00 27/07/2009 07:01
Distribuiva Bibbie

Distribuiva Bibbie. Giustiziata in Nord Corea

Internati in un lager il marito e i tre figli. Il regime: «Spia al soldo di Usa e Seul»
DAL NOSTRO INVIATO Paolo Salom

PECHINO — La legge appli­cata in Corea del Nord: una donna, madre di famiglia, è sta­ta giustiziata pubblicamente per avere «distribuito Bibbie», libri tabù nell’ultimo regno co­munista del pianeta. La notizia è stata diffusa da attivisti su­dcoreani che hanno spiegato come Ri Hyon-ok, 33 anni, sia stata anche accusata di essere una spia «al soldo degli Usa e della Corea del Sud» e di aver incitato il «popolo alla sovver­sione ». Suo marito e i tre figli, il giorno dopo l’esecuzione, av­venuta il 16 giugno, sarebbero stati spediti in un campo di de­tenzione vicino alla città di Ho­eryong, presso la frontiera con la Cina. Difficile che riescano a ritornare a casa loro: le condi­zioni di vita in questi lager so­no spaventose. In Corea del Nord, quando qualcuno viene accusato di misfatti «controri­voluzionari », tutti i familiari più stretti in qualche modo ne condividono la sorte, secondo il principio che è il clan colpe­vole del comportamento sba­gliato del singolo. La relazione degli attivisti pubblicata a Seul cita documen­ti non identificati ottenuti dal­la Corea del Nord, nei quali compare anche la foto della car­ta d’identità di Ri emessa dal governo nordcoreano. È impos­sibile verificare la notizia, dal momento che nessuno ha ac­cesso diretto a informazioni in Nord Corea. Ma non deve sor­prendere la severità della con­danna: il regime punisce con la morte una grande varietà di «reati», dall’omicidio alla distri­buzione di film stranieri. Per quanto ufficialmente la profes­sione della fede cristiana non sia vietata dalla legge, e Pyong­yang abbia autorizzato l’apertu­ra di tre chiese «statali» (una cattolica e due protestanti), di fatto nessun suddito del Caro Leader può pensare di entrare in un simile luogo di culto, ri­servato in realtà alla striminzi­ta comunità straniera.

Ciononostante, in Corea del Nord pare si trovino almeno 30 mila cristiani «occulti», che praticano la loro fede segreta­mente, nelle nuove «catacom­be » del Ventunesimo secolo. Tuttavia, ogni tanto qualche «li­gio cittadino» si insospettisce. E allora gli sgherri di Kim Jong-il colpiscono: basta il pos­sesso di una Bibbia per affron­tare una sicura condanna alla pena capitale. «La Corea del Nord — spiega l’attivista Do Hee-youn — considera che i cristiani siano una minaccia po­tenziale per il regime». La Com­missione d’inchiesta sui crimi­ni contro l’umanità, con sede a Seul, ha raccontato anche un al­tro episodio raccapricciante. Gli agenti della polizia politica, di recente, hanno arrestato una cristiana, Seo Kum-ok, 30 anni in una città vicino a Ryon­gchon. Dopo averla torturata, l’hanno accusata di essere una spia pronta a rivelare i segreti nucleari della Corea del Nord. A chi? È chiaro: agli Usa e alla Corea del Sud. Suo marito è sta­to ugualmente arrestato, men­tre i due figli sono scomparsi: nessuno sa dove si trovino.

La Commissione sta cercan­do di redigere un rapporto da sottoporre alla Corte penale in­ternazionale per chiedere «l’in­criminazione di Kim Jong-il». Per l’Ong sudcoreana, il Caro Leader «non può essere al­l’oscuro di tutti gli omicidi, gli arresti e le condanne ai lavori forzati» commessi in suo no­me: il suo potere, a Pyongyang, è assoluto.

Tratto da Il Corriere 25-07-2009
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