Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Inghilterra

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Cattolico_Romano
00giovedì 24 settembre 2009 16:08
PAPA: MEDIA GB, SI RECHERA' IN VISITA IN GRAN BRETAGNA NEL 2010

(ASCA) - Roma, 23 set

Papa Benedetto XVI dovrebbe visitare la Gran Bretagna nel 2010.
E' quanto affermano i media britannici oggi.
Secondo la Bbc la visita avra' luogo nel gennaio 2010, mentre Sky News parla di settembre 2010.
La notizia sarebbe stata fatta filtrare dall'entourage del premier britannico Gordon Brown, che e' in questo momento a New York per l'assemblea dell'Onu. Brown ha aveva formalmente invitato il pontefice lo scorso febbraio in occasione della sua visita in Vaticano.
L'annuncio ufficiale, spiegano comunque in Vaticano, dovrebbe arrivare dai vescovi britannici e non dalla Santa Sede.

© Copyright Asca

Papa/ Benedetto XVI in Gran Bretagna nel 2010

Lo riferiscono la Bbc e Sky News

I media britannici riportano la notizia che il papa Benedetto XVI si recherà in visita in Gran Bretagna il prossimo anno.
Il sito web della Bbc
riferisce che la visita avrà luogo nel gennaio 2010, mentre Sky News parla di settembre 2010. Il premier britannico Gordon Brown aveva formalmente invitato il Pontefice lo scorso febbraio in occasione di una udienza privata. L'ultimo Papa a visitare la Gran Bretagna è stato Giovanni Paolo II nel 1982. Tappe probabili del viaggio sono Londra, Birmingham, Oxford ed Edinburgo, riporta Sky News citando fonti anonime.

© Copyright Apcom
Cattolico_Romano
00giovedì 24 settembre 2009 16:10

INGHILTERRA: VESCOVI INGLESI SU PROBABILE VIAGGIO DEL PAPA, “FELICI PER LA NOTIZIA”

“Incoraggiati e felici per la notizia che quasi sicuramente il Papa visiterà il Regno Unito il prossimo anno”. Con queste parole l’arcivescovo Vincent Nichols, presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles ha commentato la notizia apparsa ieri su alcuni organi di stampa inglese secondo la quale Benedetto XVI verrà nelle isole inglesi nell’autunno del 2010.
“Siamo felici che il Santo Padre stia considerando molto seriamente l’invito che ha ricevuto dal governo di sua Maestà, che riflette anche i desideri e le richieste espressi dai vescovi di Inghilterra e Galles”, ha detto ancora Nichols. “La prospettiva di una visita di Papa Benedetto ci riempie di gioia”.
Se la notizia fosse confermata, Benedetto XVI sarebbe il secondo leader del mondo cattolico a visitare le isole inglesi da quando Enrico VIII ruppe con Roma e diede vita alla “Chiesa di Inghilterra” cinquecento anni fa. Il primo fu Papa Giovanni Paolo II che arrivò nel Regno Unito nel 1982.
Mentre quella visita fu di natura pastorale, questa, di Papa Benedetto XVI, si prospetta una visita di Stato, pagata dal Regno Unito.
E’ stato infatti il Primo Ministro Gordon Brown ad invitare personalmente il Papa quando è stato in Vaticano lo scorso febbraio.

© Copyright Sir

Cattolico_Romano
00venerdì 25 settembre 2009 08:32
Il Papa dovrebbe andare in visita in Gran Bretagna

PRIMO PIANO

Di Andrea Bevilacqua

In settembre, in base a voci sempre più insistenti

Sono caduti Oltremanica gli storici steccati che hanno a lungo diviso gli anglicani dai cattolici
Le voci sono sempre più insistenti. E ciò significa che fra non molto si arriverà all'ufficialità.
Benedetto XVI dovrebbe recarsi nel settembre del prossimo anno la visita in Gran Bretagna. E la cosa ha un significato particolare. Perché fa pensare che per quella data, finalmente, si arriverà all'attesissima beatificazione del cardinale John Henry Newman. Questi, anglicano da sempre, si convertì al cattolicesimo divenendo una delle figure a oggi ancora indimenticate del panorama ecclesiastico d'oltre Manica. In Gran Bretagna si è dibattuto molto anche attorno alle voci d'una possibile omosessualità, per altro mai dimostrata, del porporato. Tuttavia, anche per queste ragioni, il gesto della beatificazione assumerebbe un significato notevole.
Le indiscrezioni intorno al viaggio le ha confermate nelle scorse ore anche il Times il quale, tra l'altro, fornisce una serie di particolari importanti.
Il Papa è stato invitato nel corso della visita del Primo ministro inglese Gordon Brown in Vaticano nei mesi scorsi e l'invito, secondo una fonte di Downing street, è stato accolto calorosamente dalla Santa Sede. Benedetto XVI incontrerà anche la Regina, capo della Chiesa anglicana, mentre non dovrebbe fare tappa nella cattolica Irlanda. Il Papa andrà anche nella sede del Parlamento, e dell'itinerario farebbero parte Londra, Birmingham, Oxford e Edimburgo.
Sulla visita si è espresso ufficialmente anche l'arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale dell'Inghilterra e del Galles, monsignor Vincent Nichols: «La prospettiva di una visita di Papa Benedetto XVI - ha detto - ci riempie di gioia». E ancora: «Ci sentiamo incoraggiati e lieti - ha spiegato - alla notizia emersa circa la possibile visita ufficiale di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito il prossimo anno». «Siamo felici che il Santo Padre prenda in tale considerazione l'invito ricevuto dal governo di Sua maestà che è in stretto accordo con i desideri e le richieste espresse anche dai vescovi inglesi e del Galles. La prospettiva di una visita di Papa Benedetto XVI ci riempie di gioia».
I legami istituzionali tra Vaticano e Gran Bretagna sono ottimi da tempo. Certamente molto positivamente è stata presa oltre il Tevere la conversione al cattolicesimo di Tony Blair. Insieme, c'è un legame profondo anche con la comunità anglicana.
Sono molti gli anglicani che chiedono di passare al cattolicesimo. E a braccia aperte vengono accolti.
Il dossier degli anglicani che chiedono di passare a Santa Romana Chiesa viene gestito dalla congregazione per la dottrina della fede. Un tempo, quindi, della cosa se ne occupava direttamente Ratzinger.

© Copyright Italia Oggi, 25 settembre 2009 consultabile online anche
qui.
Cattolico_Romano
00sabato 26 settembre 2009 06:09
L’anno prossimo

Viaggio in Inghilterra Benedetto XVI incontrerà la regina


L’anno prossimo il Papa andrà in Gran Bretagna.
A renderlo noto alcuni organi di stampa britannici.
La Santa Sede ufficialmente non ha ancora nè confermato nè smentito la visita, che sarebbe la risposta di Benedetto XVI a un invito dell’ex primo ministro Tony Blair durante un’udienza privata dello scorso febbraio.
Momento centrale del viaggio, programmato per settembre 2010, dovrebbe essere la beatificazione del cardinale John Henry Newman, cappellano anglicano dell’università di Oxford convertitosi al cattolicesimo.
Sempre stando alle fonti inglesi, il Papa verrà accolto dalla Regina d’Inghilterra, che è anche capo della Chiesa anglicana.
Nell’itinerario previsto compaiono Londra, la sede del Parlamento inglese, Birmingham, Oxford ed Edimburgo e non, a sorpresa, la cattolica Irlanda.

© Copyright Il Giornale, 25 settembre 2009
Cattolico_Romano
00martedì 29 settembre 2009 11:36
Possibile visita papale al Regno Unito

LONDRA, lunedì, 28 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Il presidente della Conferenza Episcopale dei Inghilterra e Galles spera in una possibile visita di Benedetto XVI al Regno Unito l'anno prossimo
Monsignor Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, lo ha affermato in una nota pubblicata dalla pagina web diocesana mercoledì scorso, dopo che alcuni servizi di notizie del Paese avevano reso noto che fonti governative attendono prossimamente un annuncio ufficiale dlela Santa Sede a questo proposito. "Siamo motivati e felici della notizia che è stata diffusa sulla possibile visita ufficiale di Papa Benedetto XVI al Regno Unito l'anno prossimo", afferma l'Arcivescovo.

"Siamo contenti che il Papa abbia preso in considerazione gli inviti ricevuti dal Governo di Sua Maestà, che concordano con i desideri e le richieste espressi anche dai Vescovi di Inghilterra e Galles".

"La prospettiva di una visita di Papa Benedetto ci riempie di gioia", ha aggiunto.L'ultima visita papale in Gran Bretagna, di Giovanni Paolo II, risale al 1982.
S_Daniele
00mercoledì 3 febbraio 2010 16:53



VISITA “AD LIMINA APOSTOLORUM” DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI INGHILTERRA E GALLES, 01.02.2010

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita “ad Limina Apostolorum”, e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli Vescovi,

porgo il benvenuto a voi tutti in occasione della vostra visita ad Limina a Roma, dove siete giunti per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Vi ringrazio per le cortesi parole che l’arcivescovo Vincent Nichols mi ha rivolto a vostro nome, e vi offro i miei più affettuosi buoni auspici e le mie preghiere per voi e per tutti i fedeli dell’Inghilterra e del Galles affidati alla vostra sollecitudine pastorale. La vostra visita a Roma rafforza i vincoli di comunione fra la comunità cattolica nel vostro Paese e la Sede Apostolica, una comunione che ha sostenuto la fede del vostro popolo per secoli, e oggi offre nuove energie per il rinnovamento e l’evangelizzazione. Anche nelle pressioni di un’epoca secolare, ci sono molti segni di fede e di devozione vive fra i cattolici di Inghilterra e del Galles.

Penso, per esempio, all’entusiasmo generato dalla visita delle reliquie di santa Teresa, all’interesse suscitato dalla prospettiva della beatificazione del cardinale Newman e al vivo desiderio dei giovani di partecipare ai pellegrinaggi e alle Giornate mondiali della gioventù.

In occasione della mia prossima visita apostolica in Gran Bretagna, potrò io stesso essere testimone di quella fede e, come Successore di Pietro, potrò rafforzarla e confermarla.

Durante i prossimi mesi di preparazione, preoccupatevi di incoraggiare i cattolici in Inghilterra e nel Galles nella loro devozione, assicurategli che il Papa li ricorda sempre nelle sue preghiere e li tiene nel suo cuore.

Il vostro Paese è bene noto per il suo saldo impegno nell’assicurare pari opportunità per tutti i membri della società. Tuttavia, come avete giustamente evidenziato, l’effetto di una certa legislazione per raggiungere questo obiettivo è stato l’imposizione di limitazioni ingiuste alla libertà di agire secondo il proprio credo a comunità religiose.

Per alcuni aspetti essa viola veramente la legge naturale su cui si fonda l’uguaglianza di tutti gli esseri umani e per mezzo della quale essa è garantita.

Vi esorto, in quanto Pastori, ad assicurare che l’insegnamento morale della Chiesa sia sempre presentato nella sua interezza e difeso in modo convincente. La fedeltà al Vangelo non limita in alcun modo la libertà di altri.

Al contrario, è al servizio di quest’ultima perché offre loro la verità. Continuate a insistere sul vostro diritto di partecipare al dibattito nazionale attraverso un dialogo rispettoso con altri elementi nella società.
Così facendo, non solo conservate antiche tradizioni britanniche di libertà di espressione e di onesto scambio di opinioni, ma date realmente voce alle convinzioni di molte persone che non hanno i mezzi per esprimerle: quando una parte così considerevole della popolazione afferma di essere cristiana, come si può mettere in discussione il diritto del Vangelo di essere ascoltato?

Se il pieno messaggio salvifico di Cristo deve essere presentato in maniera efficace e convincente al mondo, la comunità cattolica nel vostro Paese deve parlare con voce unita. Ciò richiede non solo a voi, vescovi, ma anche ai sacerdoti, agli insegnanti, ai catechisti, agli scrittori, in breve a tutti coloro che sono impegnati nel compito di comunicare il Vangelo, di essere attenti ai suggerimenti dello Spirito, che guida tutta la Chiesa nella verità, la riunisce nell’unità e le instilla zelo missionario.

Sia vostra preoccupazione, dunque, avvalervi dei doni considerevoli dei fedeli laici in Inghilterra e nel Galles e fare in modo che siano in grado di trasmettere la fede alle nuove generazioni in maniera completa e accurata e con la forte consapevolezza che così facendo svolgono il proprio ruolo nella missione della Chiesa.

In un ambiente sociale che incoraggia l’espressione di una varietà di opinioni su ogni questione che emerge, è importante riconoscere il dissenso per quello che è e non confonderlo con un contributo maturo a un dibattito equilibrato e di ampio respiro. È la verità rivelata dalle Scritture e dalla tradizione e formulata dal magistero della Chiesa a renderci liberi.

ll cardinale Newman lo ha compreso e ci ha lasciato un esempio eccezionale di fedeltà alla verità rivelata, seguendo quella kindly light ovunque essa lo conducesse, anche a un considerevole costo personale. Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme.

Giustamente è stata prestata molta attenzione all’attività accademica e ai molti scritti di Newman, ma è importante ricordare che egli si considerava soprattutto un sacerdote. In questo Annus sacerdotalis, vi esorto a far presente ai vostri sacerdoti il suo esempio di impegno nella preghiera, di sensibilità pastorale per le necessità del suo gregge, di passione per la predicazione del Vangelo. Voi stessi dovreste offrire un esempio simile. Siate vicini ai vostri sacerdoti e riaccendete il loro senso di enorme privilegio e di gioia nello stare in mezzo al popolo di Dio come alter Christus.

Nei discorsi di Newman è scritto: «I sacerdoti di Cristo non hanno sacerdozio se non il Suo… ciò che fanno, lo fa Lui; quando battezzano, è Lui che battezza; quando benedicono, è Lui che benedice» (Parochial and Plain Sermons, vi 242). Infatti, poiché il sacerdote svolge un ruolo insostituibile nella vita della Chiesa, non lesinate sforzi nell’incoraggiare le vocazioni sacerdotali e nel ribadire ai fedeli il significato autentico e la necessità del sacerdozio. Incoraggiate i fedeli laici a esprimere il proprio apprezzamento per i sacerdoti che li servono e a riconoscere le difficoltà che a volte affrontano a causa del calo nel loro numero e delle pressioni crescenti. Il sostegno e la comprensione dei fedeli sono particolarmente necessari quando le parrocchie devono essere fuse insieme o i tempi per la messa adattati. Aiutateli a evitare qualsiasi tentazione di considerare i membri del clero come meri funzionari, ma, piuttosto, aiutateli a gioire del dono del ministero sacerdotale, un dono che non può mai essere dato per scontato.

Il dialogo ecumenico e interreligioso assume grande importanza in Inghilterra e nel Galles, dato il multiforme profilo demografico della popolazione.

Incoraggiandovi a svolgere la vostra importante opera in queste aree, vi chiedo di essere generosi nel realizzare le direttive della Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus per assistere quei gruppi di anglicani che desiderano entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Sono convinto che, con un’accoglienza affettuosa e cordiale, questi gruppi saranno una benedizione per tutta la Chiesa.

Con queste riflessioni, affido il vostro ministero apostolico all’intercessione di san Davide, di san Giorgio e di tutti i santi e i martiri di Inghilterra e del Galles. Che Nostra Signora di Walsingham vi guidi e vi protegga sempre. A voi tutti e ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici del vostro Paese, imparto di cuore la mia benedizione apostolica quale pegno di pace e di gioia nel Signore Gesù Cristo.

© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana

[Traduzione dal testo originale in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]

© Copyright Zenit

S_Daniele
00mercoledì 3 febbraio 2010 16:54
Conferenza stampa di mons. Nichols a conclusione della visita ad Limina dei vescovi d'Inghilterra e Galles

Si è svolta ieri pomeriggio a Roma una conferenza stampa a conclusione della visita “ad Limina” della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. In mattinata c’era stato
l’incontro dei vescovi con il Papa. L’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale, ha tracciato un bilancio di questo importante appuntamento:

R. – This our ad Limina visit...

Questa nostra visita ad Limina è stata un’esperienza davvero positiva e incoraggiante. Abbiamo parlato, per esempio, della necessità per la Chiesa di dare una testimonianza pubblica nella vita politica del nostro Paese. Abbiamo parlato del nutrimento della fede attraverso la liturgia e la preghiera. Abbiamo parlato della vocazione al sacerdozio nella vita religiosa, abbiamo parlato delle sfide che si trova ad affrontare la Chiesa. Abbiamo parlato poi anche del servizio che noi diamo. Il cardinale Re ci ha ricordato la frase di Papa Giovanni Paolo II quando disse che una visita ad Limina dovrebbe essere un’occasione per uno scambio di doni. E io devo dire che questa è stata proprio la nostra esperienza. Abbiamo trovato i dicasteri pronti ad ascoltare quello che avevamo da dire, così come noi siamo stati pronti ad ascoltare e ricevere quello che loro avevano da dire. Quindi, complessivamente penso che questa sia stata una visita estremamente positiva.

D. - Nel suo discorso Benedetto XVI ha parlato del diritto della Chiesa di parlare, in un contesto come quello inglese, tra l’altro, che riconosce tradizionalmente la libertà di parola e di coscienza; nello stesso tempo ha sottolineato la necessità di un dialogo rispettoso…

R. – I think in the Pope’s speech…

Penso che nel discorso del Papa sia molto importante vedere come collochi quella riflessione nel contesto di una tradizione di libertà di parola forte e molto positiva. Chiaramente siamo molto fieri di quella tradizione, frutto molto positivo dell’Illuminismo, dal punto di vista della dignità dell’individuo e della libertà di coscienza. Penso che qualche volta, particolarmente negli estremismi, le visioni offerte sembrano essere quasi interamente negative ed hanno pochi intenti positivi. Questo può accadere nelle visioni cattoliche radicali e certamente nelle visioni laiciste. E penso che queste espressioni radicali che mancano di rispetto per gli altri, caratterizzate da una sorta di acidità, non contribuiscano al tipo di dibattito che vogliamo.

D. - Il Papa vi ha anche confermato una sua visita pastorale in Gran Bretagna…

R. – Well, we were very delighted…

Siamo stati molto felici di sentire dal Papa stesso la conferma che verrà in Inghilterra, in Galles e Scozia. Noi siamo davvero contenti. I dettagli della visita non sono ancora definiti e quello che ho potuto dire al Santo Padre è quanto sono felice che questo invito sia venuto ufficialmente e formalmente dalla Regina, poche settimane fa, e che la preparazione per la visita rappresenta un buon esercizio di collaborazione tra il governo, la Chiesa cattolica e la Chiesa anglicana. Solo una settimana fa ho partecipato ad un meeting dei ministri, che contano su questa collaborazione: era presente l’arcivescovo di Canterbury, i rappresentanti della Chiesa di Scozia, come anche i rappresentanti cattolici. Avrà le caratteristiche di una visita ufficiale ad altissimo livello, anche se, giustamente, avrà il titolo di visita pastorale in Gran Bretagna.

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S_Daniele
00mercoledì 3 febbraio 2010 17:19
Le priorità della Chiesa in Scozia indicate dal cardinale O'Brien

Dialogo ecumenico e impegno di carità


di Nicola Gori

La Chiesa in Scozia si sta preparando ad accogliere Benedetto XVI. Anche se ancora non sono stati annunciati ufficialmente la data e i dettagli del prossimo viaggio, i cattolici attendono con speranza l'arrivo del Pontefice. Lo assicura il cardinale Keith Michael Patrick O'Brien, arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh e presidente della Conferenza episcopale di Scozia, in questi giorni in visita ad limina Apostolorum. Nell'intervista rilasciata al nostro giornale il porporato presenta il volto di una Chiesa impegnata soprattutto nel dialogo ecumenico e mobilitata al fianco degli immigrati per offrire loro sostegno morale e assistenza spirituale attraverso i sacerdoti.

 Come si prepara la Scozia a ricevere la prossima visita del Papa?

Il Papa verrà in Gran Bretagna su invito del primo ministro Gordon Brown. Di conseguenza, sarà una visita ufficiale su richiesta della regina Elisabetta ii e del Governo, e non una visita puramente pastorale come quella di Giovanni Paolo ii nel 1982. Non sono state annunciate le date definitive. Dunque, attualmente non siamo ancora nella fase preparatoria vera e propria. Tuttavia, i vescovi della Scozia auspicano che la visita abbia anche un'importante dimensione pastorale e si prepareranno al meglio appena saranno resi noti i dettagli della visita.

Quali sono stati in Scozia i primi effetti della costituzione apostolica Anglicanorum coetibus dello scorso novembre?

Bisogna dire che la costituzione apostolica non sta avendo un grande effetto nel nostro Paese, poiché non ci sono molti anglicani, né episcopaliani, che sono in piena comunione con la Chiesa d'Inghilterra (Church of England). Un esiguo numero - meno di cinquanta persone appartenenti a un gruppo denominato Forward in Faith Scotland - mi ha contattato in quanto arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh, chiedendomi in che modo possono essere aiutati ad aderire alle norme previste dalla costituzione apostolica. Allo stesso tempo, mi hanno richiesto anche una cappella o chiesa in cui poter celebrare la messa secondo la loro liturgia.

Quali sono attualmente le relazioni della Chiesa cattolica con la Chiesa di Scozia (Church of Scotland)?

La Chiesa cattolica ha un rapporto intenso e fecondo con la comunità presbiteriana. Un membro della Chiesa cattolica, in genere un vescovo, partecipa ogni anno all'assemblea generale della Chiesa di Scozia. Inoltre, nel corso dell'anno si svolgono incontri regolari fra singoli vescovi, i moderatori dell'assemblea generale e i rappresentanti dei vari comitati della Chiesa di Scozia. Si organizzano anche celebrazioni ecumeniche in coincidenza con la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

La Chiesa cattolica scozzese è stata coinvolta nel dramma degli abusi sui minori da parte di membri del clero?

La Chiesa cattolica in Scozia è stata poco interessata da questo fenomeno, sicuramente non tanto come in altri Paesi. Comunque i casi che vengono portati in tribunale si riferiscono sempre ad abusi avvenuti decenni prima.

A che punto è l'integrazione tra immigrati di diverse religioni e che cosa fa la Chiesa cattolica a questo riguardo?

L'integrazione degli immigrati di altre religioni ha avuto, nella maggior parte dei casi, esito positivo in Scozia. La nostra nazione ha una lunga storia di immigrazione, soprattutto di persone provenienti dall'Irlanda e dall'Italia. Attualmente, invece, la maggior parte degli immigrati provengono dalla Polonia e da altri Paesi dell'Europa orientale, nonché dall'India. La Chiesa in Scozia cerca di aiutarli occupandosi prima di tutto delle necessità religiose degli immigrati:  soltanto nella mia diocesi ci sono dieci sacerdoti polacchi che li aiutano e c'è anche un sacerdote siro-malabarese che si occupa degli immigrati indiani.

La presenza di numerosi immigrati musulmani ha favorito il dialogo con l'islam?

Molti dei musulmani in Scozia vivono qui ormai da anni. In generale, fra la comunità cristiana e i membri delle altre grandi religioni del mondo intercorrono buoni rapporti. Questo porta a un dialogo pieno di gratitudine, che si concretizza anche nell'appartenenza a vari comitati congiunti.

Come reagisce la comunità cattolica nei confronti del fanatismo religioso che spesso sfocia nella violenza e nel terrorismo?

In Scozia si tratta di un fenomeno poco evidente. Attualmente la Chiesa, insieme con tutte le persone di buona volontà, si oppone al fanatismo religioso e ovviamente a qualsiasi atto che possa condurre al terrorismo.

I cattolici rappresentano il dieci per cento circa della popolazione. Anche in Scozia si avvertono gli effetti della secolarizzazione?

Pur essendo minoranza, i cattolici scozzesi risentono degli effetti della secolarizzazione. Tuttavia, la voce della Chiesa cattolica è spesso chiaramente udibile contro la secolarizzazione e il laicismo di certe leggi che il Governo vara sia in Scozia sia a Westminster. Qui il ruolo di denuncia della Chiesa incontra spesso l'approvazione dei membri delle altre comunità ecclesiali, che sovente guardano alla Chiesa cattolica come a una guida in tali questioni.

Quali interventi promuovete di fronte agli effetti della crisi economica mondiale?

La Chiesa si è espressa anche sulla crisi finanziaria ricordando ai responsabili nelle nostre comunità i loro particolari doveri e mettendoli in guardia dalla tentazione di abusare della fiducia che viene riposta in loro dai cittadini. Consapevoli delle sofferenze di quanti hanno redditi bassi e si trovano in difficoltà economica, la Chiesa ha sempre evidenziato la necessità di venire incontro ai loro bisogni e ha ricordato i doveri di quanti hanno molto verso coloro che hanno poco.


(©L'Osservatore Romano - 3 febbraio 2010)
S_Daniele
00giovedì 4 febbraio 2010 15:43
Cosa si cela dietro lo scontro tra il Vaticano e Londra?

Francesca Paci

Ufficialmente l'ultima ragione del contendere tra Papa Ratzinger e Londra era l'equality bill, la legge contro le discriminazioni verso gli omosessuali sponsorizzata dai laburisti, ma in palio, confidano fonti cattoliche, c'era molto di più.
E stavolta, mentre Downing Street batte timidamente in ritirata di fronte alla serrata dei preti, è Roma ad aggiudicarsi il primo match.
Se i vescovi della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles erano andati in Vaticano a chiedere rinforzi per la guerra di posizione che combattono sul duplice fronte della società secolare e dell'etica protestante, tornano in patria trionfanti. Non solo Benedetto XVI se l'è presa con l'equality bill, colpendo con un sol fendente il governo e la Chiesa Anglicana, malvista da tempo per l'apertura ai gay e all'ordinamento delle donne. Ma ieri il ministro delle pari opportunità Harriet Harman ha fatto retromarcia, precisando di non aver mai insistito "affinché le norme anti-discriminazione si applicassero a lavori religiosi". Le parrocchie insomma, restano libere di assumere chi vogliono.
La legge, approvata nel 2003, proibisce la selezione del personale in base all'orientamento sessuale. Vale a dire che nessun ecclesiatico può questionare la vita privata dei suoi impiegati.
L'emendamento, proposto dalla Harman e bocciato dai Lord dieci giorni fa, estendeva il divieto ai prelati, cassando ogni margine d'ambiguità. La vicenda era chiusa: non sarebbe stato necessario l'intervento del Papa se questi non avesse voluto lanciare al Regno Unito il messaggio che gli analisti leggono come l'anticipo del discorso politico con cui aprirà la visita di settembre.
"L'aggressività crescente della cultura secolare preoccupa i vescovi assai più del rapporto con gli anglicani" nota un editorialista del Catholic Herald, il maggior quotidiano cattolico della Gran Bretagna. Secondo un regolamento del 2007 le coppie omosessuali possono adottare bambini al pari di quelle etero e non c'è obiezione di coscienza che tenga. C'è invece un diffuso e malcelato malumore tra i circa 4 milioni di cattolici britannici, un quarto dei quali regolari frequentatori della Messa domenicale: "Molte agenzie religiose si sono trovate in difficoltà al punto da chiudere".
Altre, soprattutto protestanti, hanno fatto buon viso a cattivo gioco e l'astuzia non è sfuggita a Roma.
"Questo paese mantiene un forte pregiudizio anticattolico" spiega padre Michael Seed, il sacerdote che ha seguito la conversione di Tony Blair e nel volume Sinners and Saints racconta come sia stata possibile solo dopo l'addio a Downing Street perchè nel Regno Unito del 2010 non c'è posto per un premier fedele al Vaticano.
Tre mesi fa, quando Benedetto XVI aveva aperto le braccia agli anglicani conservatori scontenti della linea progressista d'oltremanica, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams aveva denunciato l'invasione di campo. Un nervo scoperto che la settimana scorsa ha indotto la regina Elisabetta a inviare il proprio Lord Chamberlain dal presidente della Conferenza episcopale Vincent Nichols per chiedere chiarimenti.
La resa dei conti a settembre? A sperarci è la National Secular Society che ha raccolto 8 mila firme per boicottare la visita del Papa, un salasso da 20 milioni di sterline. Ma la compagnia EasyJet si è candidata a trasportare Sua Santità low cost.

© Copyright La Stampa, 4 febbraio 2010 consultabile online anche
qui.
S_Daniele
00venerdì 5 febbraio 2010 18:59
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VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI SCOZIA, 05.02.2010

Alle ore 12.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Scozia, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Di seguito una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Cari Fratelli Vescovi,

porgo un cordiale benvenuto a tutti voi in occasione della vostra visita ad limina a Roma. Vi ringrazio per le cortesi parole che il cardinale Keith Patrick O'Brien mi ha rivolto a vostro nome e vi assicuro delle mie preghiere costanti per voi e per i fedeli affidati alla vostra sollecitudine. La vostra presenza qui esprime una realtà che sta al centro di ogni diocesi cattolica, ovvero il suo rapporto di communio con la Sede di Pietro e quindi con la Chiesa universale. Le iniziative pastorali che tengono nel dovuto conto questa dimensione essenziale portano a un rinnovamento autentico: quando i vincoli di comunione con la Chiesa universale e in particolare con Roma sono accettati gioiosamente e vissuti pienamente, la fede delle persone può crescere liberamente e ottenere un raccolto di buone opere.
È una lieta coincidenza che
l'Anno Sacerdotale
, che tutta la Chiesa sta celebrando attualmente, corrisponda anche al quattrocentesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale del grande martire scozzese san John Ogilvie. Giustamente venerato come servitore fedele del Vangelo, è stato veramente eccezionale nella sua dedizione a un ministero pastorale difficile e pericoloso, al punto di sacrificare la propria vita. Prendetelo ad esempio per i vostri sacerdoti oggi.
Sono lieto di apprendere che ponete grande enfasi sulla formazione permanente del vostro clero, in particolare attraverso l'iniziativa "Sacerdoti per la Scozia". La testimonianza di sacerdoti che sono autenticamente impegnati nella preghiera e gioiosi nel loro ministero reca frutti non solo nelle vite spirituali dei fedeli, ma anche nelle nuove vocazioni.
Tuttavia, ricordate che le vostre lodevoli iniziative per promuovere le vocazioni devono essere accompagnate da una catechesi permanente fra i fedeli sul significato autentico del sacerdozio. Enfatizzate il ruolo indispensabile del sacerdote nella vita della Chiesa, soprattutto nell'offrire l'Eucaristia con la quale la Chiesa stessa riceve la vita. Incoraggiate quanti hanno per compito la formazione dei seminaristi a fare tutto il possibile per preparare una nuova generazione di sacerdoti impegnati e zelanti, ben dotati umanamente, accademicamente e spiritualmente per il compito del ministero nel ventunesimo secolo.
Di pari passo con un corretto apprezzamento del ruolo del sacerdote va una corretta comprensione della vocazione specifica del laicato.
A volte, la tendenza a confondere l'apostolato laicale con il ministero laicale ha portato a una concezione del suo ruolo ecclesiale che guarda all'interno.
Tuttavia, secondo la visione del concilio Vaticano ii, ovunque i fedeli laici vivano la propria vocazione battesimale, nella famiglia, a casa, sul luogo di lavoro, partecipano attivamente alla missione della Chiesa di santificare il mondo. Una rinnovata attenzione all'apostolato laicale aiuterà a chiarire i ruoli del clero e del laicato e a dare così un forte impulso al compito di evangelizzare la società.
Questo compito richiede una disponibilità a cimentarsi fermamente con le sfide presentate dall'ondata crescente di secolarismo nel vostro Paese.
Il sostegno all'eutanasia colpisce il cuore stesso della concezione cristiana di dignità della vita umana. Gli sviluppi recenti nell'etica medica e alcune pratiche propugnate nel campo dell'embriologia sono motivo di preoccupazione. Se l'insegnamento della Chiesa è compromesso, anche solo leggermente, in una di queste aree, allora diventa difficile difendere la pienezza della dottrina cattolica in modo integrale.

I Pastori della Chiesa, quindi, devono continuamente esortare i credenti alla totale fedeltà al Magistero della Chiesa, sostenendo e difendendo, nello stesso tempo, il diritto della Chiesa a vivere liberamente nella società secondo le sue convinzioni.

La Chiesa offre al mondo una visione positiva e ispiratrice della vita umana, la bellezza del matrimonio e la gioia della genitorialità.


È radicata nell'amore di Dio infinito, trasformante e nobilitante per tutti noi, che apre i nostri occhi per riconoscere e amare la sua immagine nel nostro prossimo (cfr. Deus caritas est, 10-11 et passim). Siate certi di presentare questo insegnamento in modo tale che sia riconosciuto per il messaggio di speranza che è. Troppo spesso la dottrina della Chiesa è percepita come una serie di proibizioni e posizioni retrograde, mentre la realtà, come sappiamo, è che essa è creativa e donatrice di vita ed è volta alla realizzazione più piena possibile del grande potenziale di bene e di felicità che Dio ha posto dentro ognuno di noi.
La Chiesa nel vostro Paese, come in molti Paesi dell'Europa del Nord, ha vissuto la tragedia della divisione. È triste ricordare la grande frattura con il passato cattolico della Scozia, avvenuta quattrocentocinquanta anni fa. Rendo grazie a Dio per i progressi compiuti per guarire le ferite che erano eredità di quel periodo, in particolare il settarismo che ha continuato ad alzare la testa anche in tempi recenti. Con la vostra partecipazione ad Action of Churches Together in Scotland, vedete come l'opera di riedificazione dell'unità fra i seguaci di Cristo sia perseguita con costanza e impegno. Pur resistendo a qualsiasi pressione per diluire il messaggio cristiano, prefiggetevi l'obiettivo di un'unità piena e visibile perché niente meno di questo può corrispondere alla volontà di Cristo.
Potete essere orgogliosi del contributo reso dalle scuole cattoliche della Scozia nel superare il settarismo e nell'instaurare buone relazioni fra comunità. Le scuole confessionali sono una forza potente di coesione sociale, e quando si verifica l'occasione, fate bene a sottolinearlo. Mentre incoraggiate gli insegnanti cattolici nel loro lavoro, ponete un'enfasi particolare sulla qualità e sulla profondità dell'educazione religiosa per preparare un laicato cattolico articolato e ben informato, capace e desideroso di portare avanti la propria missione "trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (Christifideles laici, n. 15). Una forte presenza cattolica nei mezzi di comunicazione sociale, nella politica locale e nazionale, nel sistema giudiziario, nelle professioni e nelle università può servire solo ad arricchire la vita nazionale della Scozia perché le persone di fede rendono testimonianza della verità, in particolare quando la verità viene messa in dubbio.
Prossimamente, quest'anno, avrò la gioia di essere con voi e con i cattolici della Scozia sul vostro suolo natale.
Mentre vi preparate alla
Visita Apostolica
, incoraggiate il vostro popolo a pregare affinché essa sia un tempo di grazia per tutta la comunità cattolica. Cogliete l'opportunità di rendere più profonda la loro fede e di riaccendere il loro impegno a rendere testimonianza al Vangelo. Come i monaci di Iona che diffondono il messaggio cristiano in lungo e in largo in Scozia, permettete loro di essere fari di fede e santità per il popolo scozzese oggi.
Con queste riflessioni, affido le vostre opere apostoliche all'intercessione di Nostra Signora, di sant'Andrea, di santa Margherita e di tutti i santi di Scozia. A tutti voi e al vostro clero, ai religiosi e ai fedeli laici imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di pace e di gioia nel Signore Gesù Cristo.

(©L'Osservatore Romano - 6 febbraio 2010)

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana
S_Daniele
00giovedì 9 settembre 2010 18:42

Tutte le Messe papali in Gran Bretagna con parti in latino


L'organizzazione liturgica dell'incombente viaggio del Papa in Gran Bretagna si sta rivelando un puzzle sempre più complicato e delicato. E, quel che è peggio, l'esito si profila incerto.

Già il fatto, davvero insolito, di richiedere il pagamento di un biglietto per assistere alle messe papali (anche 25 sterline, ossia circa 30 euro) è stato un brutto colpo all'immagine; hai voglia a presentare l'esborso come un rimborso spese, resta comunque che si deve pagare per andare a messa e per vedere il Papa: ma si può? Non solo: è stato un modo per tenere alla larga la gente: tanto che ora il problema è riempirle, quelle messe. L'ultima novità è che per attirare 'clientela' faranno perfino venire a cantare Susan Boyle, la celebre rivelazione di un programma di talent scout (non la conoscete? rimediate
qui).

Abbiamo già mostrato (
vedi qui) la bruttura progettata per la cerimonia di beatificazione del cardinale Newman (che avrebbe meritato di meglio); Fides et forma ha riferito della pressante minaccia di circondare il Papa di chierichette e ministrantesse; ora si aggiungono voci di vere e proprie guerre liturgiche su aspetti solo in apparenza minori, ma di grande significato per la funzione esemplare che le messe del Papa sono destinate a svolgere: a quanto riferisce Damian Thompson, il cerimoniere del vescovo di Glasgow non ne vuol sapere di mettere le sei tradizionali candele sull'altare (anzi sette, visto che è il Papa); non solo, ma si stanno reclutando ministri 'straordinari' dell'eucarestia: che dovrebbero appunto essere, come dice il nome, straordinari; ma questo evidentemente non scoraggia dal far loro ricorso perfino in una messa cui assisteranno oltre 400 preti, i quali sarebbero numericamente più che sufficienti ad assolvere il compito loro proprio di distribuire le Ostie.

In tanta incertezza ha voluto mettere le mani avanti il Gran Maestro, il Cerimoniere Sommo: insomma, Guido Marini. L'esile genovese ha rilasciato un'intervista al Catholic Herald (scelta già non neutrale: il periodico - diretto proprio da Damian Thompson - è ratzingerianissimo, in concorrenza accanita con l'altro settimanale cattolico, o sedicente tale, il progressista The Tablet). Riproduciamo nella foto (tratta da Secretum meum mihi) il testo completo dell'intervista: cliccate per ingrandirla.

L'articolista, dopo aver notato con humour che mons. Marini può vantare un fan club su facebook e che è a sua volta un ammiratore della popstar italo-scozzese Paolo Nutini, lo qualifica di 'eminenza grigia' per il suo ruolo di strettissimo collaboratore del Papa. Poiché il giornale è il Catholic Herald, non ha paura di ricordare ai lettori che uno degli elementi centrali di questo pontificato è la restaurazione di elementi tradizionali nella Messa, cui Marini ardentemente collabora.

Nell'intervista il monsignore (definito da un ex collaboratore come 'assai timido, profondamente spirituale, affidabile, discreto e gran lavoratore') informa che alla Messa prevista a Glasgow verranno utilizzate, e per la prima volta in assoluto, le nuove traduzioni in inglese del Messale paolino, che tanta polemica hanno provocato per la loro maggiore aderenza all'originale in latino e per l'abbandono del linguaggio singolarmente piatto e colloquiale delle traduzioni degli anni '70 (definite da Marini 'affrettate'), in favore di un registro maggiormente aulico. La nuova traduzione, avversata da tutti i progressisti specie negli USA, entrerà poi in vigore in tutto il mondo anglofono entro l'Avvento 2011.

Ma non solo: in tutte, ma proprio tutte le Messe che saranno celebrate in Gran Bretagna, prefazione e canone saranno esclusivamente in latino. E aggiunge mons. Marini: "Con l'uso del latino il Santo Padre intende sottolineare l'universalità della fede e la continuità della Chiesa. E' il linguaggio che unisce tutti i leaders della Chiesa. Il latino è il linguaggio del cattolicesimo".

Quanto ad "allestimento benedettiano" dell'altare, il crocifisso sarà al suo posto: "La ragione di ciò è che il Papa vuole che il centro sia Cristo. L'intera dinamica durante la celebrazione della Messa è che noi guardiamo verso di Lui e non gli uni verso gli altri. Questo riorientamento è molto caro al cuore di Benedetto. E' molto felice che questo desiderio cominci a trovare espressione nella Chiesa". Conclude l'articolista: quelli che si aspettavano la convocazione di un Concilio Vaticano Terzo, possono avere un bel po' da aspettare.

Enrico

Messainlatino

S_Daniele
00giovedì 9 settembre 2010 19:12
Video messaggio del Papa per il viaggio in Gran Bretagna: "Sono molto impaziente per la mia visita al Regno Unito

Traduzione a cura dell'Osservatore Romano:

Attendo con vero piacere la mia visita nel Regno Unito tra una settimana e invio cordiali saluti a tutto il popolo della Gran Bretagna. Sono consapevole che i preparativi per la visita hanno richiesto una grande mole di lavoro, non solo da parte della comunità cattolica, ma anche da parte del Governo, delle autorità locali in Scozia, a Londra e a Birmingham, dei mezzi di comunicazione e dei servizi di sicurezza, e desidero esprimere il mio profondo apprezzamento per gli sforzi compiuti al fine di assicurare che i diversi eventi in programma siano celebrazioni veramente gioiose. Soprattutto ringrazio le innumerevoli persone che hanno pregato per il buon esito della visita e per un'abbondante effusione della grazia di Dio sulla Chiesa e sulla gente della vostra nazione.

Sarà per me una gioia particolare beatificare il Venerabile John Henry Newman a Birmingham domenica 19 settembre. Questo inglese veramente grande ha condotto una vita sacerdotale esemplare e, attraverso i suoi numerosi scritti, ha dato un contributo duraturo alla Chiesa e alla società, sia nella sua terra natale, sia in molte altre parti del mondo. È mia speranza e mia preghiera che sempre più persone possano beneficiare della sua mite sapienza ed essere ispirate dal suo esempio d'integrità e di santità di vita.

Attendo con piacere di incontrare i rappresentanti delle numerose e diverse tradizioni religiose e culturali che costituiscono la popolazione britannica, come anche i leader civili e politici. Sono profondamente grato a Sua Maestà la Regina e a Sua Grazia l'Arcivescovo di Canterbury che mi accoglieranno, e attendo con piacere di incontrarli. Mentre mi dispiace che ci saranno molti luoghi e persone che non avrò l'opportunità di visitare, desidero che sappiate che vi ricordo tutti nelle mie preghiere. Dio benedica il popolo del Regno Unito!

TESTO IN LINGUA ORIGINALE

VIDEO MESSAGGIO PER LA VISITA IN GRAN BRETAGNA

I am very much looking forward to my visit to the United Kingdom in a week’s time and I send heartfelt greetings to all the people of Great Britain. I am aware that a vast amount of work has gone into the preparations for the visit, not only by the Catholic community but by the Government, the local authorities in Scotland, London and Birmingham, the communications media and the security services, and I want to say how much I appreciate the efforts that have been made to ensure that the various events planned will be truly joyful celebrations. Above all I thank the countless people who have been praying for the success of the visit and for a great outpouring of God’s grace upon the Church and the people of your nation.

It will be a particular joy for me to beatify the Venerable John Henry Newman in Birmingham on Sunday 19 September. This truly great Englishman lived an exemplary priestly life and through his extensive writings made a lasting contribution to Church and society both in his native land and in many other parts of the world. It is my hope and prayer that more and more people will benefit from his gentle wisdom and be inspired by his example of integrity and holiness of life.

I look forward to meeting representatives of the many different religious and cultural traditions that make up the British population, as well as civil and political leaders. I am most grateful to Her Majesty the Queen and to His Grace the Archbishop of Canterbury for receiving me, and I look forward to meeting them. While I regret that there are many places and people I shall not have the opportunity to visit, I want you to know that you are all remembered in my prayers. God bless the people of the United Kingdom!

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 17:54
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

TELEGRAMMI A CAPI DI STATO

Nel momento di lasciare il territorio italiano e nel sorvolare poi la Francia, il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire ai rispettivi Capi di Stato i seguenti messaggi telegrafici:

A SUA ECCELLENZA
ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

NEL LASCIARE IL SUOLO ITALIANO PER RECARMI NEL REGNO UNITO MI È CARO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE IL MIO DEFERENTE SALUTO E MENTRE MI ACCINGO AD INCONTRARE SUA MAESTÀ LA REGINA ELISABETTA SECONDA E LE ALTRE AUTORITÀ LA COMUNITÀ CATTOLICA COME PURE I RAPPRESENTANTI DI ALTRE COMUNITÀ RELIGIOSE SPECIALMENTE QUELLA ANGLICANA GLI ESPONENTI DELLA SOCIETÀ CIVILE E LA GENTE DI QUEL NOBILE PAESE INVOCO LA BENEDIZIONE DEL SIGNORE SULL’INTERA NAZIONE ITALIANA IN PARTICOLARE SUI RESPONSABILI DELLA COSA PUBBLICA CHIAMATI A SERVIRE IL BENE COMUNE

BENEDICTUS PP. XVI


SON EXCELLENCE MONSIEUR NICOLAS SARKOZY
PRÉSIDENT DE LA RÉPUBLIQUE FRANÇAISE
PARIS

AU MOMENT OÙ JE SURVOLE LA FRANCE POUR ME RENDRE EN VOYAGE APOSTOLIQUE AU ROYAUME-UNI J’ADRESSE AVEC PLAISIR À VOTRE EXCELLENCE MES SALUTATIONS CORDIALES ET MES VŒUX LES MEILLEURS POUR SA PERSONNE ET POUR LE PEUPLE FRANÇAIS

BENEDICTUS PP. XVI
S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 17:56


INCONTRO CON LE AUTORITÀ AL PALAZZO REALE DI HOLYROODHOUSE


Alle ore 11.40, al termine della visita di cortesia a Sua Maestà la Regina Elisabetta II, nel Parco del Palazzo Reale di Holyroodhouse il Santo Padre Benedetto XVI incontra le Autorità, tra cui rappresentanti politici, della società civile, delle Chiese anglicana e cattolica britannica, oltre ad alcuni rappresentanti del Parlamento scozzese.
Dopo l’introduzione musicale di cornamuse scozzesi e il discorso di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, il Papa pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito
:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Maestà,

grazie per il Suo gentile invito a compiere una visita ufficiale al Regno Unito e per le Sue cordiali parole di saluto, a nome del popolo britannico Nel ringraziare Vostra Maestà, mi permetta di estendere i miei saluti a tutto il popolo del Regno Unito e porgere con amicizia la mano a ciascuno.

È un grande piacere per me iniziare il mio viaggio salutando i Membri della Famiglia Reale, ringraziando in particolare Sua Altezza Reale il Duca di Edimburgo per il suo gentile benvenuto datomi all’aeroporto di Edimburgo. Esprimo la mia gratitudine all’attuale e ai precedenti governi di Vostra Maestà ed a quanti hanno collaborato con essi al fine di rendere possibile questa occasione, fra cui Lord Patten e il precedente Segretario di Stato Murphy. Vorrei pure prender atto con profondo apprezzamento del lavoro svolto dal “All-Parliamentary Group on the Holy See”, che ha grandemente contribuito al rafforzamento delle relazioni amichevoli che esistono fra la Santa Sede e il Regno Unito.

Nel dare inizio alla visita al Regno Unito nella storica Capitale della Scozia, saluto in maniera speciale il Primo Ministro Salmond ed i rappresentanti del Parlamento scozzese. Come le Assemblee del Galles e dell’Irlanda del Nord, possa anche il Parlamento scozzese crescere nel suo essere espressione delle nobili tradizioni e della distinta cultura degli scozzesi ed adoperarsi per servire i loro interessi migliori in spirito di solidarietà e di premura nei confronti del bene comune. Il nome di Holyroodhouse, residenza ufficiale di Vostra Maestà in Scozia, evoca la “Santa Croce” e fa volgere lo sguardo alle profonde radici cristiane che sono tuttora presenti in ogni strato della vita britannica. I monarchi d’Inghilterra e Scozia erano cristiani sin dai primissimi tempi ed includono straordinari Santi come Edoardo il Confessore e Margherita di Scozia. Come Le è noto, molti di loro hanno esercitato coscienziosamente i loro doveri sovrani alla luce del Vangelo, modellando in tal modo la nazione nel bene al livello più profondo. Ne risultò che il messaggio cristiano è diventato parte integrale della lingua, del pensiero e della cultura dei popoli di queste isole per più di un millennio.

Il rispetto dei vostri antenati per la verità e la giustizia, per la clemenza e la carità giungono a voi da una fede che rimane una forza potente per il bene nel vostro regno, con grande beneficio parimenti di cristiani e non cristiani.

Troviamo molti esempi di questa forza per il bene lungo tutta la lunga storia della Gran Bretagna. Anche in tempi relativamente recenti, attraverso figure come William Wilberforce e David Livingstone, la Gran Bretagna è direttamente intervenuta per fermare la tratta internazionale degli schiavi. Ispirate dalla fede, donne come Florence Nightingale servirono i poveri e i malati, ponendo nuovi standard nell’assistenza sanitaria che successivamente vennero copiati ovunque. John Henry Newman, la cui beatificazione celebrerò fra breve, fu uno dei molti cristiani britannici della propria epoca la cui bontà, eloquenza ed azione furono un onore per i propri concittadini e concittadine. Questi e molti altri come loro furono mossi da una fede profonda, nata e cresciuta in queste isole.

Pure nella nostra epoca possiamo ricordare come la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero ad una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, specialmente gli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere.

Desidero, inoltre, ricordare l’atteggiamento del regime verso pastori cristiani e verso religiosi che proclamarono la verità nell’amore; si opposero ai nazisti e pagarono con la propria vita la loro opposizione. Mentre riflettiamo sui moniti dell’estremismo ateo del ventesimo secolo, non possiamo mai dimenticare come l’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi ad una visione monca dell’uomo e della società, e pertanto a “una visione riduttiva della persona e del suo destino” (Caritas in veritate, 29).

Sessantacinque anni orsono la Gran Bretagna giocò un ruolo essenziale nel forgiarsi del consenso internazionale del dopo-guerra, il che favorì la fondazione delle Nazioni Unite e diede inizio ad un periodo di pace e di prosperità in Europa, sino a quel momento sconosciuto.

Negli anni più recenti la comunità internazionale ha seguito da vicino gli eventi nell’Irlanda del Nord, i quali hanno condotto alla firma dell’Accordo del Venerdì Santo ed alla devoluzione di poteri all’Assemblea dell’Irlanda del Nord. Il governo di Vostra Maestà e quello dell’Irlanda, unitamente ai leader politici, religiosi e civili dell’Irlanda del Nord, hanno sostenuto la nascita di una risoluzione pacifica del conflitto locale. Incoraggio quanti sono coinvolti a continuare a camminare coraggiosamente insieme sulla via tracciata verso una pace giusta e duratura.

Il governo e il popolo sono coloro che forgiano le idee che hanno tutt’oggi un impatto ben al di là delle Isole britanniche. Ciò impone loro un dovere particolare di agire con saggezza per il bene comune. Allo stesso modo, poiché le loro opinioni raggiungono un così vasto uditorio, i media britannici hanno una responsabilità più grave di altri ed una opportunità più ampia per promuovere la pace delle nazioni, lo sviluppo integrale dei popoli e la diffusione di autentici diritti umani.

Possano tutti i britannici continuare a vivere dei valori dell’onestà, del rispetto e dell’equilibrio che hanno guadagnato loro la stima e l’ammirazione di molti.

Oggi il Regno Unito si sforza di essere una società moderna e multiculturale. In questo compito stimolante, possa mantenere sempre il rispetto per quei valori tradizionali e per quelle espressioni culturali che forme più aggressive di secolarismo non stimano più, né tollerano più. Non si lasci oscurare il fondamento cristiano che sta alla base delle sue libertà; e possa quel patrimonio, che ha sempre servito bene la nazione, plasmare costantemente l’esempio del Suo governo e del Suo popolo nei confronti dei due miliardi di membri del Commonwealth, come pure della grande famiglia di nazioni anglofone in tutto il mondo.

Dio benedica Vostra Maestà e tutte le persone del Vostro Reame. Grazie.

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:02


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

OMELIA DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle in Cristo,

"È vicino a voi il regno di Dio" (Lc 10,9). Con queste parole del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, saluto tutti voi con grande affetto nel Signore. Davvero il Regno di Dio è già in mezzo a noi! In questa celebrazione Eucaristica, nella quale la Chiesa che è in Scozia si raduna attorno all’altare, in unione con il Successore di Pietro, riaffermiamo la nostra fede nella parola di Cristo e la nostra speranza – una speranza che mai delude – nelle sue promesse! Saluto cordialmente il Card. O’Brien e i vescovi scozzesi; ringrazio in particolare l’Arcivescovo Conti per le gentili parole di benvenuto, che mi ha rivolto a nome vostro; ed esprimo la mia profonda gratitudine per il lavoro che i Governi Britannico e Scozzese e la municipalità di Glasgow hanno svolto per rendere possibile questa circostanza.

Il Vangelo odierno ci ricorda che Cristo continua a inviare i suoi discepoli nel mondo per annunciare la venuta del suo Regno e portare la sua pace nel mondo, passando di casa in casa, di famiglia in famiglia, di città in città. Sono venuto in mezzo a voi, i figli spirituali di S. Andrea, come araldo di questa pace, e per confermarvi nella fede di Pietro (cfr Lc 22,32). E’ con una certa emozione che mi rivolgo a voi, non lontano dal luogo dove il mio amato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, circa trent’anni fa celebrò con voi la Messa, accolto dalla più grande folla che mai si sia riunita nella storia scozzese.

Molte cose sono accadute da quella storica visita, in Scozia e nella Chiesa che è in questo Paese. Noto con grande soddisfazione come l’esortazione che vi rivolse Papa Giovanni Paolo, a camminare mano nella mano con i vostri fratelli cristiani, abbia portato ad una maggiore fiducia e amicizia con i membri della Chiesa di Scozia, della Chiesa Episcopale Scozzese e delle altre comunità cristiane.

Permettetemi di incoraggiarvi a continuare a pregare e lavorare con loro nel costruire un futuro più luminoso per la Scozia, fondato sulla nostra comune eredità cristiana. Nella prima lettura oggi proclamata abbiamo ascoltato l’invito rivolto da S. Paolo ai Romani a riconoscere che, come membra del corpo di Cristo, apparteniamo gli uni agli altri (cfr Rm 12,5), e a vivere con rispetto ed amore vicendevole. In questo spirito saluto i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, che ci onorano della loro presenza. Quest’anno ricorre il 450° anniversario del "Reformation Parliament", ma anche il centenario della Conferenza Missionaria Mondiale di Edimburgo, che è generalmente considerata come la nascita del movimento ecumenico moderno. Rendiamo grazie al Signore per la promessa che rappresenta l’intesa e la cooperazione ecumenica, in vista di una testimonianza concorde alla verità salvifica della parola di Dio nell’odierna società in rapido mutamento.

Tra i diversi doni che S. Paolo elenca per l’edificazione della Chiesa vi è quello dell’insegnamento (cfr Rm 12,7). La predicazione del Vangelo è sempre stata accompagnata da una preoccupazione per la parola: la parola ispirata di Dio e la cultura nella quale quella parola mette radici e si sviluppa. Qui in Scozia, penso alle tre università medievali fondate dai pontefici, compresa quella di S. Andrea, che sta per celebrare il sesto centenario della sua fondazione.

Negli ultimi trent’anni, con l’aiuto delle autorità civili, le scuole cattoliche scozzesi hanno raccolto la sfida di assicurare una educazione integrale ad un maggior numero di studenti, e ciò è stato di aiuto ai giovani non solo per il cammino di uno sviluppo umano e spirituale, ma anche per l’inserimento nelle professioni e nella vita pubblica. Questo è un segno di grande speranza per la Chiesa e desidero incoraggiare i professionisti, i politici e gli educatori cattolici scozzesi a non perdere mai di vista la loro chiamata ad usare i propri talenti e la propria esperienza a servizio della fede, confrontandosi con la cultura scozzese contemporanea ad ogni livello.

L’evangelizzazione della cultura è tanto più importante nella nostra epoca, in cui una "dittatura del relativismo" minaccia di oscurare l’immutabile verità sulla natura dell’uomo, il suo destino e il suo bene ultimo.

Vi sono oggi alcuni che cercano di escludere il credo religioso dalla sfera pubblica, di privatizzarlo o addirittura di presentarlo come una minaccia all’uguaglianza e alla libertà.

Al contrario, la religione è in verità una garanzia di autentica libertà e rispetto, che ci porta a guardare ogni persona come un fratello od una sorella. Per questo motivo faccio appello in particolare a voi, fedeli laici, affinché, in conformità con la vostra vocazione e missione battesimale, non solo possiate essere esempio pubblico di fede, ma sappiate anche farvi avvocati nella sfera pubblica della promozione della sapienza e della visione del mondo che derivano dalla fede.

La società odierna necessita di voci chiare, che propongano il nostro diritto a vivere non in una giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie, ma in una società che lavora per il vero benessere dei suoi cittadini, offrendo loro guida e protezione di fronte alle loro debolezze e fragilità. Non abbiate paura di dedicarvi a questo servizio in favore dei vostri fratelli e sorelle, e del futuro della vostra amata nazione.

San Ninian, la cui festa oggi celebriamo, non ebbe paura di essere una voce solitaria. Sulle orme dei discepoli che nostro Signore aveva inviato davanti a sé, Ninian fu uno dei primissimi missionari cattolici a portare ai suoi connazionali la buona novella di Gesù Cristo. La sua missione a Galloway divenne un centro per la prima evangelizzazione di questo Paese. Quell’opera venne in seguito portata avanti da San Mungo, il patrono di Glasgow, e da altri santi, tra i maggiori dei quali si devono ricordare San Columba e Santa Margaret. Ispirati da loro, molti uomini e donne lavorarono per molti secoli, per far giungere la fede fino a voi. Cercate di essere degni di questa grande tradizione! Sia vostra costante ispirazione l’esortazione di San Paolo nella prima lettura: "Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera" (cfr Rm 12,11-12).

Desidero ora rivolgere una speciale parola ai vescovi della Scozia. Cari confratelli, permettetemi di incoraggiarvi nella vostra responsabilità pastorale verso i cattolici della Scozia. Come sapete, uno dei primi compiti pastorali è per i vostri sacerdoti (cfr Presbyterorum Ordinis, 7) e per la loro santificazione. Come essi sono alter Christus per la comunità Cattolica, così voi lo siete per loro. Vivete in pienezza la carità che promana da Cristo nel vostro fraterno ministero verso i vostri sacerdoti, collaborando con tutti loro ed in particolare con quanti hanno scarsi contatti con i loro confratelli. Pregate con loro per le vocazioni, affinché il Signore della messe mandi operai nella sua messe (cfr Lc 10,2). Così come è l’Eucarestia che fa la Chiesa, il sacerdozio è centrale per la vita della Chiesa. Impegnatevi personalmente nel formare i vostri sacerdoti come una fraternità che ispira altri a dedicare completamente se stessi al servizio di Dio Onnipotente. Abbiate cura anche dei vostri diaconi, il cui ministero di servizio è unito in modo particolare con quello dell’ordine dei vescovi. Siate per loro dei padri e delle guide sul cammino della santità, incoraggiandoli a crescere in conoscenza e sapienza nel compiere la missione di annunciatori alla quale sono stati chiamati.

Cari sacerdoti della Scozia, siete chiamati alla santità e a servire il popolo di Dio modellando le vostre vite sul mistero della croce del Signore. Predicate il Vangelo con un cuore puro ed una coscienza retta. Dedicate voi stessi a Dio solo, e diventerete per i giovani esempi luminosi di una vita santa, semplice e gioiosa: essi, a loro volta, desidereranno certamente unirsi a voi nel vostro assiduo servizio al popolo di Dio.

Che l’esempio di dedizione, di generosità e di coraggio di San John Ogilvie ispiri tutti voi. Similmente, permettetemi di incoraggiare anche voi, monaci, religiose e religiosi di Scozia, ad essere come una luce posta sulla sommità del colle, vivendo una autentica vita cristiana di preghiera ed azione che testimoni, in modo luminoso la forza del vangelo.

Infine, desidero rivolgere una parola a voi, miei cari giovani cattolici di Scozia. Vi esorto a vivere una vita degna di nostro Signore (cfr Ef 4,1) e di voi stessi. Vi sono molte tentazioni che dovete affrontare ogni giorno – droga, denaro, sesso, pornografia, alcool – che secondo il mondo vi daranno felicità, mentre in realtà si tratta di cose distruttive, che creano divisione.

C’è una sola cosa che permane: l’amore personale di Gesù Cristo per ciascuno di voi. Cercatelo, conoscetelo ed amatelo, ed egli vi renderà liberi dalla schiavitù dell’esistenza seducente ma superficiale frequentemente proposta dalla società di oggi. Lasciate da parte ciò che non è degno di valore e prendete consapevolezza della vostra dignità di figli di Dio.

Nel vangelo odierno, Gesù ci chiede di pregare per la vocazioni: prego perché molti fra voi conoscano ed amino Gesù Cristo e, attraverso tale incontro, giungano a dedicarsi completamente a Dio, in modo particolare quanti fra di voi sono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa. Questa è la sfida che il Signore oggi vi rivolge: la Chiesa ora appartiene a voi!

Cari amici, esprimo ancora una volta la mia gioia di celebrare questa Messa con voi. Mi fa piacere assicuravi delle mie preghiere nell’antica lingua del vostro paese: Sìth agus beannachd Dhe dhuib uile; Dia bhi timcheall oirbh; agus gum beannaicheadh Dia Alba. La pace e la benedizione di Dio siano con tutti voi; Dio vi protegga; e Dio benedica il popolo di Scozia!

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana
S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:04



INCONTRO CON IL MONDO DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA AL ST MARY’S UNIVERSITY COLLEGE DI TWICKENHAM (LONDON BOROUGH OF RICHMOND) - SALUTO AGLI INSEGNANTI E RELIGIOSI


Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Londra, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in auto al St Mary’s University College di Twickenham (nel quartiere londinese di Richmond) dove, alle ore 10.30, incontra il mondo dell’Educazione Cattolica. Al Suo arrivo il Papa è accolto dal Rettore del College, dal Cappellano, da S.E. Mons. George Stack, Vescovo Ausiliare di Westminster e Presidente dell’Ufficio dei Governatori dell’Università di St Mary e dal Ministro dell’Istruzione, Sig. Nick Gibb.
L’incontro si svolge in due momenti: dapprima, nella Cappella del College, il Santo Padre saluta circa 300 religiosi e religiose impegnati nell’educazione cattolica e un coro di giovani; successivamente, nel Campo sportivo del College, incontra circa 4000 studenti delle scuole cattoliche britanniche.
Di seguito riportiamo le parole che il Santo Padre rivolge agli insegnanti e ai religiosi nel corso dell’incontro nella Cappella, dopo il saluto di Suor Theresa Browne e la lettura da parte della Sig.na Elaine Chaill di un passo dal Libro della Sapienza:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Eccellentissimo segretario di stato per l’educazione,
Venerato Fratello Mons. Stack,
Dr Naylor,
Reverendi Padri,
Fratelli e Sorelle in Cristo
,

sono lieto di avere questa opportunità di rendere onore al notevole contributo che Religiosi e Religiose hanno dato in questa terra al nobile compito dell’ educazione. Ringrazio i giovani per i loro bei canti e ringrazio Suor Teresa per le sue parole. A lei e a tutti coloro che, uomini e donne, hanno dedicato la vita ad insegnare ai giovani, desidero esprimere i miei sentimenti di profondo apprezzamento. Voi formate nuove generazioni non solo nella conoscenza della fede ma in ogni aspetto di ciò che significa vivere come cittadini maturi e responsabili nel mondo odierno.
Come sapete, il compito dell’insegnante non è solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società; l’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica. Riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore perché “nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa” (Sap 7,16).

Questa dimensione trascendente dello studio e dell’insegnamento era chiaramente compresa dai monaci che hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole. Sto pensando ai Benedettini che accompagnarono Sant’Agostino nella sua missione in Inghilterra, ai discepoli di San Columba, che hanno diffuso la fede in Scozia e nell’Inghilterra del Nord, a San Davide e ai suoi compagni nel Galles. Poiché la ricerca di Dio che si colloca nel cuore della vocazione monastica, richiede un attivo impegno coi mezzi tramite i quali egli si fa conoscere - la sua creazione e la sua parola rivelata - era semplicemente naturale che il monastero dovesse avere una biblioteca ed una scuola (cfr Discorso ai rappresentanti del mondo della cultura al “Collège des Bernardins” a Parigi, 12 settembre 2008).

Fu l’impegno dei monaci nell’imparare la via sulla quale incontrare la Parola Incarnata di Dio che gettò le fondamenta della nostra cultura e civiltà occidentali. Guardandomi attorno oggi, vedo molti Religiosi di vita apostolica il cui carisma comprende l’educazione dei giovani.

Questo mi offre l’opportunità di rendere grazie a Dio per la vita e l’opera della Venerabile Mary Ward, nativa di questa terra, la cui visione pionieristica di vita religiosa apostolica per le donne, ha portato così tanti frutti. Io stesso da giovane ragazzo sono stato educato dalle “Dame Inglesi” e devo loro un profondo debito di gratitudine. Molti di voi appartengono ad ordini dediti all’insegnamento, che hanno portato la luce del Vangelo in terre lontane come parte del grande lavoro missionario della Chiesa ed anche per questo rendo grazie e benedico il Signore.

Spesso avete avviato le fondazioni per contribuire all’educazione molto prima che lo Stato assumesse una responsabilità per questo vitale servizio all’individuo e alla società. Poiché i relativi ruoli della Chiesa e dello Stato nel campo dell’educazione continuano ad evolversi, non dovete mai dimenticare che i religiosi hanno un contributo unico da offrire in questo apostolato, che è anzitutto quello di testimoniare con la vita consacrata a Dio e la fedeltà, l’amore a Cristo, il Sommo Maestro.

Inoltre, la presenza dei religiosi nelle scuole cattoliche è un forte richiamo all’ampiamente discusso carattere cattolico, che è necessario permei ogni aspetto della vita scolastica. Questo riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento dovrebbe essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa.

Ciò significa che la vita di fede deve essere la forza guida alla base di ogni attività nella scuola, così che la missione della Chiesa possa essere effettivamente servita ed i giovani possano scoprire la gioia di entrare nell’ “essere per gli altri” di Cristo (cfr Spe Salvi, 28).

Prima di concludere desidero aggiungere una particolare parola di apprezzamento per coloro il cui impegno è quello di garantire che le nostre scuole assicurino un ambiente sicuro per i bambini e i giovani. La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana non richiede nulla di meno. Inoltre, la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di una fiducia rispettosa e affettuosa. Confido che questo possa continuare ad essere un segno distintivo delle scuole cattoliche in questo Paese.
Con questi sentimenti, cari fratelli e sorelle, vi invito alla preghiera.

Venerato Fratello Stack, vorrei chiederle di accettare in dono, quale Presidente dell’ufficio dei Governatori dell’Università di Saint Mary e a nome del Collegio, questo mosaico della Beata Vergine Maria.

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:07


INCONTRO CON IL MONDO DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA AL ST MARY’S UNIVERSITY COLLEGE DI TWICKENHAM - DISCORSO AGLI STUDENTI


Terminato l’incontro nella Cappella del St Mary’s University College di Twickenham, il Papa attraversa il Campus fino al campo sportivo dove sono riuniti circa 4000 studenti delle scuole cattoliche britanniche. Tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia sono collegate via internet per seguire in diretta l’evento.
Introdotto dal saluto del Vescovo di Nottingham e Presidente della Commissione Episcopale per l’Istruzione, S.E. Mons. Malcolm P. McMahon, e dalla testimonianza di una giovane, Siobhan Bellot, il Papa presiede l’inaugurazione della Fondazione "John Paul II" per lo Sport, benedice un’icona e una candela, simboli della missione della Fondazione, e una campana. Quindi pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
Cari giovani amici
,

desidero anzitutto dirvi quanto sia lieto di essere oggi qui in mezzo a voi. Estendo il più cordiale saluto a tutti voi, convenuti alla “Saint Mary’s University” dalle scuole e dai collegi cattolici del Regno Unito, e a tutti coloro che ci stanno seguendo alla televisione o via internet. Ringrazio il vescovo McMahon per il suo cortese benvenuto e il coro e la banda per la bella musica eseguita poco fa, che ha dato inizio alla nostra celebrazione. Ringrazio Miss Bellot per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutti i giovani presenti. Guardando ai prossimi giochi olimpici, è stato un piacere inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego affinché tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le loro attività sportive, così come possano trarre giovamento per se stessi e per gli altri.

Non capita spesso ad un Papa — in verità nemmeno a qualsiasi altra persona — l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia. E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi.

Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo. La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità.

Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. Forse alcuni pensano che essere santi non sia per loro. Lasciatemi spiegare cosa intendo dire. Quando si è giovani, si è soliti pensare a persone che stimiamo e ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare. Potrebbe trattarsi di qualcuno che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che teniamo in grande stima. Oppure potrebbe essere qualcuno di famoso. Viviamo in una cultura della celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali sono le qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente possedere? Quale tipo di persona vorreste davvero essere?

Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici.

Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio.

Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore.

Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. Tutti voi sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come desideriate essere amici di quella persona.

Sperate sempre che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi. Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità.

C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. In tal modo apprendete non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone. Mentre proseguite con il percorso scolastico dovete compiere delle scelte circa la materia del vostro studio e iniziare a specializzarvi in vista di ciò che farete nella vita.

Ciò è giusto e conveniente. Ricordate sempre però che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada.

Una buona scuola offre una formazione completa per l’intera persona. Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare i suoi studenti a diventare santi. So che vi sono molti non cattolici che studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna e desidero rivolgermi a tutti con le mie odierne parole. Prego affinché anche voi vi sentiate incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante la formazione cristiana ricevuta.

Cari amici, vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi!

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:09


INCONTRO CON I LEADERS DI ALTRE RELIGIONI, NELLA WALDEGRAVE DRAWING ROOM PRESSO IL ST MARY’S UNIVERSITY COLLEGE DI TWICKENHAM (LONDON BOROUGH OF RICHMOND)


Poco dopo le ore 12, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Leaders di altre religioni nella Waldegrave Drawing Room presso il St Mary’s University College di Twickenham. All’incontro prendono parte i capi delle confessioni cristiane e delle religioni maggiormente presenti nel Regno Unito: ebrei, musulmani, hindu, sikh.
Dopo gli indirizzi di saluto del Baron Sacks of Aldgate, Rabbino Capo delle "United Hebrew Congregations of the Commonwealth", e del Dr. Khaled Azzam, Direttore del "Prince’s School of Traditional Arts", il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Distinti ospiti, cari amici,

sono lieto di avere l’odierna opportunità di incontrarvi, voi che rappresentate le varie comunità religiose in Gran Bretagna. Saluto sia i ministri religiosi presenti, sia quanti di voi svolgono attività nella politica, negli affari e nell’industria. Sono grato al Dott. Azzam ed al Rabbino Capo Lord Sacks per l’augurio che mi hanno rivolto a vostro nome. Mentre saluto voi, permettetemi di formulare voti alla comunità ebraica in Gran Bretagna ed in tutto il mondo per una celebrazione felice e santa dello Yom Kippur.

Desidero iniziare le mie parole esprimendo l’apprezzamento della Chiesa cattolica per l’importante testimonianza che voi tutti apportate quali uomini e donne dello spirito, in un tempo nel quale le convinzioni religiose non sono sempre comprese o apprezzate. La presenza di credenti impegnati in vari campi della vita sociale ed economica parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita è fondamentale alla nostra identità di esseri umani, in altre parole, che l’uomo non vive di solo pane (cfr Dt 8,3). Quali seguaci di tradizioni religiose diverse, che lavorano insieme per il bene della comunità in senso ampio, noi diamo grande importanza a questa dimensione “fianco a fianco” della nostra collaborazione, che completa l’aspetto “faccia a faccia” del nostro costante dialogo.

A livello spirituale tutti noi, in modi diversi, siamo personalmente impegnati in un viaggio che offre una risposta importante alla questione più importante di tutte, quella riguardante il significato ultimo dell’esistenza umana.

La ricerca del sacro è la ricerca dell’unica cosa necessaria, l’unica a soddisfare le aspettative del cuore umano. Nel quinto secolo, sant’Agostino descrisse quella ricerca in questi termini: “Signore, ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto sino a che non riposerà in te” (Confessioni, I,1). Nell’intraprendere tale avventura ci rendiamo conto sempre di più che l’iniziativa non viene da noi, bensì dal Signore: non siamo tanto noi a ricercare Lui, ma è piuttosto Lui a cercare noi ed è senza dubbio Lui ad avere posto quella nostalgia per Lui nel profondo dei nostri cuori.

La vostra presenza e testimonianza nel mondo indica la fondamentale importanza per la vita umana di questa ricerca spirituale nella quale siamo impegnati. All’interno dei loro ambiti di competenza, le scienze umane e naturali ci forniscono una comprensione inestimabile di aspetti della nostra esistenza ed approfondiscono la nostra comprensione del modo in cui opera l’universo fisico, il quale può essere utilizzato per portare grande beneficio alla famiglia umana. E tuttavia queste discipline non danno risposta, e non possono darla, alla domanda fondamentale, perché operano ad un livello totalmente diverso. Non possono soddisfare i desideri più profondi del cuore umano, né spiegarci pienamente la nostra origine ed il nostro destino, per quale motivo e per quale scopo noi esistiamo, né possono darci una risposta esaustiva alla domanda: “Per quale motivo esiste qualcosa, piuttosto che il niente?”.

La ricerca del sacro non svaluta altri campi dell’indagine umana. Al contrario, li pone in un contesto che amplifica la loro importanza quali vie mediante le quali esercitare responsabilmente il nostro essere amministratori della creazione. Nella Bibbia leggiamo che dopo aver compiuto l’opera della creazione, Dio benedisse i nostri progenitori e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela” (Gn 1,28). Egli affidò a noi il compito di esplorare ed utilizzare i misteri della natura al fine di servire un bene superiore. Qual è questo bene superiore? Nella fede cristiana esso viene espresso come amore per Dio a amore per il nostro prossimo. Pertanto, ci impegniamo di tutto cuore e con entusiasmo con il mondo, ma sempre con uno sguardo per servire quel bene superiore, altrimenti sfiguriamo la bellezza della creazione sfruttandola per scopi egoistici.

Per tale motivo la genuina credenza religiosa ci indica, al di là dell’utilità presente, la trascendenza. Ci rammenta la possibilità e l’imperativo della conversione morale, del dovere di vivere in modo pacifico con il nostro prossimo, dell’importanza di vivere una vita di integrità. Propriamente compresa, porta illuminazione, purifica i nostri cuori ed ispira azioni nobili e generose, a beneficio dell’intera famiglia umana. Ci motiva a coltivare la pratica della virtù e ad avvicinarci l’un l’altro con amore, nel più grande rispetto delle tradizioni religiose diverse dalla nostra.

Sin dal Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica ha posto speciale enfasi sull’importanza del dialogo e della collaborazione con i seguaci di altre religioni. E perché sia fruttuoso, occorre reciprocità da parte di tutte le componenti in dialogo e da parte dei seguaci delle altre religioni.

Penso in particolare a situazioni in alcune parti del mondo, in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra. Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabiliti, persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo perciò una testimonianza convincente davanti al mondo.

Questo genere di dialogo deve porsi su diversi livelli e non dovrebbe essere limitato a discussioni formali. Il dialogo della vita implica semplicemente vivere fianco a fianco ed imparare l’uno dall’altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto. Il dialogo dell’azione ci fa ravvicinare in forme concrete di collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato. Questo tipo di dialogo può includere l’esplorare assieme come difendere la vita umana ad ogni stadio e come assicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunità dalla vita della società.

Poi, a livello delle conversazioni formali, non vi è solo la necessità dello scambio teologico, ma anche il porre alla reciproca considerazione le proprie ricchezze spirituali, il parlare della propria esperienza di preghiera e di contemplazione, l’esprimere a vicenda la gioia del nostro incontro con l’amore divino. In tale contesto sono lieto di rilevare le molte iniziative positive intraprese in questo Paese per promuovere tale dialogo a vari livelli.

Come hanno sottolineato i Vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles nel loro recente documento “Incontrare Dio nell’amico e nel forestiero”, lo sforzo di andare incontro con amicizia ai seguaci di altre religioni sta diventando una parte familiare della missione della Chiesa locale (cfr n. 228), un aspetto caratteristico del panorama religioso in questa Nazione.

Cari amici, nel concludere questi pensieri, permettete di assicurarvi che la Chiesa cattolica persegue la via dell’impegno e del dialogo per un senso genuino di rispetto per voi e per le vostre credenze. I cattolici, sia in Gran Bretagna sia in tutto il mondo, continueranno ad edificare ponti di amicizia con altre religioni, per sanare gli errori del passato e per promuovere fiducia fra individui e comunità. Permettetemi di rinnovare la mia gratitudine per il vostro benvenuto e per questa opportunità di offrirvi il mio incoraggiamento per il dialogo che portate avanti con i vostri fratelli e sorelle cristiani. Su voi tutti invoco l’abbondanza delle benedizioni divine! Grazie molte.

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:32



VISITA DI CORTESIA ALL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY, A LAMBETH PALACE DI LONDRA


Questo pomeriggio, lasciata la Nunziatura Apostolica a Wimbledon, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto a Lambeth Palace, dove, alle ore 16, ha luogo la visita di cortesia all’Arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia Dr. Rowan Williams.
Accolto al Suo arrivo dall’Arcivescovo di Canterbury all’ingresso della Biblioteca; nella Lobby della stessa il Santo Padre saluta l’Arcivescovo di York, il Primate di Scozia, l’Arcivescovo del Galles e i Vescovi di Londra e di Winchester.
All’interno della Biblioteca - dove è allestita una mostra in occasione del 400° anniversario di fondazione - alla presenza dei Vescovi della Comunione Anglicana dalle diverse parti del Regno Unito; dei Vescovi diocesani cattolici di Inghilterra, Galles e Scozia e di alcuni consultori ecumenici, dopo l’intervento introduttivo e il discorso del Dr. Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, il Santo Padre pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Vostra Grazia,

sono lieto di poter restituire la cortesia delle visite che mi ha reso a Roma attraverso una visita fraterna a Lei, qui nella Sua residenza ufficiale. La ringrazio per l’invito e per l’ospitalità che Lei così generosamente mi ha riservato. Saluto pure i Vescovi anglicani qui riuniti dalle diverse parti del Regno Unito, i miei fratelli Vescovi delle diocesi cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia, come pure i consultori ecumenici qui presenti. Vostra Grazia ha accennato allo storico incontro che ebbe luogo, quasi trent’anni orsono, nella Cattedrale di Canterbury, fra due dei nostri predecessori: il Papa Giovanni Paolo II e l’Arcivescovo Robert Runcie. In quello stesso luogo dove san Tommaso di Canterbury rese testimonianza a Cristo versando il proprio sangue, essi pregarono insieme per il dono dell’unità tra i seguaci di Cristo. Anche oggi continuiamo a pregare per quel dono, sapendo che l’unità voluta da Cristo per i suoi discepoli giungerà solo come risposta alla preghiera, mediante l’azione dello Spirito Santo, che senza sosta rinnova la Chiesa e la guida alla pienezza della verità. Non è mia intenzione parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare. Tali difficoltà sono ben note a ciascuno qui presente. Vorrei piuttosto unirmi a Lei nel rendere grazie per la profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi quarant’anni che sono trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori. Affidiamo i frutti di quelle fatiche al Signore della messe, fiduciosi che egli benedirà la nostra amicizia mediante un’ulteriore significativa crescita.

Il contesto nel quale ha luogo il dialogo fra la Comunione Anglicana e la Chiesa Cattolica si è evoluto in maniera impressionante dall’incontro privato fra Papa Giovanni XXIII e l’Arcivescovo Geoffrey Fisher nel 1960. Da una parte, la cultura che ci circonda si sviluppa in modo sempre più distante dalle sue radici cristiane, nonostante una profonda e diffusa fame di nutrimento spirituale. Dall’altra, la crescente dimensione multiculturale della società, particolarmente accentuata in questo Paese, reca con sé l’opportunità di incontrare altre religioni. Per noi cristiani ciò apre la possibilità di esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, delle vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale. La collaborazione ecumenica in tale ambito rimane essenziale, e porterà sicuramente frutti nel promuovere la pace e l’armonia in un mondo che così spesso sembra a rischio di frammentazione.

Allo stesso tempo, noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza.

Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4), e quella verità è nient’altro che Gesù Cristo, l’eterno Figlio del Padre, che ha riconciliato tutte le cose mediante la potenza della sua croce. Fedeli alla volontà del Signore, espressa in questo versetto della Prima Lettera di san Paolo a Timoteo, riconosciamo che la Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ma mai a scapito della verità cristiana. Qui si colloca il dilemma che sta davanti a tutti coloro che sono genuinamente impegnati nel cammino ecumenico.

Nella figura di John Henry Newman, che sarà beatificato domenica, celebriamo un uomo di Chiesa la cui visione ecclesiale fu alimentata dal suo retroterra anglicano e maturò durante i suoi lunghi anni di ministero ordinato nella Chiesa d’Inghilterra. Egli ci può insegnare le virtù che l’ecumenismo esige: da una parte egli fu mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un pesante costo personale; dall’altra, il calore della continua amicizia con i suoi precedenti colleghi, lo portò a sondare insieme a loro, con vero spirito irenico, le questioni sulle quali divergevano, mosso da una ricerca profonda dell’unità nella fede. Vostra Grazia, in quello stesso spirito di amicizia, rinnoviamo la nostra determinazione a perseguire il fine ultimo dell’unità nella fede, nella speranza e nell’amore, secondo la volontà dell’unico nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

Con tali sentimenti prendo congedo da Lei. Che la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi (2Cor 13,13).

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:35



Comunicato congiunto sull'incontro tra il Pontefice e Rowan Williams

ROMA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il comunicato congiunto diramato al termine dell'incontro di questo venerdì tra Benedetto XVI e l’Arcivescovo di Canterbury, il dr. Rowan Williams, svoltosi nel Lambeth Palace.

* * *

A cinquant'anni dal primo incontro tra un Papa e un Arcivescovo di Canterbury in epoca moderna - quello tra Papa Giovanni XXIII e l'Arcivescovo Geoffrey Fisher, nel dicembre del 1960 – Papa Benedetto XVI ha fatto una visita fraterna all'Arcivescovo Rowan Williams.

Nella prima parte del loro incontro entrambi hanno rivolto un discorso ai Vescovi anglicani e cattolici di Inghilterra, Scozia e Galles, nella Great Hall della Biblioteca dell'Arcivescovo, prima di passare all'incontro privato.

Nel corso della loro conversazione privata, hanno affrontato molte delle questioni di comune preoccupazione per anglicani e cattolici romani. Hanno affermato il bisogno di proclamare il messaggio evangelico di salvezza in Gesù Cristo, sia in un modo ragionato e convincente nel contesto contemporaneo di profonda trasformazione culturale e sociale, sia attraverso una vita condotta in santità e trasparenza al cospetto di Dio. Si sono detti d'accordo sull'importanza di incrementare le relazioni ecumeniche e il dialogo teologico di fronte alle nuove sfide per l'unità provenienti dall'interno della comunità cristiana e dal di fuori.

Il Santo Padre e l'Arcivescovo hanno riaffermato l'importanza di proseguire il dialogo teologico sulla nozione di Chiesa come comunione, locale e universale, e le implicazioni che questo concetto ha per il discernimento dell'insegnamento etico.

Insieme hanno riflettuto sulla grave e difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, ed hanno fatto appello a tutti i cristiani affinché preghino per i loro fratelli e sorelle e sostengano la loro costante testimonianza pacifica in Terra Santa. Alla luce dei loro recenti interventi pubblici, hanno discusso anche sul bisogno di promuovere un impegno coraggioso e generoso nel campo della giustizia e della pace, specialmente per quanto riguarda i bisogni dei poveri, esortando la leadership internazionale a combattere contro la fame e le malattie.

[Traduzione del testo originale in inglese a cura di ZENIT]
S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:36
INCONTRO CON ESPONENTI DELLA SOCIETÀ CIVILE, DEL MONDO ACCADEMICO, CULTURALE E IMPRENDITORIALE, CON IL CORPO DIPLOMATICO E CON LEADERS RELIGIOSI, NELLA WESTMINSTER HALL DI LONDRA

Questo pomeriggio, alle ore 17.10, nella Westminster Hall di Londra il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli esponenti della società civile e politica, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, i membri del Corpo Diplomatico e alcuni leaders religiosi. Al Suo arrivo il Papa è accolto dagli Speaker della "House of Lords" e della "House of Commons", introdotti dal "Yeoman Usher of the Black Rod".
Quindi, dopo il saluto dell’On. John Bercow, Speaker della "House of Commons", il Santo Padre pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,

La ringrazio per le parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome di questa distinta assemblea. Nel rivolgermi a voi, sono consapevole del privilegio che mi è concesso di parlare al popolo britannico ed ai suoi rappresentanti nella Westminster Hall, un edificio che ha un significato unico nella storia civile e politica degli abitanti di queste Isole. Permettetemi di manifestare la mia stima per il Parlamento, che da secoli ha sede in questo luogo e che ha avuto un’influenza così profonda sullo sviluppo di forme di governo partecipative nel mondo, specialmente nel Commonwealth e più in generale nei Paesi di lingua inglese. La vostra tradizione di "common law" costituisce la base del sistema legale in molte nazioni, e la vostra particolare visione dei rispettivi diritti e doveri dello stato e del singolo cittadino, e della separazione dei poteri, rimane come fonte di ispirazione per molti nel mondo.

Mentre parlo a voi in questo luogo storico, penso agli innumerevoli uomini e donne che lungo i secoli hanno svolto la loro parte in importanti eventi che hanno avuto luogo tra queste mura e hanno segnato la vita di molte generazione di britannici e di altri popoli.

In particolare, vorrei ricordare la figura di San Tommaso Moro, il grande studioso e statista inglese, ammirato da credenti e non credenti per l’integrità con cui fu capace di seguire la propria coscienza, anche a costo di dispiacere al sovrano, di cui era "buon servitore", poiché aveva scelto di servire Dio per primo. Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili, la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio, mi offre l’opportunità di riflettere brevemente con voi sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico.

La tradizione parlamentare di questo Paese deve molto al senso istintivo di moderazione presente nella Nazione, al desiderio di raggiungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello stato e i diritti di coloro che gli sono soggetti. Se da un lato, nella vostra storia, sono stati compiuti a più riprese dei passi decisivi per porre dei limiti all’esercizio del potere, dall’altro le istituzioni politiche della nazione sono state in grado di evolvere all’interno di un notevole grado di stabilità.

In tale processo storico, la Gran Bretagna è emersa come una democrazia pluralista, che attribuisce un grande valore alla libertà di espressione, alla libertà di affiliazione politica e al rispetto dello stato di diritto, con un forte senso dei diritti e doveri dei singoli, e dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. La dottrina sociale cattolica, pur formulata in un linguaggio diverso, ha molto in comune con un tale approccio, se si considera la sua fondamentale preoccupazione per la salvaguardia della dignità di ogni singola persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e la sua sottolineatura del dovere delle autorità civili di promuovere il bene comune.

E, in verità, le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro continuano a presentarsi, in termini sempre nuovi, con il mutare delle condizioni sociali. Ogni generazione, mentre cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin dove esse possono estendersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali? Queste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile. Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia.

L’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria globale. Vi è un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo. Così come "ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale" (Caritas in Veritate, 37), analogamente, nel campo politico, la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto raggio, che nessun governo può permettersi di ignorare. Una positiva esemplificazione di ciò si può trovare in una delle conquiste particolarmente rimarchevoli del Parlamento britannico: l’abolizione del commercio degli schiavi. La campagna che portò a questa legislazione epocale, si basò su principi morali solidi, fondati sulla legge naturale, e ha costituito un contributo alla civilizzazione di cui questa nazione può essere giustamente orgogliosa.

La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche?

La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione. Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti – ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione – bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi. Questo ruolo "correttivo" della religione nei confronti della ragione, tuttavia, non è sempre bene accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali. E, a loro volta, queste distorsioni della religione emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione. È un processo che funziona nel doppio senso. Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana.

Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Per questo vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede – il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso – hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà.

La religione, in altre parole, per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale contesto, non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore.

Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che – paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni – ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza. Questi sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica. Vorrei pertanto invitare tutti voi, ciascuno nelle rispettive sfere di influenza, a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale.

La vostra disponibilità in questo senso si è già manifestata nell’invito senza precedenti che mi avete rivolto oggi, e trova espressione in quei settori di interesse nei quali il vostro Governo si è impegnato insieme alla Santa Sede. Nel campo della pace, vi sono stati degli scambi circa l’elaborazione di un trattato internazionale sul commercio di armi; circa i diritti umani, la Santa Sede ed il Regno Unito hanno visto positivamente il diffondersi della democrazia, specialmente negli ultimi 65 anni; nel campo dello sviluppo, vi è stata collaborazione nella remissione del debito, nel commercio equo e nel finanziamento allo sviluppo, in particolare attraverso la "International Finance Facility", l’ "International Immunization Bond" e l’ "Advanced Market Commitment". La Santa Sede è inoltre desiderosa di ricercare, con il Regno Unito, nuove strade per promuovere la responsabilità ambientale, a beneficio di tutti.

Noto inoltre che l’attuale Governo si è impegnato a devolvere entro il 2013 lo 0,7% del Reddito nazionale in favore degli aiuti allo sviluppo. È stato incoraggiante, negli ultimi anni, notare i segni positivi di una crescita della solidarietà verso i poveri che riguarda tutto il mondo. Ma per tradurre questa solidarietà in azione effettiva c’è bisogno di idee nuove, che migliorino le condizioni di vita in aree importanti quali la produzione del cibo, la pulizia dell’acqua, la creazione di posti di lavoro, la formazione, l’aiuto alle famiglie, specialmente dei migranti, e i servizi sanitari di base. Quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve: in verità, il mondo è stato testimone delle vaste risorse che i governi sono in grado di raccogliere per salvare istituzioni finanziarie ritenute "troppo grandi per fallire". Certamente lo sviluppo integrale dei popoli della terra non è meno importante: è un’impresa degna dell’attenzione del mondo, veramente "troppo grande per fallire".

Questo sguardo generale alla cooperazione recente tra Regno Unito e Santa Sede mostra bene quanto progresso sia stato fatto negli anni trascorsi dallo stabilimento di relazioni diplomatiche bilaterali, in favore della promozione nel mondo dei molti valori di fondo che condividiamo. Spero e prego che questa relazione continuerà a portare frutto e che si rifletterà in una crescente accettazione della necessità di dialogo e rispetto, a tutti i livelli della società, tra il mondo della ragione ed il mondo della fede. Sono certo che anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini, in armonia con la storica pratica di questo Parlamento di invocare la guida dello Spirito su quanti cercano di migliorare le condizioni di vita di tutto il genere umano. Affinché questa cooperazione sia possibile, le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa. In questo modo potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione. Gli angeli che ci guardano dalla magnifica volta di questa antica Sala ci ricordano la lunga tradizione da cui il Parlamento britannico si è sviluppato. Essi ci ricordano che Dio vigila costantemente su di noi, per guidarci e proteggerci. Ed essi ci chiamano a riconoscere il contributo vitale che il credo religioso ha reso e può continuare a rendere alla vita della nazione.

Signor Presidente, La ringrazio ancora per questa opportunità di rivolgermi brevemente a questo distinto uditorio. Mi permetta di assicurare a Lei e al Signor Presidente della Camera dei Lords i miei auguri e la mia costante preghiera per Voi e per il fruttuoso lavoro di entrambe le Camere di questo antico Parlamento. Grazie, e Dio vi benedica tutti!

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:38


CELEBRAZIONE ECUMENICA NELLA WESTMINSTER ABBEY DI LONDRA


Alle ore 18.15 di questo pomeriggio, il Santo Padre raggiunge la Westminster Abbey di Londra per la Celebrazione Ecumenica. Al Suo arrivo con gli Arcivescovi di Canterbury e di Westminster, viene accolto dal Decano che gli presenta il Capitolo dell’Abbazia e lo accompagna alla tomba del Milite Ignoto, dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale, dove viene pronunciata una breve preghiera per la pace nel 70° anniversario della Battle of Britain.
All’ingresso della Sagrestia, presso la Cappella di S. Giorgio, vengono poi presentati al Papa alcuni Leaders religiosi. Il Santo Padre esce quindi in processione con l’Arcivescovo di Canterbury lungo la navata centrale fino all’Altare dell’Incoronazione.
Dopo gli indirizzi di saluto del Decano di Westminster, Dr John Hall, e dell’Arcivescovo di Canterbury, Dr Rowan Williams, il Papa ringrazia e introduce la celebrazione ecumenica con le parole che riportiamo di seguito:

PAROLE INTRODUTTIVE DEL SANTO PADRE

Vostra Grazia, Signor Decano,
Cari amici in Cristo
,

vi ringrazio per il vostro gentile benvenuto. Questo nobile edificio ricorda la lunga storia dell’Inghilterra, così profondamente segnata dalla predicazione del Vangelo e dalla cultura cristiana dalla quale è nata. Vengo qui oggi come pellegrino da Roma per pregare davanti alla tomba di Sant’ Edoardo il Confessore ed unirmi a voi nell’implorare il dono dell’unità tra i cristiani. Che questi momenti di preghiera e fraternità ci confermino nell’amore per Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, e nella comune testimonianza del perenne potere che ha il Vangelo di illuminare il futuro di questa grande Nazione.

DISCORSO DEL SANTO PADRE DOPO LA RECITA DEI VESPRI

Cari amici in Cristo,

ringrazio il Signore per questa opportunità di unirmi a voi, rappresentanti delle confessioni cristiane presenti in Gran Bretagna, in questa magnifica Abbazia dedicata a San Pietro, la cui architettura e la cui storia parlano in maniera tanto eloquente della nostra comune eredità di fede. In questo luogo non possiamo non essere richiamati a come la fede cristiana abbia plasmato in modo così profondo l’unità e la cultura dell’Europa ed il cuore e lo spirito del popolo inglese. Qui, inoltre, siamo necessariamente richiamati al fatto che ciò che noi condividiamo in Cristo è più grande di ciò che continua a dividerci.

Sono grato a Sua Grazia l’Arcivescovo di Canterbury per il suo gentile saluto, così come al Decano e al Capitolo di questa venerabile Abbazia per il loro cordiale benvenuto. Ringrazio il Signore per avermi concesso, quale successore di san Pietro nella Sede di Roma, di compiere questo pellegrinaggio alla tomba di Sant’Edoardo il Confessore. Edoardo, re d’Inghilterra, rimane un modello di testimonianza cristiana ed un esempio di quella vera grandezza alla quale il Signore nelle Scritture chiama i suoi discepoli, come abbiamo appena ascoltato: la grandezza di un’umiltà e di un’obbedienza fondate sullo stesso esempio di Cristo (cfr Fil 2,6-8), la grandezza di una fedeltà che non esita ad abbracciare il mistero della Croce a motivo dell’amore per il divino Maestro e della sicura speranza nelle sue promesse (cfr Mc 10,43-44).

Quest’anno, come sappiamo, ricorre il centenario del movimento ecumenico moderno, che iniziò con l’appello della Conferenza di Edimburgo in favore dell’unità dei cristiani, come requisito previo per una credibile e convincente testimonianza del vangelo nel nostro tempo. Commemorando questo anniversario dobbiamo rendere grazie per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione. Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, siamo sfidati a proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano.

In una società che è divenuta sempre più indifferente e persino ostile al messaggio cristiano, noi tutti siamo ancor più chiamati a dare una gioiosa e convincente testimonianza della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15), e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Mentre entravamo in processione nel presbiterio, all’inizio di questa celebrazione, il coro ha cantato che Cristo è il nostro "sicuro fondamento". Egli è l’Eterno Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, incarnato, come afferma il Credo, "per noi uomini e per la nostra salvezza". Lui solo ha parole di vita eterna. In lui, come insegna l’Apostolo, "tutte le cose sussistono" … "poiché è piaciuto a Dio che abiti in lui tutta la pienezza" (Col 1,17.19).

Il nostro impegno per l’unità dei cristiani non ha altro fondamento che la nostra fede in Cristo, in questo Cristo, risorto da morte e assiso alla destra del Padre, che tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. È la realtà della persona di Cristo, la sua opera salvifica e soprattutto il fatto storico della sua risurrezione, che è il contenuto del kerygma apostolico e di quelle formule di fede che, a partire dal Nuovo Testamento stesso, hanno garantito l’integrità della sua trasmissione. L’unità della Chiesa, in una parola, non può mai essere altro che una unità nella fede apostolica, nella fede consegnata nel rito del Battesimo ad ogni nuovo membro del Corpo di Cristo. E’ questa fede che ci unisce al Signore, che ci fa partecipi del suo Santo Spirito e perciò, anche adesso, partecipi della vita della Santissima Trinità, il modello della koinonia della Chiesa qui sulla terra.

Cari amici, siamo tutti consapevoli delle sfide e delle benedizioni, delle delusioni e dei segni di speranza che hanno contraddistinto il nostro cammino ecumenico. Questa sera li affidiamo al Signore, fiduciosi nella sua provvidenza e nel potere della sua grazia. Sappiamo che la fraternità costruita, il dialogo iniziato e la speranza che ci guida, ci daranno la forza e indicheranno la direzione, mentre perseveriamo nel nostro cammino comune. Allo stesso tempo, con evangelico realismo, dobbiamo anche riconoscere le sfide che ci stanno davanti, non solamente sulla via dell’unità dei cristiani, ma anche nel nostro impegno di proclamare Cristo ai nostri giorni. La fedeltà alla parola di Dio, proprio perché è una parola vera, ci chiede una obbedienza che ci conduca insieme verso una più profonda comprensione della volontà del Signore, una obbedienza che deve essere libera dal conformismo intellettuale o dal facile adattamento allo spirito del tempo. Questa è la parola di incoraggiamento che desidero lasciarvi questa sera, e lo faccio in fedeltà al mio ministero di Vescovo di Roma e Successore di San Pietro, incaricato di una cura particolare per l’unità del gregge di Cristo.

Riuniti in questa antica chiesa monastica, possiamo richiamare l’esempio di un grande Inglese e uomo di chiesa che onoriamo insieme: san Beda il Venerabile. All’alba della nuova era nella vita della società e della Chiesa, Beda comprese sia l’importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa dalla tradizione apostolica, sia la necessità di un’apertura creativa ai nuovi sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio e nella cultura del suo tempo.

Questa nazione, e l’Europa che Beda e i suoi contemporanei hanno contribuito ad edificare, ancora una volta si trova alle soglie di una nuova epoca. Possa l’esempio di san Beda ispirare i cristiani di queste terre a riscoprire la loro comune eredità, a consolidare quello che hanno in comune e a continuare nel loro impegno per crescere in fraternità. Che il Signore Risorto rafforzi i nostri sforzi per riparare le divisioni del passato ed affrontare le sfide del presente con speranza verso il futuro che, Egli, nella sua provvidenza, riserva a noi e al nostro mondo. Amen.

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:40


SANTA MESSA NELLA CATTEDRALE DI WESTMINSTER


Alle ore 10 di questa mattina, nella Cattedrale di Westminster, il Santo Padre Benedetto XVI celebra la Santa Messa votiva del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a cui è dedicata la Cattedrale. È presente alla Celebrazione Eucaristica l’Arcivescovo di Canterbury, Dr Rowan Williams. Alcune migliaia di giovani seguono la Santa Messa su megaschermi all’esterno della Cattedrale.
Nel corso della celebrazione, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Westminster, S.E. Mons. Vincent Gerard Nichols, dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari amici in Cristo,

vi saluto tutti con gioia nel Signore e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Ringrazio l’Arcivescovo Nichols per le parole di benvenuto che mi ha rivolto in nome vostro. Davvero in questo incontro del successore di Pietro con i fedeli della Gran Bretagna, “il cuore parla al cuore” e ci fa gioire nell’amore di Cristo e nella nostra comune professione della fede cattolica che ci è stata trasmessa dagli Apostoli.

Sono particolarmente lieto che il nostro incontro abbia luogo in questa Cattedrale dedicata al Preziosissimo Sangue, che è il segno della misericordia redentrice di Dio riversatasi sul mondo mediante la passione, morte e resurrezione del suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. Un particolare saluto rivolgo all’Arcivescovo di Canterbury che ci onora della sua presenza.

Il visitatore di questa cattedrale non può non rimanere colpito dal grande crocifisso che domina la navata, che ritrae il corpo di Cristo schiacciato dalla sofferenza, sopraffatto dal dolore, vittima innocente la cui morte ci ha riconciliati con il Padre e ci ha donato di partecipare alla vita stessa di Dio. Le braccia spalancate del Signore sembrano abbracciare questa chiesa intera, innalzando verso il Padre le schiere di fedeli che si raccolgono attorno all’altare del sacrificio Eucaristico e partecipano dei suoi frutti. Il Signore crocifisso sta sopra di noi e davanti a noi, come la sorgente della nostra vita e salvezza, “il sommo sacerdote dei beni futuri”, come lo definisce l’autore della Lettera agli Ebrei nella prima lettura odierna (9,11).

E’, per così dire, all’ombra di questa impressionante immagine, che vorrei riferirmi alla parola di Dio che è stata proclamata in mezzo a noi e riflettere sul mistero del Sangue Prezioso, poiché è questo mistero che ci conduce a riconoscere l’unità fra il sacrificio di Cristo sulla Croce, il sacrificio Eucaristico che egli ha donato alla sua Chiesa, e il suo eterno sacerdozio, per mezzo del quale, assiso alla destra del Padre, egli non cessa di intercedere per noi, le membra del suo mistico corpo.

Incominciamo dal sacrificio della Croce. Lo scaturire del sangue di Cristo è la sorgente della vita della Chiesa. San Giovanni, come sappiamo, vede nell’acqua e nel sangue che sgorgano dal corpo di nostro Signore la sorgente di quella vita divina che è donata dallo Spirito Santo e ci viene comunicata nei sacramenti (Gv 19,34; cfr 1 Gv 1,7;5,6-7). La Lettera agli Ebrei ricava, potremmo dire, le implicazioni liturgiche di questo mistero. Gesù, attraverso la sua sofferenza e morte, la sua auto-donazione nello Spirito eterno, è divenuto il nostro sommo sacerdote e “il mediatore di un’alleanza nuova” (9,15). Queste parole richiamano le stesse parole di nostro Signore nell’Ultima Cena, quando egli istituì l’Eucarestia come sacramento del suo corpo, donato per noi, e del suo sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza sparso per la remissione dei peccati (cfr Mc 14,24; Mt 26,28; Lc 22,20).

Fedele al comando di Cristo “fate questo in memoria di me” (Lc 22,19), la Chiesa in ogni tempo e luogo celebra l’Eucarestia, fino a che il Signore ritorni nella gloria, rallegrandosi nella sua presenza sacramentale e attingendo alla forza del suo sacrificio di salvezza per la redenzione del mondo.

La realtà del sacrificio Eucaristico è sempre stata al cuore della fede cattolica; messa in discussione nel sedicesimo secolo, essa venne solennemente riaffermata al Concilio di Trento, nel contesto della nostra giustificazione in Cristo. Qui in Inghilterra, come sappiamo, molti difesero strenuamente la Messa, sovente a caro prezzo, dando vita a quella devozione alla Santissima Eucaristia che è stata una caratteristica del cattolicesimo in queste terre.

Il sacrificio Eucaristico del Corpo e Sangue di Cristo comprende a sua volta il mistero della passione di nostro Signore che continua nei membri del suo Corpo mistico, la Chiesa in ogni epoca. Il grande crocifisso che qui ci sovrasta, ci ricorda che Cristo, nostro eterno sommo sacerdote, unisce quotidianamente i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, i nostri bisogni, speranze e aspirazioni agli infiniti meriti del suo sacrificio.

Per lui, con lui ed in lui noi eleviamo i nostri corpi come un sacrificio santo e gradito a Dio (cfr Rm 12,1). In questo senso siamo presi nella sua eterna oblazione, completando, come afferma san Paolo, nella nostra carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo corpo, che è la Chiesa (cfr Col 1,24). Nella vita della Chiesa, nelle sue prove e tribolazioni, Cristo continua, secondo l’incisiva espressione di Pascal, ad essere in agonia fino alla fine del mondo (Pensées, 553, éd. Brunschvicg).

Vediamo rappresentato nella forma più eloquente questo aspetto del mistero del prezioso sangue di Cristo dai martiri di ogni tempo, che hanno bevuto al calice da cui Cristo stesso ha bevuto, ed il cui sangue, sparso in unione al suo sacrificio, dà nuova vita alla Chiesa. Ciò è anche riflesso nei nostri fratelli e sorelle nel mondo, che ancora oggi soffrono discriminazioni e persecuzioni per la loro fede cristiana.

Ma è anche presente, spesso nascosto nelle sofferenze di tutti quei singoli cristiani che quotidianamente uniscono i loro sacrifici a quelli del Signore per la santificazione della Chiesa e la redenzione del mondo. Il mio pensiero va in modo particolare a tutti quelli che sono spiritualmente uniti a questa celebrazione Eucaristica, in particolare i malati, gli anziani, gli handicappati e coloro che soffrono nella mente e nello spirito.

Qui penso anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri. Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti.

Cari amici, ritorniamo alla contemplazione del grande crocifisso che troneggia sopra noi. Le mani di nostro Signore, stese sulla Croce, ci invitano a contemplare anche la nostra partecipazione al suo eterno sacerdozio e la responsabilità che abbiamo, in quanto membra del suo corpo, di portare al mondo in cui viviamo il potere riconciliante del suo sacrificio. Il Concilio Vaticano II parlò in maniera eloquente dell’indispensabile ruolo del laicato di portare avanti la missione della Chiesa, attraverso lo sforzo di servire da fermento del Vangelo nella società, lavorando per l’avanzamento del Regno di Dio nel mondo (cfr Lumen gentium, 31; Apostolicam actuositatem, 7).

Il richiamo del Concilio ai fedeli laici ad assumere il loro impegno battesimale partecipando alla missione di Cristo richiama le intuizioni e gli insegnamenti di John Henry Newman. Possano le profonde idee di questo grande Inglese continuare ad ispirare tutti i seguaci di Cristo in questa terra a conformare a lui ogni loro pensiero, parola ed azione e a lavorare strenuamente per difendere quelle immutabili verità morali che, riprese, illuminate e confermate dal Vangelo, stanno alla base di una società veramente umana, giusta e libera.

Quanto ha bisogno la società contemporanea di questa testimonianza! Quanto abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella società, di testimoni della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo! Una delle più grandi sfide che oggi dobbiamo affrontare è come parlare in maniera convincente della sapienza e del potere liberante della parola di Dio ad un mondo che troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina i nostri sforzi per vivere in modo saggio e buono, sia come individui che come membri della società.

Preghiamo quindi affinché i cattolici di questa terra diventino sempre più consapevoli della loro dignità di popolo sacerdotale, chiamato a consacrare il mondo a Dio mediante una vita di fede e di santità. E possa questa crescita di zelo apostolico essere accompagnata da un aumento di preghiera per le vocazioni al sacerdozio ministeriale.

Più si sviluppa l’apostolato dei laici, più urgente viene sentito il bisogno di sacerdoti, e più il laicato approfondisce la consapevolezza della propria specifica vocazione, più si rende evidente ciò che è proprio del sacerdote. Possano molti giovani di questa terra trovare la forza di rispondere alla chiamata del Maestro al sacerdozio ministeriale, offrendo le loro vite, le loro energie e i loro talenti a Dio, edificando così il suo popolo nell’unità e nella fedeltà al Vangelo, specialmente attraverso la celebrazione del sacrificio Eucaristico.

Cari amici, in questa Cattedrale del Preziosissimo Sangue vi invito ancora una volta a guardare a Cristo, autore e perfezionatore della nostra fede (cfr Eb 12,2). Vi chiedo di unirvi ancor più pienamente al Signore, partecipando al suo sacrificio sulla Croce ed offrendogli questo “culto spirituale” (cfr Rm 12,1) che abbraccia ogni aspetto della nostra vita e si esprime nell’impegno di contribuire all’avvento del suo Regno. Prego affinché, così facendo, possiate unirvi alle schiere di credenti della lunga storia cristiana di questa terra nel costruire una società veramente degna dell’uomo, degna delle più nobili tradizioni della vostra nazione.

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:41


SALUTO AI GIOVANI SUL SAGRATO DELLA CATTEDRALE DI WESTMINSTER


Conclusa la Santa Messa, il Papa percorre la navata centrale e si reca sul Sagrato della Cattedrale di Westminster per salutare e benedire i giovani ivi raccolti. Dopo il saluto di un rappresentante dei giovani, il Santo Padre pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari giovani amici,

grazie per il vostro caloroso saluto! “Il cuore parla al cuore” – cor ad cor loquitur – come sapete. Ho scelto queste parole così care al Cardinal Newman come tema della mia visita. In questi pochi momenti in cui stiamo insieme desidero parlarvi dal cuore e chiedervi di aprire il vostro a ciò che vi dirò.
Chiedo ad ognuno di voi, prima di tutto, di guardare dentro al proprio cuore. Pensate a tutto l’amore, per ricevere il quale il vostro cuore è stato creato e a tutto l’amore che esso è chiamato a donare. In fin dei conti, siamo stati fatti per amare. Questo è ciò che la Bibbia intende quando afferma che siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio: siamo stati fatti per conoscere il Dio dell’amore, il Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, e per trovare la nostra piena realizzazione in quel divino amore che non conosce né inizio né fine.

Siamo stati fatti per ricevere amore e di fatto ne abbiamo. Ogni giorno dovremmo ringraziare Dio per l’amore che abbiamo già ricevuto, per l’amore che ci ha resi ciò che siamo, l’amore che ci ha mostrato cosa è davvero importante nella vita.

Dobbiamo ringraziare il Signore per l’amore che abbiamo ricevuto dalle nostre famiglie, amici, insegnanti, e da tutte quelle persone che nella vita ci hanno aiutato a comprendere quanto siamo preziosi, ai loro occhi e agli occhi di Dio.

Siamo stati fatti anche per donare amore, per fare dell’amore l’ispirazione di ogni nostra attività, la realtà più solida della nostra vita.

A volte ciò sembra tanto naturale, specialmente quando sentiamo l’euforia dell’amore, quando i nostri cuori sono ricolmi di generosità, di idealismo, del desiderio di aiutare gli altri, di costruire un mondo migliore. Ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che amare è difficile: i nostri cuori possono facilmente essere induriti dall’egoismo, dall’invidia e dall’orgoglio. La Beata Madre Teresa di Calcutta, la grande Missionaria della Carità, ci ricordava che dare amore, amore puro e generoso, è il frutto di una decisione quotidiana. Ogni giorno dobbiamo scegliere di amare e ciò richiede un aiuto, l’aiuto che proviene da Cristo, dalla preghiera, dalla saggezza che si trova nella sua parola e dalla grazia che egli effonde su di noi nei sacramenti della sua Chiesa.

Questo è il messaggio che desidero condividere con voi oggi. Vi chiedo di guardare dentro il vostro cuore ogni giorno, per trovare la sorgente di ogni amore autentico. Gesù è sempre là, aspettando tranquillamente che possiamo raccoglierci con lui ed ascoltare la sua voce. Nel profondo del vostro cuore egli vi chiama a trascorrere del tempo con lui nella preghiera. Ma questo tipo di preghiera, la vera preghiera, richiede disciplina: richiede di trovare dei momenti di silenzio ogni giorno. Spesso ciò significa attendere che il Signore parli. Anche fra le occupazioni e lo stress della nostra vita quotidiana abbiamo bisogno di dare spazio al silenzio, perché è nel silenzio che troviamo Dio, ed è nel silenzio che scopriamo chi siamo veramente. E con ciò, scopriamo la vocazione particolare che Dio ci ha dato per l’edificazione della sua Chiesa e la redenzione del nostro mondo.

Il cuore parla al cuore. Con queste parole pronunciate dal mio cuore, cari giovani amici, assicuro le mie preghiere per voi affinché le vostre vite portino frutti abbondanti per la crescita della civiltà dell’amore. Vi chiedo anche di pregare per me, per il mio ministero di successore di Pietro, e per le necessità della Chiesa nel mondo. Su di voi, sulle vostre famiglie ed i vostri amici, di cuore invoco da Dio benedizioni di sapienza, gioia e pace.

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:42


SALUTO AI FEDELI DEL GALLES NELLA CATTEDRALE DI WESTMINSTER


Dopo aver salutato i giovani radunati sul Sagrato, il Santo Padre Benedetto XVI rientra nella Cattedrale di Westminster per svelare e benedire un mosaico raffigurante St David, Patrono del Galles. Qui, dopo il saluto del Vescovo di Wrexham, S.E. Mons. Edwin Regan a nome della delegazione di fedeli del Galles, il Papa pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Venerato Fratello Mons. Regan,

grazie per il caloroso saluto che mi ha rivolto a nome dei fedeli del Galles. Sono felice di avere questa opportunità di onorare la nazione e le sue antiche tradizioni cristiane benedicendo un mosaico di San Davide, il patrono del popolo Gallese, e accendendo la candela della statua di Nostra Signora di Cardigan.

San Davide fu uno dei grandi santi del sesto secolo, quell’epoca d’oro di santi e missionari in queste isole, e fu per questo un fondatore della cultura cristiana che sta alle radici dell’Europa moderna. La predicazione di Davide fu semplice, ma profonda. Le parole che, morente, pronunciò ai monaci furono “Siate felici, conservate la fede e fate cose semplici”. Sono le cose semplici che rivelano il nostro amore per colui che ci ha amati per primo (cfr 1Gv 4,19) e che uniscono le persone in una comunità di fede, amore e servizio. Possa il messaggio di san Davide, in tutta la sua semplicità e ricchezza, continuare a risuonare nel Galles di oggi, attirando i cuori del suo popolo ad un rinnovato amore per Cristo e la sua Chiesa.

Nella sua secolare storia, la gente del Galles si è distinta per la sua devozione alla Madre di Dio; ciò è posto in evidenza dagli innumerevoli luoghi del Galles chiamati “Llanfair” – Chiesa di Maria. Mentre mi appresto ad accendere la candela sorretta da Nostra Signora, prego affinché Ella continui ad intercedere presso il suo Figlio per tutti gli uomini e le donne del Galles. Che la luce di Cristo continui a guidare i loro passi e plasmare la vita e la cultura della nazione.

Purtroppo non mi è stato possibile recarmi in Galles durante questa visita. Ma spero che questa splendida statua, che ora ritorna al Santuario Nazionale di Nostra Signora di Cardigan, sarà un ricordo permanente del profondo amore del Papa per il popolo del Galles e della sua costante vicinanza sia nella preghiera, che nella comunione della Chiesa.

Bendith Duw ar bobol Cymru! Dio benedica il popolo del Galles!

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S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:44


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

Miei cari fratelli e sorelle
,

sono davvero contento di essere fra voi, residenti della Casa San Pietro, e di ringraziare Suor Marie Claire e la Signora Taskper le loro gentili parole di benvenuto a vostro nome. Sono anche lieto di salutare l’Arcivescovo Smith di Southwark, come pure le Piccole Sorelle dei Poveri, il personale e i volontari che vi assistono.

Con i progressi della medicina ed altri fattori legati alla accresciuta longevità, è importante riconoscere la presenza di un crescente numero di anziani come una benedizione per la società. Ogni generazione può imparare dall’esperienza e saggezza della generazione che l’ha preceduta. Inoltre il provvedere alla cura delle persone anziane non dovrebbe essere anzitutto considerata come un atto di generosità, ma come il ripagare un debito di gratitudine.

Da parte sua la Chiesa ha sempre avuto grande rispetto per l’anziano. Il Quarto Comandamento “Onora tuo padre e tua madre come il Signore tuo Dio ti ha comandato” è legato alla promessa “perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà (Dt 5,16). Questa opera della Chiesa per gli anziani e gli infermi non offre loro solamente amore e cura, ma è anche ricambiata da Dio con le benedizioni che egli ha promesso alla terra in cui questo comandamento viene osservato.

Dio vuole un preciso rispetto per la dignità e il valore, la salute e il benessere degli anziani e, attraverso le sue istituzioni caritative in Gran Bretagna ed altrove, la Chiesa cerca di adempiere il comando del Signore di rispettare la vita, senza tenere conto dell’età o delle condizioni.

Agli inizi del mio pontificato ho detto: “Ognuno di noi è voluto, ognuno di noi è amato, ognuno di noi è necessario“ (Omelia alla Messa per gli inizi del Ministero Petrino del Vescovo di Roma, 24 aprile 2005). La vita è un dono unico, ad ogni stadio, dal concepimento fino alla morte naturale, e spetta solo a Dio darla e toglierla. Uno può godere buona salute in tarda età; ma ugualmente i Cristiani non dovrebbero avere paura di partecipare alle sofferenze di Cristo se Dio vuole che affrontiamo l’infermità. Il mio predecessore il Papa Giovanni Paolo, ha sofferto pubblicamente negli ultimi anni della sua vita. Appariva chiaro a tutti che viveva questo in unione alle sofferenze del nostro Salvatore. La sua letizia e pazienza nell’affrontare i suoi ultimi giorni furono un significativo e commovente esempio per tutti noi che dobbiamo portare il carico degli anni che avanzano.

Per questo sono venuto fra voi non solo come un Padre, ma soprattutto come un fratello che conosce bene le gioie e le sfide che vengono con l’età. I nostri lunghi anni di vita ci offrono l’opportunità di apprezzare la bellezza dei più grandi doni che Dio ci ha dato, il dono della vita così come la fragilità dello spirito umano.

Quelli fra noi che vivono parecchi anni hanno una meravigliosa opportunità di approfondire la propria consapevolezza del mistero di Cristo che umiliò se stesso per condividere la nostra umanità. Mentre cresce il nostro normale periodo di vita, le nostre capacità fisiche spesso vengono meno; e tuttavia questi periodi possono essere fra gli anni spiritualmente più fruttuosi della nostra vita. Questi anni sono un’opportunità per ricordare in una preghiera affettuosa tutti quelli che abbiamo amato in questa vita e porre tutto quello che siamo stati e abbiamo fatto davanti alla grazia e alla tenerezza di Dio. Questo sarà certamente di grande conforto spirituale e ci permetterà di scoprire di nuovo il suo amore e la sua bontà tutti i giorni della nostra vita.

Con questi sentimenti, cari fratelli e sorelle, assicuro di cuore le mie preghiere per tutti voi, e vi chiedo di pregare per me. Che la nostra beata Signora ed il suo sposo San Giuseppe preghino per la nostra felicità in questa vita e ci ottengano la benedizione di un sereno passaggio nella prossima.

Dio vi benedica tutti!

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana
S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:45
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE SULL'INCONTRO DEL SANTO PADRE CON CINQUE VITTIME DI ABUSI SESSUALI DA PARTE DI MEMBRI DEL CLERO

Traduzione in lingua italiana

Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

Sabato 18 settembre 2010, presso la Nunziatura apostolica di Londra, il Santo Padre ha incontrato un gruppo di persone vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero.

Il Santo Padre si è commosso ascoltando le storie delle vittime e ha espresso profondo dolore e vergogna per le sofferenze loro e delle loro famiglie. Ha pregato con loro e ha assicurato che la Chiesa Cattolica, mentre continua a mettere in atto misure efficaci per la protezione dei giovani, sta facendo tutto il possibile per verificare le accuse, per collaborare con le autorità civili e per consegnare alla giustizia il clero e i religiosi accusati di questi gravi crimini.

Come in altre occasioni, ha pregato affinché tutte le vittime di abusi possano sperimentare guarigione e riconciliazione e riescano a superare la propria angoscia passata e presente con serenità e nuova speranza per il futuro.

Dopo quest’incontro, il Santo Padre parlerà ad un gruppo di professionisti e di volontari che si dedicano alla protezione dei bambini e dei giovani in ambiente ecclesiastico.

Bollettino Ufficiale Santa Sede
S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:46


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

Il Papa con i professionisti per la protezione dei bambini nella Chiesa


Cari amici,

sono lieto di avere l’opportunità di salutare voi che rappresentate i numerosi professionisti e volontari responsabili della protezione dei ragazzi negli ambienti ecclesiali. La Chiesa ha una lunga tradizione di cura dei ragazzi, dai primi anni di vita fino all’età adulta, seguendo l’esempio di affetto di Cristo che benediceva i fanciulli a lui portati e che insegnava ai suoi discepoli che a chi è come loro appartiene il Regno dei Cieli.

Il vostro lavoro, portato avanti sulla scorta delle raccomandazioni elaborate in una prima fase dal “Nola Report” e in seguito dalla Commissione “Cumberlege”, ha offerto un contributo vitale alla promozione di ambienti sicuri per la gioventù. Esso aiuta ad assicurare che le misure preventive messe in campo sono efficaci, che esse sono mantenute con attenzione, e che qualsiasi accusa di abuso è trattata con rapidità e giustizia. A nome dei molti ragazzi che voi servite e dei loro genitori, vorrei ringraziarvi per il buon lavoro che avete fatto e continuate a fare in questo settore.

È deplorevole che, in così marcato contrasto con la lunga tradizione della Chiesa di cura per i ragazzi, questi abbiano sofferto abusi e maltrattamenti ad opera di alcuni preti e religiosi. Siamo tutti diventati molto più consapevoli della necessità di proteggere i ragazzi e voi costituite una parte importante della vasta risposta della Chiesa al problema.

Sebbene non vi siano mai motivi per compiacersi, occorre dare atto a ciò che è stato fatto: gli sforzi della Chiesa, in questo Paese e altrove, specialmente negli ultimi dieci anni per garantire la sicurezza dei fanciulli e dei giovani e per mostrare loro ogni rispetto durante la loro crescita verso la maturità, devono essere riconosciuti. Prego che il vostro generoso servizio aiuti a rafforzare un’atmosfera di fiducia e di rinnovato impegno per il benessere dei ragazzi, che sono un così prezioso dono di Dio.

Che Dio renda fecondo il vostro lavoro ed estenda la sua benedizione su tutti voi.

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana
S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:48


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

Cari fratelli e sorelle in Cristo
,

questa è una serata di gioia, di immensa gioia spirituale per tutti noi. Siamo qui riuniti in questa veglia di preghiera per prepararci alla messa di domani, durante la quale un grande figlio di questa nazione, il cardinale John Henry Newman, sarà dichiarato beato. Quante persone, in Inghilterra e in tutto il mondo, hanno atteso questo momento! Anche per me personalmente è una grande gioia condividere questa esperienza con voi. Come sapete, Newman ha avuto da tanto tempo un influsso importante nella mia vita e nel mio pensiero, come lo è stato per moltissime persone al di là di queste isole.

Il dramma della vita di Newman ci invita ad esaminare le nostre vite, a vederle nel contesto del vasto orizzonte del piano di Dio, e a crescere in comunione con la Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo: la Chiesa degli apostoli, la Chiesa dei martiri, la Chiesa dei santi, la Chiesa che Newman amò ed alla cui missione consacrò la propria intera esistenza. [...] Questa sera, nel contesto della preghiera comune, desidero riflettere con voi su alcuni aspetti della vita di Newman, che considero importanti per le nostre vite di credenti e per la vita della Chiesa oggi.

Permettetemi di cominciare ricordando che Newman, secondo il suo stesso racconto, ha ripercorso il cammino della sua intera vita alla luce di una potente esperienza di conversione, che ebbe quando era giovane. Fu un’esperienza immediata della verità della Parola di Dio, dell’oggettiva realtà della rivelazione cristiana quale era stata trasmessa nella Chiesa. Tale esperienza, al contempo religiosa e intellettuale, avrebbe ispirato la sua vocazione ad essere ministro del Vangelo, il suo discernimento della sorgente di insegnamento autorevole nella Chiesa di Dio ed il suo zelo per il rinnovamento della vita ecclesiale nella fedeltà alla tradizione apostolica. Alla fine della vita, Newman avrebbe descritto il proprio lavoro come una lotta contro la tendenza crescente a considerare la religione come un fatto puramente privato e soggettivo, una questione di opinione personale.

Qui vi è la prima lezione che possiamo apprendere dalla sua vita: ai nostri giorni, quando un relativismo intellettuale e morale minaccia di fiaccare i fondamenti stessi della nostra società, Newman ci rammenta che, quali uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo stati creati per conoscere la verità, per trovare in essa la nostra definitiva libertà e l’adempimento delle più profonde aspirazioni umane. In una parola, siamo stati pensati per conoscere Cristo, che è lui stesso “la via, la verità e la vita” (Giovanni 14, 6).

L’esistenza di Newman, inoltre, ci insegna che la passione per la verità, per l’onestà intellettuale e per la conversione genuina comportano un grande prezzo da pagare. La verità che ci rende liberi non può essere trattenuta per noi stessi; esige la testimonianza, ha bisogno di essere udita, ed in fondo la sua potenza di convincere viene da essa stessa e non dall’umana eloquenza o dai ragionamenti nei quali può essere adagiata.

Non lontano da qui, a Tyburn, un gran numero di nostri fratelli e sorelle morirono per la fede; la testimonianza della loro fedeltà sino alla fine fu ben più potente delle parole ispirate che molti di loro dissero prima di abbandonare ogni cosa al Signore.

Nella nostra epoca, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia. E tuttavia la Chiesa non si può esimere dal dovere di proclamare Cristo e il suo Vangelo quale verità salvifica, la sorgente della nostra felicità ultima come individui, e quale fondamento di una società giusta e umana.

Infine, Newman ci insegna che se abbiamo accolto la verità di Cristo e abbiamo impegnato la nostra vita per lui, non vi può essere separazione tra ciò che crediamo ed il modo in cui viviamo la nostra esistenza. Ogni nostro pensiero, parola e azione devono essere rivolti alla gloria di Dio e alla diffusione del suo regno. Newman comprese questo e fu il grande campione dell’ufficio profetico del laicato cristiano. Vide chiaramente che non dobbiamo tanto accettare la verità come un atto puramente intellettuale, quanto piuttosto accoglierla mediante una dinamica spirituale che penetra sino alle più intime fibre del nostro essere. La verità non viene trasmessa semplicemente mediante un insegnamento formale, pur importante che sia, ma anche mediante la testimonianza di vite vissute integralmente, fedelmente e santamente; coloro che vivono della e nella verità riconoscono istintivamente ciò che è falso e, proprio perché falso, è nemico della bellezza e della bontà che accompagna lo splendore della verità, "veritatis splendor".

La prima lettura di stasera è la magnifica preghiera con la quale san Paolo chiede che ci sia dato di conoscere “l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza” (cfr. Efesini 3, 14-21). L’Apostolo prega affinché Cristo dimori nei nostri cuori mediante la fede (cfr. Efesini 3, 17) e perché possiamo giungere a “comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” di quell’amore. Mediante la fede giungiamo a vedere la parola di Dio come una lampada per i nostri passi e luce del nostro cammino (cfr. Salmo 119, 105). Come innumerevoli santi che lo precedettero sulla via del discepolato cristiano, Newman insegnò che la “luce gentile” della fede ci conduce a renderci conto della verità su noi stessi, sulla nostra dignità di figli di Dio, e sul sublime destino che ci attende in cielo.

Permettendo a questa luce della fede di risplendere nei nostri cuori e abbandonandoci ad essa mediante la quotidiana unione al Signore nella preghiera e nella partecipazione ai sacramenti della Chiesa, datori di vita, diventiamo noi stessi luce per quanti ci stanno attorno; esercitiamo il nostro “ufficio profetico”; spesso, senza saperlo, attiriamo le persone più vicino al Signore ed alla sua verità. Senza la vita di preghiera, senza l’interiore trasformazione che avviene mediante la grazia dei sacramenti, non possiamo – con le parole di Newman – “irradiare Cristo”; diveniamo semplicemente un altro “cembalo squillante” (1 Corinzi 13, 1) in un mondo già pieno di crescente rumore e confusione, pieno di false vie che conducono solo a profondo dolore del cuore e ad illusione.

Una delle più amate meditazioni del cardinale contiene queste parole: “Dio mi ha creato per offrire a lui un certo specifico servizio. Mi ha affidato un certo lavoro che non ha affidato ad altri” (Meditations on Christian Doctrine). Vediamo qui il preciso realismo cristiano di Newman, il punto nel quale la fede e la vita inevitabilmente si incrociano. La fede è destinata a portare frutto nella trasformazione del nostro mondo mediante la potenza dello Spirito Santo che opera nella vita e nell’attività dei credenti.

Nessuno che guardi realisticamente al nostro mondo d’oggi può pensare che i cristiani possano continuare a far le cose di ogni giorno, ignorando la profonda crisi di fede che è sopraggiunta nella società, o semplicemente confidando che il patrimonio di valori trasmesso lungo i secoli cristiani possa continuare ad ispirare e plasmare il futuro della nostra società.

Sappiamo che in tempi di crisi e di ribellioni Dio ha fatto sorgere grandi santi e profeti per il rinnovamento della Chiesa e della società cristiana; noi abbiamo fiducia nella sua provvidenza e preghiamo per la sua continua guida. Ma ciascuno di noi, secondo il proprio stato di vita, è chiamato ad operare per la diffusione del Regno di Dio impregnando la vita temporale dei valori del Vangelo.

Ciascuno di noi ha una missione, ciascuno è chiamato a cambiare il mondo, ad operare per una cultura della vita, una cultura forgiata dall’amore e dal rispetto per la dignità di ogni persona umana. Come il Signore ci insegna nel Vangelo appena ascoltato, la nostra luce deve risplendere al cospetto di tutti, così che, vedendo le nostre opere buone, possano dar gloria al nostro Padre celeste (cfr. Matteo 5, 16).

Qui desidero dire una parola speciale ai molti giovani presenti. Cari giovani amici: solo Gesù conosce quale “specifico servizio” ha in mente per voi. Siate aperti alla sua voce che risuona nel profondo del vostro cuore: anche ora il suo cuore parla al vostro cuore. Cristo ha bisogno di famiglie che ricordano al mondo la dignità dell’amore umano e la bellezza della vita familiare.

Egli ha bisogno di uomini e donne che dedichino la loro vita al nobile compito dell’educazione, prendendosi cura dei giovani e formandoli secondo le vie del Vangelo.
Ha bisogno di quanti consacreranno la propria vita al perseguimento della carità perfetta, seguendolo in castità, povertà e obbedienza, e servendolo nel più piccolo dei nostri fratelli e sorelle. Ha bisogno dell’amore potente dei religiosi contemplativi che sorreggono la testimonianza e l’attività della Chiesa mediante la loro continua orazione. Ed ha bisogno di sacerdoti, buoni e santi sacerdoti, uomini disposti a perdere la propria vita per il proprio gregge. Chiedete a Dio cosa ha in mente per voi! Chiedetegli la generosità di dirgli di sì! Non abbiate paura di donarvi interamente a Gesù. Vi darà la grazia necessaria per adempiere alla vostra vocazione. [...]

Ed ora, cari amici, continuiamo questa veglia di preghiera preparandoci ad incontrare Cristo, presente fra noi nel santissimo sacramento dell’altare. Insieme, nel silenzio della nostra comune adorazione, apriamo le menti ed i cuori alla sua presenza, al suo amore, alla potenza convincente della sua verità. In modo speciale, ringraziamolo per la continua testimonianza a quella verità, offerta dal cardinale John Henry Newman. Confidando nelle sue preghiere, chiediamo a Dio di illuminare i nostri passi e quelli della società britannica, con la luce gentile della sua verità, del suo amore, della sua pace. Amen.

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana
S_Daniele
00venerdì 24 settembre 2010 18:50



SANTA MESSA CON BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN, NEL COFTON PARK DI BIRMINGHAM


Alle ore 8 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si congeda dalla Nunziatura Apostolica di Londra e si trasferisce in auto a Wimbledon Park da dove si imbarca sull’elicottero alla volta di Birmingham.
Al Suo arrivo, previsto per le ore 9.30, il Papa è accolto da S.E. Mons. Bernard Longley, Arcivescovo di Birmingham, e dal Sindaco della Città, Len Gregory. Quindi si reca nel Cofton Park di Birmingham dove, alle ore 10, presiede la Santa Messa di Beatificazione del Servo di Dio John Henry Newman (1801-1890), Cardinale e Fondatore degli Oratori di San Filippo Neri in Inghilterra.
Nel corso della celebrazione, introdotta dall’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Birmingham, S.E. Mons. Bernard Longley, dopo il Rito di Beatificazione e la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

la giornata odierna che ci ha portati qui insieme a Birmingham è di grande auspicio. In primo luogo, è il giorno del Signore, domenica, il giorno in cui nostro Signore Gesù Cristo risuscitò dai morti e cambiò per sempre il corso della storia umana, offrendo vita e speranza nuove a quanti vivevano nelle tenebre e nell’ombra della morte. Questa è la ragione per cui i cristiani in tutto il mondo si riuniscono insieme in questo giorno per dar lode e ringraziare Dio per le grandi meraviglie da lui operate per noi.

Questa domenica particolare, inoltre, segna un momento significativo nella vita della nazione britannica, poiché è il giorno prescelto per commemorare il 70mo anniversario della "Battle of Britain". Per me, che ho vissuto e sofferto lungo i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania, è profondamente commovente essere qui con voi in tale occasione, e ricordare quanti dei vostri concittadini hanno sacrificato la propria vita, resistendo coraggiosamente alle forze di quella ideologia maligna.

Il mio pensiero va in particolare alla vicina Coventry, che ebbe a soffrire un così pesante bombardamento e una grave perdita di vite umane nel novembre del 1940. Settant’anni dopo, ricordiamo con vergogna ed orrore la spaventosa quantità di morte e distruzione che la guerra porta con sé al suo destarsi, e rinnoviamo il nostro proposito di agire per la pace e la riconciliazione in qualunque luogo in cui sorga la minaccia di conflitti.

Ma vi è un ulteriore, più gioiosa ragione del perché questo è un giorno fausto per la Gran Bretagna, per le Midlands e per Birmingham. E’ il giorno che vede il Cardinale John Henry Newman formalmente elevato agli altari e dichiarato Beato.

Ringrazio l’Arcivescovo Bernard Longley per il cortese benvenuto rivoltomi questa mattina, all’inizio della Messa. Rendo omaggio a tutti coloro che hanno lavorato così intensamente per molti anni per promuovere la causa del Cardinale Newman, inclusi i Padri dell’Oratorio di Birmingham e i membri della Famiglia spirituale Das Werk. E saluto tutti coloro che sono qui venuti dall’intera Gran Bretagna, dall’Irlanda e da altrove; vi ringrazio per la vostra presenza a questa celebrazione, durante la quale rendiamo gloria e lode a Dio per le virtù eroiche di questo sant’uomo inglese.

L’Inghilterra ha una grande tradizione di Santi martiri, la cui coraggiosa testimonianza ha sostenuto ed ispirato la comunità cattolica locale per secoli. E tuttavia è giusto e conveniente che riconosciamo oggi la santità di un confessore, un figlio di questa Nazione che, pur non essendo chiamato a versare il proprio sangue per il Signore, gli ha tuttavia dato testimonianza eloquente nel corso di una vita lunga dedicata al ministero sacerdotale, specialmente alla predicazione, all’insegnamento e agli scritti. E’ degno di prendere il proprio posto in una lunga scia di Santi e Maestri di queste isole, san Beda, sant’Hilda, san Aelredo, il beato Duns Scoto solo per nominarne alcuni. Nel beato John Henry quella gentile tradizione di insegnamento, di profonda saggezza umana e di intenso amore per il Signore ha dato ricchi frutti quale segno della continua presenza dello Spirito Santo nel profondo del cuore del Popolo di Dio, facendo emergere abbondanti doni di santità.

Il motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, "il cuore parla al cuore", ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio.

Egli ci rammenta che la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente nell’immagine divina.

Come scrisse in uno dei suoi forbiti sermoni: "l’abitudine alla preghiera, che è pratica di rivolgersi a Dio e al mondo invisibile in ogni stagione, in ogni luogo, in ogni emergenza, la preghiera, dico, ha ciò che può essere chiamato un effetto naturale nello spiritualizzare ed elevare l’anima. Un uomo non è più ciò che era prima; gradualmente… ha interiorizzato un nuovo sistema di idee ed è divenuto impregnato di freschi principi" (Parochial and plain sermons, IV, 230-231). Il Vangelo odierno ci dice che nessuno può essere servo di due padroni (cfr Lc 16,13), e l’insegnamento del Beato John Henry sulla preghiera spiega come il fedele cristiano si sia posto in maniera definitiva al servizio dell’unico vero Maestro, il quale soltanto ha il diritto alla nostra devozione incondizionata (cfr Mt 23,10). Newman ci aiuta a comprendere cosa significhi questo nella nostra vita quotidiana: ci dice che il nostro divino Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un "servizio ben definito", affidato unicamente ad ogni singolo: "io ho la mia missione – scrisse – sono un anello in una catena, un vincolo di connessione fra persone. Egli non mi ha creato per niente. Farò il bene, compirò la sua opera; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità proprio nel mio posto… se lo faccio obbedirò ai suoi comandamenti e lo servirò nella mia vocazione" (Meditations and devotions, 301-2).

Lo specifico servizio al quale il Beato John Henry Newman fu chiamato comportò l’applicazione del suo sottile intelletto e della sua prolifica penna a molti dei più urgenti "problemi del giorno". Le sue intuizioni sulla relazione fra fede e ragione, sullo spazio vitale della religione rivelata nella società civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato e a lungo raggio, non furono soltanto di importanza profonda per l’Inghilterra vittoriana, ma continuano ancor oggi ad ispirare e ad illuminare molti in tutto il mondo.

Desidero rendere onore alla sua visione dell’educazione, che ha fatto così tanto per plasmare l’"ethos" che è la forza sottostante alle scuole ed agli istituti universitari cattolici di oggi. Fermamente contrario ad ogni approccio riduttivo o utilitaristico, egli cercò di raggiungere un ambiente educativo nel quale la formazione intellettuale, la disciplina morale e l’impegno religioso procedessero assieme. Il progetto di fondare un’università cattolica in Irlanda gli diede l’opportunità di sviluppare le proprie idee su tale argomento e la raccolta di discorsi da lui pubblicati come The Idea of a University contiene un ideale dal quale possono imparare quanti sono impegnati nella formazione accademica. Ed in verità, quale meta migliore potrebbero proporsi gli insegnanti di religione se non quel famoso appello del Beato John Henry per un laicato intelligente e ben istruito: "Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere" (The Present Position of Catholics in England, IX, 390). Oggi quando l’autore di queste parole viene innalzato sugli altari, prego che, mediante la sua intercessione ed il suo esempio, quanti sono impegnati nel compito dell’insegnamento e della catechesi siano ispirati ad un più grande sforzo dalla sua visione, che così chiaramente pone davanti a noi.

Mentre il testamento intellettuale di John Henry Newman è stato quello che comprensibilmente ha ricevuto le maggiori attenzioni nella vasta pubblicistica sulla sua vita e la sua opera, preferisco in questa occasione, concludere con una breve riflessione sulla sua vita di sacerdote e di pastore d’anime.

Il calore e l’umanità che sottostanno al suo apprezzamento del ministero pastorale vengono magnificamente espressi da un altro dei suoi famosi discorsi: "Se gli angeli fossero stati i vostri sacerdoti, cari fratelli, non avrebbero potuto partecipare alle vostre sofferenze, né compatirvi, né aver compassione per voi, né provare tenerezza nei vostri confronti e trovare motivi per giustificarvi, come possiamo noi; non avrebbero potuto essere modelli e guide per voi, ed avervi condotto dal vostro uomo vecchio a vita nuova, come lo possono quanti vengono dal vostro stesso ambiente ("Men, not Angels: the Priests of the Gospel", Discourses to mixed congregations, 3).

Egli visse quella visione profondamente umana del ministero sacerdotale nella devota cura per la gente di Birmingham durante gli anni spesi nell’Oratorio da lui fondato, visitando i malati ed i poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione. Non meraviglia che alla sua morte molte migliaia di persone si posero in fila per le strade del luogo mentre il suo corpo veniva portato alla sepoltura a mezzo miglio da qui. Cento vent’anni dopo, grandi folle si sono nuovamente qui riunite per rallegrarsi del solenne riconoscimento della Chiesa per l’eccezionale santità di questo amatissimo padre di anime. Quale modo migliore per esprimere la gioia di questo momento se non quella di rivolgerci al nostro Padre celeste in cordiale ringraziamento, pregando con le parole poste dal Beato John Henry Newman sulle labbra dei cori degli angeli in cielo:

Lode a Colui che è Santissimo nell’alto dei cieli
E lode sia nelle profondità;
Bellissimo in tutte le sue parole,
ma ben di più in tutte le sue vie!
(The dream of Gerontius).

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