00 06/12/2008 19:39
Nel Vangelo si leggono altre conferme di quanto stiamo dicendo. Nel vangelo di san Matteo 18,18 sono riportate parole importanti, pronunciate da Gesù e dirette ai suoi Apostoli: “In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”.
Ora, lasciamo agli esegeti, agli studiosi della Bibbia il compito di spiegarci bene che cosa significa, nel linguaggio rabbinico, “legare” e “sciogliere”. A noi basta ricordare che si tratta di un vero e proprio potere giudiziario, un potere di assolvere o di condannare. Attenti bene: potere che appartiene solo a Gesù, che è vero Dio, ma che viene  affidato agli Apostoli, dunque alla Chiesa.
E’ assolutamente naturale che prima di assolvere o prima di condannare, chi esercita questo potere, quindi la Chiesa, deve conoscere i fatti che dovrà giudicare; deve avere la possibilità di esaminare le condizioni di chi si presenta a giudizio, cioè del peccatore, per decidere con giustizia, con equità se emettere una sentenza di assoluzione o di condanna. Ecco la necessità di  confessare i peccati al sacerdote.
Siamo così di fronte ad una ulteriore conferma del Sacramento della Riconciliazione. La quale trova il suo fondamento, come si vede bene, nel Vangelo, nella Parola di Dio. E’ lì, e dalla volontà di Gesù Cristo che nasce la Confessione.
Per completare il nostro discorso non possiamo dimenticare che questo potere di legare e di sciogliere è stato conferito da Gesù, in modo esplicito e diretto, a Simon Pietro, al capo degli Apostoli. Potete leggere il momento del conferimento a Pietro del potere di legare e sciogliere nel capitolo 16 del Vangelo di Matteo.
Dunque, crediamo di aver dimostrato quanto sia fondata la verità cattolica secondo la quale il potere di rimettere i peccati è stato dato da Gesù alla Chiesa. Anche san Paolo è estremamente chiaro. Nella seconda lettera inviata ai Corinti, al capitolo 5, al versetto 18, si può leggere: “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con Sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della Riconciliazione”.
Come vedete, anche san Paolo insegna che il potere di rimettere i peccati, quindi di riconciliare il peccatore con Dio, potere che appartiene solo a Dio, è stato, tuttavia, “affidato” – questo è il termine che usa l’Apostolo delle genti – alla Chiesa.
E san Paolo ribadisce questa verità, che fa da fondamento al Sacramento della Riconciliazione nel versetto 20 dello stesso capitolo, versetto molto noto: “Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.
Per s. Paolo sono dunque gli ambasciatori di Cristo che riconciliano il peccatore con Dio. Chi sono gli ambasciatori di Cristo in questo caso? I vescovi e i sacerdoti.
La necessità della Confessione ha, come abbiamo visto, un fondamento biblico e noi cattolici ci atteniamo alla Sacra Scrittura quando professiamo che il Sacramento della confessione è stato istituito da Gesù. A questo punto dobbiamo fare un passo avanti. Se le nostre non fossero conversazioni di apologetica, qui sarebbe giunto il momento di dare vita ad una serie di riflessioni certamente utili alla nostra vita spirituale, al nutrimento della nostra fede.
Per esempio, sarebbe molto utile conoscere bene come si fa una buona confessione: conoscere quali sono le condizioni per una buona e valida confessione. Sarebbe  questo il momento di ricordare che è molto importante e straordinariamente utile confessarsi spesso. Quanti cattolici, purtroppo, che fanno la comunione abitualmente, si confessano poco o addirittura mai.
Recentemente, partecipando ad un incontro parrocchiale con i genitori dei bambini che fanno la prima confessione, una mamma denunciava candidamente che Lei non si confessava da ben 12 anni. D’altronde, diceva quella signora, non solo non vedeva la ragione per cui doveva dire a un prete cose che erano solo sue, ma – si chiedeva – quali peccati avesse mai commesso? La poverina, naturalmente, mancava di istruzione religiosa, e questo spiega perché diceva queste cose; ma quello che a noi interessa è purtroppo il fatto che sono in molti, tra i cattolici ad avere queste idee. Che peccati vuoi che abbia mai commesso? Ma il primo peccato, rispondo io, il primo peccato grave è proprio il fatto che non ti confessi. Però, dobbiamo abbandonare queste riflessioni, certamente interessanti, e tornare alle nostre conversazioni di apologetica. Veniamo dunque a porci la solita domanda. Noi cattolici crediamo che la Confessione sia un Sacramento istituito da Gesù Cristo; altri, che pure dicono di seguire fedelmente il Vangelo, come Protestanti  e Testimoni di Geova, non lo credono. Noi cattolici crediamo che i ministri di Dio, vescovi e sacerdoti, abbiano ricevuto il potere di rimettere i peccati; altri, che pur si dicono cristiani, non credono questo. Chi ha ragione?
Oltre alla corretta analisi del testo biblico, ci aiuterà a rispondere una piccola indagine nel campo della storia, della storia della Chiesa. Che cosa pensavano i primi cristiani della confessione? Che cosa avevano capito i cristiani dei primi secoli, quando non esisteva né il mondo protestante né quello dei Testimoni di Geova? La Confessione per i primi cristiani era un sacramento? Era necessaria? Ci si confessava denunciando i propri peccati a vescovi e sacerdoti o bastava rivolgere un pensierino contrito a Dio?
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