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XV. 

Bisogna energicamente difendersi contro gii eretici

¶ La questione è proprio nel suo momento culminante: qua noi tendevamo, del resto; e con questa trattazione preliminare volevamo appunto dare soltanto inizio a ciò che costituisce il corpo dell'argomento nostro, per giungere poi alla lotta decisa su quei punti nei quali i nostri avversarî sono soliti provocarci. Ecco che essi tirano fuori le Sacre Scritture, e, con questa loro audace sicurezza, lì per lì, possono anche riuscire ad impressionare taluni: nell'accanimento della lotta poi, anche |36 su chi ha forza di resistenza, producono un senso di stanchezza; riescono a fiaccare i deboli e a portarli con loro; quelli poi che non posseggono uno spirito veramente deciso e sicuro, li lasciano in un'intima perplessità e in un dubbio triste e angoscioso. Noi dobbiamo precluder loro questa strada, senza indugio, sopratutto; dobbiamo impedire agli eretici che essi possano scendere a qualunque discussione che riguardi le Sacre Scritture. Se i Libri Sacri costituiscono il fulcro della loro potenza, perchè essi se ne possano servire, è necessario prima esaminare e considerare perfettamente a chi spetti il possesso delle Sacre Scritture; e questo, per evitare che di esse possano usufruire coloro ai quali minimamente spettano.

XVI. 

Le Sacre Scrittore hanno avuto dagli eretici falsa interpretazione

¶ Potrebbe sembrare eventualmente che, per una certa debolezza, intrinseca alla causa da me sostenuta o per un certo tal qual desiderio di portare la discussione su un campo |37 un po' diverso, io abbia posto questa questione preliminare: ma dal lato mio militano ragioni fermissime e incrollabili e, sopratutte, questa: che la fede nostra presenta il più assoluto ossequio all'Apostolo Paolo, il quale proibisce decisamente che si facciano discussioni (61), che si presti orecchio a qualunque voce di novità potesse giungerci, e che si abbia in certo modo relazione con chi è macchiato d'eresia, dopo, che noi abbiamo una sola volta cercato di correggerlo (62), e di trarlo dall' errore; non però dopo aver sostenuto con lui discussioni intorno alla diversità di dottrina. Mi pare che in tal modo ogni principio di disputa sia senz'altro dall'Apostolo condannato, dal momento che ci ha proprio indicato egli stesso, come unica ragione di potere avvicinar gli eretici, quella dì tentare una volta dì correggerli: una sola volta dico, ed è chiaro, perchè, chi è eretico, non si può considerare Cristiano. Quindi non è con lui da adoperarsi il sistema che si può, invece, usare con chi è Cristiano, di una correzione ripetuta cioè per due o tre volte e alla presenza di due o tre testimoni (63): con lui non c'è ragione di discussione: è solo il dovere di correzione che |38 noi, una volta, possiamo tentare con chi è macchiato di eresia. Ma del resto, e volendo concludere, questa disputa sulle Scritture non credo porti ad utilità alcuna, se non quella di confondere e di turbare il cuore e la mente.

XVII. 

Ancora sulla falsa interpretazione che gli eretici fanno dei Libri Sacri

¶ L'eresia non riconosce certe parti delle Sacre Scritture, e quelle che ammette, le travisa secondo quello a cui essa mira, con aggiunte o con sottrazioni: anche se le riconosce dunque in massima, siamo ben lontani dal carattere della assoluta integrità, e quando anche le riconosca talvolta nella loro piena organicità e compattezza, purtuttavia viene poi a mutarle, dando alle singole espressioni, interpretazioni che fanno deviare dalla verità. È un'offesa alla verità che si compie, sia che il senso venga alterato, sia che l' eretico scriva cosa che non corrisponda al vero: è pur logico del resto e necessario che gli eretici, nel loro stolto e vano congetturare, non vogliano |39 riconoscere m alcun modo giusti, quei punti delle Scritture, dai quali essi verrebbero ad esser convinti di falsa dottrina. Chi segue eresia si basa, certamente, su quei punti, i quali hanno prima tratto, a bella posta, con falsa interpretazione, alle loro dottrine, oppure su quei luoghi che si prestano a questo gioco per il doppio significato che presentano.

¶ A che cosa crederai di arrivare, quale vantaggio pensi di ottenere tu che hai una conoscenza e un'esperienza grande dei Libri Sacri, a discutere cogli eretici, dal momento che costoro non vi sarà parola che non neghino, fra quelle che tu affermi e sostieni? quando la loro difesa si fermerà proprio su quei punti che tu non approverai? Perderai il fiato e null'altro nella disputa che ingaggerai; non raggiungerai scopo alcuno, se non quello d'inquietarti, nel sentire uscire dalle loro labbra tante bestemmie.  

XVIII. 

A nulla gioverebbero le discussioni con gli eretici

¶ Pensiamo ora a colui, per il quale, |40 eventualmente, voi affrontate la dìsputa sulla questione delle Sacre Scritture: perchè volete rinsaldare la fede di lui, che oscilla in qualche dubbio? io mi domando: egli si orienterà verso la luce della verità o non piuttosto nuovamente alle credenze eretiche? Egli rimarrà certamente incoraggiato dal fatto che potrà accorgersi benissimo che tu non hai avuto vantaggio alcuno sul tuo avversario: e infatti, essendovi stata tra le parti contendenti forse una stessa efficacia di negazioni e di affermazioni, ma certo un resultato alla pari, costui, dal contrasto cui ha assistito, se ne partirà con nell'anima un'incertezza ancora maggiore, e senza davvero conoscere da qual parte egli debba intendere l'eresia. Eppoi agli argomenti che noi portiamo contro gli eretici, questi possono, naturalmente, opporcene altri per parte loro, perche ne viene per necessità che essi sostengano che siamo proprio noi a presentare le Scritture alterate o a dare ad esse false interpretazioni: è la verità, infatti, che essi pretenderebbero di difendere, precisamente come la difendiamo realmente noi. |41 

XIX. 

Senza scendere a discussioni cogli eretici, i Libri Sacri non sono possesso assoluto di noi Cristiani?

¶ Non andiamo dunque a ricercare le Sacre Scritture; non dobbiamo noi sostenere discussioni in un campo in cui la vittoria non è possibile riportarla in tutto il suo splendore, ed essa in ogni modo risentirebbe certamente di un carattere di dubbio e d'incertezza. Del resto però, anche se questo studio attento, questo esame condotto sui Libri Sacri, non andasse a finire nella conclusione che ciascuna delle due parti avversarie rimanesse salva sulla sua posizione, prima di tutto, il procedimento normale della questione richiede che si stabilisca definitivamente questo punto: è proprio ciò che rappresenta il fulcro di ogni dìsputa: chi è il detentore di un principio vero e infallibile di fede? le Scritture a chi appartengono veramente? questa norma di vita, questa disciplina, per la quale e dalla quale sorgono i fedeli in Cristo, da chi c'è stata data? quali uomini ne sono stati i diffusori? quando e a chi è stata essa affidata? là dunque, dove si dimostreranno essere i possessori e i seguac, |42 della disciplina e della più pura e sincera fede cristiana, ivi si potrà dire che si riscontri la luce di verità delle Sacre Scritture, la comprensione esatta di esse, la retta intelligenza, insomma, di ogni cristiana tradizione.

XX. 

Cristo e gli Apostoli: loro missione

¶ Chiunque sia Gesù Cristo - mi sia permessa, per ora, l'espressione che io uso -, il Signor nostro, Figlio di Dìo, qualunque Esso sia, Dio e uomo, qualunque sia la materia di cui Esso, come uomo, si sia rivestito, Maestro di una fede, qualunque essa voglia essere, e che ci assicurò una ricompensa, qualunque essa sia per essere, durante il Suo soggiorno sulla terra, Egli manifestò che cosa fosse, che cosa fosse stato, quale la volontà del Padre Suo, che Egli seguiva, quali i doveri a cui l'uomo doveva piegarsi e che doveva compiere: e tutto ciò Costui lo rendeva chiaro ed aperto, parlando o in mezzo al popolo o ai Suoi discepoli, in disparte. Egli ne aveva prescelti dodici e li teneva sempre presso di sè: non si staccarono mai dal fianco del Maestro: li aveva |43 scelti, perchè fossero maestri alle genti e diffusori della dottrina divina. Uno di essi venne allontanato, ma agli altri undici, nel ritornare al Padre Suo dopo la Resurrezione, comandò di andare nelle varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (64). E gii Apostoli sùbito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati, mèssi] in luogo di Giuda, che era stato cacciato, sortirono Mattia come loro dodicesimo compagno (65), secondo quanto anche era stato profetizzato, come si legge nel salmo di David (66). Avendo ricevuto la promessa virtù dello Spirito Santo per compiere i dovuti miracoli e diffondere la fede in ogni linguaggio (67), fu dapprima in Giudea che, fermata la grande parola di fede in Gesù Cristo, stabilirono quivi le prime radunanze di fedeli, e dì poi si sparsero in tutto il mondo e bandirono alle genti il Verbo della nuova credenza, della nuova regola di vita. E Chiese sorsero in ogni città; e da queste trassero e accesero la favella vivace e inestinguìbile della dottrina e della fede in Cristo tutte le altre radunanze di fedeli, ed ogni giorno vi attingono forza nuova per poter divenire vere |44 Chiese. Ed ecco che, per questo, esse saranno denominate Apostoliche, come figlie dirette delle Chiese che dagli Apostoli ebbero prima loro origine. Tutto deve portare l'impronta della origine sua, è necessario. Che cosa rappresentano tante Chiese e così importanti, sia pure, se non sempre, quella prima dagli Apostoli fondata e dalla quale hanno poi tratto loro vita e sviluppo le altre tutte? Tutte sono primitive dunque, Apostoliche tutte e tutte insieme non fanno che confermare il principio della maggiore e possente unità: e in esse è la parola perenne di pace e d'amore; fra gli uomini, da esse si parte il principio della più assoluta fratellanza umana, dunque; esse parlano il linguaggio della maggiore e pie affettuosa ospitalità. E questi, che poi son divenuti veri diritti, non altra regola possono invocare, all'infuori di quella che può derivare da una tradizione unica di uno stesso sacro principio.

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