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Messaggio di Natale 2008 del Patriarca latino di Gerusalemme

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    00 24/12/2008 18:04

    Messaggio di Natale 2008 del Patriarca latino di Gerusalemme


    GERUSALEMME, martedì, 23 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il Messaggio per il Natale di quest'anno del Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal.




    * * *

    Le campane delle chiese di Betlemme ritornano a suonare, con il perenne canto degli Angeli:"Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà" (Lc 2,14). "Il principe della pace" è nato, rivolgo questo messaggio di Natale a tutti gli abitanti della Terra Santa in Giordania, Palestina e Israele: Cristiani locali, Ebrei, Musulmani, Druzi, pellegrini, e a tutti gli amici della Terra Santa. Invito tutti a innalzare la preghiera al Signore affinché faccia di questa terra " un regno di verità e vita, un regno di santità e grazia, un regno di giustizia, amore e pace" (Prefazio di Cristo Re, Liturgia Romana). Il desiderio nostro profondo è che il santo Natale porti quella pace tanto sospirata da tutti i popoli, basata sulla giustizia e sulla verità. La nostra vita in questa terra, santificata dai Profeti, potrebbe così diventare una terra di un continuo Natale che si rinnova, dove la gioia natalizia regni nei nostri cuori e nelle nostre famiglie, e si manifesti anche per le nostre strade. Allora, daremo testimonianza ai cari pellegrini che visitano questa terra, della portata della nostra fede e dell'amore reciproco, della nostra ospitalità e coesistenza fraterna, uniti nella fede in Dio e in un inettulabile destino comune.

    Chiediamo a Dio di concederci la pace e ai nostri paesi la prosperità. Che moltiplichi le opportunità di lavoro, certo, ma soprattutto le opportunità d'incontro tra i cittadini e di dialogo tra le religioni e le culture. Allora la stabilità si estenderà e dissiperà le peoccupazioni delle famiglie per il futuro dei loro figli che non faranno più ricorso all'emigrazione, non saranno sradicati dalle loro radici religiose e nazionali, e non perderanno la loro identità.

    Natale è ritornato e ci ritrova più portati alla speranza, per i recenti incontri internazionali, ai più alti livelli, tra responsabili religiosi e anche tra diversi promotori di pace. C'è stato un vero salto di qualità, basato su una sincera volontà di progredire nella relizzazione della pace, del dialogo, della coesistenza e dell'accettazione dell'altro, e si è presa una certa distanza dagli atteggiamenti rigida intransigenza, dai pregiudizi e dalle accuse offensive d'infedeltà.

    Possa la grazia di Natale e le preghiere sincere dei fedeli accompagnare i leader che hanno intrapreso queste iniziative di pace, benedire i loro sforzi e coronarli di successo. Questa speranza e questo ottimismo, però, non ci fanno dimenticare l'instabilità, la mancanza di prospettive chiare per l'avvenire, la mancanza di sicurezza, le agressioni contro i cittadini e le violazioni contro proprietà e beni.

    Come Betlemme aspettò durante secoli Colui che avrebbe "spezzato il giogo e la sbarra che pesavano sulle spalle del popolo, e il bastone del suo aguzzino" (Cf. Isaia 9,3), così anche noi stiamo aspettando la manifestazione della grazia del Signore che metterà fine all'occupazione e all'ingiustizia, liberandoci da quelle paure, difficoltà e divisioni interne che affliggono questa terra. Aspettiamo l'alba di una nuova era nella quale il perdono vincerà sulla vendetta, l'amore sull'odio; un'era nella quale sorgerà il sole di pace e giustizia, i rancori, l'avidità e le ambizioni scompariranno, e le inimicizie tra di noi tramonteranno; un'era in cui la gente s'incontrerà in spirito d'armonia e amicizia:"Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà" (Isaia 11,6).

    Nauralmente, in questa solenne occasione, non dimentichiamo Gerusalemme, questo grande patrimonio di cui siamo corresponsabili e che ci preoccupa tanto. Difendiamo i suoi diritti e la sua sacralità, e vogliamo conservare il suo carattere unico e tipico. E' il luogo santo comune dove le tre religioni monoteistiche, l'Ebraismo, l'Islam e il Cristianesimo s'incontrano e si uniscono nella fede in Dio e nell'appartenenza alla discendenza del loro padre Abramo. La Città di Gerusalemme soffre dagli illegali insediamenti, e di un'emorragia di emigrazione dei suoi figli cristiani verso l'estero, a causa della mancanza di pace e del deterioramento della situazione politica. Tutto ciò non fa altro che suscitare in noi una forte apprensione per il futuro delle nostre Comunità cristiane e per le loro condizioni. Apprensione condivisa da tutti i Patriarchi d'Oriente dei quali, vi riporto il loro ultimo messaggio:

    "Ci rivolgiamo ai nostri figli e a tutti gli abitanti della Terra Santa che vivono in condizioni deteriori in Palestina, soprattutto l'ingiusta chiusura imposta a Gaza e a centinaia di migliaia di innocenti. Siamo riconoscenti a tutti gli uomini di buona volontà che non risparmiano sforzi per spezzare questo blocco. Nello stesso tempo invitiamo fortemente i responsabili locali e internazionali ad impegnarsi seriamente per raggiungere una pace giusta e finale in Terra Santa. Che questa terra torni ad essere fonte di redenzione, riconciliazione, giustizia e perdono per i suoi abitanti e per il mondo. Invitiamo i palestinesi stessi a ritornare con coraggio alla loro unità interna nel quadro della legalità palestinese riconosciuta, evitando così alla popolazione un assedio mortificante"(Comunicato finale della 18esima Assemblea del Consiglio dei patriarchi cattolici d'Oriente, Bkerké, novembre 2008)

    Nella preghiera di questa solennità non dimentichiamo gli altri villaggi e città della Terra Santa che soffrono disagi e tribolazioni a causa delle difficoltà di comunicazione interna ed esterna. Con dolore e rammarico costatiamo l'imposizione ai civili di barriere di chiusura, posti di controllo esasperante e costruzione di muri di isolamento. Il che provoca violenze e coercizioni, accresce il sentimento d'ostilità e odio tra i popoli, quando abbiamo, invece, un estremo bisogno di tranquillità, serenità, fiducia reciproca e collaborazione.

    La seconda tragedia, davanti alla quale non possiamo rimanere in silenzio, è quella dell'Iraq come popolo, civiltà, patrimonio e storia, in seguito all'occupazione e alla distruzione delle sue strutture di stato, diventando purtroppo teatro del terrorismo e della violenza. Ci colpisce, in particolare, la distruzione di chiese e moschee, i rapimenti e l'uccisione di sacerdoti e vescovi, le devastazioni e il saccheggio delle case, nonché le minacce e le espulsioni dei cristiani. E' nostro profondo auspicio che la popolazione dell'Iraq resti nella sua patria. Vogliamo pregare per l'unità di questa nazione e per il ritorno alla vita normale in tutte le sue parti.

    Carissimi fratelli e sorelle, ci è molto lieto comunicarvi il desiderio di Sua Santità il Sommo Pontefice Benedetto XVI di visitare la Terra Santa, nel prossimo mese di maggio, come pellegrino, per pregare con noi e per noi, e per rendersi conto personalmente delle nostre reali condizioni in questa regione. Assicuriamo la nostra preghiera affinché il pellegrinaggio di Sua Santità nei nostri paesi sia una benedizione per tutti, un'opportunità di armonia tra i popoli, un'occasione per togliere le barriere, solvere i problemi, alleviare le sofferenze e rinsaldare i rapporti, di modo che tutti i popoli della regione godano di sicurezza e pace.

    Da Betlemme rivolgo un appello ai confratelli vescovi e, in generale, a tutti i leader religiosi, ai sacerdoti e seminaristi, ai religiosi e religiose, alle comunità di vita contemplativa, a tutte le persone di buona volontà, a tutti i credenti, ai pellegrini e amici di Terra Santa: non dimenticate Betlemme e Gerusalemme nelle vostre preghiere. La Terra Santa lancia un grido di speranza alle vostre coscienze e fa appello al vostro aiuto, non lasciatela sola e isolata nella sua tribolazione. Rimanga invece terra di amore e pace, di riconciliazione e giustizia per tutti i suoi figli.

    O Bambino di Betlemme, tu che hai voluto nascere nel silenzio e nella quiete, semina nei nostri cuori l'amore per la giustizia, la pace e la serenità. Tu che hai conosciuto la povertà, il bando e l'esilio, abbi pietà dei nostri poveri ed espulsi, dei nostri prigionieri e profughi.

    Tu che sei infinito, hai voluto fare l'esperienza dei limiti nel tempo e nello spazio. Hai conosciuto i limiti dello spazio, la nascita in una grotta, la fuga all'estero e il cammino per le nostre strade. Hai pure conosciuto i limiti del tempo quando sei "sceso" nel grembo della Vergine Maria, sei nato in una grotta come un esule, e ti sei rifugiato in Egitto come profugo e rigettato. Santifica i nostri paesi e che il tuo santo nome sia santificato dappertutto. Che tutte le circostanze difficili che viviamo ci conducano a una maggiore santità e ci rendano piu vicini a te e agli altri.

    O Bambino della Grotta, tu che hai rigettato la violenza, l'omicidio e l'odio,


    e con la tua nascita hai diviso la storia tra vecchia e nuova,
    allontana dalla tua terra le guerre e la distruzione delle case,
    semina nei nostri paesi i germi di fraternità,
    concedi agli afflitti e ai poveri speranza e consolazione.
    O Bambino povero, emigrato ed espatriato, volgi il tuo sguardo
    su chi è emigrato dalla Giordania e dalla Palestina, dal Libano, dall'Iraq
    e dagli altri paesi vittime d'ingiustizie.
    Fa della tua patria una terra di benedizione e di prosperità,
    una terra d'incontro tra tutti i fedeli delle religioni.
    Nessuna nazione alzi più la spada contro un'altra.
    Il tuo Natale sia la nascita di un'era nuova,
    ricca di pace, stabilità e sicurezza.

    Amen

    Fouad Twal,
    Patriarca Latino di Gerusalemme


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    00 26/12/2008 21:16

    Omelia del Patriarca latino di Gerusalemme per la Messa di mezzanotte


    GERUSALEMME, giovedì, 25 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia pronunciata da Sua Beatitudine Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme, per la Messa di Mezzanotte per la Solennità del Natale del Signore.


    * * *

    Il popolo che camminava nelle tenebre, vide levarsi una grande luce ( Is 9,2)

    Cari fratelli e sorelle,
    Cari amici,

    A nome mio e degli abitanti di Betlemme, saluto i nostri ospiti e i pellegrini di Terra Santa. Saluto il Signor Presidente dell'Autorità Palestinese e la delegazione che lo accompagna,ed auguro a tutti una felice festa e un nuovo anno di pace,di stabilità e di sicurezza.

    Le tenebre ricoprivano l'universo e tutti i popoli della terra erano schiavi del male e del peccato, questo paese era piegato sotto il giogo dell'impero romano, e il popolo attendeva un Salvatore che avrebbe ristabilito il regno e che gli avrebbe ridato la libertà. Quella notte, la volontà di Dio è entrata nella storia umana con l'incarnazione di Cristo Gesù, figlio di Dio e della vergine Maria. Il tempo si era compiuto.La redenzione aveva avuto inizio…

    Un decreto é stato emanato da Cesare Augusto, ordina di censire tutti gli abitanti dell'impero romano, ciascuno nel suo paese di origine. Nella città di Beit Sahour, i pastori vegliano sui loro greggi. La notte è oscura e fredda, senza luna. L'universo non ne può più di attendere … quando d'improvviso scaturisce la luce, e il corteo degli Angeli cantano : "Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che egli ama !" (Lc 2,14), e annunciano ai pastori: "Oggi vi è nato un Salvatore !" ( Lc2,11).

    In questa notte, il Cristo divide la storia in due: d'ora in poi c'é un prima di Lui e un dopo di Lui. Quel che era impossibile prima di Lui diviene possibile. Questa Notte benedetta che ha cambiato il corso della storia, la celebriamo oggi, il cuore colmo di gioia. Noi che siamo venuti da paesi diversi, da vicino e da lontano, come i pastori, stiamo questa notte attorno al Bambino della Grotta per adorarlo e ringraziarlo di avere illuminato con la sua Incarnazione la nostra storia umana.

    Diamo il benvenuto a questo divin Bambino! Benvenuto al messaggio di Natale, alla gioia di Natale e ai regali di Natale che riportano il sorriso dui volti dei piccoli e dei grandi. Questo nuovo Bambino è il frutto dell'amore dell'Eterno Padre per il genere umano, amore che vuole per noi più di quanto vogliamo per noi stessi : la pace, che abbiamo perduto e che ci eravamo rassegnati di aver perduto; l' amore reciproco, che non esiste più, al punto che è scomparso dal nostro vocabolario; il rispetto e la dignità, che sono stati troppo spesso derisi dai cattivi comportamenti, gli insulti e il sangue.

    Si, benvenuto a questo Bambino che ci ricorda l'infanzia, la dolcezza e la tenerezza, in un mondo che ama la crudeltà, disprezza la debolezza e la paura, e prova piacere a odiare e a mancare di rispetto.

    Questa notte, il silenzio della grotta sarà più forte della voce dei cannoni e dei mitra. Il silenzio della grotta darà vita a coloro a cui le lacrime hanno soffocato le voce e che si sono rifugiati nel silenzio e nella rassegnazione.

    Sulla stella che fissa il posto della nascita di Gesù, a pochi metri da qui, la storia ha scritto la sua parola: "Qui è nato il Cristo". Sì,qui a Betlemmeè nato il Cristo, qui gli Angeli hanno cantato : "Gloria a Dio nel più alto dei cieli !" e hanno annunciato : "Oggi vi è nato un Salvatore!".Questa è la ragione della nostra grande gioia !Quindi,come i pastori, andiamo visitare il luogo della natività. L'Emanuele è con noi…Ha fissato la sua tenda fra di noi…E noi gli dobbiamo appartenenza, ubbidienza e adorazione.

    La nascita di Gesù ha dischiuso una nuova strada peri pastori e i Magi,ai quali Egli ha aperto il cuore e illuminato la strada e la coscienza: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,12). Visitando Betlemme e la mangiatoia, e adorando il Bambino, i pastori sono divenuti i prototipi di coloro che vegliano e attendono il ritorno del loro maestro.

    Con la conversione dei pastori ha avuto inizio il processo della fede in Dio fato carne; venendo ad adorare il Bambino, essi hanno pure tracciato la strada dei pellegrini verso questo luogo santo.

    Dio ha fatto di Betlemme la sua dimora e il luogo del suo incontro con gli uomini.

    Betlemme, città di pace, dell'amore divino e della riconciliazione. Colui che ha potuto guarire i malati e risuscitare i morti è anche capace di riunire i popoli nella pace e nella sicurezza. Colui che ha insegnato l'amore,la giustizia e l'uguaglianza, è capace di fare della povera grotta una scuola di riconciliazione, dove i dirigenti e i responsabili dei destini dei popoli sono istruiti sul senso del bene, della giustizia e della stabilità.

    La pace è un diritto per tutti gli uomini; è pure la soluzione a tutti i conflitti e a tutte le controversie. La guerra non produce la pace, e le prigioni non garantiscono stabilità. Nemmeno i muri più alti assicurano sicurezza. Né l'aggressore né l'aggredito hanno il possesso della pace. La pace è un dono di Dio, soltanto Dio dona questa pace: "Vi do la mia pace" ci dice Gesù. "Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Gv 14,27).

    O Bambino di Betlemme, lunga si è fatta la nostra attesa,e siamo stanchi di questa situazione, stanchi anche di noi stessi. Cerchiamo tutto salvo Te; ci attacchiamo a tutto salvo che a Te; ascoltiamo tutti, ma non la Tua voce… Siamo storditi dai bei discorsi e dalle promesse. Il pianto delle vedove e dei bambini si mescola con il rumore dei cannoni e dei mitra,ci spezza il cuore e rompe il silenzio della grotta e della culla…

    Eppure abbiamo un gran bisogno di calma,di silenzio! Abbiamo un gran bisogno di pace,certo, ma abbiamo soprattutto bisogno dell' infanzia e dell'innocenza. Tu, il povero, nonostante la tua piccolezza, la tua debolezza e la tua povertà, tu sei il solo capace di darci quel che ci manca. O Bambino di Betlemme, vieni perché la festa sia ancora più festa!

    Benvenuto a Te che ci insegni come l'amore sia un continuo martirio, e che il martirio dell'amore, della pace e della giustizia non morirà mai;

    Benvenuto a Te che ci ricordi come la ricchezza è dono e riconciliazione, che la grandezza risiede nell'umiltà e nella dolcezza;

    Benvenuto a Te che ci ricordi con la tua nascita e la tua morte che solo l'amore costruisce,e che la sua forza è più possente di tutto, perché si fa nutrimento per gli affamati, vestito per coloro che sono nudi e mano protesa verso tutti gli uomini che cura e riconcilia, lontano dalle divisioni, dalle separazioni e dall'odio.

    In questa notte benedetta,lanciamo alle nazioni, agli individui e alle famiglia un appello al perdono. E che Dio,che perdona i nostri peccati,ci dia il coraggio,la forza e l'amore di perdonare coloro che ci hanno offeso.


    La Pace sia su Betlemme e su tutti gli abitanti della Terra Santa.

    La Pace sia su tutti i pellegrini e i visitatori.

    La Pace sia su tutti coloro che cercano la pace.


    + Fouad Twal,
    Patriarca latino di Gerusalemme


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