Gli interventi nella terza giornata di lavori della Settimana liturgica La penitenza segno di nuova alleanza
Barletta, 27. "Un segno della nuova alleanza": è la definizione del sacramento della penitenza data dal presidente emerito del Centro di azione liturgica (Cal), il vescovo emerito di Sora-Aquino-Pontecorvo, Luca Brandolini, durante i lavori, ieri, della terza giornata della Settimana liturgica. Il magistero Conciliare e post-Conciliare, nel riformare il rito della penitenza - ha osservato il presule - ha prodotto un ritorno alle origini del sacramento. "Nel riformare il rito della penitenza - ha ricordato monsignor Brandolini - si è operato un ritorno alle origini, non per sterile archeologismo, ma per fedeltà alla Rivelazione e alla prassi cristiana". Nello stabilire la natura del sacramento, ha aggiunto, "è poi emersa la necessità di riscoprire nella prassi attuale la penitenza quale "actio", in cui mentre si fa memoria degli eventi salvifici, si riceve il dono dello Spirito Santo; e di ridonare visibilità alla sua dimensione ecclesiale, contro una cultura prevalentemente intimista". Per il vescovo, la celebrazione della penitenza deve apparire, dunque, come "segno della nuova alleanza: un dinamismo d'incontro, accoglienza, convocazione, segno e impegno", in modo tale, ha aggiunto, "da uscire dalle secche dell'automatismo in cui tante volte resta intrappolata".
Il presule ha concluso ribadendo la necessità dell'esperienza liturgico-sacramentale quale "culmine del cammino di conversione, espressione della natura sacramentale della Chiesa e della logica dell'incarnazione".
La giornata era iniziata con le lodi guidate dal vescovo di Teramo-Atri, Michele Seccia. Il presule ha esortato i partecipanti alla Settimana "a sperimentare la gioia di essere Chiesa convocata dall'amore di Dio in ascolto della sua Parola". "La celebrazione della misericordia - ha fra l'altro detto - è fede e vita, esperienza che ci nutre dandoci punti di riferimento. Essa dilata il nostro cuore e la nostra vita".
I lavori sono poi proseguiti con l'intervento dell'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Giovanni Battista Pichierri. "La via del perdono - ha spiegato il presule - è l'amore. La remissione dei peccati non è un atto magico, ma una relazione di liberazione attraverso il passaggio "dalle tenebre alla luce" che è operazione divina". "Questa esige da parte del peccatore - ha puntualizzato - il pentimento che fa cercare Dio, l'accusa dei peccati, il proposito di non peccare più ponendosi alla sequela di Gesù".
Successivamente, il presidente della Comunità del diaconato in Italia, Enzo Petrolino, ha svolto una relazione sui sessant'anni delle Settimane liturgiche. "La celebrazione liturgica - ha fra l'altro affermato - viene vista come una festa che comincia nell'incontro liturgico, si manifesta nella gioia e si esprime nel canto, per prolungarsi nella vita". Petrolino ha ribadito che "la riforma liturgica promossa dal Vaticano II ha consentito di superare la conflittualità tra la proposta nuova di partecipare-vivere la liturgia e l'abitudine consolidata delle pratiche devozionali, di fatto punto di riferimento della vita spirituale del popolo cristiano". Entrando quindi nel vivo della relazione, ha evidenziato che "la riflessione del Cal ha prodotto sempre più una sistematica e coerente opera educativa" affinché "faccia maturare nuove convinzioni e generi una nuova prassi su alcuni nodi qualificanti, quali la reciprocità tra evangelizzazione e sacramenti", e per dare, ha concluso, "all'evangelizzazione una dimensione sacramentale e alla celebrazione una carica evangelizzante". "Senza una liturgia vera, partecipata, vissuta non sarà possibile - ha chiarito - rifare il tessuto cristiano delle nostre comunità né trasformare il mondo in uno spazio di autentica fraternità".
La giornata si è conclusa con la celebrazione presieduta dal presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, l'arcivescovo titolare di Martirano, Piero Marini. "Prendere coscienza dei nostri peccati - ha detto l'arcivescovo - è un'occasione che la Chiesa ci offre per cambiare la nostra mentalità, per modificare la prospettiva di certi nostri atteggiamenti ecclesiali, per superare il timore che l'adesione piena al Vangelo, porti cambiamenti troppo radicali nella nostra vita".
(©L'Osservatore Romano - 28 agosto 2009)