00 12/12/2009 08:13
Alla Lumsa l'attualità di un cattolico in politica

Luigi Sturzo e la Costituzione


di Raffaele Alessandrini

Nell'appello sturziano "ai liberi e ai forti" del 1919, si colgono alcune idee portanti della futura Costituzione italiana del 1948. Ha voluto ricordarlo giovedì 10 dicembre alla Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa) il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone  al convegno "Don Luigi Sturzo,  attualità di un cattolico in politica" organizzato dall'associazione Giovane Europa.
Nell'aula magna dell'ateneo, moderati dal direttore di "Avvenire" Marco Tarquinio, oltre al porporato, sono intervenuti i parlamentari e giornalisti italiani Roberto Cota della Lega nord e Massimo D'Alema del Partito democratico. Assente giustificato il senatore a vita Giulio Andreotti, direttore della rivista "Trenta Giorni", il cui intervento è stato letto in apertura di serata dal vicedirettore del periodico Roberto Rotondo.

Dall'incontro - introdotto dal rettore della Lumsa Giuseppe Dalla Torre - sono emersi diversi aspetti del prete, politico e pensatore siciliano. Sulla dimensione sacerdotale si è soffermato, con la solita felice propensione per il genere aneddotico, Andreotti ricordando lo Sturzo uomo di Chiesa obbediente:  ora disposto a prolungare il suo esilio fino a dopo il referendum tra monarchia e repubblica onde non porsi come elemento di squilibrio a fronte dell'atteggiamento neutrale della Santa Sede; ora docile strumento a rischiose esposizioni come nella discussa "operazione" del 1952, subito abortita per volontà degli stessi cattolici.

Se Cota ha preferito ricordare lo Sturzo d'inizio Novecento, il municipalista radicato sul territorio, ma anche lo Sturzo federalista e autonomista, D'Alema ha esordito ricordando il noto giudizio di Gramsci relativo alla nascita del Partito popolare salutato come "il fatto più grande della storia italiana dopo il Risorgimento". D'Alema si è poi soffermato sul rapporto tra ispirazione religiosa e laicità della politica, sottolineando come il partito di Sturzo mai volle porsi come partito cattolico - termini antitetici - bensì come partito "di cattolici". La laicità dello Stato per D'Alema ha bisogno della testimonianza etica e politica di cattolici che si sappiano misurare con le sfide della modernità.

L'impegno sociale e politico del prete di Caltagirone fu riflesso esteriore di un permanente afflato interiore:  la ricerca della virtù. Lo ha ricordato a chiare note il cardinale segretario di Stato. Una ricerca che non può mai essere indifferente alla sfera pubblica. Fin dal 1919 Sturzo supera l'idea di "Stato accentratore tendente a limitare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale". Obiettivo ultimo dello Stato - ha pertanto sottolineato il cardinale Bertone - non è la propria conservazione ed espansione, ma lo sviluppo dell'uomo "sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità", come recita l'articolo 2 della Carta costituzionale italiana.

Il pensiero di Sturzo, e la sua stessa vicenda storica e personale, si impongono evidentemente con bruciante attualità - e non senza stridenti contrasti - sulla scena odierna interrogando anzitutto i cattolici impegnati nella vita pubblica in un contesto che tende a separare l'etica privata da quella pubblica. Anche Benedetto XVI nella Caritas in veritate - ha detto il porporato - ricorda che soprattutto i credenti hanno il compito di globalizzare una vita virtuosa, altrimenti il rischio è "che all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze". Non deve esistere quindi separazione tra l'etica della persona singola e l'etica sociale. Se questo è un dovere per tutti tanto più il richiamo alla virtù per i cattolici diventa un imperativo legato alla loro propria missione storica. Afferma Sturzo:  "La missione del cattolico in ogni attività umana, politica, economica (...) è tutta impregnata di ideali superiori, perché in tutto ci si riflette il divino. Se questo senso del divino manca, tutto si deturpa:  la politica diviene mezzo di arricchimento, l'economia arriva al furto e alla truffa".

Dall'appello del 1919 emerge ancora, nel contesto della concezione sturziana dello Stato, l'importanza speciale della famiglia, "società primaria e scuola politica per la persona" come ricorda il cardinale segretario di Stato. Don Sturzo nel primo punto del suo programma indica come prioritaria l'integrità della famiglia e la difesa di essa da tutte le forme di dissoluzione e di corrompimento. Anche in questo caso è evidente la corrispondenza con la Carta costituzionale italiana del 1948 che nell'articolo 29 riconosce il valore della famiglia "come società naturale fondata sul matrimonio". Proprio alla famiglia Sturzo affida un ruolo essenziale nell'educazione alla virtù che diviene, quasi spontaneamente, educazione civica. La visione sturziana guarda poi a uno Stato inserito nel più vasto consesso delle nazioni e soprattutto a una dualità sociale tra Stato e Chiesa pur nelle difficoltà storiche e culturali. Nel rispetto della reciproca autonomia e indipendenza le due entità condividono infatti la comune missione di promuovere il pieno sviluppo della persona umana. Ciò si realizza - conclude il cardinale Bertone - riconoscendo la libertà religiosa a persone e comunità e favorendo l'espressione del sacro e dei suoi simboli anche nella sfera pubblica, sapendo che la crescita morale e spirituale della società ravvivano la fiaccola del dovere civico e rinsaldano il cammino verso la giustizia e la pace.


(©L'Osservatore Romano - 12 dicembre 2009)