sessantesima edizione della Settimana liturgica

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Cattolico_Romano
00martedì 25 agosto 2009 23:51
  Il cardinale Bertone per la settimana nazionale

La liturgia esperienza di misericordia


La liturgia può infondere "nuovo coraggio e nuova perseveranza" agli "operai della vigna del Signore". Per questo va favorita "una ripresa e un rinnovamento nella celebrazione della misericordia e nell'esperienza significativa del perdono di Dio".

È  quanto  raccomanda  Benedetto XVI ai partecipanti alla sessantesima edizione della Settimana liturgica nazionale in Italia, che si è aperta a Barletta ieri, lunedì 24 agosto, per concludersi venerdì 28.
A dare voce all'auspicio del Pontefice è stato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nel messaggio inviato per l'occasione a monsignor Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola - Ascoli Satriano e presidente del Centro azione liturgica (Cal) che ha promosso l'appuntamento.

Il Papa, attraverso le parole del cardinale Bertone, ha fatto giungere il suo "cordiale saluto" e l'augurio di un "sereno e proficuo svolgimento dell'incontro". In particolare - si legge nel messaggio del cardinale - il Pontefice ha espresso al Cal "apprezzamento per l'impegno posto in questi decenni, in costante adesione alla dottrina e alle indicazioni della Costituzione conciliare Sacrosanctum concilium, e in sapiente obbedienza all'episcopato e alla Santa Sede, per proporre il mistero della fede, che si dà all'uomo nella Chiesa in quanto celebrato". E ha invitato, allo stesso tempo, tutti coloro che sono impegnati nella pastorale liturgica "a proseguire questo cammino, con la medesima fedeltà e il medesimo spirito".
Nel messaggio il cardinale Bertone ricorda che "in questi sessanta anni le Settimane liturgiche hanno offerto a vescovi, sacerdoti, persone consacrate, studiosi, responsabili diocesani, fedeli amanti della liturgia preziose occasioni di approfondimento, sempre in una prospettiva di servizio ecclesiale, quello cioè di far crescere la comunità nello spirito e nella prassi liturgica".

In questo modo - scrive il porporato - "il mistero è stato accostato nel suo centro (la Pasqua, l'Eucaristia), nelle sue articolazioni (Sacramenti, Parola di Dio, liturgia delle ore, anno liturgico) e nel suo rapporto con la vita, la cultura, l'arte, la musica". Proprio "grazie alla successione ininterrotta delle Settimane e al valido lavoro di quanti le hanno programmate e attuate - evidenzia Bertone - la Chiesa in Italia, e soprattutto le diocesi in cui sono state celebrate, ne hanno tratto grande beneficio, vedendo crescere lo zelo per l'incremento della liturgia".

Per il segretario di Stato il tema della Settimana di quest'anno - "Celebrare la Misericordia. "Lasciatevi riconciliare con Dio" (2 Cor 5, 20)" - aiuta in modo particolare a puntare l'attenzione "sul Sacramento della Penitenza o Riconciliazione, con scelta quanto mai opportuna sia per l'importanza sia per l'attualità, a trentacinque anni dall'entrata in vigore per la Chiesa italiana del nuovo Rito della penitenza, e in felice coincidenza con l'Anno sacerdotale".

La Settimana - mette in rilievo il messaggio del porporato - intende dunque "cogliere l'intero processo penitenziale della vita cristiana, in cui il Sacramento si inserisce quale momento forte, sempre in un contesto ecclesiale". E sarà interessante perciò verificare - aggiunge - "se, al di là del cambiamento rituale, si sia formata un'adeguata mentalità teologica, spirituale e pastorale".
Il cardinale Bertone sottolinea inoltre nel messaggio la necessità di "favorire nei fedeli l'esperienza dell'accompagnamento spirituale" accanto "a un'adeguata formazione della coscienza morale e a un modo maturo di vivere e celebrare il Sacramento".

Proprio per questo - conclude Bertone citando le parole di Benedetto XVI - oggi "c'è bisogno di maestri di spirito saggi e santi" e i preti sono chiamati a "mantenere sempre viva in se stessi la consapevolezza di dover essere degni ministri della misericordia divina e responsabili educatori delle coscienze", ispirandosi all'esempio sacerdotale del santo curato d'Ars, Giovanni Maria Vianney, il cui centocinquantesimo anniversario della morte ha offerto al Papa l'occasione per indire lo speciale Anno sacerdotale che la Chiesa sta vivendo in questi mesi.


(©L'Osservatore Romano - 26 agosto 2009)
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00giovedì 27 agosto 2009 15:30
Proseguono i lavori della sessantesima edizione della Settimana liturgica

La vita di fede come perenne conversione


Barletta, 26. "A partire dal battesimo l'esistenza cristiana si configura come permanente conversione, la quale fa ogni volta appello a un evento che è "grazia":  un evento che dice l'assolutezza e unicità del dono di Dio e, insieme, ne attesta il suo realizzarsi nelle concrete condizioni storiche in cui l'uomo vive la libertà e opera le sue scelte". Lo ha detto, ieri, il vescovo di Casale Monferrato, Alceste Catella, intervenendo durante la seconda giornata di lavori della 60° Settimana liturgica, in corso di svolgimento a Barletta. Sul tema "Celebrare la misericordia. Lasciatevi riconciliare con Dio" si sono susseguite le riflessioni dei vari relatori che hanno puntato su diverse prospettive:  antropologica, sociale, teologica e sacramentaria.
"L'evento sacramentale - ha spiegato il presule - proprio perché non è un discorso sul peccato e sul perdono, ma è l'evento stesso del perdono che accade in gesti e parole della Chiesa - attesta la necessità che l'atteggiamento di conversione abbia a caratterizzare la totalità dell'esistenza cristiana". "I fedeli - ha sottolineato monsignor Catella - debbono essere aiutati oggi a vivere la conversione come scelta sempre necessaria".
Un quadro storico sulle "vie della riconciliazione nei padri e nel magistero della Chiesa" è stato poi tracciato dall'arcivescovo di Foggia-Bovino, Francesco Pio Tamburrino. "Lo sviluppo del sacramento della penitenza - ha rilevato l'arcivescovo - manca di linearità, perciò risulta difficile da ricostruire tanto nella storia quanto nella sostanza. Non da subito, infatti, la coscienza cristiana percepisce la portata del dono di Cristo, nonostante lo sforzo continuo di appropriarsi del mistero Pasquale celebrato e vissuto". Il presule, inoltre, non ha mancato di evidenziare "il carattere puramente formale ormai assunto da pratiche quali il digiuno quaresimale, la preghiera, l'elemosina, vissuti nel migliore dei casi con superficialità e incapaci di convertire totalmente a Dio la vita del credente".
In particolare sulla figura di san Paolo si sono incentrate le riflessioni dell'arcivescovo di Lanciano-Ortona, Carlo Ghidelli. "Quella di Paolo - ha detto fra l'altro - è definita come una personalità certamente poliedrica e complessa, che tuttavia si lascia "leggere" anche da noi, da momento che egli ha trovato in Cristo il centro unificatore di tutte le sue passioni e di tutte le sue esperienze". L'arcivescovo ha quindi analizzato il termine "riconciliazione" e ha affermato che "non si tratta di una parola qualsiasi, quanto invece di un lemma denso di significati". "La riconciliazione - ha osservato - è Vangelo e reca all'umanità una notizia bella". Il presule, in sintesi, ha definito la riconciliazione "il messaggio più prezioso e il dono più bello che scende dalla croce di Cristo" e l'ha paragonata "al seme che gettato sul terreno buono non può non produrre che frutti di pace e di riconciliazione".
Per Goffredo Boselli, monaco di Bose, "l'atto penitenziale all'inizio della celebrazione eucaristica attesta che ogni volta che noi nella liturgia accediamo alla santità di Dio siamo anche chiamati a fare l'esperienza spirituale del profeta Isaia, nel tempio di Gerusalemme". "Ciascuno di noi - ha specificato - davanti alla santità di Dio prende coscienza di essere "un uomo dalle labbra impure"". Per questo, ha concluso, "l'atto penitenziale all'inizio della liturgia esige una purificazione preliminare, quale condizione per celebrare degnamente i santi misteri. Il perdono di Dio consuma ogni nostro peccato, esso ci raggiunge e ci tocca come l'angelo tocca la bocca del profeta".


(©L'Osservatore Romano - 27 agosto 2009)
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00giovedì 27 agosto 2009 18:56
Gli interventi nella terza giornata di lavori della Settimana liturgica

La penitenza segno di nuova alleanza


Barletta, 27. "Un segno della nuova alleanza":  è la definizione del sacramento della penitenza data dal presidente emerito del Centro di azione liturgica (Cal), il vescovo emerito di Sora-Aquino-Pontecorvo, Luca Brandolini, durante i lavori, ieri, della terza giornata della Settimana liturgica. Il magistero Conciliare e post-Conciliare, nel riformare il rito della penitenza - ha osservato il presule - ha prodotto un ritorno alle origini del sacramento. "Nel riformare il rito della penitenza - ha ricordato monsignor Brandolini - si è operato un ritorno alle origini, non per sterile archeologismo, ma per fedeltà alla Rivelazione e alla prassi cristiana". Nello stabilire la natura del sacramento, ha aggiunto, "è poi emersa la necessità di riscoprire nella prassi attuale la penitenza quale "actio", in cui mentre si fa memoria degli eventi salvifici, si riceve il dono dello Spirito Santo; e di ridonare visibilità alla sua dimensione ecclesiale, contro una cultura prevalentemente intimista". Per il vescovo, la celebrazione della penitenza deve apparire, dunque, come "segno della nuova alleanza:  un dinamismo d'incontro, accoglienza, convocazione, segno e impegno", in modo tale, ha aggiunto, "da uscire dalle secche dell'automatismo in cui tante volte resta intrappolata".



Il presule ha concluso ribadendo la necessità dell'esperienza liturgico-sacramentale quale "culmine del cammino di conversione, espressione della natura sacramentale della Chiesa e della logica dell'incarnazione".

La giornata era iniziata con le lodi guidate dal vescovo di Teramo-Atri, Michele Seccia. Il presule ha esortato i partecipanti alla Settimana "a sperimentare la gioia di essere Chiesa convocata dall'amore di Dio in ascolto della sua Parola". "La celebrazione della misericordia - ha fra l'altro detto - è fede e vita, esperienza che ci nutre dandoci punti di riferimento. Essa dilata il nostro cuore e la nostra vita".

I lavori sono poi proseguiti con l'intervento dell'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Giovanni Battista Pichierri. "La via del perdono - ha spiegato il presule - è l'amore. La remissione dei peccati non è un atto magico, ma una relazione di liberazione attraverso il passaggio "dalle tenebre alla luce" che è operazione divina". "Questa esige da parte del peccatore - ha puntualizzato - il pentimento che fa cercare Dio, l'accusa dei peccati, il proposito di non peccare più ponendosi alla sequela di Gesù".

Successivamente, il presidente della Comunità del diaconato in Italia, Enzo Petrolino, ha svolto una relazione sui sessant'anni delle Settimane liturgiche. "La celebrazione liturgica - ha fra l'altro affermato - viene vista come una festa che comincia nell'incontro liturgico, si manifesta nella gioia e si esprime nel canto, per prolungarsi nella vita". Petrolino ha ribadito che "la riforma liturgica promossa dal Vaticano II ha consentito di superare la conflittualità tra la proposta nuova di partecipare-vivere la liturgia e l'abitudine consolidata delle pratiche devozionali, di fatto punto di riferimento della vita spirituale del popolo cristiano". Entrando quindi nel vivo della relazione, ha evidenziato che "la riflessione del Cal ha prodotto sempre più una sistematica e coerente opera educativa" affinché "faccia maturare nuove convinzioni e generi una nuova prassi su alcuni nodi qualificanti, quali la reciprocità tra evangelizzazione e sacramenti", e per dare, ha concluso, "all'evangelizzazione una dimensione sacramentale e alla celebrazione una carica evangelizzante". "Senza una liturgia vera, partecipata, vissuta non sarà possibile - ha chiarito - rifare il tessuto cristiano delle nostre comunità né trasformare il mondo in uno spazio di autentica fraternità".

La giornata si è conclusa con la celebrazione presieduta dal presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, l'arcivescovo titolare di Martirano, Piero Marini. "Prendere coscienza dei nostri peccati - ha detto l'arcivescovo - è un'occasione che la Chiesa ci offre per cambiare la nostra mentalità, per modificare la prospettiva di certi nostri atteggiamenti ecclesiali, per superare il timore che l'adesione piena al Vangelo, porti cambiamenti troppo radicali nella nostra vita".

(©L'Osservatore Romano - 28 agosto 2009)
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00venerdì 28 agosto 2009 21:49



Verso la conclusione la Settimana liturgica a Barletta

Testimoniare il messaggio di salvezza della penitenza


Barletta, 28. È un invito alle comunità a trasmettere il vero senso della penitenza:  atto salvifico e non di accusa per i peccati commessi, pratica concreta e non meramente esteriore, quello che giunge dalla Settimana liturgica, che si concluderà oggi a Barletta.

Anche ieri, le relazioni che si sono susseguite nel corso della quarta giornata di lavori hanno posto l'accento sulla scoperta del significato autentico della remissione dei peccati. "Il perdonare - ha affermato l'arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti - è nella preghiera del Padre Nostro, la preghiera più alta che possediamo, posta al centro del nostro culto cristiano". "Il perdono - ha sottolineato - deve occupare il centro delle nostra vita e diventare una prassi diffusa. Come cristiani non possiamo non perdonare e non predicare il perdono".

A tale riguardo, il presule ha fatto riferimento al magistero pontificio. "Giovanni Paolo II - ha specificato - ci ha dato l'esempio:  ha chiesto più volte perdono per i peccati commessi in passato dalla nostra Chiesa. Benedetto XVI ha ribadito e riconfermato la centralità del perdono, sostenendo l'importanza di dare agli altri pace, perdono e giustizia".
Riferendosi ancora alla preghiera del Padre Nostro, l'arcivescovo ha aggiunto che si evince anche "una stretta interdipendenza tra debiti e peccati". "Attraverso il peccato - ha puntualizzato - l'uomo offende non solo Dio, ma anche la persona nei confronti della quale contrae un debito". "Nel Vangelo - ha osservato - si mette in luce la prassi del perdono. Ma, tuttavia, per ricevere il perdono occorre saper perdonare. La prassi del perdono è per noi oggi "scontata" ma all'epoca in cui Cristo l'ha proposta costituiva un'eccezione".

Concludendo, monsignor Valentinetti ha quindi esortato:  "Facciamo in modo che la prassi del perdono e dell'accoglienza si diffondano nelle nostre comunità e che il perdono non sia solo un sentimento posto in fondo al nostro cuore, ma si concretizzi nella vita di tutti i giorni".
All'intervento dell'arcivescovo ha fatto eco quello del priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi. "Dovremmo ricordare maggiormente ai fedeli - ha ribadito il priore - che con la confessione essi s'inseriscono in un percorso salvifico. Questo, ne sono convinto, renderebbe più attraente l'accostarsi al confessionale".

Per Bianchi è l'azione dello Spirito Santo a rendere possibile l'avvicinarsi alla sorgente autentica del sacramento. "Nel sacramento della riconciliazione - ha spiegato il priore - c'è la presenza assoluta dello Spirito a cui è demandata da Cristo la funzione di convincere l'umanità in quanto al peccato". Il priore ha citato, fra l'altro, i testi patristici, soffermandosi in particolare sull'affermazione che san Basilio il grande ha dato di Spirito e Parola:  "due compagni separati". "È il legame - ha proseguito - tra Spirito e Parola, dunque, la premessa della nuova alleanza. In essa all'uomo viene promessa, per misericordia divina, la possibilità delle remissione dei peccati alla condizione di accettare il "Dio di Israele" come suo Dio e Signore".

"Il compimento di tale alleanza - ha concluso - si esplica nella Pasqua della Risurrezione di Gesù Cristo dove "vittorioso sulla morte alita lo Spirito donando le parole per la remissione dei peccati". Così facendo rende partecipi i discepoli a quella che era la sua missione".
La giornata si era aperta con la recita delle Lodi. Nella sua riflessione, il presidente del Centro di azione liturgica (Cal), il vescovo di Cerignola - Ascoli Satriano, Felice di Molfetta, ha fatto riferimento alla figura di santa Monica, di cui ieri ricorreva la festa liturgica.

Sull'aspetto propriamente ritualistico ha incentrato la riflessione il direttore della Commissione regionale pugliese di pastorale liturgica, don Antonio Valentino. "La Chiesa - ha affermato il sacerdote - deve continuamente rivisitare le sue forme rituali negli elementi suscettibili di cambiamento, riformarle perché il dono della salvezza pasquale nella sua intramontabile freschezza non smetta mai di essere accolto dai credenti".
Per il sacerdote, "il cammino penitenziale deve essere orientato ed educato per riscoprire la dignità del sacramento della penitenza. Il luogo della penitenza dovrebbe, dunque, mostrare in sé la grandezza della croce di Cristo e la piccolezza della nostra condizione che proprio in questo sacramento riconosce essenzialmente il non essere all'altezza".

Il liturgista dell'Istituto Teologico Abruzzese-Molisano, monsignor Fabio Iarlori, ha peraltro parlato "dell'urgenza di un cammino serio e profondo dell'iniziazione cristiana". "Ci si domanda - ha rilevato - se in verità i cristiani oggi hanno mai terminato il cammino di iniziazione, in quanto paradossalmente nel tempo in cui viviamo, vi è un senso forte del peccato ma un senso eccessivamente moralistico e poco teologico di esso".
"Se si riscoprisse - ha specificato - quest'ultimo senso, i cristiani "anagrafici" cambierebbero alcuni loro atteggiamenti di disinteresse, o indifferenza, verso questo sacramento e si accosterebbero all'eucaristia stessa con più responsabilità".

I partecipanti alla Settimana, infine, hanno preso parte alla cerimonia liturgica nella basilica di Santa Maria Maggiore. Oggi, nel pomeriggio, ci sarà la sessione conclusiva dei lavori.


(©L'Osservatore Romano - 29 agosto 2009)
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00sabato 29 agosto 2009 06:00
"La confessione, sorgente viva di gioia"

Intervista a padre Cesare Truqui, autore di un libro sul tema



ROMA, venerdì, 28 agosto 2009 (ZENIT.org).- Martedì 25 agosto il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha inviato a nome di Benedetto XVI un messaggio in occasione della 60ma Settimana Liturgica Nazionale, in svolgimento a Barletta (Bari) dal 24 al 28 agosto sul tema "Celebrare la misericordia. 'Lasciatevi riconciliare con Dio'" (Art edizioni).

Per approfondire il tema ZENIT ha intervistato padre Cesare Truqui, LC, autore del libro “La confessione, sorgente viva di gioia” (Art edizioni).

Come è nata l’idea di un libro sulla confessione in un ambiente che sembra respingere questo sacramento?

P. Cesare Truqui: L’idea di scrivere un libro sulla confessione mi è nata quasi dall'inizio del mio ministero sacerdotale. Essendo un missionario, ho avuto tante possibilità di affrontare diverse realtà parrocchiali in Italia. Ricordo che un amico sacerdote mi chiese aiuto per aiutare a confessare durante la loro festa patronale dicendomi: “Qui troverai tante persone che fanno confessioni devozionali”. “Confessioni devozionali?”, mi domandai. Cosa significava quella frase? E cominciai a confessare. Mi sono subito accorto che non si trattava di “confessione devozionale”, ma di una mancanza di conoscenza di come confessarsi in profondità.

È stato lì che ha deciso di scrivere il libro?

P. Cesare Truqui: No. Qualche mese dopo sono andato a Genova a portare avanti una missione durante la Settimana Santa. Ero in confessionale per ore intere. E ancora una volta mi sono accorto che tante persone buone non sapevano confessarsi. Dedicavo molto tempo per aiutarli a preparare bene la confessione ed è stato lì, dentro al confessionale, che ho deciso di scrivere un libretto che mi aiutasse a preparare i fedeli..

Qual è il contenuto del libro?

P. Cesare Truqui: Anzitutto dovrei dire che il libro “La confessione, sorgente viva di gioia” si tratta di una guida pratica piuttosto che di un trattato sul tema della confessione. Ho cercato di scrivere qualcosa di semplice, ma molto aderente all'insegnamento magisteriale della Chiesa. Il libro ruota su quattro parti essenziali: la prima parla su che cosa sia il peccato, i diversi modi di peccare e i tipi di peccati. Senza chiarire cosa sia il peccato in quanto offesa a Dio, all’altro e a te stesso, la confessione non ha nessun senso.

La seconda parte riguarda alcuni aspetti pratici sulla confessione, cioè, le disposizioni spirituali di chi si confessa, le caratteristiche di una buona confessione e i frutti della confessione sacramentale. La terza parte è incentrata su una serie di schemi per preparare bene la propria confessione sacramentale. Per ultimo, la quarta parte l'ho dedicata ad offrire un breve spunto apologetico, dove spiego la possibilità del perdono dei peccati, ma offro anche una serie di testi spirituali che spingono a capire la bellezza del perdono divino.

È stato ben accolto il suo libro?

P. Cesare Truqui: Sì. Molto di più di quello che avrei immaginato. La prima stampa è stata di 5.000 esemplari, ed è stata quasi esaurita nelle prime settimane della sua uscita in vendita. L’editore sta pensando di fare una seconda ristampa alla fine di quest'anno, cosa a quanto pare non comune per un libro del genere.

Ha avuto qualche difficoltà nel promuovere il libro?

P. Cesare Truqui: Sì, al principio cercavo qualche aiuto economico per stampare il libretto. Sono andato da un amico e gli ho fatto una proposta. Gli ho lasciato una copia in carta bond per fargli leggere il contenuto e convincerlo ad aiutarmi. Dopo una settimana mi chiama e mi dice: “Senti, il libro è bello, ma ha qualche problema”. Domando allora qual è questo problema e lui: “Che tu parli sul peccato!”. Sinceramente non sapevo se ridere o piangere. Ma ho riso. “Di che cosa parlerò all'inizio di un libro che riguarda la confessione se non del peccato?”, gli chiedo. Dopo ho parlato con l’editore e lui ha creduto nel progetto. Grazie a Dio abbiamo visto che è stata una buona intuizione.

E' stato aiutato da qualcuno a scrivere questo libro?

P. Cesare Truqui: Sì. Ho chiesto consiglio a molti amici e persone che si intendono di questo tema. Persino ho chiesto suggerimento a mons. Luigi de Magistris, già Pro Penitenziere Maggiore della Penitenziaria Apostolica, che mi ha accolto con amore e attenzione e mi ha incoraggiato a continuare con il progetto. Penso, però, di aver ricevuto dai laici gli aiuti più validi. Loro mi hanno spinto a scrivere un libretto semplice, facile da capire, ma allo stesso tempo di contenuto adatto a loro.

Questo libro è soltanto per i laici?

P. Cesare Truqui: No, penso di no. Ho saputo di alcuni sacerdoti amici che lo hanno usato non soltanto per l’insegnamento catechistico ma anche come una guida per aiutare chi si accosta loro nel sacramento. Personalmente, mi serve per preparare la mia confessione e per avere una guida per aiutare i penitenti.

Secondo lei, i giovani vivono ancora questo sacramento?

P. Cesare Truqui: Sì, basta offrirsi. Una volta ero in Svizzera con un amico che mi propose di predicare l’omelia. Gli chiesi allora se mi poteva suggerire l'argomento. Mi disse: “Qui in Svizzera la gente si confessa poco. Ti chiedo di predicare sulla confessione”. Ho preparato bene l’omelia e ho cercato di predicarla con fervore. Alla fine della messa, quando ancora non mi ero tolto i paramenti, è arrivato un giovane che ha chiesto di confessarsi. Sono stato colpito dal fatto che, alle volte, basta proporre questo sacramento. La grazia di Dio farà il resto.

Per ultimo, ha qualche consiglio per chi si confessa?

P. Cesare Truqui: Inviterei tutti ad avvicinarsi alla confessione. Non si perde niente e si guadagna tutto. La pace e la serenità che lascia nell’anima una buona confessione non si può comparare con niente. Ai miei confratelli sacerdoti rivolgerei un ultimo pensiero. Ricordo che cinque anni prima di entrare in seminario, ero con un amico che mi parlava della sua vita un po’ travagliata. Gli dissi: “Se fossi sacerdote, ti prenderei a schiaffi”. E la sua risposta mi lasciò un insegnamento che porto fino ad oggi: “Se tu mi prendessi a schiaffi, io non ritornerei mai più da te. Se vengo a confessarmi è perché ho bisogno di trovare il perdono di Cristo. Ma non soltanto. Ho bisogno di una guida che mi possa aiutare ad uscire della cattiva strada, a scegliere quella bella. Ho bisogno di aiuto, non di botte e di schiaffi”. Ho imparato che la tenerezza e la pazienza portano molte anime al confessionale.


[Per maggiori informazioni sul libro “La confessione, sorgente viva di gioia”: info@edizioniart.it]
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