In secondo luogo normalmente nell’aborto le vittime sono due: il figlio, ma anche la madre. Nella maggioranza dei casi ella subisce la pressione della società, dei medici, dei familiari, del gruppo di amici, del padre del bambino, dei giornali, della televisione. In ogni caso la giovane donna è abbandonata a una angosciante solitudine (“è affar tuo, veditela te!"). In molti casi, ad aborto avvenuto, ella porta nel segreto del suo cuore il dolore di un lutto. Gli specialisti parlano di “sindrome post-aborto”. Spesso la sua giovinezza, al di là delle apparenze, resta come soffocata. Non é opportuno spargere sale sulle ferite. La società tutta intera, in particolare il “popolo della vita” devono essere accoglienti anche verso coloro che hanno abortito. È anche colpa della società e nostra se non siamo riusciti a restituire loro il coraggio e la libertà di accogliere la vita. Perciò non é bene usare la parola “omicidio” pur sapendo che l’aborto è l’uccisione di uno di noi.