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Seconda Relazione "Cattolicità e Romanità della Chiesa nell'ora presente" del Prof. Roberto De Mattei

Il prof. Roberto De Mattei, professore di Storia della Chiesa e del Cristianesimo all'Università Europea in Roma ha trattato ora della provvidenziale cooperazione dei valori e degli strumenti della cultura romana che nei primi secoli dopo Cristo furono al servizio della diffusione del Cristianesimo.
Sin dall'inizio della storia del Cristianesimo Roma ebbe un ruolo predominante rispetto ad altre città cristiane. Al Vescovo di Roma venne riconoscito sembre maggiore influenza e supremazia anche, a volte, grazie alle note difese dottrinali in numerosi Concilii.
Così come sulle grandi strade consolari avevano, prima, marciato le legioni romane per la conquista delle terre allora conosciute, saranno poi percorse dagli evangelizzatori per "conquistare" nuovamente, con l'annuncio della lieta novella, le province dell'Impero Romano.
Fu provvidenziale inoltre la coincidenza della centralità dell'Impero con quello del Cristianesimo: Roma, da cui ereditò il latino.
La lingua dei romani divienne così quella della Chiesa: lingua conosciuta dalla popolazione si fece veicolo della nuova religione e rese di immediato apprendimento la dottrina, in maniera facile e velocissimo.
Però Dio non si accontentò dei limiti di Roma, e andò oltre.
A San Leone Magno, mentre crollava la cultura e la società romana, bisogna riconoscere il merito della romanizzazzione del Cristianesimo: esso innestò nelle rovine dell'Impero Romano i semi per la crescita del Cristianesimo. Il frutto che ne derivò fu lo splendore e l'autorità morale e religiosa del Papato in un periodo di anarchia in cui esso solo rappresentava la luce e l'ordine per i popoli dell'Europa del V secolo e succesivi (fino al Sacro Romano Impero).
L'importanza per il Cristianesimo della centralità di Roma, luogo in cui si costudiscono i valori necessari per la vitalità della vita occidentale, era ben chiara anche a Lutero, che fece della "s-romanizzazione" della Chiesa Cattolica il centro focale della sua eresia, per cercare di far crollare il magistero papale e la dottrina che esso difendeva.
Le edicole della Madonna, che a mille e mille abbelliscono le vie, i viali, i vicoli della città Santa, piansero quando a Roma venne alzato l'alberto della Repubblica, in ossequio alle vane ed effimere idee giacobine e che privarono al Papa della sua città.
Allo stesso modo cercò Mazzini, nella sua visione laicista del Regno d'Italia, di togliere Roma al Papa, per privare il Successore di Roma della città che non solo ospitava la cattedra di Pietro ma che era idealmente e istituzionalmente il fondamento della dottrina Cattolica.
In oggi quindi, noi tutti dobbiamo difendere la Romanità, e quindi la Cattolicità, che rappresenza non solo una forma mentis, anch'esse importantissime per la nostra causa, ma soprattutto l'armatura canonica della dottrina cattolica, che in essa si identifica.
Il nostro movimento per la difesa dell'antica liturgia, non è solo un movimento liturgico, ma anche morale, dottrinale, poichè se è romana la liturgia (ars orandi) è romana anche la fede (ars credendi).
Allora ognuno di noi quindi, deve assumere su di sè la responsabilità di difendere Roma: città del primato di Pietro, su cui Nostro Signore edificò la Sua Chiesa; città del Papa, successore di Pietro e capo della Chiesa. Città da cui trae forza morale ogni cattolico e a cui guarda con fiduciosa speranza e da cui trae ineffabile sostegno.

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