Il sacramento e la sua forma rituale

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Cattolico_Romano
00domenica 13 settembre 2009 06:54
Settimana di studio dell'Associazione professori di liturgia in Italia

Il sacramento e la sua forma rituale


Vicenza, 12. La vitalità delle scienze teologiche e la scelta da parte delle diverse discipline a operare in sintonia tra loro, inserendosi nel percorso storico della comunità cristiana in Italia, hanno avuto un nuovo riscontro dall''Associazione professori di liturgia (Apl) che ha tenuto la sua trentasettesima settimana di studio. Il tema dell'incontro a Costabissara (Vicenza) dal 24 al 28 agosto è stato "La forma rituale del sacramento. Scienza liturgica e teologia sacramentaria in dialogo".

I partecipanti hanno tenuto presente le conclusioni del seminario svolto in giugno a Roma dal Coordinamento delle associazioni teologiche italiane (Cati) le quali, tra l'altro, ribadiscono "il fondamentale riferimento al paradigma del Vaticano ii" per la rilettura della tradizione. Il Cati, inoltre, auspica lo sviluppo di percorsi interdisciplinari a partire da temi comuni e chiede di poter incontrare, almeno una volta l'anno, il presidente dell'episcopato italiano "per discutere argomenti di comune interesse, sull'esempio di quanto  già  avviene in altri Paesi europei".

La settimana di studio dell'Apl, in continuità con un lavoro ormai decennale dell'associazione, quest'anno aveva lo scopo di chiarire e approfondire il legame decisivo tra il contenuto teologico dell'atto sacramentale e la sua forma liturgica simbolico-rituale. In effetti, a ben vedere, la teologia degli ultimi secoli, come ha sottolineato Sergio Ubbiali nella relazione conclusiva, ha spesso tentato di giustificare la forma sacramentale dividendo tra atto istituito da Dio (il sacramento) e lode storica dell'uomo (culto). I temi affrontati nelle diverse relazioni in termini specialistici, si sono tuttavia rivelati molto vicini alla vita quotidiana dei fedeli.

Si pensi all'attualità della crisi del sacramento della penitenza e del costante impegno a rivitalizzarlo nella pratica cristiana odierna dei cattolici.

L'argomento è stato trattato in un'accurata ricostruzione storica e teologica da Angelo Maffeis. Il punto finale di questo percorso di riflessione teologica e liturgica, secondo Maffeis dovrebbe condurre i fedeli cattolici a percepire questo sacramento come celebrazione della comunità cristiana, riuscendo finalmente ad armonizzare nella pratica pastorale l'eredità della Riforma protestante con quella del concilio di Trento e amalgamando l'aspetto rituale della penitenza con l'aspetto giuridico del sacramento.

I partecipanti sono stati anche interessati dalla rassegna nella quale Cosimo Scordato documenta come si insegna la teologia dei sacramenti nelle facoltà pontificie e teologiche italiane. Si scopre così che anche per designare questo insegnamento teologico non tutti utilizzano le stesse espressioni e ci si trova "dinanzi a un pluralismo di proposte" per i corsi di studio. L'autore dell'indagine parla di "situazione molto variegata" all'interno della quale si possono cogliere "elementi di incertezza, ma anche aspetti di nuovo assestamento" nell'insegnamento della teologia sacramentaria. O come altri la chiamano, Scienza liturgica dei sacramenti.

La classica distinzione scolastica, recepita e trasformata in modo radicale dal mondo moderno in poi, ha progressivamente creato difficoltà tra il sacramento e la sua amministrazione concreta. Così nelle diverse relazioni tematiche della settimana si sono prospettate nuove linee di riflessione:  una linea biblica, che riflette in modo quasi inedito sul rapporto tra Gesù di Nazaret e la ritualità (Roberto Vignolo); una linea sistematica, che analizzando la recente tradizione sacramentaria, rileva le luci e le ombre dei tentativi volti a cogliere la rilevanza della azione liturgica per il significato teologico del sacramento, mettendo in guardia da semplici giustapposizioni tra rito e atto di fede (Andrea Bozzolo); una linea antropologica, che ha posto in rilievo l'esigenza di una profonda riequilibratura tra "contenuto mentale" e "forma corporea" nella tradizione della teologia del sacramento (Giorgio Bonaccorso).

Si è poi riflettuto anche sul rilievo che la forma rituale ha nella comprensione dell'"efficacia sacramentale". E ciò sia sul piano di una teoria dei paradigmi necessaria per pensare adeguatamente tale efficacia (Andrea Grillo); sia sul piano di un deciso superamento, nella lettura dei libri liturgici, delle formule meno adeguate, come quelle circa i "riti essenziali" o i "riti esplicativi" (Luigi Girardi); sia sul piano di una valutazione pastorale della azione celebrativa come pratica ecclesiale capace di creare identità, cultura e di portare al passaggio "dall'etico al simbolico" (Luca Bressan).

I promotori valutano "lusinghiero" il bilancio della settimana. In effetti è emerso - forse per la prima volta con tanta chiarezza - il compito comune che affianca ormai il lavoro dei teologi sistematici a quello dei liturgisti:  si tratta di maturare una lettura unitaria e integrale dell'atto sacramentale, nella quale forma visibile e grazia invisibile recuperino - nella teoria e nella pratica - un'unità inscindibile.

Questo significa che il teologo sistematico non potrà più leggere l'azione rituale semplicemente come una "applicazione successiva" di una evidenza teologica maturata senza rapporto con il rito. E viceversa il teologo liturgista dovrà preoccuparsi anche di un'adeguata teoria teologica dell'azione rituale, senza potersi semplicemente affidare alle evidenze storiche o antropologiche, che pure deve coltivare con tutta la necessaria accuratezza. I percorsi in campo nella teologia italiana risultano, da questo punto di vista, del tutto ragguardevoli. Essi possono contare sulla grande tradizione di studio che, intorno alla "Rivista Liturgica", dal 1913 riflette sul tema, e che ha trovato in Cipriano Vagaggini e Salvatore Marsili due grandi maestri. Essi hanno avviato una riflessione sul "senso teologico della liturgia" che ha permesso alla Chiesa di maturare quella grande stagione che è stata la Riforma liturgica culminata con Paolo VI.

La settimana di studio dell'Apl - ha rilevato il professore Andrea Grillo del Pontificio Ateneo Sant'Anselmo - mostra in modo persuasivo il grande contributo che la riflessione teologica attuale può dare a una pastorale liturgica che non voglia rinunciare ai guadagni spirituali degli ultimi 50 anni, sapendo assumerli come un grande dono di grazia, ma anche come quel compito di fedeltà e di vitalità della vita ecclesiale, cui il teologo dei sacramenti, il pastore e il cristiano comune - ognuno a suo modo - non potranno mai sottrarsi.


(©L'Osservatore Romano - 13 settembre 2009)
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