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VANGELO DI MARCO

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2008 11:40
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25/11/2008 11:36

- L'eucarestia (22-25)

Il racconto di Marco, sinottico più primitivo dell'istituzione dell'eucarestia, rappresenta una formulazione liturgica di un avvenimento che ebbe luogo durante l'ultima cena. Il suo vocabolario e stile lasciano pensare che esso provenga da una liturgia gerosolimitana o palestinese.<o:p></o:p>

L'intento di Mc. non è semplicemente di riferire ciò che Gesù fece e disse in quell'occasione, ma di riferirlo nell'interesse della fede e del culto cristiani. Il probabile sfondo della pasqua giudaica colora fortemente numerosi versetti.<o:p></o:p>

"Mentre mangiavano": la cena iniziava con un antipasto che qui viene presupposto.<o:p></o:p>

"Prese il pane": all'inizio del piatto principale Gesù nelle vesti di capofamiglia del gruppo disse una preghiera di ringraziamento sopra i "pani non lievitati" (prima che venisse consumato l'agnello).<o:p></o:p>

"Questo è il mio corpo": queste cinque parole si riscontrano in tutti e quattro i racconti del N.T. Come il capofamiglia durante la cena pasquale spiegava il significato del "pane del dolore" (Dt. 16,3), così Gesù spiegò il senso del pane che stava per distribuire.<o:p></o:p>

"Poi prese il calice": probabilmente è il terzo calice della cena pasquale, "il calice della benedizione" (1 Cor. 10,16), che seguiva il piatto principale e precedeva il canto dell'Hallel.<o:p></o:p>

"Il sangue dell'Alleanza": Gesù interpreta il calice di vino in termini di "sangue dell'Alleanza", una allusione al sacrificio che sigillò l'Alleanza del Sinai (Es. 24,8; Eb. 9, 15-22). Soggiacente all'identificazione da lui fatta c'è il significato di sangue come "la vita" della vittima (Lv. 17,11.14). Le benedizioni per Israele contenute implicitamente nel sangue versato durante l'Alleanza del Sinai sono ora viste come una figura delle benedizioni che verranno date a tutti gli uomini tramite il sacrificio della vita di Cristo.<o:p></o:p>

"Versato per molti": il termine "molti" va inteso nel senso semitico come indicazione di un grande numero senza limite. Il sangue sperso di Cristo introdurrà la massa del genere umano nell'alleanza con Dio. L'eucarestia, pertanto, interpretata come pane e vino (cibo), è chiaramente la fonte di una nuova vita per gli uomini.<o:p></o:p>

"Fino al giorno in cui lo berrò nuovo...": la dimensione escatologica dell'eucarestia è implicita nella sua relazione con il regno nel quale Cristo e i suoi seguaci parteciperanno assieme al banchetto messianico. Ciò avverrà in un modo nuovo e definitivo; l'eucarestia acquista pertanto una dimensione di speranza. Tale dimensione è espressa in Lc. 22, 15-16 prima della stessa istituzione; quello è forse il contesto più originale per questa affermazione che si ricollega in maniera più consona al primo calice della cena pasquale.<o:p></o:p>

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IL GETSEMANI (14, 26-42)<o:p></o:p>

E' tipico di Mc. raccontare la passione di Gesù in tutta la sua crudezza, senza nulla attenuare. Nell'agonia del Getsemani, Mc. mette in risalto la "debolezza" di Gesù, la sua paura di fronte alla morte: Mt. e Lc. si sforzeranno invece di attenuare tutto questo. <o:p></o:p>

L'angoscia del Cristo non è solo la reazione della "carne debole" di fronte alla morte: è il disorientamento di chi si sente abbandonato da Dio (nel quale tuttavia continua a confidare), di chi urta contro un piano di salvezza che sembra smentire la forza dell'amore: un Dio che ama l'uomo, lo abbandona alla morte. E' in questa situazione che nasce la preghiera che esprime fiducia, abbandono, figliolanza. "abba" (babbo): è il riconoscimento dell'amore del Padre e della sua potenza.<o:p></o:p>

Questa sezione si può dividere in due sotto-sezioni.<o:p></o:p>

1.     In cammino verso il Getsemani ( 26-31) <o:p></o:p>

2.     Cristo nel Getsemani (32-42) <o:p></o:p>

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- In cammino verso il Getsemani 14, 26-31).<o:p></o:p>

Questa pericope è composta di detti situati nel contesto di una camminata verso il Monte degli Ulivi. In Lc. (22, 31-34) e in Gv. (13, 36-38) la protesta di Pietro è collocata durante la stessa cena, non dopo, come qui. Questa pericope presenta un altro esempio della prescienza di Gesù che attribuisce l'imminente rinnegamento a un piano divino preordinato.<o:p></o:p>

"Recitato l'inno": è il canto della seconda parte dell'Hallel (Sal. 114; 115-118).<o:p></o:p>

"Uscirono verso il monte degli Ulivi": la collina ad est di Gerusalemme al di là del Cedron. Es. 12,22 prescriveva che nessun israelita lasciasse la sua casa dopo la cena pasquale fino al mattino; la riforma di Giosia, tuttavia, applicò questa disposizione del "luogo scelto dal Signore" (Dt. 16,7) alle mura del tempio di Gerusalemme. Ma le condizioni di affollamento in Gerusalemme diedero origine all'interpretazione secondo cui furono inclusi i dintorni della città fino a Betfage.<o:p></o:p>

"Tutti rimarrete scandalizzati": Gesù predice la crisi che colpirà gli scandalizzati Dodici, citando e adattando Zc. 13,7 egli asserisce implicitamente la loro defezione e la loro mancanza di fede in lui.<o:p></o:p>

"Quando sarò risuscitato": cioè dal Padre.<o:p></o:p>

"Vi precederò": Gesù risorto sarà il pastore che radunerà nuovamente le pecore disperse sul luogo della loro prima chiamata e del suo primo riconoscimento da parte loro, cioè in Galilea: cfr. Mc. 16,7.<o:p></o:p>

"Prima che il gallo abbia cantato due volte": il rinnegamento di Pietro accadrà così fulmineamente che un gallo non avrà neppure il tempo di cantare due volte.. L'iperbole sta in contrasto con la veemenza della protesta di Pietro. Questo detto non si riferisce alla divisione del tempo della notte che già abbiamo trovato in altro contesto: cfr. Mc. 13,35.<o:p></o:p>

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- Cristo nel Getsemani (14, 32-42).<o:p></o:p>

Pietro è sovente considerato come la fonte dell'evangelista per questa scena descritta così vividamente, e che, del resto, è così umiliante per lui e i suoi compagni da escludere la probabilità che sia una totale invenzione. D'altra parte, alcuni dettagli, sono indubbiamente una ricostruzione immaginaria. La narrazione veniva continuamente ripetuta nella Chiesa primitiva per il suo valore apologetico e parenetico: l'accettazione da parte di Gesù della volontà del Padre in contrasto con il sonno dei discepoli, non consapevoli che "l'ora era arrivata".<o:p></o:p>

"La mia anima è triste fino alla morte": l'angoscia di Gesù è così grande che arriva al punto da desiderare la morte, la morte sarebbe stata un gradito sollievo. Il Sal. 42,6 ha qui influenzato la formulazione.<o:p></o:p>

"Se fosse possibile passasse da lui quell'ora": è l'ora predestinata per Gesù di ritornare al Padre attraverso la morte e che porta con sé quella naturale ripugnanza della natura umana.<o:p></o:p>

"Abba! Padre!": anche nell'orrore del Getsemani, Gesù riconosce Dio come suo Padre ed esprime la sua massima fiducia in lui e la sua volontà decisa di affrontare il suo destino da solo, se quella è la volontà del Padre.<o:p></o:p>

"Vegliate e pregate per non entrare in tentazione": il senso è quello della "prova" a cui tutti gli uomini saranno sottoposti nella lotta tra Dio e satana, di cui l'agonia e la passione sono il punto culminante. Giuda, l'inviato di satana, verrà tra poco e avrà inizio la battaglia; essa impegnerà anche i discepoli che sono ora stimolati a ritemprarsi per affrontarla.<o:p></o:p>

"Il Figlio dell'uomo viene consegnato": Mc. presenta la fine come un tradimento del "Maestro" da parte di uno dei suoi discepoli che lo consegna nelle mani dei "peccatori" (cioè i nemici di Gesù, oppure i non giudei, o i giudei non osservanti).<o:p></o:p>

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L'ARRESTO DI GESU' (14, 43-52)<o:p></o:p>

A questo punto il racconto sinottico della passione incomincia a corrispondere più da vicino ai dettagli che si riscontrano in Gv. Questo episodio ci descrive il gesto traditore di un seguace di Gesù la cui complicità nella sua morte non può essere minimizzata.<o:p></o:p>

"E lo baciò": inteso ovviamente come un segno di riconoscimento nel buio, ma cfr. Pv. 27,6.<o:p></o:p>

"Uno dei presenti": innominato qui, ma cfr. Gv. 18,10. L'atto impulsivo è descritto come una reazione vendicativa per l'offesa fatta a Gesù.<o:p></o:p>

"Come contro un ladro": l'osservazione ironica di Gesù si riferisce alla folla proveniente dal tempio.<o:p></o:p>

"Si adempiano le Scritture": una frase aggiunta probabilmente dall'evangelista che non dà alcuna indicazione dei brani veterotestamentari ai quali si riferisce.<o:p></o:p>

"Tutti fuggirono": cioè gli undici.<o:p></o:p>

"Un giovanetto però lo seguiva": questo dettaglio enigmatico si trova solo in Mc. Lo scopo del suo inserimento non è chiaro, ma pone in maggior risalto la defezione degli amici di Gesù. Il giovane non è identificato; pure congetture hanno fatto i nomi di vari candidati: l'apostolo Giovanni (Ambrogio, Crisostomo, Beda); Giovanni Marco (molti commentatori moderni).<o:p></o:p>

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IL PROCESSO E LA CROCIFISSIONE DI GESU' (14, 53-15,41)<o:p></o:p>

Questa sezione del racconto della passione si suddivide in cinque sotto-sezioni:<o:p></o:p>

1.     Gesù davanti al Sinedrio (14, 53-65) <o:p></o:p>

2.     Negazione di Pietro (14, 66-72) <o:p></o:p>

3.     Gesù davanti a Pilato (15, 1-20) <o:p></o:p>

4.     La crocifissione (15, 21-32) <o:p></o:p>

5.     La morte di Gesù (15, 33-41) <o:p></o:p>

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- Gesù davanti al Sinedrio (14, 53-65)<o:p></o:p>

Mc. ha conservato un autentico elemento di tradizione storica: Gesù fu condotto di notte davanti al "sommo sacerdote" che non viene nominato né qui né in Lc. 22,54. Soltanto Mt. 26,57 lo identifica con Caifa; in Gv. 18,13 è Anna. Molto probabilmente la seconda identificazione è quella giusta, perché quantunque Anna non fosse il "sommo sacerdote di quell'anno", lo era stato una volta e conservava il titolo. Secondo Gv. 18,19 l'affrettato interrogatorio da parte del sommo sacerdote riguardava "i suoi discepoli e la sua dottrina" ; molto diverso dall'interrogatorio del "processo" in Mc. i cui dettagli sono molto più consoni alla sessione mattutina.<o:p></o:p>

In breve: i "due processi" di Gesù (notturno e mattutino) davanti al Sinedrio, sarebbero una creazione marciana di un duplicato letterario. Egli ha spostato nell'interrogatorio notturno e privato di Gesù fatto dal sommo sacerdote i dettagli della sessione mattutina davanti all'intero Sinedrio (come in Lc. 22, 54-71). L'ordine degli eventi in Lc. oltre che essere più logico, è anche convalidato da elementi che si trovano nelle tradizioni marciana e giovannea.<o:p></o:p>

"I grandi sacerdoti, gli anziani e gli scribi": questo è "tutto il Sinedrio" un dettaglio preso dal processo fatto all'alba (v. 15,1).<o:p></o:p>

"Cercavano una testimonianza": questo raduno e questa ricerca di un testimone appartengono molto probabilmente alla sessione mattutina di "tutto il Sinedrio". La procedura processuale giudaica non conosceva alcun pubblico ministero, i testi erano gli accusatori. Prima si ascoltavano i testi della difesa, poi quelli dell'accusa. Almeno due testimoni dovevano accordarsi nella loro deposizione.<o:p></o:p>

"Deponevano il falso contro di lui": così come è formulato, questo è un giudizio cristiano sul valore della notizia della mancanza di accordo tra i testimoni che venivano interrogati separatamente.<o:p></o:p>

"Io distruggerò questo tempio": la distruzione del tempio e del culto che esso rappresentava deve essere stata l'oggetto della critica di Gesù in varie occasioni; i vangeli vi fanno riferimento troppo spesso per essere priva di fondamento. Gesù, e la sua Chiesa dopo la sua scomparsa, dovevano essere il Nuovo Tempio. I testimoni, tuttavia, interpretarono le sue espressioni alla "lettera", come se egli intendesse distruggere il tempio con le sue proprie mani.<o:p></o:p>

"Non rispondi nulla?": l'intervento del sommo sacerdote viene qui descritto come determinato dal fatto che i testi non erano d'accordo. Il silenzio di Gesù può soltanto essere l'ovvia risposta alla mancanza di accordo.<o:p></o:p>

"Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?": la seconda parte della domanda del sommo sacerdote voleva far intendere che soltanto l'unto re d'Israele poteva essere chiamato figlio di Dio (v. Sal. 2,7). Ma dal punto di vista dell'evangelista cristiano che scrive dopo i fatti e con una nuova visuale emersa dalla fede pasquale, quella domanda ha un significato ben più profondo.<o:p></o:p>

"Io lo sono": il resto della risposta di Gesù allude chiaramente a Dan. 7,13 e al Sal. 110,1 il che implica che egli verrà presto riconosciuto come il glorioso "Figlio dell'uomo" che giudicherà in una visuale di gloria escatologica, egli appartiene a una sfera trascendente.<o:p></o:p>

"Voi vedrete": ciò non deve necessariamente significare una percezione sensibile di un prodigio visibile collegato con la parusìa; circostanze e avvenimenti attueranno il riconoscimento.<o:p></o:p>

"Assiso...venire": lett. "sedente... veniente", i due participi presenti non possono essere intesi alla lettera e simultaneamente (specialmente nel senso di "veniente sulla terra"); sono allusioni a passi veterotestamentari che lasciano soltanto intendere l'intronizzazione di Gesù in una sfera soprannaturale.<o:p></o:p>

"Stracciandosi le vesti": come un segno di orrore formale, giudiziario.<o:p></o:p>

"La bestemmia": non è che Gesù avesse ingiuriato il nome di Dio (Lv. 24, 10-23), o avesse pronunciato l'ineffabile nome YHWH, o avesse rivendicato apertamente di essere un messia. In realtà la "bestemmia" va cercata nelle implicazioni della seconda parte della sua risposta al sommo sacerdote: che egli siederà alla destra di Dio e sarà giudice nel suo regno (Sal. 110,6).<o:p></o:p>

"Reo di morte": secondo Lv. 24 la pena avrebbe dovuto essere la lapidazione. Il fatto che Gesù non sia morto così, può trovare in parte la sua spiegazione in Gv. 18, 31-32; Gv. 3,14.<o:p></o:p>

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- Negazione di Pietro (14, 66-72)<o:p></o:p>

Il tempo delle negazioni di Pietro e l'intervallo che intercorre tra di esse variano nelle quattro narrazioni evangeliche; è quindi impossibile ricostruire esattamente l'episodio. Questa sezione probabilmente fa parte degli avvenimenti della notte, forse nello stesso tempo in cui avveniva l'interrogatorio del sommo sacerdote.<o:p></o:p>

Si noti il crescendo nelle negazioni di Pietro: ignoranza simulata, semplice diniego, diniego con imprecazioni e giuramento.<o:p></o:p>

"E un gallo cantò": queste parole sono presenti in alcuni manoscritti (A,C,D) ma omesse in altri (S eB) e sembrano essere state introdotte unicamente per spiegare l'espressione "una seconda volta" riportata in Mc. 14,72. Nel caso fossero autentiche, bisogna supporre che Pietro non udì il primo canto. La frase "una seconda volta" sembra un tentativo di storicizzare la predizione di Gesù.<o:p></o:p>

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- Gesù davanti a Pilato (15, 1-20)<o:p></o:p>

L'annotazione iniziale di questo brano riguardo all'assemblea del Sinedrio si riferisce al processo, i cui dettagli furono trasferiti da Mc. nell'interrogatorio notturno fatto nella casa del sommo sacerdote (14, 55-64). Lo scopo di tale processo privato era quello di cristallizzare la "decisione" del Sinedrio, cioè una sentenza di "condanna" (14,64) che essi non potevano eseguire (Gv. 18,31). Condussero perciò Gesù dal governatore romano. In tutti e quattro i vangeli vengono riferite tre fasi delle apparizioni di Gesù davanti a Pilato: interrogatorio, sentenza, dileggi.<o:p></o:p>

"Appena si fece giorno": questa è l'unica indicazione di tempo in Mc. non c'è alcuno specifico riferimento alla "notte" in 14, 53-65, il che avvalora la supposizione che Mc. abbia spostato i dettagli.<o:p></o:p>

"Lo consegnarono": per quanto concerne Mc. questo versetto indica la complicità delle autorità di Gerusalemme con Pilato nella morte di Gesù.<o:p></o:p>

"Sei tu il re dei Giudei?": probabilmente questa domanda di Pilato sia stata ricostruita da Mc. in quanto nella comunità cristiana si ricordava l'iscrizione sulla croce. In ogni caso, l'accusa di bestemmia non è fatta qui; l'accusa verte essenzialmente sulla sedizione politica, un fatto che interessa il governatore romano.<o:p></o:p>

"Gli muovevano molte accuse": il silenzio di Gesù rende Pilato molto perplesso, ciò che l'evangelista vuole qui asserire implicitamente è l'innocenza di Gesù.<o:p></o:p>

"Per la festa...": l'usanza di liberare un prigioniero in un giorno di festa non è attestata altrove, se si eccettua Gv. 18,39. Vengono citati occasionalmente paralleli extrabiblici di valore molto dubbio, ma essi non provano nulla, dato che il condono di cui vi si parla non viene indicato come agganciato al giorno di festa.<o:p></o:p>

"Barabba": l'episodio di Barabba spiega la presenza della "folla" che diversamente non si sarebbe radunata per assistere al processo di Gesù. Questo episodio viene descritto come il tentativo di Pilato di trovare una soluzione alla situazione imbarazzante e sposta ovviamente la complicità nella morte di Gesù ancor più nella direzione dei "sommi sacerdoti".<o:p></o:p>

"Crocifiggilo": questo tipo di pena capitale, di origine persiana, era comunemente usato dai romani per gli schiavi e per i non giudei sin dalle guerre puniche. L'informazione dell'evangelista sul grido della folla è una chiara affermazione che essa è implicata nell'esecuzione.<o:p></o:p>

"Che ha fatto di male?": Pilato, come nei vv. 10 e 12, è descritto come uno che tenta di difendere una persona innocente.<o:p></o:p>

"Volendo dar loro soddisfazione": la complicità propria di Pilato viene in questo modo chiaramente asserita.<o:p></o:p>

"I soldati": nel contesto il riferimento è da intendersi unicamente ai soldati salariati dai romani.<o:p></o:p>

"Nel pretorio": è la designazione ufficiale del luogo dove risiedeva il governatore romano quando si trovava a Gerusalemme. Viene comunemente identificato con la fortezza Antonia , all'angolo nord-ovest delle mura del tempio.<o:p></o:p>

"Porpora": diversamente da Mt. 27,28 dove viene fatto esplicito riferimento a un "manto scarlatto", la semplice menzione della "porpora" lascia pensare al colore delle vesti imperiali.<o:p></o:p>

"Corona di spine": le lunghe spine usate per il fuoco erano immagazzinate nel cortile e potevano facilmente essere intrecciate a forma di croce radiata del tipo che usavano portare i re ellenistici.<o:p></o:p>

"Salve, re dei Giudei": il dileggio mette in evidenza il destino di Gesù che dalla gente comune non riesce ad ottenere altro che incomprensione. Ai soldati egli appare semplicemente come un qualsiasi prigioniero e un mezzo per passare allegramente il tempo.

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