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3. INDICAZIONE CIRCA I PII ESERCIZI DELL'AMGELUS DOMINI E DEL ROSARIO
40. Abbiamo indicato alcuni principi, atti a dare nuovo vigore al culto della Madre del Signore; ora è compito delle Conferenze Episcopali, dei responsabili delle comunità locali, delle varie Famiglie religiose, restaurare sapientemente pratiche ed esercizi di venerazione verso la Beata Vergine, assecondare l'impulso creativo di quanti, per genuina ispirazione religiosa o per sensibilità pastorale, desiderano dare vita a nuove forme. Tuttavia, Ci sembra opportuno, sia pure per motivi diversi, trattare di due pii esercizi, molto diffusi in Occidente e dei quali questa Sede Apostolica si è occupata in varie occasioni: l'Angelus Domini e il Rosario o Corona della Beata Vergine Maria.

L'Angelus Domini

41. La Nostra parola sull'Angelus Domini vuole essere solo una semplice, ma viva esortazione a mantenere consueta la recita, dove e quando sia possibile. Tale preghiera non ha bisogno di restauro: la struttura semplice, il carattere biblico, l'origine storica, che la collega alla invocazione dell'incolumità nella pace, il ritmo quasi liturgico, che santifica momenti diversi della giornata, l'apertura verso il mistero pasquale, per cui, mentre commemoriamo l'Incarnazione del Figlio di Dio, chiediamo di essere condotti per la sua passione e la sua croce alla gloria della risurrezione,109 fanno sì che essa, a distanza di secoli, conservi inalterato il suo valore e intatta la sua freschezza. È vero che alcune usanze, tradizionalmente collegate con la recita dell'Angelus Domini, sono scomparse o difficilmente possono continuare nella vita moderna; ma si tratta di elementi marginali. Immutati restano il valore della contemplazione del mistero dell'Incarnazione del Verbo, del saluto alla Vergine e del ricorso alla sua misericordiosa intercessione; e, nonostante le mutate condizioni dei tempi, invariati permangono per la maggior parte degli uomini quei momenti caratteristici della giornata – mattino, mezzogiorno, sera –, i quali segnano i tempi della loro attività e costituiscono invito ad una pausa di preghiera.

Indicazioni per il «Rosario»

42. Vogliamo ora, Fratelli Carissimi, soffermarCi alquanto sul rinnovamento di quel pio esercizio, che è stato chiamato il Compendio di tutto quanto il Vangelo:110 la Corona della Beata Vergine Maria, il Rosario. Ad essa i Nostri Predecessori hanno dedicato vigile attenzione e premurosa sollecitudine: ne hanno più volte raccomandata la recita frequente, favorita la diffusione, illustrata la natura, riconosciuta l'attitudine a sviluppare una preghiera contemplativa, che è insieme di lode e di supplica, ricordata la connaturale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l'impegno apostolico. Anche noi, fin dalla prima udienza generale del Nostro pontificato (13 luglio 1963), abbiamo dimostrato la Nostra grande stima per la pia pratica del Rosario,111 e in seguito ne abbiamo sottolineato il valore in molteplici circostanze, ordinarie alcune, gravi altre, come quando, in un'ora di angoscia e di insicurezza, pubblicammo l'Epistola Enciclica Christi Matri (15 settembre 1966), perché fossero rivolte supplici preghiere alla Beata Vergine del Rosario, per implorare da Dio il bene supremo della pace;112 appello che abbiamo rinnovato nella Nostra Esortazione Apostolica Recurrens mensis October (1 ottobre 1969), nella quale commemoravamo il quarto centenario della Lettera Apostolica Consueverunt Romani Pontifices del Nostro Predecessore san Pio V, che in essa illustrò e, in qualche modo, definì la forma tradizionale del Rosario.113

43. Il Nostro assiduo interesse verso il tanto caro Rosario della Beata Vergine Maria Ci ha spinto a seguire molto attentamente i numerosi convegni, dedicati in questi ultimi anni alla pastorale del Rosario nel mondo contemporaneo: convegni promossi da Associazioni e da persone che hanno profondamente a cuore la devozione del Rosario, ed ai quali hanno partecipato Vescovi, presbiteri, religiosi e laici di provata esperienza e di accreditato senso ecclesiale. Tra questi è giusto ricordare i Figli di san Domenico, per tradizione custodi e propagatori di così salutare devozione. Ai lavori dei convegni si sono affiancate le ricerche degli storici, condotte non per definire con intenti quasi archeologici la forma primitiva del Rosario, ma per coglierne l'intuizione originaria, l'energia primigenia, la essenziale struttura. Da tali convegni e ricerche sono emerse più nitidamente le caratteristiche fondamentali del Rosario, i suoi elementi essenziali e il loro mutuo rapporto.

44. Così, per esempio, è apparsa in più valida luce l'indole evangelica del Rosario, in quanto dal Vangelo esso trae l'enunciato dei misteri e le principali formule; al Vangelo si ispira per suggerire, movendo dal gioioso saluto dell'Angelo e dal religioso assenso della Vergine, l'atteggiamento con cui il fedele deve recitarlo; e del Vangelo ripropone, nel susseguirsi armonioso delle Ave Maria, un mistero fondamentale – l'Incarnazione del Verbo – contemplato nel momento decisivo dell'annuncio fatto a Maria. Preghiera evangelica è, dunque, il Rosario, come oggi forse più che nel passato amano definirlo i pastori e gli studiosi.

45. È stato, altresì, compreso più facilmente come l'ordinato e graduale svolgimento del Rosario rifletta il modo stesso con cui il Verbo di Dio, inserendosi per misericordiosa determinazione nella vicenda umana, ha operato la redenzione: di essa il rosario considera, infatti, in ordinata successione i principali eventi salvifici che si sono compiuti in Cristo: dalla concezione verginale e dai misteri dell'infanzia fino ai momenti culminanti della Pasqua – la beata Passione e la gloriosa Risurrezione – ed agli effetti che essa ebbe sia sulla Chiesa nascente nel giorno di Pentecoste, sia sulla Vergine Maria nel giorno in cui, dopo l'esilio terreno, ella fu assunta in corpo e anima alla patria celeste. Ed è stato ancora osservato come la triplice partizione dei misteri del Rosario non solo aderisca strettamente all'ordine cronologico dei fatti, ma soprattutto rifletta lo schema del primitivo annuncio della fede e riproponga il mistero di Cristo nel modo stesso in cui è visto da san Paolo nel celebre inno della Lettera ai Filippesi: umiliazione, morte, esaltazione (Fil 2,6-11).

46. Preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell'Incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque, preghiera di orientamento nettamente cristologico. Infatti, il suo elemento caratteristico – la ripetizione litanica del Rallegrati, Maria – diviene anch'esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell'annuncio dell'Angelo e del saluto della madre del Battista: Benedetto il frutto del tuo seno (Lc 1,42). Diremo di più: la ripetizione dell'Ave, Maria costituisce l'ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri: il Gesù che ogni Ave, Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, di volta in volta, Figlio di Dio e della Vergine, nato in una grotta di Betlemme; presentato dalla madre al tempio; giovinetto pieno di zelo per le cose del Padre suo; Redentore agonizzante nell'orto; flagellato e coronato di spine; carico della croce e morente sul Calvario; risorto da morte e asceso alla gloria del Padre, per effondere il dono dello Spirito. È noto che, appunto per favorire la contemplazione e far corrispondere la mente alla voce, si usava un tempo – e la consuetudine si è conservata in varie regioni – aggiungere al nome di Gesù, in ogni «Ave Maria», una clausola che richiamasse il mistero enunciato.

47. Si è pure sentita con maggiore urgenza la necessità di ribadire, accanto al valore dell'elemento della lode e dell'implorazione, l'importanza di un altro elemento essenziale del Rosario: la contemplazione. Senza di essa il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all'ammonimento di Gesù: Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità (Mt 6,7). Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano all'orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze.

48. Dalla riflessione contemporanea sono stati, infine, compresi con maggior precisione i rapporti intercorrenti tra Liturgia e Rosario. Da una parte, è stato sottolineato come il Rosario sia quasi un virgulto germogliato sul tronco secolare della Liturgia cristiana, vero «Salterio della Vergine», per il quale gli umili venivano associati al cantico di lode ed alla universale intercessione della Chiesa; dall'altra, è stato osservato che ciò è avvenuto in un'epoca – il declino del Medioevo –, in cui lo spirito liturgico era in decadenza e si verificava un certo allontanamento dei Fedeli dalla Liturgia in favore di una devozione sensibile verso l'umanità di Cristo e verso la Beata Vergine Maria. Se in tempi non lontani poté sorgere nell'animo di alcuni il desiderio di vedere annoverato il Rosario tra le espressioni liturgiche ed in altri, per la preoccupazione di evitare errori pastorali del passato, una ingiustificata disattenzione verso il medesimo rosario, oggi il problema si può facilmente risolvere alla luce dei principi della Costituzione Sacrosanctum Concilium: le celebrazioni liturgiche e il pio esercizio del Rosario non si devono né contrapporre né equiparare.114 Ogni espressione di preghiera riesce tanto più feconda, quanto più conserva la sua vera natura e la fisionomia che le è propria. Riaffermato quindi il valore preminente delle azioni liturgiche, non sarà difficile riconoscere come il Rosario sia un pio esercizio che si accorda facilmente con la sacra Liturgia. Come la Liturgia, infatti, esso ha un'indole comunitaria, si nutre della Sacra Scrittura e gravita intorno al mistero di Cristo. Sia pure su piani di realtà essenzialmente diversi, l'anamnesi della Liturgia e la memoria contemplativa del Rosario hanno per oggetto i medesimi eventi salvifici compiuti da Cristo. La prima rende presenti, sotto il velo dei segni ed operanti in modo arcano, i più grandi misteri della nostra Redenzione; la seconda, con il pio affetto della contemplazione, rievoca quegli stessi misteri alla mente dell'orante e ne stimola la volontà perché da essi attinga norme di vita. Stabilita questa sostanziale differenza, non è difficile comprendere come il rosario sia un pio esercizio che dalla Liturgia ha tratto motivo e, se praticato secondo la ispirazione originaria, ad essa naturalmente conduce, pur senza varcarne la soglia. Infatti, la meditazione dei misteri del Rosario, rendendo familiari alla mente e al cuore dei fedeli i misteri del Cristo, può costituire un'ottima preparazione alla celebrazione di essi nell'azione liturgica e divenirne poi eco prolungata. È, tuttavia, un errore, purtroppo ancora presente in qualche luogo, recitare il Rosario durante l'azione liturgica.

49. La Corona della Beata Vergine Maria, secondo la tradizione accolta dal Nostro Predecessore san Pio V e da lui autorevolmente proposta, consta di vari elementi, organicamente disposti:

a) la contemplazione in comunione con Maria di una serie di misteri della salvezza, sapientemente distribuiti in tre cicli, che esprimono il gaudio dei tempi messianici, il dolore salvifico di Cristo, la gloria del Risorto che inonda la Chiesa; contemplazione che, per sua natura, conduce a pratica riflessione e suscita stimolanti norme di vita;

b) l'orazione del Signore, o Padre nostro, che per il suo immenso valore è alla base della preghiera cristiana e la nobilita nelle sue varie espressioni;

c) la successione litanica dell'Ave, Maria, che risulta composta dal saluto dell'angelo alla Vergine (cfr Lc 1,28) e dal benedicente ossequio di Elisabetta (cfr Lc 1,42), a cui segue la supplica ecclesiale Santa Maria. La serie continuata delle Ave, Maria è caratteristica peculiare del Rosario, e il loro numero, nella forma tipica e plenaria di centocinquanta, presenta una certa analogia con il Salterio ed è un dato risalente all'origine stessa del pio esercizio. Ma tale numero, secondo una comprovata consuetudine, diviso in decadi annesse ai singoli misteri, si distribuisce nei tre cicli anzidetti, dando luogo alla Corona di cinquanta Ave, Maria, la quale è entrata nell'uso come misura normale del medesimo esercizio e, come tale, è stata adottata dalla pietà popolare e sancita dai Sommi Pontefici, che la arricchirono anche di numerose indulgenze;

d) la dossologia Gloria al Padre che, conformemente ad un orientamento comune alla pietà cristiana, chiude la preghiera con la glorificazione di Dio, Uno e Trino, dal quale, per il quale e nel quale sono tutte le cose (cfr Rm 11,36).

50. Questi sono gli elementi del santo Rosario. Ognuno di essi ha la sua indole propria che, saggiamente compresa e valutata, deve riflettersi nella recita, perché il Rosario possa esprimere tutta la sua ricchezza e varietà. Detta recita, pertanto, diventerà grave e implorante nell'orazione del Signore; lirica e laudativa nel calmo fluire delle Ave, Maria; contemplativa nell'attenta riflessione intorno ai misteri; adorante nella dossologia. E ciò deve avvenire nelle varie forme, in cui si è soliti recitare il Rosario: o privatamente, quando l'orante si raccoglie nell'intimità con il suo Signore; o comunitariamente, in famiglia o tra fedeli riuniti in gruppo, per creare le condizioni di una particolare presenza del Signore (cfr Mt 18,20); o pubblicamente, cioè in assemblee nelle quali è convocata la comunità ecclesiale.

51. In tempi recenti sono stati creati alcuni pii esercizi, che traggono ispirazione dal Rosario. Tra essi, desideriamo indicare e raccomandare quelli che inseriscono nello schema consueto delle celebrazioni della parola di Dio alcuni elementi del Rosario della Beata Vergine, quali la meditazione dei misteri e la ripetizione litanica del saluto angelico. Tali elementi acquistano così maggior risalto, essendo inquadrati nella lettura di testi biblici, illustrati con l'omelia, circondati da pause di silenzio, sottolineati con il canto. Ci rallegra sapere che tali esercizi hanno contribuito a far comprendere più compiutamente le ricchezze spirituali del Rosario stesso ed a rivalutarne la pratica presso associazioni e movimenti giovanili.

52. Vogliamo ora, in continuità di intendimenti con i Nostri Predecessori, raccomandare vivamente la recita del Rosario in famiglia. Il Concilio Vaticano II ha messo in luce come la famiglia, cellula prima e vitale della società, grazie all'amore scambievole dei suoi membri e alla preghiera a Dio elevata in comune, si riveli come il santuario domestico della Chiesa.115 La famiglia cristiana, quindi, si presenta come una Chiesa domestica,116 se i suoi membri, ciascuno nell'ambito e nei compiti che gli sono propri, tutti insieme promuovono la giustizia, praticano le opere di misericordia, si dedicano al servizio dei fratelli, prendono parte all'apostolato della più vasta comunità locale e si inseriscono nel suo culto liturgico;117 ed ancora, se innalzano in comune supplici preghiere a Dio: che, se non ci fosse questo elemento, le verrebbe a mancare il carattere stesso di famiglia cristiana. Perciò, al recupero della nozione teologica della famiglia come Chiesa domestica, deve coerentemente seguire un concreto sforzo per instaurare nella vita familiare la preghiera in comune.

53. Conformemente alle direttive conciliari, i Principi e Norme per la Liturgia delle Ore giustamente annoverano il nucleo familiare tra i gruppi, a cui si addice la celebrazione in comune dell'ufficio divino: È cosa lodevole (...) che la famiglia, santuario domestico della Chiesa, oltre alle comuni preghiere celebri anche, secondo l'opportunità, qualche parte della Liturgia delle Ore, inserendosi così più intimamente nella Chiesa.118 Nulla deve essere lasciato intentato, perché questa chiara e pratica indicazione trovi nelle famiglie cristiane crescente e gioiosa applicazione.

54. Ma, dopo la celebrazione della Liturgia delle Ore – culmine a cui può giungere la preghiera domestica –, non v'è dubbio che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci «preghiere in comune», che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo, infatti, pensare e vivamente auspichiamo che, quando l'incontro familiare diventa tempo di preghiera, il Rosario ne sia espressione frequente e gradita. Siamo ben consapevoli che le mutate condizioni della vita degli uomini non favoriscono, ai nostri giorni, la possibilità di riunione tra familiari e che, anche quando ciò avviene, non poche circostanze rendono difficile trasformare l'incontro della famiglia in occasione di preghiera. È cosa difficile, senza dubbio. Ma è pur caratteristico dell'agire cristiano non arrendersi ai condizionamenti ambientali, ma superarli; non soccombere, ma elevarsi. Perciò, le famiglie che vogliono vivere in pienezza la vocazione e la spiritualità propria della famiglia cristiana, devono dispiegare ogni energia per eliminare tutto ciò che ostacola gli incontri in famiglia e le preghiere in comune.

55. Concludendo queste osservazioni, testimonianza della sollecitudine e della stima di questa Sede Apostolica per il Rosario mariano, vogliamo raccomandare, tuttavia, che nel diffondere così salutare devozione non ne vengano alterate le proporzioni, né essa sia presentata con inopportuno esclusivismo; il Rosario è preghiera eccellente, nei riguardi della quale però il fedele deve sentirsi serenamente libero, sollecitato a recitarlo, in composta tranquillità, dalla sua intrinseca bellezza.



[Modificato da LawWestOfThePecos 23/11/2008 19:26]