00 04/06/2009 08:21
Nel documentario «Verso il Santo Sepolcro» l'ultima testimonianza dell'archeologo francescano Michele Piccirillo

Lo sguardo fisso sulla pietra dove tutto avviene


Il 9 giugno a Roma, nella Sala degli Arazzi della Rai, verrà presentato il progetto di Franco Scaglia "Il viaggio. Itinerari di spiritualità", quattro documentari sui percorsi di fede prodotti da Rai cinema. Nell'occasione verrà proiettato in anteprima il documentario Verso il Santo Sepolcro di Luca Archibugi e Michele Piccirillo.

di Luca Pellegrini

Fine del pellegrinaggio terreno, inizio del percorso di fede:  arrivando da molto lontano, il viandante vedeva già molti secoli fa emergere all'orizzonte quei loca sancta della Palestina oggetto dei suoi desideri e della sua pietà. Lo stupore e l'apprensione crescevano man mano ci si avvicinava alle due pietre sacre, il Calvario e il Sepolcro, sontuosamente incasellate nel primo santuario costantiniano, del quale si rivivono fasti e vestigia nella famosa lettera che l'imperatore scrisse al vescovo Macario di Gerusalemme. Oggi la Gerusalemme antica, accerchiata da quella nuova, ancora custodisce i luoghi della venerazione cristiana e dai tempi di Egeria mai sono venuti meno, sprezzando pericoli e avversità, schiere di pellegrini incamminati Verso il Santo Sepolcro.



Il titolo del documentario ideato e voluto da padre Michele Piccirillo, che l'ha tenuto occupato fino a pochi giorni prima della morte, esprime bene questo duplice senso dinamico della storia e dell'arte che identificano, plasmano, rimodellano continuamente nel tempo e nello spazio quel luogo mirabile al cuore del mistero di Gesù; del fedele che a quel luogo anela per vedere, toccare, sostare, pregare, celebrare il mistero. La sintesi nasce da un'idea dello stesso padre Michele:  "Io sono convinto - scrive - che la topografia dei Luoghi Santi di Gerusalemme è radicata nel ricordo storico che ha nutrito la memoria liturgica della comunità cristiana della città". Tutto il film "di" padre Michele, realizzato e completato da Luca Archibugi, oscilla tra questo passato (ricordo, memoria) e il presente dei luoghi tanto visitati e venerati.




Le prime immagini sono quelle che precedono l'alba e il risveglio della Città Santa, sempre co-protagonista:  alle quattro del mattino, di ogni mattina, si rinnova la complicata ed elaborata cerimonia di apertura del portone del Santo Sepolcro, entrano i fedeli per rimanere a contatto con il passato della vita di Gesù, lo meditano e lo rivivono nelle diverse e codificate liturgie. Nulla è lasciato al caso:  padre Piccirillo lo vediamo e sentiamo presente e vicino ai fedeli, ai giovani curiosi, ai potenti e agli ultimi. Racconta con semplicità - è la sua ultima lezione tenuta nel novembre 2007, sulla quale si sviluppa tutta la sceneggiatura - per aiutarci a comprendere "perché" e "come" tutto avviene proprio lì, su quello zoccolo anonimo di pietra. Dalla palestinologia antica e francescana alla moderna scienza che assicura la conservazione e la prevenzione:  ogni disciplina, scopriamo, è a servizio del luogo, come il luogo è a servizio dell'anima. Seguendo il susseguirsi della cappelle che articolano questo incredibile corpo storico e architettonico, il documentario - anche se talvolta appesantito dalla musica piuttosto convenzionale di Francesco Gazzara - è denso di tante belle immagini, di notizie nuove, di memorie antiche, di tradizioni sconosciute, come quella di esportare, con preziosi modellini di insuperabile fattura artigiana, il Santo Sepolcro in miniatura a casa propria. O quella di ricostruire l'intero complesso architettonico a uso di coloro che per salute, denaro, pericolo o altre difficoltà, non potevano rischiare il viaggio, ma desideravano venerare il mistero:  da qui i Sacri Monti, come quello di Varallo in Val Sesia, oppure la Nuova Gerusalemme di San Vivaldo a Firenze, spingendosi fino a Istra, in Russia, a cinquanta chilometri da Mosca, dove il Patriarca Nikon nel XVII secolo fece ricostruire fedelmente l'Edicola nel suo Santuario della Nuova Gerusalemme utilizzando le piante pubblicate nel 1610 da padre Bernardino Amico nel Trattato delle Piante e Immagini dei Sacri Edifizi di Terra Santa, esempio di prima, significativa collaborazione ecumenica, immagini con le quali, emblematicamente, si chiude il film.

Tra studio della Vecchia e attesa della Nuova, padre Piccirillo non ha mai lasciato vivacchiare Gerusalemme come una semplice città ai bordi della propria vita. E per questo, non avendolo mai fatto da vivo, non poteva farlo ora in questo suo tempo di attesa dei tempi nuovi:  abbandonare la Terra Santa, luogo delle tracce e della memoria, dello smarrimento e della dispersione. È sepolto sul "suo" Monte Nebo, all'ombra del Memoriale di Mosè, dal quale mirava spesso, come l'antico patriarca (e fece ammirare a un commosso Giovanni Paolo II) il panorama che si stendeva sotto di lui. Ma il suo sguardo era fisso a quel "divino monumento dell'immortalità" cui ha dedicato tutta la vita. E, sorprendendoci per l'ultima volta, anche questo film.


(©L'Osservatore Romano - 4 giugno 2009)
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