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Punizione degli apostati nell’Antico Testamento

18. – Così Core, Dathan e Abiron, poiché, contro Mosè e il sacerdote Aronne, tentarono di arrogarsi la libertà di offrire il sacrificio, immediatamente furono puniti per ciò che avevano osato: la terra, scompaginandosi, si apri in una voragine profonda e questa spaccatura del suolo li risucchiò dritti e vivi. E l’ira e lo sdegno di Dio non colpirono soltanto gli autori del fatto: anche gli altri duecentocinquanta complici, che s’erano associati alla loro ribellione e al loro audace tentativo, furono divorati con rapido castigo da un fuoco suscitato dal Signore (Numeri 16). Questo ammonimento significa che si rivolge contro Dio stesso ogni sforzo dei perversi per abolire con la volontà dell’uomo le disposizioni di Dio. Ed ecco ciò che accadde anche al re Ozia: avendo preso in mano il turibolo, e assumendosi a forza il diritto di sacrificare, contro la legge di Dio (Numeri 17,5) e la resistenza del sacerdote Azaria, non volendo obbedire e cedere fu castigato dall’ira di Dio e deturpato in fronte da macchie di lebbra (2 Cronache 26,16-19): per l’offesa al Signore, fu marchiato proprio in quella parte del corpo in cui sono segnati quelli che si rendono degni del Signore. Anche i figli di Aronne, quando misero sull’altare un fuoco profano non prescritto dal Signore, subito, al cospetto del Signore che si vendicava, furono colpiti dalla morte (Numeri 3,4).

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