00 01/01/2010 10:46
 


In America Latina e in Africa il più alto numero di operatori pastorali uccisi nel 2009

La vita donata per annunciare il Vangelo


Il primo è un missionario italiano in Kenya - padre Giuseppe Bertaina, ucciso il 16 gennaio a Nairobi - l'ultimo un prete colombiano - don Emiro Jamarillo Cardenas, assassinato appena il 20 dicembre scorso a meno di cento chilometri da Medellín. Nel mezzo, cronologicamente parlando, una schiera di operatori pastorali, soprattutto preti, ma ovviamente non solo, che in tutto il mondo nel corso del 2009 hanno versato il proprio sangue per la diffusione del Vangelo. Una lista lunga e impressionante di trentasette vittime. Quasi il doppio - come anticipato nell'edizione di ieri - rispetto ai dodici mesi precedenti, quando i morti furono venti. Addirittura la cifra più alta dell'ultimo decennio.

A diffondere i dati, come ogni anno, l'agenzia Fides, che nel presentare il rapporto ricorda le parole del recente messaggio natalizio urbi et orbi di Benedetto XVI:  "La Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore". L'agenzia di Propaganda Fide, tuttavia, di proposito non usa per queste vittime il termine "martiri", se non nel suo significato etimologico di "testimone", per "non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro", e anche per la "scarsità di notizie che, nella maggior parte dei casi, si riescono a raccogliere sulla loro vita e perfino sulle circostanze della loro morte".

Trentasette, dunque, le vittime nel corso dell'ultimo anno. Di questi trenta sacerdoti, due religiose, altrettanti seminaristi e tre volontari laici. Il conteggio non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. A questo elenco - ricordano gli estensori del rapporto - deve comunque essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano, anche con la vita, la loro fede in Cristo. Si tratta di quella "nube di militi ignoti della grande causa di Dio" - secondo l'espressione di Papa Giovanni Paolo II - a cui la Chiesa guarda con gratitudine pur senza conoscerne i volti e senza i quali la stessa comunità cristiana e il mondo intero risulterebbero enormemente più poveri.

Il continente più insanguinato non è comunque quello asiatico, segnato dai vari fondamentalismi e talvolta dalla negazione esplicita della libertà religiosa, bensì la cristiana America - soprattutto l'America Latina - dove hanno pagato con la vita ventitré operatori pastorali (diciotto sacerdoti, due seminaristi, una suora e due laici). A seguire, l'Africa, dove hanno versato il proprio sangue nove sacerdoti, un religioso e un laico. E l'Asia, con due sacerdoti uccisi. Infine, dall'Europa, con un prete assassinato.

Dalle poche note biografiche di questi eroici "testimoni" cristiani emerge la comune offerta generosa alla grande causa del Vangelo pur trovandosi ognuno in situazioni e contesti profondamente diversi:  povertà estrema, sofferenza, tensione, violenza generalizzata. Esistenze spese per offrire la speranza di un domani migliore e cercare di strappare tante vite, soprattutto giovani, al degrado e alla spirale della malvivenza, accogliendo quanti la società rifiuta e mette ai margini.

Alcuni sono stati vittime proprio di quella violenza che stavano combattendo o della disponibilità ad andare in soccorso degli altri mettendo in secondo piano la propria sicurezza. Molti sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro, sorpresi nelle loro abitazioni da banditi che il più delle volte si sono dovuti accontentare solo di una vecchia automobile o di un telefono cellulare. Altri sono stati eliminati solo perché nel nome di Cristo opponevano l'amore all'odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso. Tra le vittime c'è, dunque, il giovane laico della Comunità di Sant'Egidio, il ventunenne William Quijiano, freddato in El Salvador dai colpi d'arma da fuoco di una delle tante gang di giovani sbandati. E troviamo l'anziano missionario, il settantottenne austriaco padre Ernest Plöchl, vittima della violenza in Sud Africa.

A preoccupare maggiormente, come accennato, è la situazione in America Latina, e in particolare in Brasile dove sono stati uccisi ben sei sacerdoti. Una realtà talmente allarmante che - ricorda Fides - l'episcopato brasiliano, al termine della sua ultima riunione annuale, ha pubblicato una preoccupata dichiarazione sulla crescente ondata di violenza contro i sacerdoti:  "La Chiesa cattolica in Brasile si sente profondamente colpita e indignata di fronte alla violenza contro i suoi figli la cui vita è stata stroncata. Riaffermiamo che nulla giustifica la violenza!". Tra i sacerdoti uccisi in Brasile figurano lo spagnolo Ramiro Ludeña, noto come "padre Ramiro" - che lavorava da trentaquattro anni in un'associazione per il sostegno ai bambini e ai ragazzi di strada - che è stato ucciso proprio da un quindicenne per rapina. E il missionario fidei donum italiano don Ruggero Ruvoletto, ucciso nella sua parrocchia di Manaus da cui erano stati rubati una cinquantina di real (circa diciannove euro). Altro Paese sudamericano particolarmente a rischio è la Colombia, dove hanno perso la vita sei preti e un laico. Tutti i sacerdoti sono rimasti vittime di rapine o furti finiti tragicamente. Mentre il laico - Jorge Humberto Echeverri Garro - è stato ucciso da un gruppo di guerriglieri nel corso d'una riunione in cui si discutevano alcuni progetti di pastorale sociale.

Quanto all'Africa le situazioni più allarmanti si registrano in Sud Africa - quattro sacerdoti uccisi in seguito a rapine - e nella Repubblica Democratica del Congo, dove la Chiesa cattolica e la popolazione locale sono da lungo tempo oggetto di violenze, che nel 2009 sono costate la vita a due sacerdoti, una religiosa e un operatore laico della Caritas. Due i sacerdoti uccisi in Asia:  don James Mukalel, probabile vittima della violenza anticristiana nello Stato indiano del Karnataka; don Cecilio Lucero, impegnato nelle Filippine per la tutela dei diritti umani,  ucciso  da  un  gruppo  di uomini  armati  nella  provincia  del Nord Samar, a sud della capitale Manila.

(fabrizio contessa)


(©L'Osservatore Romano - 1 gennaio 2010)