Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

VANGELO DI MARCO

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2008 11:40
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
25/11/2008 11:23

 
Commento a cura del sac.Antonio Schena
LA PREPARAZIONE DEL MINISTERO DI GESU' 

 A - TITOLO (1,1)

"Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio".

Marco è l'unico evangelista che ha intitolato "Vangelo" ("to euaggelion" = "buona notizia") il suo libro su Gesù Cristo. Solo più tardi questo termine è passato ad indicare anche l'opera degli altri autori che hanno descritto la vita di Gesù. Marco identifica la buona notizia con Cristo stesso: in 8,35 e 10,29 sacrificarsi o morire per il vangelo è farlo per Cristo.

In Mc. 13, 9-11 l'invito di Gesù ai discepoli a testimoniare per lui viene interpretato come un proclamare il vangelo a tutte le nazioni, con l'implicazione che nella stessa proclamazione Cristo è fatto presente.

Nell'intitolare il suo libro "il vangelo", Mc. intende affermare che esso non è primariamente un resoconto o una narrazione su Gesù, ma una proclamazione del Cristo risorto, nella quale egli si è reso nuovamente presente. Per questo la Chiesa non si limita a ripetere la predicazione di Gesù, ma fa di Lui (persona e storia) l'oggetto del proprio annuncio.

Ciò che segue del vangelo è la buona notizia, che rende nuovamente presente Gesù, Messia e Figlio di Dio, nei vari episodi concernenti il suo ministero terrestre fino alla sua risurrezione.

La prima parola scritta da Marco ("inizio") ci dice che il vangelo, la lieta notizia che è Gesù stesso, non è apparso come qualcosa di grandioso: ebbe, invece, un umile inizio e, quindi, uno sviluppo, che solo alla fine apparirà nella sua pienezza: il vangelo percorre la strada del seme che diventa albero.

La parola "inizio" è imposto dalla tecnica letteraria per cominciare una qualsiasi composizione, ma essa ricava da Gen, 1,1 una particolare solennità e importanza. Anche Gv. 1,1 ("In principio era il Verbo") cita letteralmente la prima parola della Genesi, e Mt. 1,1 ricorre alla genealogia di Gesù: formula introduttiva della tradizione sacerdotale, per iniziare il suo Vangelo.

Quindi, già questa prima parola chiarisce il contenuto dello scritto di Marco: egli parla di un inizio nuovo, voluto da Dio con un intervento irripetibile, nel tempo finito sì, ma di importanza definitiva. Questo inizio nuovo diventa per il lettore che legge con gli occhi della fede, l'inizio nuovo della propria vita.

Possiamo tradurre in questo modo questo primo versetto: inizio della lieta notizia che consiste nel fatto che Gesù, che ha condotto una vita umile, che ha scelto il servizio e la croce, è il Messia, è il Figlio di Dio.

Marco pone, dunque, all'inizio della sua narrazione due professioni di fede, intorno alle quali si svilupperà tutta la meditazione successiva: Gesù è il Messia (tale titolo è spiegato nel suo giusto senso in Mc. 8,29), Gesù è il Figlio di Dio (per capire il significato occorre leggere Mc. 15,39).

Leggendo Mc. 8,29 (e il suo contesto) siamo invitati a passare dal Messia al Figlio dell'uomo: Gesù è Messia, ma non nella linea politica e nazionalistica, bensì della croce.

Leggendo Mc. 15,39 si comprende che Gesù è veramente Figlio di Dio per noi, un Dio che ama l'uomo e si rivela nell'amore (così lo coglie il centurione, esempio del catecumeno che è giunto a capire il mistero).

Il titolo "Figlio di Dio" ha chiaramente il senso teologico pregnante che gli attribuiva la comunità post-pasquale del tempo di Marco. E' un titolo che lui usa con sobrietà, ma lo inserisce soprattutto in tre testi importanti: nel Battesimo (1,11), nella Trasfigurazione (9,7) e nella Passione, al momento della professione di fede del Centurione (15,39).

Ma quale significato preciso dobbiamo attribuire al titolo "Figlio di Dio?". E' proprio per rispondere a questa domanda che Marco racconta la vicenda di Gesù.

Chi è Gesù? Mc. risponde: "E' il Figlio di Dio", non nella linea della gloria e della potenza ma in quella della povertà e della sofferenza: Gesù rivela la sua figliolanza divina sulla Croce.

Difatti i tre testi citati (Battesimo, Trasfigurazione e Crocifissione), sono su questa linea.

Il Battesimo colloca la vocazione messianica di Gesù nella linea del Servo di Dio, di cui ha parlato Isaia: un progetto di salvezza che passa attraverso il servizio e la morte per gli altri.

La Trasfigurazione si colloca dopo l'annuncio della Passione ed ha lo scopo di rivelare in anticipo ai discepoli che la croce racchiude la risurrezione.

Infine è proprio di fronte a Gesù morente che il primo pagano si converte: il Centurione riconosce in Gesù il Figlio di Dio, non vedendo i prodigi, ma vedendolo morire.

TORNA ALL'INDICE

B - PREDICAZIONE DI GIOVANNI BATTISTA (1, 2-8)

Come nella predicazione degli Apostoli (Atti 1,22; 10,37; 13,24) anche la proclamazione del Vangelo inizia con il ministero di Giovanni nel deserto.

Qui, però, il ministero di Giovanni ha un posto nel vangelo solo in quanto è il preludio voluto da Dio al suo atto salvifico manifestato nelle venuta di Gesù, il Messia. La predicazione di Giovanni, infatti, riguarda uno più potente, "più forte" (1,7) che deve ancora venire.

Per costruire il quadro di Giovanni Battista, Marco fa riferimento sia al testi di Isaia (40,3) e Malachia (3,1), sia all'austero Elia che indossava un "mantello di pelo" (vestito abituale di un profeta) e una "cintura di cuoio" (2 Re 1,8).

Il ricorso all'A.T. - allo scopo di collocare la storia di Gesù nel piano della salvezza - fu un costante problema della comunità primitiva. Il riferimento alle Scritture fu una delle chiavi più importanti di cui la comunità si è servita per illuminare l'intelligenza al mistero di Gesù.

Le citazioni dell'A.T. (Mc. le colloca proprio in apertura (v.2) del suo Vangelo) per capire il presente, rientra nella prassi giudaica dell'epoca: però il modo cristiano di leggere l'A.T. si differenzia da quello giudaico.

La caratteristica di fondo della lettura cristiana sta nel fatto che l'attualizzazione delle Scritture e il compimento delle profezie sono concentrate su un personaggio e su un avvenimento decisivo: la Risurrezione. Gesù non è soltanto il maestro che istruisce i discepoli nelle Scritture; Egli è l'oggetto di cui le Scritture parlano. L'A.T. è letto a partire dalla risurrezione, cioè da un fatto, da un avvenimento realmente accaduto, e non semplicemente da una vaga speranza, promessa e mai realizzata.

Possiamo, quindi, affermare che Giovanni Battista sia nella sua vita austera che nella sua predicazione si colloca nella grande linea del profetismo veterotestamentario, ma è anche il precursore del Nuovo Testamento. Nella sua vita, Giovanni non coltiva né campi né orti, ma ricava il suo nutrimento dalla steppa, proprio come Israele, che nei suoi 40 anni di peregrinazione viveva soltanto di quel che gli offriva il deserto. Giovanni, dunque, personifica il vero Israele, che vive nel "deserto" e attende colui che dovrà venire, cioè il più forte. Tra Giovanni, il precursore, e Colui che dovrà venire esiste, dunque, una distanza infinita: "Io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali".

Giovanni predica un Battesimo di penitenza. L'abluzione rituale (cioè l'immergere nell'acqua) era una cerimonia diffusa in molte altre religioni e anche nella religione ebraica dell'epoca, ma Giovanni trasforma questo atto spesso esteriore in una scelta religiosa: per ricevere il Battesimo è necessaria la conversione del cuore per il perdono dei peccati.

Marco, poi, ha elaborato in senso cristiano la predicazione del Battista: afferma, infatti, che il dono battesimale portato da Cristo sarà lo Spirito Santo: opera già qui la teologia cristiana del battesimo.

Giovanni si presenta come la voce di colui che chiama nel deserto: chiama il popolo d'Israele a riscoprire i propri inizi, a ridiventare quel piccolo gruppo che tra mille pericoli, ma con il risolutore intervento di Dio, era riuscito a sfuggire al faraone d'Egitto e che nel deserto aveva dovuto imparare chi era, e che cosa voleva veramente Dio.

Giovanni ricordava quella fase della storia di Israele, quando il popolo nel deserto, avendo ricevuto come indicazione i soli Comandamenti, aveva seguito senza una meta precisa il suo Dio.

Ma appena Israele era giunto nella terra della promessa e dell'abbondanza concessa da Iahwé, ben presto aveva dimenticato la lezione del deserto. Aveva dimenticato che Dio non è presente staticamente in un qualche luogo, ma vuol essere oggetto di una continua ricerca e di una costante imitazione.

Israele non voleva più cercare con fatica le tracce di Dio, gli costruisce, invece, un tempio a Gerusalemme. Israele aveva dimenticato che Dio non aveva chiesto tanti sacrifici e atti di culto, bensì la legge semplice e chiara dei dieci Comandamenti.

Dio aveva comandato che Israele fosse un popolo di fratelli che si amano l'un l'altro, un popolo nel quale anche il più debole poteva vivere nella sicurezza. Ma Israele aveva dimenticato tutto ciò, e offriva costosi sacrifici, celebrava grandi feste.

Giovanni, però, non aveva dimenticato, richiamava il popolo agli inizi, a riscoprire le proprie origini, parlava di "conversione".

La sua predicazione non era solo diretta agli abitanti di Gerusalemme dell'anno 27, ma vale anche per noi. Anche noi abbiamo chiuso Dio nella Chiesa, lo serviamo con i sacrifici e il culto e poi lo dimentichiamo quando cominciano i reali problemi della vita quotidiana. Salvaguardiamo solo i nostri interessi, cerchiamo stabilità e sicurezza nelle cose che passano, escogitiamo i compromessi più astuti e più comodi, ma non ci accorgiamo che, così facendo, diventiamo sempre più opachi, miopi e schiavi.

Dio vuole che gli uomini vivano l'uno con l'altro, e non l'uno contro l'altro. Solo l'amore per i fratelli, per il prossimo, spezza le chiusure del nostro egoismo che ci soffoca. Solo partendo da questa realtà potremo riacquistare la libertà per nuovi "inizi", solo amando i fratelli potremo cercare Dio e onorarlo veramente.

Gesù prendeva a cuore la situazione e i diritti degli altri, ma soprattutto di coloro che i "devoti" declassano e discriminano: i pubblicani e i peccatori.

TORNA ALL'INDICE

C - IL BATTESIMO DI GESU' (1, 9-11)

Marco con il racconto del Battesimo, vuole presentarci Gesù nel suo duplice aspetto di Figlio dell'Uomo (in cammino verso Gerusalemme: meta suprema del suo sacrificio) e di Figlio di Dio (che muore in croce per amore dell'uomo).

Dei quattro evangelisti, solo Marco parla in modo esplicito del Battesimo, e descrivendo questa teofania avvenuta al Giordano come una visione sperimentata soltanto da Gesù, egli mantiene segreta la vera identità del Messia.

Matteo accenna solo all'intenzione di Gesù di essere battezzato (Mt. 3,13) e ne parla poi come un fatto compiuto (Mt. 3,16; Lc. 2,21); Giovanni lo omette completamente (Gv. 1, 32-34).

La breve annotazione geografica: "Venne da Nazareth di Galilea", è sufficiente a evocare la piena umanità del Messia e le sue umili origini. Nessuno si aspettava un Messia proveniente da un oscuro paese della Galilea e nessuno si aspettava un Messia che si sottoponesse a un battesimo di penitenza partecipando al movimento di conversione del suo popolo: Cristo "in fila" con i peccatori. Egli si presenta liberamente da Giovanni, non spinto dalla colpa, perché non ha peccati da confessare, ma si fa solidale con il popolo peccatore. Gesù conferma così l'azione di Giovanni e con il suo battesimo entra nella storia della salvezza del popolo di Dio. Egli si mette accanto ai peccatori e si sottomette insieme con essi al giudizio di Dio che viene proclamato dal Precursore, l'ultimo dei profeti.

Eppure è in questo figlio di Galilea che si fa presente l'azione salvifica di Dio, definitiva e a vantaggio di tutti. Lo dimostrano "l'aprirsi dei cieli", "la venuta dello Spirito", "la voce divina".

Dal punto di vista letterario, l'intera scena del Battesimo viene narrata nel linguaggio simbolico dell'Antico Testamento.

- Il termine "cielo" sta a indicare, per i rabbini, il mondo di Dio. I "cieli aperti" (allusione a Isaia 63, 11-19) significano non solo che Dio è unito a Gesù in modo definitivo e irreversibile, ma anche che l'uomo grazie a Gesù Cristo può comunicare con Dio. Quei "cieli" che furono chiusi dopo il peccato d'Adamo ora sono riaperti grazie alla venuta di Gesù, così Dio esce dalla sua trascendenza e annuncia di nuovo agli uomini pace e salvezza.

Tale discesa della divinità ora si compie e diviene visibile attraverso la discesa dello "Spirito dal cielo". Questo è il segno per eccellenza del promesso messia, il quale deve possedere la pienezza dello Spirito di Dio (Isaia 42,1; 61,17). Lo Spirito è presentato sotto forma di "colomba", simbolo di Israele (Osea 11,11; Salmo 68,13; 74,19; 56,1). Gesù designato, in questo modo, diventa il rappresentante del nuovo popolo di Dio secondo lo Spirito.

La "voce" divina è un'allusione a Isaia 42,1 dove si parla del Servo amato da Dio eppure perseguitato, fedele al Signore e solidale con il suo popolo al punto da caricarsi sulle proprie spalle i peccati di tutti. E' in questo senso che Gesù è proclamato dalla "voce" del Padre: "Figlio prediletto". La filiazione divina non lo sottrae alla sofferenza, al contrario lo impegna in una missione salvifica per gli altri, da compiere nella solidarietà e nella persecuzione.

Il Battesimo di Gesù, dunque, guada in avanti, verso la Croce: in Mc. 10, 39-40 la morte in Croce (e la sorte dei martiri che seguiranno) è chiamata, appunto, battesimo.

Dall'insieme del racconto del Battesimo di Gesù, deve scaturire la risposta all'interrogativo che Marco si è posto all'inizio del suo Vangelo: "Chi è Gesù?".

Una prima osservazione: il battesimo di Gesù al Giordano rappresenta il culmine del racconto evangelico su Giovanni Battista, e insieme l'inizio del ministero messianico di Gesù. La successione degli episodi vuole mettere in luce che tutta l'opera del Battista e l'intera rivelazione vetero-testamentaria sono orientate a Gesù di Nazareth: in Lui culmina l'opera salvifica annunciata dai profeti. L'austera figura del Battista si eleva sublime su tutti i profeti che l'hanno preceduto, ma ora scompare davanti al "più forte", del quale "non è degno neppure di sciogliere i legacci del calzari" (v.7).

La differenza sostanziale, qualificante, tra Giovanni Battista e Gesù di Nazareth, secondo l'evangelista Marco, è che il primo battezzava soltanto con acqua, mentre il secondo "battezzerà con lo Spirito Santo" (v.8). Il battesimo che Giovanni dà a Gesù nel Giordano non è, quindi, come per il passato, un "battesimo di conversione per il perdono dei peccati", ma l'inizio di una nuova economia di grazia, resa possibile dall'azione dello Spirito.

Nel racconto parallelo di Matteo, il battesimo dato dal Battista a Gesù costituisce un grosso problema, appunto perché il battesimo di Giovanni era sempre stato visto in funzione di una "conversione" per la "remissione dei peccati", per cui è lo stesso Giovanni Battista che vorrebbe impedirglielo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni a me?" (Mt. 3,14).

In Marco tale problema non figura esplicitamente, appunto perché l'intero racconto si colloca nella prospettiva della radicale novità che il Battista andava annunciando e che Gesù, col suo Battesimo al Giordano, inaugura in modo definitivo: "Io vi ho battezzati con acqua ("battesimo di conversione, per il perdono dei peccati"), ma "Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo". Con Gesù il battesimo da "rito" penitenziale, diventa "segno" sacramentale, momento di salvezza, caratterizzato dalla discesa dello Spirito su di Lui, e quindi anche segno profetico e inizio di ciò che sarà la nuova comunità dei credenti: rigenerati nell'acqua e nello Spirito Santo diventeranno figli di Dio; non come il Figlio, naturalmente, in quanto egli solo possiede la figliolanza eterna.

Matteo e Luca parlano di un battesimo "in spirito e fuoco", alludendo alla discesa dello Spirito Santo, sotto forma di "lingue di fuoco" nella Pentecoste; Marco, invece, si limita a parlare del battesimo "con lo Spirito Santo", con un duplice riferimento: sia al battesimo di Gesù (durante il quale lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di colomba), sia allo stesso battesimo cristiano, (che non sarà più un "battesimo di conversione per il perdono dei peccati" come quello del Battista, ma un rito che, celebrato nella fede, dispone di una vita divina, capace di trasformare il cuore stesso dell'uomo). Ciò che caratterizza il battesimo, è quindi lo Spirito Santo.

Ma più che il ruolo messianico di Gesù, l'episodio del Battesimo, intende affermare e proclamare il carattere trascendente della sua persona e soprattutto la sua origine divina: "E si sentì una voce dal cielo, tu sei il Figlio mio prediletto". La voce che risuona dal cielo è, quindi, la voce stessa di Dio, il quale, rivolgendosi senza intermediari a Colui che il suo Spirito ha riempito si sé, lo proclama suo figlio prediletto, oggetto delle sue compiacenze.

Adesso è più facile rispondere alla domanda che ci siamo fatti all'inizio di questo brano e del Vangelo stesso di Marco: "Chi è Gesù?". E' il Figlio prediletto di Dio.

Gesù di Nazareth si trova con Dio in un rapporto unico e immediato: Egli è insieme il "servo sofferente" (Isaia 42,1) e il "figlio diletto".

Dio conferma che l'uomo Gesù è il messia pieno di Spirito Santo.

__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:43. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com