità dei tre patriarcati orientali alla diretta sovranità dell'impero a motivo
dell'invasione islamica. Ciò vale soprattutto per le sedi di Alessandria e di
Antiochia; nella misura in cui Gerusalemme riesce ad interagire con Roma e con
Costantinopoli, tramite i nuclei monastici palestinesi stanziati in occidente e
l'invio di rappresentanti alle autorità ecclesiastiche delle due Rome, si può dire
che la Pentarchia si è ridotta di fatto ad una triarchia. É il momento in cui la
Pentarchia, osserva questa volta il Dagron, è una teoria senza più prassi. Noi
diremmo che è il periodo della Pentarchia virtuale.