00 22/11/2008 12:39

I. 

Non si può negare che le eresie esistano e che abbiano una forza.

¶ Lo stato attuale dei nostri tempi fa sì, che noi dobbiamo ben fermare questo punto: ed è quello di consigliarvi, di esortarvi a che voi non vi facciate meraviglia alcuna di queste eresie: esse di fatto esistono ed era infatti già stato preannunziato che esse sarebbero sorte (1); eppoi, perchè meravigliarsi per la ragione che scalzano e infirmano la saldezza di credenza in taluni spiriti? esse sono sorte appunto per questo scopo: perche la fede, col dover sopportare violenza di attacchi, ne acquistasse poi fulgore di conferma e |2 sicurezza maggiore (2). Non c'è dunque ragione ed è perfettamente inutile e sciocco che la maggior parte dei fedeli si scandalizzino perche l'eresie abbiano preso tanto piede. Quanta azione, potrebbero esse esercitare, se non esistessero? [nessuna]; ma dal momento che vi sono...; quando una data cosa dalla natura ha avuto in sorte un modo qualsiasi di vita, come trova una ragione in essa che giustifichi la sua origine, così acquista quel vigore che la rende attiva e vivace, e non è più possibile allora, per lei, la non esistenza.

II. 

In che cosa possa consistere ìa forza delle eresie, e su chi esse possano eventualmente avere la loro influenza

¶ Fra tutti gli altri modi per i quali la vita dell'uomo è tormentata e magari trova la sua fine, non manca, dopo tutto, la febbre: ebbene noi non proviamo doloroso stupore per nessuno di questi due fatti: nè che essa esista, dal momento che esiste realmente, e neppure che essa conduca l'uomo al disfacimento del suo organismo: è proprio per questo che essa ha una esistenza. Così è riguardo |3 all'eresie, le quali sono sorte per affievolire e per spengere, magari, calore e fulgore di fede; noi, anzi che meravigliarci e provare un certo senso di sgomento chè esse abbiano un tale potere, dovremmo riportare questa nostra impressione di timore, al principio della loro esistenza: finchè esse siano, è in loro anche tale potenza; è proprio in quanto che esse hanno tale potenza, che possono esistere. 

¶ Ma avviene che dinanzi al fatto della febbre, come ognuno sa, non è in noi tanto un senso di stupore e di meraviglia, quanto un'impressione di ostilità, di repug'nanza, per le cause che la possono produrre e per gli effetti che quella può avere sul nostro corpo, e non possedendo in noi la facoltà di poterla allontanare, almeno ce ne guardiamo e cerchiamo di evitarla, per quanto è possibile. Per l'eresie, invece, si nota che, sebbene esse portino la la morte nell'anima e un ardore di un fuoco molto più vorace [della febbre], pur tuttavia vi sono alcuni che preferiscono d'indugiarsi in un certo senso di ammirazione per la potenza che esse sono capaci di sviluppare, piuttosto che cercare di sfuggirle, per tentare di paralizzare la loro capacità penetrativa; e tutto |4 ciò lo fanno, avendo pure la facoltà di sottrarsi alla loro influenza. 

¶ Se smetteranno costoro di meravigliarsi tanto per la potenza delle eresie, finirà che esse verranno a perderla del tutto. Una delle due: o è il fatto della meraviglia che essi provano, che fa scendere appunto certe persone allo scandalo, o è il fatto di provare scandalo che quasi provoca in loro un senso di stupore e di acciecamento tale, da far loro credere che, dal momento che le eresie abbiano in sè tanta potenza e ardire, significhi che esse non possano provenire che da un qualche principio di verità. Cosa da meravigliare davvero, che quel che è male possieda in se stesso una sua propria forza. Se non che le eresie, un forte ascendente hanno su coloro che posseggono scarso ardore dì fede (3). È precisamente quel che succede, la maggior parte delle volte, nei combattimenti dei gladiatori, nelle gare di lotta: taluno vince, non perchè dotato assolutamente di forza superiore che lo renda veramente invincibile, ma perche il suo competitore è stato privo di qualunque energia e capacità di resistenza: così che anche quello che è riuscito una volta |5 vincitore, se dopo viene messo in gara con chi ha robustezza e gagliardia di membra, anche lui sarà costretto a ritirarsi in condizioni di inferiorità: non succede mica diversamente nel campo della eresia: dalla debolezza e dal tepore religioso di alcuni, prendono esse forza e consistenza, ma perdono poi qualunque vigore e ogni fiamma di vita si spenge in loro, se s'imbattono in chi ha nell'animo ben saldo il principio della fede più pura.

III. 

Le eresie non fanno che provare costanza e saldezza, di fede, la quale non può, nè deve essere abbandonata per alcuni che si allontanano dalla credenza vera cristiana

¶ Bastano alcuni individui, che siano rimasti presi dall'eresia, perche, con gran facilità, si abbandonino alla rovina di una credenza falsa questi ingenui creduloni. Perchè quella donna, queir uomo dalla fede così salda, persone dotate di tanta saggezza e che alla Chiesa avevano dato opera di tanto amore e di tanto zelo, passarono dalla parte degli eretici? Chi è che, ponendosi tale quistione, non risponderà a sè stesso che quelli che le eresie hanno |6 potuto far deviare dalla retta via, vuoi dire, che non erano da considerarsi veramente ne saggi, nè stretti da saldezza di fede, nè dediti con tutto l'animo loro alla Chiesa? Ma è proprio una cosa da far molta meravìglia, penso, che da uno, che per il passato sia stato riconosciuto uomo al dì sopra di ogni dubbio e di fede saldissima, dopo ne venga ad uscir fuori uno diverso? Saul, sopra tutti gli altri eccellente, finisce poi colf essere turbato e sconvolto dal sentimento della gelosia; David, la bontà del quale era secondo quanto il cuore del Signore desiderava (4), sì rese colpevole dì omicidio e di adulterio (5); Salomone ebbe pure da Dio ogni più grande dono di grazia e dì sapienza: ebbene: da donne venne spinto all'idolatria (6). Soltanto al Figlio di Dio fu riservato dì rimanere sempre senza colpa (7). Eppoi... anche se un vescovo, se un diacono, se una vedova, se una fanciulla, se un dottore, se perfino un martire si allontanano, ammettiamo, dalia regola di fede, basterà forse questo fatto perche l'eresie debbano acquistare carattere di verità? Dobbiamo noi dunque riconoscere il valore della fede dalle persone o le persone dalla fede che |7 esse professano? Non v' è nessuno che sia sapiente veramente, nessuno che possa dir di possedere purità di fede; nessuno si chiamerà grande, se non il Cristiano; ma nessuno potrà chiamarsi così, se non chi abbia perseverato in questo lume di fede fino agli ultimi giorni della sua vita (8). Tu, data la tua natura di uomo, conosci ciascuno, ma soltanto dalla esteriorità: credi ciò che vedi, ma vedi solo dove il tuo occhio giunge; lungi invece penetra lo sguardo del Signore: dicono i Sacri Libri (9): l'uomo guarda nella faccia del suo simile; è Iddio che penetra e intende l'intimo del cuore umano (10). Ed è così che il Signore conosce quelli che sono Suoi (11), e sradica la pianta che non ha piantato (12), e ci fa vedere come gli ultimi divengono i primi, e tiene in mano un ventilabro, perchè vuole che il terreno intorno a Lui sia lindo e puro (13). Prendano pure il volo e se ne vadano lontano, quanto lor piaccia, le pagliuzze di una fede inferma e leggera, appena che esse avranno sentito l'afflato caldo delle tentazioni; tanto più pulita e sana la massa del frumento s'accumulerà allora nel granaio del Signore (14). Non è pur vero che alcuni dei Discepoli dallo |8 stesso Signore si allontanarono quasi di Lui stesso turbati? (15). Ma non per questo gli altri pure crederono di doversi staccare dall'orme Sue: quelli che riconobbero che Costui era il Verbo delia vita e che da Dio Egli traeva l'origine Sua, Lo seguirono fedelmente, fino al termine della Sua vita, sebbene il Signore avesse loro offerto il modo di allontanarsi im-punemente da Lui, qualora essi l'avessero voluto (16). Non ha valore alcuno, se un Figello, un Ermogene (17), un Fileto, un Imeneo abbandonarono il loro Apostolo (18): appartenne proprio alla schiera degli Apostoli colui che si rese colpevole di tradimento verso il Signore. Ci meravigliamo noi, se da taluni vengono disertate le Sue Chiese, ma dobbiamo sapere che quello che ci fa veramente, chiaramente Cristiani, è appunto la capacità di perseverare e di soffrire secondo l'esempio che Cristo ci ha lasciato (19). Egli dice: Essi si sono allontanati da noi, ma non furono dei nostri; se alle nostre file avessero veramente appartenuto, costoro sarebbero rimasti fedelmente con noi (20). |9 

IV. 

Le eresie sono state preannunziate e siamo stati esortati a sapercene guardare

¶ Siamo piuttosto ricordevoli delle parole del Signore e delle Lettere Apostoliche, le quali ci hanno pur messo in avviso che l'eresie sarebbero nate, e ci dissero pure che avrebbero dovuto esser sfuggite da noi. E come per noi non costituisce ragione di timore alcuno la loro esistenza, così non dobbiamo affatto stupirci della forza che esse posseggono, a causa della quale siamo stati avvertiti di dovercene guardare. Molti lupi rapaci verranno sotto le spoglie di pecore miti e innocenti, ha detto il Signore (21). E che s'intende mai per l'espressione "sotto le spoglie di pecore„ se non la esterna e superficiale professione di fede del nome cristiano? E chi sono "i lupi rapaci„ se non i sostenitori di certe interpetrazioni subdole e capziose, che ìntimamente si nascondono e tentano di disgregare la compattezza della comunità cristiana? Chi sono gli pseudo profeti, se non i predicatori di una dottrina non rispondente a verità (22)? Chi sono gli pseudo apostoli se |10 non coloro che adulterano l'Evangelo? Chi sono gli Anticristi (23) se non gli spiriti ribelli, che così nell' età nostra, come in qualsiasi altro tempo, si schierano contro Gesù? E le eresie faranno proprio questo: con la falsità delle loro dottrine dilanieranno la Chiesa non meno di quanto l'Anticristo la sconvolgerà e la strazierà colla fierezza delle persecuzioni crudeli (24): ma pure una differenza esiste: la persecuzione almeno sa far sbocciare dal suo seno, dei Martiri; l'eresia crea soltanto degli apostati. Proprio per questo anche l'eresie erano necessarie dunque, perchè i giusti, i saldi, i costanti venissero in luce, tanto coloro che nel terrore delle persecuzioni hanno saputo tenere fermo e sicuro il loro spirito, quanto quelli che hanno offerto resistenza alle dottrine dell'eresia. E l'Apostolo non vuole che si consideri come gente ormai di fede provata e schietta chi s'è allontanato dalla retta fede, per seguire l'eresia, come invece i nostri avversarî vorrebbero, interpetrando a modo loro, falsamente, una espressione di lui: "Portate il vostro esame su ogni cosa e ritenete ciò che è buono (25) „. Ma io osservo: e non è forse possibile ad |11 ognuno, che proceda erroneamente in questo esame, abbandonarsi, per sbaglio, proprio alla scelta di quello che è appunto male?

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