00 22/11/2008 12:40

V. 

Le eresie vengono a minare la compattezza e l'unità della Chiesa

¶ L'Apostolo, poi, ha parole di rimprovero per le discussioni e gli scismi (26), i quali, senza dubbio, son mali; ma nello stesso àmbito fa rientrare anche le eresie. Il fatto che le unisce a principi cattivi, dimostra all'evidenza che le considera un male e senza dubbio di maggiore entità. Dicendo S. Paolo che egli ha sempre creduto alla possibile esistenza di scismi e di dissensi, perchè sapeva pur che dopo sarebbero necessariamente sorte le eresie, dimostra che di fronte ad un male maggiore aveva facilmente creduto alla realtà di un male minore; e non tutto ciò significava, certamente, che egli, rilevando certi mali, avesse voluto affermare che contenessero alcunchè di buono nei loro principi; ma, colla prospettiva di tentazioni e di attacchi ancor più gravi, voleva ammonirci come non |12 bisognasse meravigliarci di quelle scissioni, che tendevano a far riconoscere le anime ormai salde e costanti in un principio di fede, cioè coloro che nessuno era riuscito a far deviare dalla retta strada. Se tutto il capitolo mira nel suo spirito a mantenere l'unità della credenza cristiana e a rafforzarla, reprimendo e distruggendo le differenze e i contrasti, dal momento che l'eresie tendono, non in minor misura certamente, a spezzare quella che sia l'unità della fede, come perfettamente gli scismi e gli altri dissensi nel seno di lei, non vi è dubbio che l'Apostolo abbraccia in un medesimo concetto di condanna tanto gli scismi e le discordie, come f eresie. E come egli non approvi affatto coloro che si siano piegati verso principi eretici, lo prova ogni sua parola di esortazione più vivace a che noi li fuggiamo, e l'insegnamento più reciso a che noi, tutti concordemente, affermiamo e sentiamo unità di fede: il che appunto è ciò che l'eresia impedisce.

VI. 

Le eresie sono da fuggire in ogni modo

¶ Non è il caso d'insistere più lungamente |13 su tale argomento; sappiamo infatti che è lo stesso Paolo che, scrivendo ai Galati, enumera le eresie tra i peccati carnali (27), e suggerisce poi a Tito (28) di allontanare, di considerare come un reietto, chi sia eretico, e ciò dopo averlo una prima volta avvertito e ammonito, perchè un uomo che segue l'eresia è così fuori dalla retta strada, ed è così profondamente guasto, che egli stesso pronunzia da sè la sua condanna irrevocabile. Ma in quasi tutto il restante della lettera, parlando dell'opera da compiersi con ogni diligenza, per sfuggire le dottrine false e bugiarde, viene implicitamente a colpire le eresie: la falsità delle dottrine non scaturisce infatti direttamente dall'opera loro? Eresie (29), sono chiamate con parola greca che vuoi dire scelta; scelta che taluno fa allorchè o si volge a dar lor vita, oppure a seguirle. Ed è appunto per questo che Paolo disse che l'eretico trova la condanna in sè stesso, perchè egli stesso s'è scelto quel principio che poi è causa della sua condanna. A noi Cristiani non è concesso affatto, invece, di intromettere, di nostra testa, nessun altro principio ai fondamenti della nostra fede, e neppure seguire o indulgere quello che eventualmente taluno |14 potesse, di proprio arbitrio, avere escogitato nella mente sua. Noi invece abbiamo gli Apostoli, che hanno ripetuto le parole del Signore e non si sono permessi affatto d'aggiungere qualcosa di loro arbitrio: essi hanno accolto da Cristo Signore la dottrina Sua e l'hanno bandita fedelmente alle genti (30). Pertanto, se anche un Angelo, che dai Cieli scendesse, divenisse il banditore di un Vangelo diverso, noi chiameremmo tale predicazione anathèma (31). Già lo Spirito Santo aveva previsto che presso una vergine Filumene (32) sarebbe disceso un angelo di seduzione, ma che si sarebbe trasformato e apparso come un angelo di luce: A pelle, attratto ed ammaliato dai miracoli e dagli atti meravigliosi di lei, introdusse nel seno della Chiesa una dottrina eretica.

VII. 

È la filosofìa che favorisce le credenze eretiche

¶ Sono queste le dottrine di uomini e di demoni sorte da quel che sia lo spirito della pretesa sapienza mondana, per le orecchie che non sanno trovar pace e tranquillità (33). Il Signore, l'ha chiamata follia tale saggezza, |15 e la stoltezza del mondo ha scelto appunto, per confonder quella che sia l'umana filosofia (34). È la filosofia stessa, invero, che dà materia a quella che si chiama mondana saggezza, dal momento che, con molta libertà e pretesa arroganza, interpetra la natura divina, i suoi disegni e i suoi procedimenti. Diciamolo francamente: le eresie stesse sono quelle che attingono forza e consistenza da tali principi filosofici. È dalla filosofia infatti, che Valentino (35) prende la concezione degli Eoni e di una quantità di forme, di cui non saprei dire neppure il numero: infinite esse sono; e il concetto di una Trinità umana: o non era costui stato discepolo di Platone? E non è da quella stessa fonte, che scaturisce il dio di Marcione (36), preferibile agli altri? almeno ha un carattere di tranquillità; e anche ìa sua dottrina deriva dagli Stoici. Sono stati gli Epicurei (37) quelli che hanno sostenuto il principio che l'anima è soggetta alla morte, e se tu vuoi negare il principio della resurrezione della carne, tu potrai attingere per questo punto dai dettami di tutti quanti gli antichi filosofi: dove trovi che la materia è uguagliata colla natura di Dio, quivi potrai |16 riconoscere la dottrina di Zenone; ed ecco invece che ti vien fuori Eraclito (38), quando si parli di una divinità che abbia in sè natura ignea; è la stessa materia, in fondo, che viene trattata, agitata, e da eretici e da filosofi: donde il male e perchè? donde l'uomo e come egli è sorto? Ed ecco il problema che ultimamente Valentino s'è posto: donde Iddio? Deriva dall'Entimesi o dall'Ectroma (39) ? O Aristotele, mal facesti, tu, che hai loro insegnato la dialettica, arte abile ugualmente e a costruire e a distruggere, diversa e sfuggevole nelle sue asserzioni, immoderata, sforzata nelle sue congetture; aspra, difficile nelle sue argomentazioni, che crea con facilità contrasti; laboriosa e molesta talvolta a sè stessa, che tutto pone in discussione sottile, perchè appunto nulla sfugga all'attento e minuzioso esame di lei! Di qui proprio derivano quei racconti favolosi (40), quelle genealogie interminabili, quelle questioni lunghe ed oziose, quelle discussioni sottili, che s'insinuano negli animi come qualcosa di malefico che ti consuma e ti uccide.

L'Apostolo, quando vuole preservarci da quello che è male, ci avverte appunto di star bene in guardia contro l'opera della filosofia: egli |17 la ricorda chiaramente, espressamente: scrive ai Colossesi: Guardatevi, perchè non vi sia qualcuno che non v'inganni colla filosofia, che, con vane apparenze di verità, non vi tragga fuori dalla retta strada, secondo l'umana tradizione e contrariamente alla provvidenza dello Spirito Santo (41). Paolo era stato in Atene (42), e questa specie di umana sapienza l'aveva ben conosciuta colle relazioni che aveva avuto coi filosofi: pretende essa alla verità, ma non fa che impedire il raggiungimento di questa, e, divisa com'è in una quantità di sette contrastanti intimamente fra loro, da luogo a credenze varie e contradittorie. Può esservì forse qualcosa di comune fra Atene e Gerusalemme? quale relazione potrà stabilirsi fra la Chiesa e l'accademia (43)? fra gli eretici e i Cristiani? È dal portico di Salomone che la nostra dottrina trae l'origine sua (44); fu lui stesso che ci ha insegnato che Iddio si deve cercare nella semplicità e nella bontà del nostro cuore. Se la vedano un po' coloro che hanno messo fuori un Cristianesimo stoico, platonico, dialettico. Che bisogno abbiamo noi di ricerche, dopo Gesù Cristo? che cosa dobbiamo richiedere noi, dopo che abbiamo avuto |18 il Vangelo? Noi fermamente crediamo, e non sentiamo più desiderio di credere oltre: perchè questo soprattutto è il canone fondamentale delia dottrina nostra: il non esservi altra cosa da credere, al di là di ciò che già noi sinceramente crediamo.

VIII. 

Cercate e troverete, è stato detto, ma è pur necessario intendere sì valore dell' espressione

¶ Vengo ora dunque a quel punto, su cui si basano i nostri, per giustificare il loro principio di continua ricerca e che gli eretici cercano d'infiltrare, per indurre negli animi dubbi che possono spingerli alle loro credenze: dicono dunque costoro: è stato pur scritto "cercate e voi troverete(Matt. VII. 7); parole del Vangelo queste. Ricordiamo, dunque, quando il Signore pronunziò tale frase: io credo, appunto, che ciò avvenisse agli albori della diffusione della Sua dottrina, quando ancora in tutti era forte il dubbio, se fosse stato Egli veramente il Cristo. Pietro ancora non l'aveva dichiarato "Figlio di Dio (45)„ e Giovanni stesso non aveva ancora avuto |19 l'assoluta sicurezza su di Lui. E fu giustamente che allora si disse: "Cercate e troverete„. Bisognava infatti cercare quello che era ancora sconosciuto: e ciò s'indirizzava ai Giudei (46): era proprio a loro che si rivolgeva questa parola di rimprovero, a loro, dico, che sapevano bene dove cercare Cristo. Hanno costoro, Egli disse, Mosè ed Elia (47); cioè a dire la legge e i profeti, annunziatori del Cristo. Dopo di che, Egli disse altrove apertamente: Esaminate le Sacre Scritture, dalle quali voi attendete la salvezza; sono quelle che parlano di Me: (48) ecco quello che vorrà dire: cercate e troverete. Ed è chiaro anche che quel che segue, riguarda i Giudei: Bussate e vi sarà aperto: prima i Giudei erano stati ligi a Dio, poi, per le loro colpe, allontanati, cominciarono ad esser fuori dalla grazia divina. Ma i gentili non mai furono nella casa di Dio, o almeno lo erano come una goccia che cade in un secchio o un granello di polvere in un' aia (49); ma in ogni modo ne erano sempre fuori. Ma colui che è stato sempre al di fuori, come farà a bussare là dove non è mai stato? qual conoscenza potrà avere di una porta che non ha mai oltrepassato, nè per entrare, nè per |20 uscire? O forse non avverrà piuttosto che busserà colui che saprà d'essere stato oltre quella porta e d'esserne stato poi allontanato, ma che pure conosce bene dove deve bussare?

¶ Così anche il precetto "domandate e riceverete„ conviene bene a coloro che sapevano a chi bisognasse domandare; e avrebbero ricevuto da chi aveva promesso, cioè dal Dìo di Abramo, d'Isacco, di Giacobbe, che i gentili non conoscevano, più di quello che non conoscessero le promesse di Lui. Ed era per questo che il Signore parlava al popolo d'Israele: io non sono stato inviato che per le pecorelle smarrite della casa di Israele (50). Egli non gettava ancora ai cani il pane dei Suoi figli (51): Egli ancora non aveva ordinato di camminare, per rintracciare le nazioni tutte; e se pure alla fine comandò ai Discepoli d'andare a insegnare e a portare il Sacramento del Battesimo ai gentili, dopo che costoro avessero ricevuti in sè i doni dello Spirito Santo, del Paracleto, che avrebbe dovuto condurlì al lume di ogni più fulgida verità (52), questo tende in fondo allo stesso suo scopo, sempre: che se gli Apostoli stessi, destinati come maestri alle |21 genti, dovevano essi stessi ricevere come loro guida lo Spirito Santo, il Paracleto, tanto più varrà l'espressione "cercate e troverete„ nel nostro riguardo, in quanto la dottrina doveva arrivare a noi direttamente dagli Apostoli, che a loro volta l'attingevano dallo Spirito Santo. Tutte le parole del Signore sono indirizzate a tutti gli uomini, certamente, e attraverso i Giudei sono arrivate a noi; ma nella loro massima parte, esse, dal momento che sono rivolte ai Giudei personalmente, non rappresentano per noi, a dirla con tutta verità, un ammonimento, quanto invece hanno la forza dell'esempio.

IX. 

Nulla è da ricercare, dopo che siamo giunti all'intelligenza della dottrina di Cristo

¶ Ma ormai, io, proprio di mia spontanea volontà, mi allontano e abbandono la posizione su cui mi ero posto dianzi. Ecco: il precetto "cercate e troverete (53) „ è rivolto, così, in generale, a tutti; ammettiamo ciò: ma anche pensando così, la forza della mia ragione reclama che io proceda a delle |22 considerazioni, e studi in me stesso la cosa. Non può esistere parola la quale discenda dalla divinità, che manchi di tale carattere di armonia e di coerenza, da doverne cercar solo una difesa formale, senza che non dobbiamo intenderla nel significato più riposto ed intimo dell'espressione. In primo luogo dunque io pongo come base questo principio: Cristo è stato Colui che ha stabilito un fondamento sicuro, unico, organico, cui le genti debbono in ogni modo prestar fede; ed è perciò doveroso farne ricerca, perchè ognuno possa, quando questo principio sia stato trovato, prestare ad esso la debita fede. Di questo principio unico, infallibile dunque la ricerca non può avvenire, senza che questa non abbia poi un termine. Bisogna insomma che la ricerca avvenga, finchè tu non trovi questa luce di verità; ma quando tu l'abbia scoperta, devi ad essa credere fermamente: e non si domanda poi che tu faccia di più, se non di saper custodire, con ogni diligenza, gelosamente, quello che una volta tu sia arrivato a credere. E fissa stabilmente anche questo punto nell'animo tuo: come non si debba affatto prestare ad altro fede, e perciò, come |23 non sia necessario ricercare altro, dopo che tu abbia potuto trovare e fermare la tua fede nei principi che Cristo ha stabilito: è proprio Lui che non vuole da te altra opera che questa: che tu, appunto, non avanzi nelle tue ricerche al di là di quanto Egli fermò col Suo insegnamento. Ci sarà forse qualcuno che possa sollevare dei dubbi sulla dottrina che Cristo ha tramandato? Ebbene, presso di noi sta, oh! Io sappia costui, quasi in sua propria sede, quella somma di dottrine e d'insegnamenti che il Signore ci ha tramandato. Si; presso di noi! Ed è per questo che io, sicuro della rettitudine del pensier mio, mi faccio avanti pronunziando parole di esortazione per certi Cristiani, perchè essi non pensino che sia dovere di far ricerca, anche al di là di quanto essi già prima pensarono che fosse loro obbligo di fare oggetto di ricerca stessa, e non diano quindi all' espressione "cercate e troverete„ una estensione fuori dell'ambito di un criterio logico e giusto. |24 

__________________________________________________