«Tale studio è divenuto anche di maggiore... utilità in questi ultimi giorni quando son giunte alla Segreteria di Stato e allo stesso Santo Padre voci allarmistiche, secondo le quali la Germania avrebbe preteso dall’Italia che il papa venisse o allontanato da Roma e dall’Europa ovvero venisse isolato nella Città del Vaticano» (5).
«Le cerimonie sono state molto interessanti. Ma ë l’ultima volta. L’anno venturo non si celebreranno più». Riferendo questo episodio, Tardini non intendeva riportare un pettegolezzo, ma rispondeva formalmente, anche se indirettamente, alla domanda del delegato» (6).
«Con particolare attesa si guarda qui a Roma e in Vaticano non tanto all’arrivo del signor Weizsaecker quanto a quello del suo compagno della Cancelleria del Partito. Le voci allarmanti recentemente sparse ad arte da alcuni interessati circa un’offensiva antivaticana del Reichsleiter Bormann sono state da me smentite nella forma già altre volte comunicata, usando di nuovo i ben conosciuti argomenti» (9).
«Il Führer: È perfettamente uguale, io entro subito in Vaticano. Credete che il Vaticano mi dia fastidio? Quello è subito preso. Là dentro c’è prima di tutto l’intero corpo diplomatico. Non me ne importa nulla. La canaglia è là, e noi tiriamo fuori tutta la p... canaglia. Che cos’è? Poi, a cose fatte, ci scuseremo; per noi fa lo stesso. Laggiù noi siamo in guerra... ». All’accenno di uno dei presenti (Hewel) sulla possibilità di scoprire dei documenti, Hitler rispose con entusiasmo: «Certo, noi vi buscheremo dei documenti, vi troveremo qualcosa del tradimento» (10).
«Egli era non solo profondamente indignato, ma prevedeva chiaramente che l’estensione dei metodi da gangster, ormai divenuti una consuetudine dei nazisti in altri settori, giunta adesso ad una testa coronata e addirittura al papa, avrebbe distrutto definitivamente l’ultimo resto di prestigio goduto ancora dal popolo tedesco nel mondo ed avrebbe reso indicibilmente più duro il destino che aspettava la Germania alla fine della guerra» (12).
«L’intenzione di Hitler, di allontanare da Roma il papa, venne allora anche alle mie orecchie. Ne diedi notizia immediatamente all’ambasciatore presso il Vaticano, barone von Weizsaecker, che fu assai colpito da questa comunicazione. Di fatto però nulla fu intrapreso contro la Santa Sede» (13).
«Credo che, secondo una prima versione, il governo del Reich voleva espellere la Curia papale da Roma e trasferirla nel Liechtenstein. Da principio non presi sul serio la cosa. Nella prima metà di ottobre ebbi un’udienza di Sua Santità, nella quale il papa accennò alle voci che i tedeschi nel caso di una ritirata da Roma volevano evacuarlo con loro. Sua Santità aveva saputo ciò da italiani seri, i quali a loro volta si riferivano a tedeschi di alti gradi. Il papa aggiunse con un sorriso: “Io resto qui”. Io gli domandai se potevo fare uso di tali accenni, perché me ne ripromettevo vantaggi. Sua Santità non lo desiderò. Io corrisposi a tale desiderio».
«A Roma simili voci corrono già da parecchio tempo. Non sono rimaste inosservate anche in Vaticano e non sono rimaste del tutto senza qualche effetto. Quando mi si accenna al sospetto che noi vogliamo deportare il papa, io smentisco categoricamente. Se i sospetti non cessassero, una rettifica ufficiale vi starebbe forse bene».
«Lei sa che questo “piano” era semplicemente un tentativo da parte di pochissimi per potersi vantare di aver avvisato il papa in tempo, e che Hitler non ha mai avuto un piano di questo genere? Al contrario, nei riguardi del papa, Hitler era molto timido non per ragioni di umanità, ma per motivi di propaganda (16).
«Poiché Weizsaecker ed io eravamo d’accordo che si dovesse impedire ad ogni costo l’esecuzione di questo piano, gli assicurai il mio appoggio e adoperai il mio influsso presso i competenti uffici tedeschi, affinché non si effettuasse lo sfollamento forzato del papa, secondo i piani originali, in Germania o in un paese neutrale come il Liechtenstein». E aggiunse in seguito che nella primavera del 1944 Weizsaecker lo presentò al suddetto padre Zeiger all’ambasciata: «Padre Zeiger era in ottimi rapporti con la curia e in quell’occasione gli assicurai che uno sfollamento coatto del papa era fuori questione finché io fossi rimasto la massima autorità di polizia e delle SS» (17).
«Per far apparire verosimile la notizia, la propaganda inglese ha divulgato che i diplomatici accreditati presso il papa avrebbero deciso di non abbandonarlo qualora la Germania lo costringesse ad allontanarsi da Roma».
«Queste notizie del nemico sono prive di qualsiasi fondamento. Le notizie della propaganda nemica perseguono finalmente lo scopo di sollevare risentimento contro il Reich in campo religioso e di presentare le truppe anglo-americane in Italia quali liberatrici del papa» (20).
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Hitler voleva far rapire o uccidere Pio XII. Voci di un simile piano erano già emerse in passato. Nel 1972 ne aveva parlato il generale delle ss Karl Wolf riferendo di un suo incontro con il Papa il 10 maggio 1944. Tuttavia di questo particolare progetto non si sono avuti riscontri. Mentre, secondo quanto riportato il 16 giugno da "Avvenire", sarebbero "più concrete le voci di un piano organizzato dal Reichssicherheitsamt ("Quartier generale per la sicurezza del Reich") di Berlino dopo il 25 luglio 1943. Il quotidiano in particolare cita una fonte diretta, il figlio di uno dei personaggi chiave, Niki Freytag von Loringhoven, 72 anni, incontrato a Monaco. Secondo il suo racconto, il 29 e 30 luglio si svolse a Venezia un incontro segreto per informare il capo del controspionaggio italiano, generale Cesare Amè, dell'intenzione del Führer di punire gli italiani per l'arresto di Mussolini con il rapimento o l'uccisione di Pio XII e del re. A tale scopo arrivarono in aereo direttamente da Berlino il capo dell'Ausland/Abwehr (controspionaggio), ammiraglio Wilhelm Canaris, e due colonnelli della sezione ii (sabotaggio), Erwin von Lahousen, e Wessel Freytag von Loringhoven. Amè, secondo quanto riportato da "Avvenire", una volta rientrato a Roma divulgò la notizia e il piano venne accantonato.
Pio XII e il regime nazista. Note dagli archivi tedeschi di Robert A. Graham S.I.La vera natura della politica vaticana nei confronti del regime nazista. La Santa Sede non ebbe mai una simpatia latente per il nazismo, ideologicamente orientato in senso anticattolico, né lo considerò come alleato o «baluardo» di una crociata contro il bolscevismo. (Leggi Tutto)