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5) I forti e i deboli nella comunità cristiana (14,1-12).

1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. 2Uno crede di poter mangiare di tutto, l’altro invece, che è debole, mangia solo legumi. 3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.
5C’è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. 6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. 7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11poiché sta scritto:
Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio.
12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso.

V. 1 - Paolo tiene presente anzitutto il debole nella fede e sollecita i membri della comunità romana a prendersene cura amichevolmente e in maniera servizievole, come fa Dio (v.3) e Cristo (15,7). I cristiani di Roma devono prendersi cura dei deboli nella fede, ma non per discutere le loro scrupolose convinzioni o opinioni, ma per rispettarli nella loro debolezza.

V. 2 - I deboli sono dunque dei vegetariani per motivi religiosi.

In seguito le informazioni su di loro diventeranno un po’ più chiare: per paura di una contaminazione rituale, essi non mangiano carne e non bevono vino (14,15-21), mentre i forti non se ne danno pensiero, ma mangiano di tutto. Nel v.5 si dice che i deboli distinguono determinati giorni e preferiscono un giorno all’altro, o certi giorni a certi altri.

Vv. 3 - 4 - Nessuno giudichi o disprezzi l’altro per cose opinabili che non attengano alla sostanza della fede. Nessuno subentri come giudice al posto del Signore.

V. 5 - Paolo invita i deboli e i forti ad avere una coscienza pienamente convinta nel loro modo di agire. La fede autentica non viene neppure sfiorata da questi comportamenti, e quindi l’unità della comunità di Roma non corre alcun pericolo per questi motivi.

V. 6 - Chi non mangia lo fa per il Signore, chi mangia lo fa per il Signore. Tutti e due si trovano uniti nell’esprimere la loro gratitudine al Signore.

Vv. 7 - 9 - Al di là dei riferimenti ai giorni o al mangiare e al bere, il fatto importante è che tutti esistono per il Signore perché egli è il Signore di tutti. Vivendo o morendo siamo per il Signore e presso il Signore e quindi non siamo mai soli. Noi non apparteniamo a noi stessi ma al Signore, e totalmente, nel vivere e nel morire. Questa frase di Paolo si avvicina molto a Ab 4,29: I nati sono destinati a morire, i morti a ridiventare vivi; questi viventi a essere giudicati. Si deve riconoscere, sapere e sperimentare che Dio è il plasmatore, il creatore, il giudice e il testimone e accusatore onniscente e il giudice futuro. Al suo cospetto non c’è ingiustizia né dimenticanza né favoritismo né corruzione. Tutto è veramente suo. Ma questo essere proprietà del Signore è per Paolo la conseguenza e il risultato della sua morte e risurrezione.

Cristo è morto ed è ritornato in vita per essere il Signore di tutti. La morte e la risurrezione del Signore avvennero per instaurare la sua signoria sui morti e sui viventi. Egli non conosce alcun limite nel suo dominio.

V. 10 - Se Cristo è il Signore e tutti i battezzati vivono e muoiono con lui e per lui e sono sua proprietà, come può esserci ancora un condannare da parte dei forti e un disprezzare da parte dei deboli? Soltanto il giudizio di Cristo è determinante. A lui il forte dovrà rendere conto della sua libertà e il debole della sua scrupolosità.

Vv. 11 - 12 - Ognuno lodi Dio con timore reverenziale, sapendo di dover comparire davanti a Dio giudice, di fronte al quale ogni giudizio dell’uomo viene annientato. Il giudizio di un uomo su un altro non ha alcun valore. Ciascuno deve rispondere di se stesso.

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