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Di questa didaché Paolo è certamente maestro esemplare e ineguagliabile. Tale magistero egli ha esercitato in tutte le comunità che ha fondato e nutrito con la sua predicazione, a tutti insegnando che è necessario "imparare Cristo" e che, nello stesso tempo, non può apprendere la scienza di Cristo chi non si sottomette umilmente e gioiosamente al dolce giogo della parola di Dio.
Ogni autentico pedagogo deve fare i conti con questa verità:  Paolo ne è pienamente consapevole e lo dimostra elaborando un metodo pedagogico che affonda le sue radici nel grande evento della sua conversione sulla via di Damasco.
Infine, a chi desidera seriamente "imparare Cristo" Paolo indica il dovere di assumere un comportamento diametralmente opposto al precedente. Infatti esorta a "deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici" (4, 22-29) La stessa esortazione Paolo la rivolge anche ai cristiani di Colossi, là dove li invita a "spogliarsi dell'uomo vecchio con le sue azioni" per "rivestire l'uomo nuovo" (3, 9). In ambedue i contesti Paolo indica la trasformazione radicale dell'esistenza, espressa dal battesimo. Attraverso una nuova creazione, realizzata in Cristo, l'uomo viene condotto alla sua vera umanità e, attraverso l'obbedienza, si incammina verso la vera e piena conoscenza:  è così che si arriva a "imparare Cristo"! Paolo lo ha imparato per primo e spesso nelle sue lettere ne rende testimonianza, dicendo anche quanto gli è costato rimanere fedele a questo standard di vita. La validità del suo metodo pedagogico Paolo l'ha sperimentata anzitutto su se stesso.


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