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21. - La confessione della fede [3] è l’inizio della gloria, non il conseguimento della corona; non è la nostra perfetta approvazione, ma solo ci introduce alla più alta dignità. Infatti sta scritto: «Chi avrà perseverato sino alla fine, costui sarà salvo» (Matteo 10,22). Cosi, tutto ciò che si compie prima della fine è un gradino per salire ancora sino al coronamento della nostra salvezza, non è la mèta finale e il punto culminante. Uno è confessore della fede: ma dopo la confessione il pericolo si fa più grave, poiché l’avversario è più irritato contro di lui. Uno è confessore della fede: deve stare maggiormente col Vangelo del Signore, dacché per mezzo del Vangelo egli ha ottenuto gloria dal Signore. «A chi molto è dato, molto sarà richiesto; e a chi è attribuita maggior dignità, più da lui si esige servizio» (Luca 12,48). Nessuno si perda a causa dell’esempio di qualche confessore; nessuno stia a imparare, dal comportamento di qualche confessore, l’ingiustizia, l’insolenza, la perfidia. Uno è confessore: si mostri umile e pacifico, sia modesto e amante della disciplina nel suo modo di fare, affinché colui che si dice confessore di Cristo imiti il Cristo che ha confessato. E infatti, egli dice: «Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Luca 18,14); ed egli stesso fu esaltato dal Padre perché, pur essendo Verbo e virtù e sapienza di Dio Padre, umiliò se stesso in terra (Filippesi 2,6-11). Ebbene, come potrà amare l’orgoglio, lui che con la sua legge ci comandò l’umiltà, lui che per la sua umiltà ricevette dal Padre il più alto nome? Uno è confessore di Cristo: si, ma poi non sia a causa sua bestemmiata la maestà e la dignità di Cristo. La lingua che ha confessato Cristo non sia maldicente, sediziosa; non sia udita strepitare con insulti e litigi; dopo le sue parole di lode, non inietti veleno d’aspide contro i fratelli e i sacerdoti di Dio. Ma se poi costui si renderà colpevole e detestabile, se sciuperà la sua confessione convertendosi al male, se macchierà la sua vita con ignominiose turpitudini, se infine abbandonando la Chiesa in cui è divenuto confessore e spezzando la concordia e l’unità cambierà la fede di prima con la perfidia di dopo, costui non potrà certo illudersi per via della sua confessione e pensare di essere destinato al premio della gloria, poiché anzi il suo stesso privilegio costituirà per lui un più grave titolo di condanna.

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