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C. Lectio VI, vv. 25-26.

Similiter et calicem postquam cenavit dicens: hic calix novum testamentum est in meo sanguine. Hoc facite quotienscumque bibetis in meam commemorationem. Quotienscumque enim manducabitis panem hunc et calicem bibetis mortem Domini adnuntiatis donec veniat.

A questo punto Paolo pone l'istituzione del sacramento per quanto riguarda la consacrazione del sangue.

1. Innanzitutto, pone l'ordine dell'istituzione.

1.1. L'ordine va inteso nel senso della concomitanza (ad concomitantiam) di entrambe le specie, quando dice "allo stesso modo il calice". Il pane ed il vino insieme esprimono la perfezione del sacramento, in quanto essi rappresentano la perfezione dell'alimentazione, ricordano la passione e l'efficacia dell'Eucaristia per la salvezza dell'anima e del corpo.

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Tommaso apre una Quaestio sul corpo e sangue: sembra che prima della consacrazione del vino, il corpo di Cristo sia senza sangue.

Alcuni dicono che le due forme si aspettano, cioè il pane non diventa corpo di Cristo finché non sono state dette le parole sul vino. Ma si deve dire che prima della consacrazione del sangue, c'è già il corpo di Cristo, non senza il sangue. Infatti nell'Eucaristia, una cosa viene all'esistenza in due modi. Un modo è dato dalla potenza della consacrazione (ex vi consecrationis), come viene detto dalla formula della consacrazione. Un altro modo è dato dalla reale concomitanza (ex reali concomitantia): la divinità del Verbo è presente in questo sacramento per la sua indissolubile unione al Corpo di Cristo, e dunque pure l'anima è presente, poiché essa è realmente congiunta allo stesso corpo. La stessa cosa va detta per quanto riguarda il sangue. Quindi, per la potenza della consacrazione, sotto la specie del pane, è presente il corpo di Cristo, mentre per la reale concomitanza è presente anche il sangue.

Lo stesso va detto per il sangue: esso è presente sotto le specie del vino in virtù della consacrazione, mentre per la reale concomitanza, è presente insieme al sangue anche il corpo. Quindi sotto entrambe le specie vi è l'intero Cristo.

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1.2. L'ordine, con cui vengono offerti prima il pane e poi il vino, è legato alla comparazione con i cibi materiali, che avevano preceduto il rito. Infatti, Cristo ha dato il suo corpo durante la cena, mentre ha dato il sangue espressamente dopo la cena. La ragione sta nel fatto che il corpo di Cristo rappresenta il mistero dell'incarnazione, mentre il sangue rappresenta la passione, per mezzo della quale il sangue fu effuso.

2. Quindi Paolo pone le parole "Questo è il calice della nuova alleanza...".

2.1. Innanzitutto mostra la verità di questo sacramento. Le parole che dice "Questo calice" possono essere intese per metonimia (metonymice): il contenitore per il contenuto. Un altro modo è il senso metaforico (metaphorice): come il calice inebria e sconvolge, così la passione. Quindi il significato di "calice" è sia il contenuto (vino) che la passione.

Tommaso fa una lunga analisi del termine Testamentum.

Si deve considerare che il termine testamentum è assunto dalle Scritture in due modi diversi. Innanzitutto, esso è considerato come un patto (pactum). Dio ha stabilito con il genere umano un patto in due modalità: nell'Antico Testamento, ha promesso beni temporali ed ha liberato da mali temporali, mentre nel Nuovo Testamento ha promesso beni spirituali e ha liberato da mali opposti.

Nell'antichità era consuetudine confermare un patto versando del sangue: nell'Antico Testamento era sangue di animali, mentre nel Nuovo Testamento esso fu confermato con il sangue di Cristo, nella sua passione.

In secondo luogo, testamentum nelle Scritture è inteso anche in un senso più stretto (magis stricte), e cioè come una "disposizione di eredità", che si deve ricevere e che deve essere confermata da un certo numero di testimoni. Nell'Antico Testamento questa eredità era manifestata sub figura di beni temporali, mentre nel Nuovo Testamento per mezzo del sangue di Cristo, Dio ha promesso expresse l'eredità eterna (haereditas aeterna).

Quindi, quando il Signore dice "Questo è il calice della nuova alleanza nel mio sangue" è come dicesse che, in forza di ciò che è contenuto nel calice, si commemora la Nuova Alleanza, confermata per mezzo del sangue della sua passione.

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Tommaso apre una Quaestio circa le differenti parole usate da Paolo e da Luca e dagli altri evangelisti.

Alcuni dicono che qualunque forma abbiano le parole, purché prese dalla Scrittura, esse sono sufficienti alla consacrazione.

Ma è più probabile che solo quelle parole, che usa la Chiesa, istruita dalla tradizione degli apostoli, ottengano la consacrazione. Infatti gli evangelisti hanno voluto raccontare solo quelle parole che erano necessarie per una conoscenza della vicenda, non quelle che erano ordinate alla consacrazione dei sacramenti. A causa degli infedeli, la Chiesa primitiva teneva nascoste le precise parole dei sacramenti.

Alcuni dicono che non tutte le parole sono necessarie alla consacrazione, ma solo: "Questo è il calice del mio sangue", non il resto. Tuttavia, ciò non sembra conveniente dal momento che tutto quello che segue è determinazione del predicato e spiegazione del suo significato.

A differenza della consacrazione del corpo, nella consacrazione del sangue fu necessario esprimere la potenza della passione di Cristo (virtus passionis Christi).

La potenza della passione di Cristo riguarda, innanzitutto, la nostra colpa, che essa abolisce. Il suo sangue, infatti, è sparso per la remissione dei peccati di tutti gli uomini: quelli che lo assumono ma anche quelli che non lo assumono.

In secondo luogo, la potenza della passione di Cristo va considerata attraverso la comparazione alla giustificazione (vita iustitiae), che la passione di Cristo produce per mezzo della fede.

In terzo luogo, la potenza della passione di Cristo riguarda la vita della gloria (vita gloriae), nella quale si è introdotti per mezzo della passione di Cristo.

Si dice "nuova ed eterna alleanza" perché essa riguarda una disposizione di una eredità eterna, mentre "nuova", perché è differente dalla vecchia, che prometteva beni temporali.

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2.2 Quindi Paolo comanda l'uso di questo sacramento, dicendo "fate questo".

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Ora, Tommaso apre una Quaestio circa l'aggiunta dell'acqua al vino.

E' probabile che Cristo abbia fatto ciò a causa della consuetudine, in quella terra, di stemperare il vino forte con un po' di acqua. Ma l'acqua mescolata al vino significa anche che il popolo cristiano è stato congiunto a Cristo, per mezzo della sua passione.

Si può consacrare il vino senza l'acqua, sebbene pecchi, chi consacra in questo modo, non osservando il rito della Chiesa. Se dopo la consacrazione il sacerdote si accorge di non aver messo l'acqua, non la aggiunga e compia il sacramento, perché nulla va mescolato al sangue di Cristo. Ciò infatti introdurrebbe una qualche corruzione del sangue di Cristo ed avrebbe a che fare con il crimine di sacrilegio.

Alcuni dicono che dal costato di Cristo sgorgò sangue ed acqua. Ma ciò non ha a che fare con il vino e sangue, perché in quell'episodio l'acqua è figura del battesimo.

Altri dicono che dopo la trasformazione del vino in sangue, l'acqua aggiunta resta nella sua sostanza di acqua e rimane attorno al vino. Ma ciò non è vero perché l'acqua ed il vino non restano separati ma si mescolano. Perciò si deve dire che l'acqua è cambiata in vino e così tutto si trasforma in sangue di Cristo.

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E poi Gesù dice "finché io venga": da ciò si capisce che questo rito della Chiesa non cesserà fino alla fine del mondo.

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