Questi lo ha interrogato a sua volta, e non avendo trovato niente contro di lui, lo ha
inviato a Pilato. Pilato chiede: « Quale accusa portate contro quest'uomo? ». Ed essi
non hanno niente da rispondergli, ma di nuovo tentano di cavarsela con delle
secondo la vostra legge ». Quelli gli risposero: « A noi non è permesso
L'Evangelista così si esprime, o perché egli doveva essere ucciso, non soltanto per
loro, ma anche per i pagani; oppure perché ad essi non era consentito crocifiggerlo.
Ma dicendo: « non ci è permesso uccidere », intendono riferirsi solo a quel periodo.
Infatti hanno ucciso, ed anche in un altro modo, come è provato dalla lapidazione di
Stefano: lui però desideravano crocifiggerlo, per poter menare vanto del modo con
cui gli avevano dato la morte. Pilato, però, per liberarsi di questa molesta faccenda,
non lo sottopone ad un regolare processo, che può protrarsi alquanto. Entrato,
malvagio animo dei giudei. Pilato già da molti aveva sentito dire questo; ma dal
momento che essi non avevano niente da dirgli, perché il dibattito non si protraesse
troppo a lungo, fa cadere il discorso sull'accusa che portavano sempre contro di lui.
Siccome però aveva detto loro: « giudicatelo secondo la vostra legge », essi
rispondono: « A noi non è permesso », per dimostrare che non si trattava di un
peccato che riguardasse i giudei; dicono: « A noi non è permesso ». Cioè: egli non ha
peccato contro la nostra legge, ma si tratta di un reato comune. In vista di questo
fatto, Pilato, come se lui stesso fosse in pericolo, gli chiede: « Tu sei il re dei giudei?
». Cristo a sua volta gli domanda: « Te lo hanno detto altri? ». Il Cristo dunque fa una
domanda come questa non perché non sappia già tutto, ma perché vuole che i giudei
30 Gv. 18, 31-32.
31 Gv. 18, 33-34.