00 30/09/2009 11:03
Conclusa a Rocca di Papa la fase diocesana della causa di beatificazione

Igino Giordani

fuoco della testimonianza cristiana


Roma, 29. "Una pietra miliare per la Chiesa, per il movimento dei Focolari e per la diocesi". Così il vescovo di Frascati, Raffaello Martinelli, ha definito la causa di beatificazione d'Igino Giordani, uomo di cultura, politico e cofondatore - assieme a Chiara Lubich - del movimento dei Focolari. Presiedendo, domenica 27, la cerimonia conclusiva della fase diocesana del processo, il presule ha voluto in primo luogo richiamare il significato del soprannome - "Foco" - dato a Giordani dalla Lubich, "perché - ha detto - era pieno dello Spirito di Dio che lo spronava a essere ovunque testimone". 
La cerimonia si è svolta a Rocca di Papa, nella cornice del Centro internazionale dei Focolari, dove riposano le spoglie mortali di Giordani e quelle della Lubich. Qui Igino Giordani, dopo la morte della moglie Mya, ha vissuto gli ultimi sei anni della sua vita.
La sua figura è stata tratteggiata dalla presidente dei Focolari, Maria Voce, che ne ha delineato, in rapidi cenni, innanzitutto il ruolo avuto nella Chiesa, anticipatore rispetto al Vaticano ii sui temi del laicato e dell'ecumenismo. Giordani - ha ricordato - aveva attinto la sua formazione "direttamente dai padri della Chiesa e dalla vita dei santi".
Di non minore rilievo il suo impegno politico "vissuto fin dalla nascita del Partito popolare a fianco di Sturzo" e "le sue battaglie per la democrazia e la libertà negli anni del regime totalitario".
Un bagaglio ricchissimo che sfocia in una pagina nuova che s'apre nel 1948, cinque anni dopo la nascita dei Focolari, con "l'incontro singolare d'Igino Giordani con Chiara Lubich". Giordani - spiega Maria Voce - rappresenta per la fondatrice dei Focolari "l'umanità", quell'umanità "dilaniata dalle guerre, sconvolta dalle divisioni mondiali, angosciata dal materialismo, che assetata di comunione e fraternità, urla il bisogno di unità". Chiara stessa ebbe a dire che lui, "più di tutti, aveva una speciale grazia" per comprendere la novità e l'ampiezza del carisma d'unità donatole da Dio e di quello che poteva significare nella storia della famiglia umana". La fondatrice dei Focolari lo considera "il seme di tutte le vocazioni laicali" che via via si sono sviluppate nel movimento. Lo riconosce come "cofondatore".
Tali frutti non potevano essere generati che al prezzo di virtù eroiche, che hanno avuto un primo riconoscimento dal Tribunale ecclesiastico diocesano, a cui farà seguito ora la verifica da parte della Santa Sede. Infatti, la vita di Giordani è stata attraversata - come ha ricordato il postulatore Carlo Fusco - da non poche "prove, incomprensioni, difficoltà nella vita pubblica, privata e ecclesiale, da lui superate con profonda fede e grandezza d'animo".
Il postulatore ha avuto parole di gratitudine soprattutto per Chiara Lubich che - ha detto - "ha seguito questa causa sino a poco prima di morire" e ne è stata "il motore più alto e fattivo, che ha dato la spinta quando qualche inevitabile difficoltà è sorta, che ha sempre incoraggiato a essere di "Foco" non solo studiosi, ma soprattutto imitatori".
Il giudice del Tribunale, monsignor Francesco Maria Tasciotti, ha fatto cenno all'ampio lavoro svolto reso anche visibile dalle trentadue casse sigillate, contenenti le 2.500 pagine degli atti e la grande mole di scritti di Giordani:  98 libri, 4.000 articoli, 16.000 pagine inedite. E ha messo in rilievo il profilo spirituale di Giordani:  "Abbiamo scoperto una personalità talmente ricca e molteplice, dal respiro cattolico, universale, e che ha saputo comprendere e vivere l'interezza della vocazione cristiana nelle sue diverse forme in modo incredibile".


(©L'Osservatore Romano - 30 settembre 2009)
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