00 21/09/2009 19:50
3. L'irriducibilità di un fatto

 Si domandava Ratzinger:
«Come mai la fede ha ancora in assoluto una sua possibilità di successo [anche in noi]? Direi perché essa trova corrispondenza nella natura dell'uomo. [...]
Nell'uomo vi è un'inestinguibile aspirazione nostalgica verso l'infinito.
Nessuna delle risposte che si sono cercate è sufficiente; solo il Dio che si è reso finito, per lacerare la nostra finitezza e condurla nell'ampiezza della sua infinità, è in grado di venire incontro alle domande del nostro essere. Perciò anche oggi la fede cristiana tornerà a trovare l'uomo».
Come tutte queste riduzioni non hanno preso il sopravvento in noi? Lo sappiamo bene: perché il Fatto che abbiamo incontrato è - grazie a Dio, letteralmente - assolutamente irriducibile.
Non siamo in grado di cancellarlo.
Noi oggi - non nel passato, oggi! - siamo davanti a un fatto assolutamente irriducibile, pieno di testimoni, e questo è il segno più palese che il Mistero continua ad avere pietà di noi.
C'è un passaggio in Si può vivere così? - a tutti noto - che ha un'immensa portata, poiché contiene tutta l'originalità e la razionalità della fede, tutta la sua differenza da un sentimento religioso, da un credere opposto al conoscere:
«Qual è la prima caratteristica della fede in Cristo?
PerAndrea e Giovanni qual è la prima caratteristica della fede che hanno avuto in Gesù? [...] La prima caratteristica è un fatto!
 Qual è la prima caratteristica della conoscenza?
È l'impatto della coscienza con una realtà».
Il fatto che continua a sfidare ciascuno di noi è il punto di partenza per cui ancora ritorniamo qui quest'anno: il presentimento di una corrispondenza che non possiamo toglierci di dosso, perché è l'imbattersi in una diversità umana: «L'avvenimento di Cristo diventa presente "ora" in un fenomeno di umanità diversa: un uomo vi si imbatte e vi sorprende un presentimento nuovo di vita [...].
Quest'imbattersi della persona in una diversità umana è qualcosa di semplicissimo, di assolutamente elementare, che viene prima di tutto, di ogni catechesi, riflessione e sviluppo: è qualcosa che non ha bisogno di essere spiegato, ma solo di essere visto, intercettato, che suscita uno stupore, desta una emozione, costituisce un richiamo, muove a seguire, in forza della sua corrispondenza all’attesa strutturale del cuore.
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