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[1] Basti qui ricordare i documenti più importanti: Pio XII, Mediator Dei (20 novembre 1947); Paolo VI, Mysterium fidei (3 settembre 1965); Giovanni Paolo II, Dominicae Cenae (24 febbraio 1980); Id., Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003); Id., Mane Nobiscum Domine (7 ottobre 2004); Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Eucharisticum mysterium (25 maggio 1967); Id., Immensae caritatis (29 gennaio 1973); Id., Eucharistiae sacramentum (21 giugno 1973); Id., Inaestimabile donum (3 aprile 1980); Id., Liturgiam authenticam (28 marzo 2001); Id., Redemptionis sacramentum (25 marzo 2004).

[2] Benedetto XVI fa riferimento nel n. 5 dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis (22 febbraio 2007) alla «multiforme ricchezza di riflessioni e proposte emerse nella recente Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dai Lineamenta fino alle Propositiones, passando attraverso l'Instrumentum laboris, le Relationes ante et post disceptationem, gli interventi dei Padri sinodali, degli auditores e dei delegati fraterni». Sull’esortazione apostolica cfr.: J.-L. Bruguès, L’eucharistie et l’urgence du mystère, in Nouvelle Revue Théologique 130 (2008) 3-25; E. Malnati, Sacramentum caritatis: actuosa participatio, in Rivista Teologica di Lugano 12 (2007) 531-539; R. Tremblay, Attualità dell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis di Benedetto XVI, in Rivista di Teologia Morale 39 (2007) 547-554; M. Scheuer, Eucharistie und Nächstenliebe: zur Bischofssynode über die Eucharistie (2005) und das nachsynodale Schreiben von Benedikt XVI, in Heiliger Dienst 61 (2007) 70-84; A. Puig i Tàrrech – J. Fontbona i Missé - R. M. Serra – G. Mora, La exhortación apostólica Sacramentum caritatis de Benedicto XVI. Sesión de estudio de la Facultad de Teología de Catalunya, Barcelona 18 abril 2007, in Phase 47 (2007) 93-118; R. González, Sacramentum caritatis desde la perspectiva litúrgica, in ibid., 119-126; P. Turner, Benedict XVI ant the sequence of the sacraments of initiation, in Worship 82 (2008) 132-140; F. G. Brambilla, Sacramentum caritatis, in Teologia 32 (2007) 115-122; G. Marchesi, L’Eucaristia «sacramento della carità», in La Civiltà Cattolica 158 (2007) n. 3764, 169-178; N. Blázquez, El sacramento del amor, in Studium 47 (2007) 171-202;

[3] Per una introduzione generale alle problematiche relative all’Eucaristia si veda P. Visentin, Eucaristia, in D. Sartore – A.M. Triacca (edd.), Nuovo Dizionario di Liturgia, San Paolo, Cinisello Balsamo 19883, 482-508; E. Ruffini, Eucarestia, in S. De Fiores – T. Goffi (edd.), Nuovo dizionario di spiritualità, San Paolo, Cinisello Balsamo 19946, 601-622; M. Gesteira Garza, Eucaristia, in A. A. Rodriguez – J. M. Canals Casas, (edd.), Dizionario teologico della vita consacrata, edizione italiana a cura di T. Goffi – A. Palazzini, Ancora, Milano 1994, 69 5-721; N. Reali (ed.), Il mondo del sacramento. Teologia e filosofia a confronto, Paoline, Milano 2001; A. Catella, Eucaristia, in G. Barbaglio - G. Bof - S. Dianich (edd.), Teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, 621-643; M. Brouard (dir.), Eucharistia: encyclopédie de l'Eucharistie, Cerf, Paris 2002; R. A. Nicholas, The Eucharist as the center of theology: a comparative study, Lang, New York 2005; D. Borobio, Eucaristía, BAC, Madrid 2005; R. Sokolowski, Christian faith & human understanding : studies on the Eucharist, Trinity, and the human person, Catholic University of America Press, Washington 2006; M. Schneider, Das Sakrament der Eucharistie, Koinonia-Oriens, Köln 2007.

[4] Marion J. L., Dieu sans l’être, PUF, Paris 1991, 226-227; una conferma e contrario è data dall’affermazione dell’allora cardinal Ratzinger sullo smarrimento che a volte serpeggia nelle comunità cristiane, a causa di una perdita del senso eucaristico: «Nella crisi di fede che stiamo vivendo, il punto nodale risulta sempre più essere proprio la retta celebrazione e la retta comprensione dell’Eucaristia»: J. Ratzinger, Il Dio vicino. L’Eucaristia cuore della vita cristiana, Cinisello Balsamo 2003, 21.

[5] A. Scola, L’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, in Id., Stupore eucaristico. Conversazioni dal Sinodo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006, 63-118, qui 75.

[6] «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato» Gv 5, 36-38; «Io sono venuto nel nome del Padre mio» Gv 5, 43; «Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno»(Gv 6, 38-40); «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. … Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia» Gv 7, 16-18.

[7] Significativamente così la preghiera di colletta della Messa In Coena Domini del Giovedì Santo ci invita a pregare: «O Dio che ci hai riuniti per la santa cena, nella quale il tuo unico figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa che la partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita».

[8] Cfr. G. Bonaccorso, La liturgia e la fede. La teologia e l’antropologia del rito, Edizioni Messaggero, Padova, 2005.

[9] Si scorge qui un ambito di fruttuoso dialogo ecumenico. Infatti Jüngel, ad esempio, ricorda che «il culto è pertanto l’evento di una passività salvifica, di una passività in verità estremamente creativa, ma precisamente di una passività umana. Non si può però mettere in discussione che l’uomo nel culto si presenti come agente. Non a caso parliamo di azione cultuale. Fino a che punto possiamo però agire e tuttavia portare ad espressione il fatto che propriamente non noi, ma Dio è colui che agisce? Fino a che punto l’agire umano e la passività umana possono essere originariamente in unità?» E. Jüngel, Segni della Parola. Sulla teologia del sacramento, Cittadella Editrice, Assisi 2002, 206.

[10] In questo senso Benedetto XVI ha recentemente affermato che «il cristianesimo, in rapporto con il moralismo, è di più e una cosa diversa. All’inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale. Cristianesimo è innanzitutto dono: Dio si dona a noi - non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che egli ci dà» Omelia alla Messa in Coena Domini, 20 marzo 2008.

[11] In questa prospettiva possiamo vedere confermata l’affermazione perentoria di Benedetto XVI, di chiara impronta guardiniana, all’inizio della sua prima enciclica, Deus caritas est 1: «All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».

[12] Cfr. H. de Lubac, La rivelazione divina e il senso dell’uomo. Opera omnia 14, Jaca Book, Milano 1985, 49.

[13] Cfr. H. U. von Balthasar, Gloria 1. La percezione della forma, Jaca Book, Milano 1994, 535-538.

[14] «La tecnica produce delle copie e, quindi, ri-produce l’originale; il rito, invece, non produce delle copie, non ri-produce l’originale, ma lo ripete, ossia lo conserva nella sua unicità redendolo ripetutamente presente nell’atto cultuale» Bonaccorso, op. cit., 199.

[15] J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, 160.

[16] La differenza che in tale spazio teologico è data consente di affermare, senza ombra di relativismo, la verità di Dio in Cristo e, nello stesso tempo, di valorizzare ogni esperienza che ricerca e cerca di esprimere il vero culto nel confronti del mistero di Dio. Il carattere di rito dell’Eucaristia custodisce così la verità cristiana, oggettivamente data, e il dialogo testimoniale nei confronti di esperienza religiose e religioni diverse. Il fatto che l’identità cristiana venga custodita e restituita continuamente alla Chiesa nel rito dell’Eucaristia, impedisce di opporre radicalmente rivelazione/fede a religione.

[17] Scola, L’Eucaristia, fonte, op. cit., 77.

[18] Cfr. G. Colombo, Per una storia del trattato teologico di Dio, in La Scuola Cattolica 96 (1968) 203-227.

[19] Scola, L’Eucaristia, fonte, op. cit., 66.

[20] Cfr. Id., Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica e sacramentale per l’ecclesiologica, Biblioteca di Teologica Contemporanea 130, Queriniana, Brescia 2005, 53-70.

[21] Cfr. Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 12-13.

[22] Siamo qui dinanzi ad uno dei principali frutti della riflessione della teologia sacramentaria dopo il Concilio Vaticano II. Chauvet afferma che «se ne possono segnalare almeno quattro: ritorno all’azione liturgica stessa (la celebrazione) come primo “luogo teologico” della riflessione sacramentaria; ri-centratura dell’inseme della liturgia sul mistero pasquale di Cristo (morte, risurrezione e parusia), di cui i sacramenti sono il memoriale (cf. in modo particolare l’anamnesi eucaristica); riequilibrio del principio cristologico, predominante nella liturgia e nella sacramentaria latinaa, con un principio pneumatologico che ha sempre avuto un ruolo di impulso in Oriente, e del resto nella tradizione calvinista (le invocazioni dello Spirito – epiclesi – per la santificazione dell’acqua battesimale, del pane e del vino eucaristico o per le ordinazioni dei vescovi, preti o diaconi sono significative a questo proposito); intelligenza dei sacramenti all’interno della sacramentalità globale della Chiesa» L. Chauvet, Sacramento, in J.-Y. Lacoste (dir.), Dizionario Critico di Teologia, edizione italiana a cura di P. Coda, Borla-Città Nuova, Roma 2005, 1171-1177, qui 1177. Sul rapporto tra la Chiesa ed i sacramenti è d’obbligo citare i contributi di Karl Rahner. Fra tutti: K. Rahner, Chiesa e sacramenti, Morcelliana, Brescia 1969.

[23] Balthasar, op. cit., 437.

[24] Cfr. Id., La parola si condensa, in Communio 35 (1977) 31-35.

[25] A. Scola, Eucaristia. Incontro di libertà, Cantaglli, Siena 2005, 41.

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