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Mons. Crociata: gli immigrati hanno bisogno del Vangelo

Il Segretario Generale della CEI al convegno della fondazione Migrantes



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 22 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Nel messaggio che ha indirizzato al convegno dei direttori diocesani della fondazione Migrantes, in corso da questo lunedì fino al 24 settembre a Frascati sul tema “Nuovi cieli e nuova terra”, monsignor Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha sottolineato “quanto ci sia bisogno d'annuncio del Vangelo tra i migranti”.

Il presule, ricorda “L'Osservatore Romano”, ha affermato che la missione svolta dalla fondazione Migrantes “non può prescindere da quanto si agita, anche in fatto di migrazione, nella società civile, in particolare nel mondo del lavoro, dell'alloggio, della scuola, dell'unità familiare, come pure nell'acceso dibattito sulle politiche migratorie, sull'integrazione socio-culturale, sulla convivenza interetnica”.

“Il vostro lavoro non è disincarnato, il prossimo con il quale ogni giorno v'imbattete ha sempre e ovunque volto umano, spesso alle prese con situazioni difficili e non di rado drammatiche”, ha aggiunto.

Riferendosi agli immigrati, monsignor Crociata ha sottolineato che molti “sono ancora del tutto digiuni di Vangelo e per essi la migrazione può diventare areopago di evangelizzazione”.

Alcuni, invece, “anche se sono già nostri fratelli nella fede, a causa anche della vicenda migratoria, hanno bisogno di una nuova evangelizzazione”, mentre altri ancora “hanno portato con sé un patrimonio inestimabile di pratica cristiana, di sane tradizioni, di autentica inculturazione della fede che ora tra di noi, nella nostra Chiesa italiana che è pure la loro Chiesa, merita di essere coltivato”.

In questo contesto, è fondamentale l'accoglienza degli immigrati, elemento che è al centro del messaggio inviato al convegno dagli Arcivescovi Antonio Maria Vegliò e Agostino Marchetto, presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

“Di fronte alla sempre più complessa realtà delle migrazioni - scrivono -, l'accoglienza diviene l'elemento chiave per una pastorale in grado d'aiutare, nel contesto attuale economico, sociale e religioso, chi cerca una vita migliore lontano dalla propria patria”.

“Il calore della schietta accoglienza amica di chi è diverso da noi e viene da lontano è la testimonianza più bella e può predisporre all'annuncio diretto del Vangelo”.

Dal canto suo monsignor Piergiorgio Saviola, direttore generale della fondazione Migrantes, ha ammesso che “parole di fiducia e di speranza non hanno presa, se non sono percepite come fraterna partecipazione da parte nostra, come profonda solidarietà e se non sono accompagnate, quando possibile, da interventi concreti”.

Il presule ha anche messo in guardia perché l'opera verso i migranti “non si riduca a interventi di prima accoglienza”, che finiscono per vedere il migrante solo “sotto il prevalente profilo della povertà”.

L'intervento d'emergenza, ha riconosciuto, “continua a essere necessario e urgente”, ma l'obiettivo della fondazione Migrantes è “far uscire il migrante da un rapporto di dipendenza e di stimolarlo a rendersi autonomo, a camminare con i propri piedi, fino a poter programmare per la sua vita non più in una terra straniera, ma in una terra nuova, diventata per lui nuova patria”.
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