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Paolo, come pure tutti gli altri apostoli, è dell'opinione che la salvezza eterna è data solo a coloro che vivono bene.

14. 22. Per questo evidentemente nella sua seconda lettera Pietro esorta alla santità della condotta di vita e preannunzia che questo mondo passerà, ma si attendono cieli nuovi e una terra nuova, che sarà data ai giusti da abitare: si facciano perciò attenti a come devono vivere, per diventare degni di quella dimora. Inoltre, sapendo che alcuni cattivi cristiani avevano preso occasione da certi passi assai oscuri dell'apostolo Paolo per non curarsi di vivere bene, presumendosi sicuri della salvezza che risiede nella fede, ricorda che nelle sue lettere ci sono passi difficili a capirsi, dei quali - come avviene anche per il resto delle Scritture - gli uomini, a loro propria rovina, stravolgono il senso: anche Paolo, però come pure tutti gli altri apostoli, è dell'opinione che la salvezza eterna è data solo a coloro che vivono bene. Ecco appunto Pietro: Poiché dunque tutte queste cose si devono dissolvere così, quali non dovete essere voi, nella santità della vostra condotta e nella pietà, attendendo e, anzi, affrettando la venuta del giorno del Signore, nel quale i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi si disintegreranno consumati dal calore? Ma, secondo la sua promessa, noi attendiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia. Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. Giudicatela come salvezza la magnanimità del Signore nostro, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così fa in tutte le lettere in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcuni punti difficili da comprendere, che gli ignoranti e gli instabili travisano, come fanno anche con il resto delle Scritture, per loro propria rovina. Voi dunque, carissimi, che ne siete stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti dall'errore degli empi. Crescete piuttosto nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo. A lui sia gloria ora e nel giorno dell'eternità (2 Pt 3, 11-18).

La fede senza le opere non giova alla salvezza.

14. 23. Giacomo poi è così avverso nei confronti di quanti presumono che la fede senza le opere valga per ottenere la salvezza da paragonarli addirittura ai demoni. Dice infatti: Tu credi che c'è un solo Dio? Fai bene; anche i demoni lo credono, e tremano (Gc 2, 19.). Che cosa si sarebbe potuto dire di più vero e in modo più breve ed incisivo? Anche nel Vangelo infatti leggiamo di questa confessione dei demoni quando proclamarono Cristo Figlio di Dio e da lui furono rimproverati (Mc 1, 24-25), cosa che fu lodata da Pietro nella sua professione di fede. Fratelli miei, domanda Giacomo, che giova ad uno dire di aver la fede, se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? (Gc 2, 14.); e ancora: Perché la fede senza le opere è morta (Gc 2, 20). Ecco fino a qual punto dunque s'ingannano quelli che si ripromettono la vita eterna sul fondamento di una fede morta!

Un passo dell'Apostolo veramente difficile da comprendere.

15. 24. Perciò bisogna esaminare con diligenza come interpretare quel passo, veramente difficile da comprendere, dove l'apostolo Paolo dice: Nessuno infatti può porre altro fondamento oltre quello già posto, cioè Gesù Cristo. Ora, se uno costruisce sopra a questo fondamento con oro, argento e pietre preziose, oppure con legno, fieno e paglia, l'opera di ciascuno si renderà manifesta qual è; infatti il giorno del Signore la farà conoscere, poiché si rivelerà nel fuoco e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà la ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, ma come attraverso il fuoco (1 Cor 3, 11-15). Secondo alcuni questo passo deve essere interpretato come se quelli che sembrano edificare sopra questo fondamento con oro, argento e pietre preziose sono coloro che, alla fede che riposa sul Cristo, aggiungono le opere buone; quelli invece che sembrano edificare con fieno, legno e paglia, sono coloro che, pur avendo la medesima fede, agiscono male. E ne concludono che anche questi ultimi possono essere purificati come per mezzo delle pene del fuoco, in modo da ottenere la salvezza, per merito del fondamento.

È respinta l'opinione di chi ritiene che la fede senza le opere giova alla salvezza.

15. 25. Se è così, riconosciamo che costoro si adoperano con encomiabile carità per far ammettere tutti, senza distinzione alcuna, al battesimo: e non solo gli adùlteri e le adùltere, che portano a pretesto false nozze contro il giudizio del Signore, ma anche le pubbliche meretrici, che perseverano in una così turpe professione, quelle che di certo neppure la più trascurata delle Chiese ha la consuetudine di ammettere, a meno che non si fossero liberate previamente da quel vizio. Ma, in base a tale criterio, non vedo proprio perché non dovrebbero essere ammesse senza alcuna riserva: chi, infatti, non preferisce che anche esse in virtù del fondamento posto, per quanto vi abbiano ammucchiato sopra legno, fieno e paglia, siano purificate, magari con un fuoco parecchio più lungo, piuttosto che vadano perdute in eterno? In tal caso però saranno falsi i testi, esenti da oscurità e ambiguità, come: Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, io sono un niente (1 Cor 13, 2), e: Fratelli miei, che giova ad uno dire di avere la fede se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? (Gc 2, 14) E falso sarà anche quello che dichiara: Non fatevi illusioni: né i fornicatori, né gli adoratori di idoli, né i ladri, né gli avari, né gli adùlteri, né gli effeminati, né i pederasti, né gli ubriaconi, né i maldicenti, né gli avidi possederanno il regno di Dio (1 Cor 6, 9-10). E anche quello che dice: Le opere della carne sono ben note: fornicazioni, impurità, libertinaggi, piaceri, idolatria, stregonerie, inimicizie, contese, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio (Gal. 5, 19-21). Questi testi dunque saranno falsi, se è sufficiente che credano e che siano battezzati, perché essi, per quanto perseverino in simili peccati, siano salvati per mezzo del fuoco. Coloro che sono battezzati in Cristo perciò, anche se commettono tali colpe, possederanno il regno di Dio. Quindi è detto senza senso: E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati (1 Cor 6, 11), dal momento che, anche lavati, restano tali. Sembrerà detto invano anche ciò che è affermato da Pietro: Figura, questa, del battesimo, che ora fa salvi anche voi, non lavando le sozzure del corpo, ma domandando una buona coscienza (1 Pt 3, 21), se è vero che il battesimo fa salvi anche coloro che hanno una coscienza pessima, piena di tutte le colpe più riprovevoli, e non cambiata dal pentimento per esse; grazie al fondamento che è posto proprio nel battesimo, essi infatti saranno salvi, benché attraverso il fuoco. E non vedo neppure perché il Signore abbia detto: Se vuoi aver la vita, osserva i comandamenti - e ricordò quelli che concernono i buoni costumi (Mt 19, 17-19) -, se è possibile avere la vita eterna anche senza osservarli, per mezzo della sola fede, la quale senza le opere è morta. Inoltre, come potrà essere vero ciò che dirà a coloro che collocherà alla propria sinistra: Andate al fuoco eterno, che è preparato per il diavolo e per i suoi angeli? Costoro non li rimprovera perché non hanno creduto in lui, ma perché non hanno compiuto opere buone. Evidentemente, proprio perché nessuno si ripromettesse la vita eterna sul fondamento della fede che, senza le opere, è morta, per questo annunziò la separazione di tutte le genti che, mescolate, godevano dei medesimi pascoli, perché apparisse chiaro che a dirgli Signore, quando mai ti abbiamo visto patire questo e quello e non ti abbiamo soccorso? saranno quelli che avranno creduto in lui, senza curarsi però di fare opere buone, come se dalla stessa fede morta si potesse avere la vita eterna. O forse andranno nel fuoco eterno coloro che non hanno compiuto opere di misericordia, mentre non ci andranno coloro che rubarono i beni altrui o non ebbero misericordia verso se stessi, profanando in se stessi il tempio di Dio? Quasi che le opere di misericordia giovino a qualcosa senza l'amore, quando invece l'Apostolo dice: E se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, (tutto questo) non mi giova a nulla (1 Cor 13, 3). Oppure quasi che chi non ama se stesso possa amare il prossimo come se stesso, quando invece: Chi ama l'iniquità, odia l'anima sua (Sal 10, 6.).

E a questo punto non si potrà dire ciò che alcuni pur dicono, fuorviando se stessi, cioè che si tratta di un fuoco eterno, ma non già di una pena eterna; per cui pensano che per il fuoco, che sarà eterno, passeranno coloro ai quali promettono la salvezza attraverso il fuoco, a causa della loro fede morta. Di modo che il fuoco in se stesso sarebbe eterno e non il loro bruciare; ossia l'azione del fuoco su di loro non sarebbe eterna. Ma il Signore, proprio in quanto tale, prevedendo ciò, ha concluso le sue parole dicendo: E se ne andavano, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna (Mt 25, 32). Il bruciare, dunque, sarà eterno, come il fuoco, e la Verità ha detto che vi andranno, come ha dichiarato, coloro ai quali non è mancata la fede ma le opere buone.

continua........

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