Mossul, 12. Mentre da circa una settimana, un terzo delle duemila famiglie cristiane fuggite dalla città di Mossul, nel nord dell'Iraq, hanno cominciato a tornare nelle loro abitazioni, l'ennesimo episodio di violenza, purtroppo, ha minato il clima apparentemente tranquillo che si era creato nel Paese. Due sorelle cristiane, infatti, sono state uccise e la loro madre è stata ferita martedì pomeriggio da alcuni uomini armati a Mossul, da dove migliaia di cristiani nelle ultime settimane sono fuggiti a causa di minacce, intimidazioni e violenze. La notizia - riferisce l'Ansa - è stata diffusa dalla polizia irachena. Più di duemila famiglie, in totale secondo le stime dodicimila persone, sono fuggite da Mossul in seguito a una campagna di minacce e di attacchi contro la comunità cristiana iniziata il mese scorso. Molti di essi tuttavia sono poi tornati alle loro case, secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Quello avvenuto a Mossul è un episodio drammatico, ha affermato a Ginevra l'Unhcr). Martedì, dunque, alcuni uomini armati hanno ucciso una donna davanti alla sua casa, poi hanno fatto irruzione nell'abitazione e hanno sparato a morte sua sorella e ferito gravemente la madre. La polizia ha detto che prima di andarsene gli assalitori hanno anche piazzato un ordigno rudimentale davanti all'abitazione delle vittime, che è esplosa quando sul posto sono arrivati i poliziotti, ferendone tre. Mossul è una delle città più eterogenee dell'Iraq da punto di vista religioso, nella quale sono presenti molti cristiani e altre minoranze religiose. Per il suo controllo sono in lotta una numerosa minoranza curda e la maggioranza araba. A Mossul, il 13 marzo scorso fu trovato il corpo senza vita dell'arcivescovo Paulos Faraj Rahho. Monsignor Rahho era stato rapito pochi giorni prima della morte all'uscita della chiesa, insieme a lui c'erano l'autista e due guardie del corpo. I tre uomini furono uccisi da un gruppo armato durante le fasi concitate del rapimento dell'arcivescovo. Più di duemila famiglie erano fuggite da Mossul all'inizio di ottobre a causa delle violenze contro la comunità cristiana. Una missione dell'Unhcr sul posto ha constatato che la percentuale di ritorni varia da villaggio a villaggio, ma in tutto circa un terzo delle mille famiglie sfollate nell'area di Al Hamdaniya sono tornate a Mossul, ha detto un portavoce. Le famiglie hanno iniziato a fare ritorno a casa circa una settimana fa, dopo che i loro vicini arabi le avevano rassicurate riguardo al miglioramento della sicurezza nella città, in cui è stata fortemente rafforzata la presenza delle forze di sicurezza irachene, ha spiegato l'Alto commissariato Onu. Nei giorni scorsi, il primo ministro iracheno, Nuri al-Maliki, ricevendo in visita il patriarca della Chiesa assira d'oriente, Mar Dinkha iv, aveva assicurato l'impegno dello stato dicendo che gli attacchi contro le chiese e le moschee "non colpiscono solo un gruppo religioso, ma tutti gli iracheni". Negli ultimi anni sono stati migliaia i cristiani fuggiti dall'Iraq e rifugiatisi in Giordania, in Siria, in Turchia e in Libano. Una buona parte di essi ha chiesto asilo politico nei Paesi del nord Europa.