00 23/05/2009 17:08
Note

(1) E. Collotti, Il fascismo e gli ebrei, Bari-Roma, Laterza, 2003, 69.

(2) Cfr ivi, 77; M. Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Torino, Einaudi, 2000, 98; V. Di Porto, Le leggi della vergogna, Firenze, Le Monnier, 2000, 67.

(3) M. Sarfatti, Leggi razziali, in Dizionario del fascismo, Torino, Einaudi, 2002, 23.

(4) Cfr Archivio Segreto Vaticano - Affari Ecclesiastici Straordinari (ASV-AAEESS), Italia, 1054, 730, 23. La lettera è datata 2 agosto 1938.

(5) Cfr E. Fattorini, Pio XI, Hitler e Mussolini. La solitudine di un Papa, Torino, Einaudi, 2007, 182.

(6) La Libre Belgique, 14 settembre 1938. Su tale materia si veda Y. Chiron, Pie XI, Paris, Perrin, 2004, 375 s; cfr G. Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII, Milano, Rizzoli, 2000, 309.

(7) ASV-AAEESS, Italia, 1.054, 727, 45.

(8) Ivi, 46.

(9) Ivi, 41.

(10) Ivi, 730, 36.

(11) Ivi, 727, 43.

(12) Ivi, 731, 46.

(13) Nella Dichiarazione si fissavano inoltre i criteri che determinavano l’appartenenza alla razza ebraica: «a) È di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei; b) è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera; c) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica; d) non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione diversa dall’ebraica, alla data del 1° ottobre XVI» (in Civ. Catt. 1938 IV 270). Seguiva poi la lista dei cosiddetti ebrei «discriminati», vale a dire delle famiglie di coloro che, a motivo dei meriti patriottici (o fascisti) acquisiti, non venivano sottoposti a tali delimitazioni: riguardava le famiglie dei caduti nelle ultime quattro guerre sostenute dall’Italia (libica, mondiale, etiopica, spagnola), nonché quelle dei volontari di guerra; le famiglie di coloro che erano stati insigniti della croce al merito di guerra e quelle dei caduti per la causa fascista (o fiumana), nonché quelli che erano iscritti al partito fascista fin dagli anni 1919-22 e nel secondo semestre del 1924. In ultimo, «le famiglie aventi eccezionali benemerenze da accertare da una apposita commissione».

(14) Cfr R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1961; S. Zuccotti, L’Olocausto in Italia, Milano, Mondadori, 1988. M. Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista, cit.; Id., La Shoah in Italia. La persecuzione degli ebrei sotto il fascismo, cit.; E. Collotti, Il fascismo e gli ebrei, cit.; A. Cavaglion - G. P. Romagnani, Le interdizioni del Duce. Le leggi razziali in Italia, Torino, Claudiana, 2002.

(15) La Civiltà Cattolica fu una delle poche riviste italiane che criticò, già nell’agosto 1938, lo spirito della legislazione razziale emanata da Mussolini nei primi giorni del settembre dello stesso anno. Del resto, anche dal nostro archivio risulta che l’autore degli articoli, il p. Antonio Messineo, fu contattato da un membro del Gran Consiglio del Fascismo, di cui non si conosce il nome, il quale gli chiese di scrivere contro le teorie razziste che il Duce era in procinto di applicare anche in Italia, con la speranza che gli articoli riuscissero a bloccare il progetto, che aveva oppositori anche all’interno del fascismo. Gli disse, inoltre, che soltanto La Civiltà Cattolica poteva fare questo servizio di civiltà alla nazione italiana, poiché tutte le altre riviste e giornali erano «imbavagliati» dal regime. Pio XI, al quale l’articolo fu portato in revisione, diede il proprio assenso. Dopo che il primo articolo uscì, il 4 agosto 1938, sfuggendo alle maglie della censura politica, la questura di Roma intimò, a nome del Ministero degli Interni, alla tipografia che stampava allora la nostra rivista, di non pubblicare più scritti contrari alle teorie razziste, pena la chiusura dell’azienda. L’articolo condannava la teoria che riduceva la nazione alla razza, «difesa — scriveva il p. Messineo — con una ostinatezza e un fanatismo ideologico degno di migliore causa e con una povertà di argomenti pseudo-storici e pseudo-scientifici, che fanno poco onore alla scienza, da tutti gli scrittori che traggono ispirazione dal mito razzista della nuova Germania» (in Civ. Catt. 1938 III 216). Tali teorie razziste, oltre che «antiscientifiche, sono mostruosamente illogiche». Qualche mese prima il p. Enrico Rosa (che pure in passato aveva assunto posizioni antigiudaiche, per motivi religiosi) aveva pubblicato sulla rivista un articolo molto forte contro le teorie razziste divulgate in Germania. Egli vedeva come infatuazione o follia collettiva quelle teorie che volevano esaltare «la stirpe o la razza germanica al di sopra di tutte le altre, come la più perfetta [...]. Laddove tutte le altre stirpi del genere umano sarebbero ad essa inferiori, comprese le mediterranee, e più o meno spregevoli, tutte da posporsi o asservirsi alla “grande Germania”, ovvero anche da sterminarsi, come l’ebraica» (ivi, 63).

© Civiltà Cattolica
Si ringrazia il Direttore GianPaolo Salvini S.I. per aver concesso la riproduzione dell’articolo.


www.kattoliko.it

__________________________________________________