00 06/12/2008 12:56

Il grave delitto contro l’unità

19. - Imitano e seguono appunto costoro, quelli che di sprezzando la tradizione divina vanno dietro a dottrine estranee e introducono un insegnamento di invenzione umana. Il Signore li riprende e li riprova nel suo Vangelo, dicendo: «Voi rigettate il comandamento di Dio per stabilire la vostra tradizione» (Matteo 15,6). Questo delitto è più grave di quello commesso dai lapsi [2]: questi ultimi, almeno, si sottomettono a far penitenza della loro colpa e implorano la misericordia di Dio, desiderosi di una piena riparazione. Da una parte si cerca la Chiesa, la si prega; dall’altra, la si combatte. Da una parte può esserci stata una necessità; dall’altra, la volontà persiste nel peccato. Da una parte chi ha rinnegato, con ciò ha fatto del male solo a se stesso; dall’altra, chi tenta di introdurre l’eresia e lo scisma porta con sé molti altri nella caduta. Da una parte soffre danno l’anima di uno solo; dall’altra, si espongono al pericolo un mucchio di gente. È così: l’uno è cosciente d’aver peccato e se ne duole, e ne piange; l’altro s’inorgoglisce nel suo peccato e si compiace nei suoi delitti, e separa i figli dalla madre, si dà da fare per allontanare le pecore dal pastore, mette confusione nei misteri di Dio. E mentre colui che non ha confessato la sua fede ha peccato una sola volta, l’altro pecca ogni giorno. Infine, se il primo viene in seguito a subire il martirio, può ottenere le promesse del regno; il secondo, se sarà messo a morte fuori della Chiesa, non perverrà alle ricompense della Chiesa.

__________________________________________________