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2. A questo punto, Paolo li accusa di una terza mancanza (delictum) e cioè del fatto che peccano nel modo e nell'ordine in cui assumono il corpo di Cristo. Essi infatti ricevevano il corpo di Cristo dopo che avevano mangiato. Paolo sviluppa questo tema in quattro punti.

2.1. Innanzitutto, Paolo esprime la gravità di quanto facevano. Essi si riuniscono insieme, con il corpo ma non con l'anima, a causa delle loro divisioni. Perciò non conviene loro assumere il sacramento dell'Eucaristia: esso non compete a coloro i quali sono divisi (dissentientes).

Per quanto riguarda l'ordine di assunzione, i Corinzi assumevano il corpo di Cristo dopo la cena, come aveva fatto Gesù. Ma il Signore lo aveva fatto almeno per tre motivi: secondo un ordine opportuno (congruus), ciò che è figura (l'agnello pasquale) precede ciò che è verità (Cristo); dopo questo sacramento, egli si sarebbe subito incamminato verso la passione, di cui esso è memoriale; nel suo ultimo rifugio, Gesù consegna ai suoi discepoli se stesso, per imprimere profondamente nel cuore dei discepoli questo sacramento.

Tuttavia, la Chiesa, per rispetto ad un sacramento così nobile, stabilì che solo chi è digiuno, eccettuati i malati, potesse comunicarsi.

Discorso sul digiuno. Tommaso riafferma e motiva la prassi della Chiesa circa il digiuno prima della comunione: la Chiesa stabilisce che debba digiunare dalla mezzanotte chi intenda fare la comunione il giorno dopo.

2.2. A questo punto, Paolo espone la colpa dei Corinzi, che peccano contro Dio e contro il prossimo.

2.2.1. Contro Dio: ciascuno di loro portava nell'assemblea i piatti preparati e mangiava separatamente, prima di assumere i sacri misteri, andando contro la Parola di Dio.

2.2.2. Contro il prossimo: i ricchi mangiavano e bevevano fino all'ebbrezza, senza dar nulla ai poveri, che restavano nel bisogno.

2.3. Paolo indaga sulla causa di questa colpa.

2.3.1. Innanzitutto, Paolo esclude che si possa scusare il loro comportamento. Infatti, non è lecito utilizzare la casa del Signore per usi comuni, dal momento che è deputata a usi sacri. Infatti, il Signore cacciò dal tempio i mercanti ed i cambiavalute. Solo in caso di necessità, come ad esempio se non fosse disponibile nemmeno una casa, si potrebbe usare la Chiesa per mangiare. Ma essi hanno le loro case, quindi non si possono scusare.

2.3.2. In secondo luogo, Paolo afferma i motivi che li rendono inescusabili: il disprezzo (contemptus) della Chiesa di Dio e del prossimo. Qui "Chiesa" può essere intesa sia come congregato fidelium che come luogo sacro. I Corinzi infatti disprezzavano sia l'una che l'altra, dal momento che, dinanzi all'assemblea, facevano festa in un luogo sacro.

Allo stesso tempo, disprezzavano il prossimo, poiché i poveri si vergognavano di non aver niente, mentre i ricchi mangiavano e bevevano lautamente.

2.4. Paolo conclude esprimendo la sua dura condanna nei loro confronti. Quanti peccano in modo grave, non devono essere adulati nemmeno per scherzo.

3. Secondo un altro modo di esporre le cose, i Corinzi sono ritenuti colpevoli per un altra ragione. Nella Chiesa primitiva i fedeli offrivano pane e vino, che veniva poi consacrato. Dopo la consacrazione, i ricchi si riprendevano quanto avevano offerto e lo assumevano tutto, mentre ai poveri, che non avevano portato nulla, non rimaneva nulla. Paolo li rimprovera perché questo modo di fare non è conforme alla cena del Signore, che è comune a tutta la famiglia (communis toti familiae). Invece, i Corinzi non vi partecipano come ad una cosa comune, ma come ad una cosa propria, e ciascuno vuole rivendicare per sé ciò che ha offerto a Dio. Questo significa unusquisque praesumit, cioè rivendica per sé (attentat) presun-tuosamente (praesumptuose) la cena del Signore. Così i poveri restano senza nulla, mentre i ricchi sono ebbri.

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A questo punto, Tommaso apre una Quaestio circa il vino ed il pane consacrati. Come è possibile che il vino inebri ed il pane nutra, se, dopo la consacrazione, rimane la sostanza del corpo e sangue di Cristo? Questi, infatti, non possono né nutrire né inebriare, dal momento che non possono trasformarsi nel corpo di un uomo.

Tommaso presenta cinque diverse spiegazioni, ne mostra la contradditorietà e dà la sua soluzione.

a. L'abitudine dei sensi ci porta a ritenere che gli accidenti del pane e del vino da soli ci nutrano, come accade quando si è confortati dal solo odore di un cibo.

b. Il pane ed il vino rimangono sostanzialmente (remanere cum substantia corporis) insieme alla sostanza del corpo e sangue di Cristo.

c. Ciò che rimane è la forma sostanziale del pane e del vino, mentre la sostanza è quella del corpo e sangue. Alla forma sostanziale pertiene l'azione dell'oggetto cui si riferisce e quindi il pane, pur cambiando sostanza, in virtù della sua forma sostanziale, nutre. Lo stesso discorso vale per il vino.

d. L'aria circostante al pane consacrato si muta nella sostanza di chi viene nutrito.

e. La potenza divina fa tornare il corpo di Cristo in pane ed il sangue in vino, affinché questo sacramento non sia toccato dalle vili trasformazioni di tipo alimentare.

Tommaso conclude affermando che, per la potenza (virtus) della consacrazione, in modo del tutto unico (miraculose) è conferita alle specie del pane e del vino di sussistere senza il proprio soggetto al modo della sostanza. Ancora in modo del tutto unico (miraculose), alle due specie è conferito conseguentemente (ex consequenti) di agire e patire come le sostanze del pane e del vino farebbero, se vi fossero realmente presenti.

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