00 27/11/2008 17:57
 Quando diventa adultera una giovane che, senza saperlo, ha sposato un uomo già unito ad un'altra.

7. 10. " Ma, domandano, che dire di una giovane che, senza saperlo, sposasse un uomo già unito ad un'altra? " Se l'ignorerà sempre, appunto per questo non sarà mai adultera; se invece lo verrà a sapere, comincerà ad esserlo proprio dal momento in cui giacerà consapevolmente con l'uomo di un'altra. È come nel diritto di proprietà: uno è considerato in modo del tutto esatto possessore in buona fede fino a che ignora di possedere un bene di un altro; ma, qualora lo venisse a sapere e non rinunziasse al bene altrui, allora dà prova di essere in mala fede, e perciò a pieno diritto è chiamato ingiusto. Guardiamoci dunque dal sentimento non certo umano ma del tutto vano per cui ci rammarichiamo che si correggano le situazioni disonorevoli, come se si sciogliessero unioni legittime, e questo soprattutto nella città del nostro Dio, sul suo santo monte(Sal 47, 2.) , cioè nella Chiesa, dove non solo il vincolo, ma il sacramento stesso del matrimonio è tenuto così in considerazione da non consentire ad un marito di passare la propria moglie ad un altro, come fece Catone, a quanto si dice, nell'antica repubblica e non solo senza il minimo biasimo, ma addirittura con lode. Non è necessario peraltro che io discuta più a lungo dell'argomento, dal momento che i miei interlocutori non osano neppure affermare che questo non sia peccato o negare che sia un adulterio, per non dover riconoscere apertamente di opporsi a Dio e al santo Vangelo. Ma, in quanto vogliono prima di tutto che tali persone siano ammesse a ricevere il sacramento del battesimo e alla mensa del Signore, anche se hanno rifiutato manifestamente di correggersi; e anzi sostengono che non sia affatto necessario ammonirli preventivamente su questo argomento, ma basta istruirli in seguito, di modo che, se avranno accettato di osservare il precetto e di correggere la loro colpa, siano considerati come grano buono e, se invece non ne avranno tenuto conto, siano tollerati come zizzania, mostrano a sufficienza che non difendono queste colpe e che non le considerano leggere o di nessuna entità. D'altro canto, quale cristiano di buona speranza potrebbe giudicare l'adulterio una colpa piccola o da nulla?

Gli Apostoli, nelle loro lettere, hanno dato un insegnamento valido sia per i battezzandi che per i fedeli.

7. 11. Tuttavia pensano di ricavare dalle Sacre Scritture l'ordine secondo cui queste colpe vanno corrette o tollerate negli altri. Sostengono che gli Apostoli hanno agito così, e quindi prendono dalle loro lettere alcuni passi nei quali si trova che prima hanno istruito sulle verità di fede e poi hanno dato i precetti morali. Da questi passi pretendono di ricavare che ai battezzandi si debba proporre soltanto la regola della fede e solo in seguito, quando sono ormai battezzati, si debbano dare anche i precetti perchè mutino in meglio la loro vita. Come se disponessero di alcune lettere degli Apostoli destinate a coloro che devono ricevere il battesimo, nelle quali si tratti unicamente della fede; di altre invece destinate ai battezzati, nelle quali siano contenuti i precetti riguardanti i cattivi costumi da evitare e quelli buoni da coltivare. Ma consta che gli Apostoli hanno scritto le loro lettere ai cristiani già battezzati: perché mai allora ne fa parte l'uno e l'altro discorso, cioè tanto quello che riguarda la fede quanto quello che riguarda la vita buona? O forse vogliono che non diamo né l'uno né l'altro ai battezzandi, e che li rimettiamo entrambi ai battezzati? Se una tal cosa è assurda, allora riconoscano che gli Apostoli, nelle loro lettere, hanno dato un insegnamento completo per tutti e due gli aspetti; ma, se la maggior parte delle volte hanno dato prima istruzioni sulla fede e solo dopo hanno aggiunto ciò che attiene alla vita buona, lo hanno fatto perché nell'uomo stesso se la fede non precede, la vita buona non può seguire. Qualunque azione infatti l'uomo abbia compiuto che sembri retta, non deve essere detta tale se non si riferisce alla pietà che è dovuta a Dio. Se poi alcuni, stolti e assai sprovveduti, ritenessero che le lettere degli Apostoli sono rivolte ai catecumeni, di certo dovrebbero ammettere anche che ai non ancora battezzati, insieme con le regole della fede, bisogna far conoscere i precetti morali che sono in armonia con esse. A meno che per caso costoro, con la loro argomentazione, non vogliano portarci alla conclusione che la prima parte delle lettere apostoliche, dove si parla della fede, deve essere letta ai catecumeni, le parti successive invece, dove si insegna come i cristiani debbano vivere, ai fedeli. Questa sarebbe una vera e propria sciocchezza. Dalle lettere degli Apostoli, dunque, non si può trarre nessuna prova a sostegno dell'opinione secondo cui i battezzandi devono essere istruiti sulla sola fede, i battezzati invece sui costumi, perché gli Apostoli nella prima parte delle loro lettere hanno tenuto in considerazione la fede e poi, conseguentemente, hanno esortato i fedeli a vivere bene. Sebbene infatti l'una venga prima e l'altra dopo, tuttavia molto spesso, secondo un ben noto e scrupoloso insegnamento, esse vanno predicate in un'unica articolazione del discorso, tanto ai catecumeni quanto ai fedeli, tanto ai battezzandi quanto ai battezzati, sia perché ricevano l'istruzione e non la dimentichino, sia perché la professino e vi si rafforzino. Pertanto alla lettera di Pietro, alla lettera di Giovanni, delle quali citano alcuni passi, aggiungano anche quelle di Paolo e degli altri Apostoli: il fatto che, come hanno rilevato, si parli prima della fede e poi dei costumi, deve essere preso nel senso che, se non erro, ho esposto molto chiaramente.

Chi presta attenzione alle parole di Pietro, trova di che istruirsi.

8. 12. " Ma, osservano ancora, negli Atti degli Apostoli a quelli che, udita la parola, si fecero battezzare, tremila in un solo giorno, Pietro si rivolse in modo da annunziare loro solo la fede con cui credere in Cristo. Infatti, quando gli domandarono: Che cosa dobbiamo fare?, rispose loro: Fate penitenza e ciascuno di voi sia battezzato nel nome del Signore Gesù Cristo, a remissione dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo (At 2, 37-38) ". Ma, perché non notano che è detto: Fate penitenza? In queste parole infatti è contenuto l'invito a spogliarsi della vecchia vita, perché chi riceve il battesimo rivesta la nuova. Che frutto gli può mai dare la penitenza che ha per oggetto le opere morte, se egli persevera nell'adulterio e nelle altre colpe che comportano l'amore per questo mondo?

Spogliarsi della vecchia vita, perché chi riceve il battesimo rivesta la nuova.

8. 13. " Ma, insistono, volle che facessero penitenza soltanto per la mancanza di fede, per la quale non avevano creduto in Cristo ". È una stupefacente temerità (non voglio dire alcunché di più grave) quando si dice, una volta udito: Fate penitenza, che l'hanno fatta solo per la mancanza di fede. L'insegnamento evangelico infatti richiedeva loro di cambiare vita, dalla vecchia alla nuova, giacché comprende anche ciò che è detto dall'Apostolo nella nota affermazione: Chi era avvezzo a rubare non rubi più (Ef 4, 28), e tutto il resto in cui è messo in chiaro che cosa significhi deporre l'uomo vecchio e rivestire il nuovo. D'altra parte, nelle stesse parole di Pietro, se avessero voluto prestarvi attenzione, avrebbero trovato di che potersi istruire. Infatti, dopo aver detto: Fate penitenza e ciascuno di voi sia battezzato nel nome del Signore Gesù Cristo, in remissione dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. La promessa infatti è per noi e per i nostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore, nostro Dio, subito dopo l'autore del libro aggiunge: E con molte altre parole li scongiurava e li esortava dicendo: Salvatevi da questa generazione perversa. Ora, dunque, quelli che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si aggiunsero circa tremila anime (At 2, 38-41). A questo punto chi non capisce che Pietro, con quelle molte altre parole, taciute dallo scrittore per brevità, si adoperava perché si salvassero da questa generazione perversa, dal momento che anche la frase nella forma breve è indicativa di come Pietro incalzasse con molte parole per persuaderli di ciò? In verità è stata riportata la parte principale del suo discorso, quando è stato detto: Salvatevi da questa generazione perversa, ma Pietro naturalmente li scongiurava con molte parole perché ciò avvenisse: in tali parole c'era la condanna delle opere morte, di cui si rendono colpevoli coloro che amano questo mondo, e la raccomandazione della buona vita, che devono tenere e seguire coloro che si salvano da questa generazione perversa. E ora, se vogliono, si sforzino pure di sostenere che si salva da questa generazione perversa chi si limita a credere in Cristo, benché perseveri nelle colpe che vuole fino all'ostentazione dell'adulterio. Qualora però è empio dire ciò, i battezzandi apprendano non solo quello che devono credere, ma anche come devono salvarsi da questa generazione perversa: questo infatti è il momento in cui bisogna che imparino come i credenti debbono vivere.

Non si deve dubitare che Filippo abbia istruito l'eunuco sia relativamente alla fede, che ai costumi.

9. 14. Ma dicono ancora: " L'eunuco che Filippo battezzò, non disse niente di più che: Credo che Gesù Cristo è figlio di Dio, e su questa professione fu immediatamente battezzato ". E con ciò? Vogliono forse che le persone pronunzino solo queste parole e che siano immediatamente battezzate? Niente dello Spirito Santo, niente della Santa Chiesa, niente della remissione dei peccati, niente della resurrezione dei morti e, infine, circa lo stesso Signore Gesù Cristo niente, se non che è Figlio di Dio; non della sua incarnazione nel seno della Vergine, non della passione, non della morte in croce, non della sepoltura, non della resurrezione nel terzo giorno, dell'ascensione e del suo essere assiso alla destra del Padre: di tutto ciò il catechista non deve dir nulla e il credente non deve professare nulla? Se infatti la risposta dell'eunuco: Credo che Gesù Cristo è Figlio di Dio, fu ritenuta sufficiente perché se ne tornasse indietro subito battezzato, perché non seguiamo il suo esempio? Perché non lo imitiamo e togliamo via tutto il resto che riteniamo necessario far proferire nell'amministrazione del battesimo, anche quando siamo assillati dalla ristrettezza del tempo, mediante precise domande, perché il battezzando risponda a tutte, anche se non è riuscito ad imparare le formule a memoria? Ma la Scrittura, pur tacendo, lascia intendere tutto quello che Filippo fece con l'eunuco al momento del battesimo, e col dire: Filippo lo battezzò (Cf. At 8, 35-38.) vuole far capire che, anche se ne tace per brevità, furono eseguite tutte le parti del rito che, come sappiamo da una lunga ed ininterrotta tradizione, devono essere eseguite. Allo stesso modo, allora, dove è scritto che Filippo annunziò all'eunuco il Signore Gesù, per nessun motivo dobbiamo dubitare che questa istruzione non contenesse anche le indicazioni relative alla condotta di vita di chi crede nel Signore Gesù. Questo è infatti annunziare Cristo: dire non solo che cosa si deve credere intorno a Cristo, ma anche che cosa deve osservare chi entra a far parte dell'organismo vivo del corpo di Cristo; e ancora: dire tutto ciò che di Cristo deve essere creduto, e cioè non soltanto di chi è Figlio, da dove è nato secondo la divinità, da dove secondo la carne, che cosa ha patito e perché, quale è la potenza della sua resurrezione, quale dono dello Spirito ha promesso e dato ai fedeli; ma anche come debbono essere le membra delle quali egli vuole essere il capo, come li cerca, li istruisce, li ama, li libera e li conduce alla vita e alla gloria eterna. Quando si dicono queste cose - a volte in forma più breve e condensata, a volte in forma più estesa e con maggior ricchezza -, si annunzia Cristo, e tuttavia non si tralascia nulla non solo relativamente alla fede, ma neanche per quanto attiene ai costumi dei fedeli.

continua.......

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