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E' da qui infatti che ha origine il nostro dolore, dal fatto, cioè, che moltissimi sono gli

uomini che più di tutto si preoccupano della loro reputazione terrena. Se ci

proporremo di essere così saggi, certamente comprenderemo che le cose umane non

contano nulla. Apprendiamo dunque questa saggezza, ed esaminando uno per uno i

nostri vizi, correggiamoli a poco a poco; proponiamoci di correggerne in questo mese

uno, nel successivo un altro, nel terzo un altro ancora.

Salendo così, come per dei gradini, sforziamoci di arrivare fino al cielo salendo la scala di Giacobbe. Mi sembra

infatti che in quella sua visione la scala stia ad indicare appunto l'elevazione per

mezzo della virtù, con la quale possiamo salire dalla terra al cielo, per dei gradini che

cadono sotto i sensi, correggendo e migliorando i nostri costumi. Diamo inizio a

questo pellegrinaggio, intraprendiamo questa ascensione, in modo che, raggiunto il

cielo, possiamo godere lassù di innumerevoli beni, per la grazia e la bontà del

Signore nostro Gesù Cristo, cui sia gloria nei secoli dei secoli. Così sia.

Discorso ottantaquattresimo

«
Io per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per renderetestimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce » 1.

1. - Cosa mirabile è la pazienza, che fa riposare, come in un tranquillo porto, l'anima,

sottraendola alla furia delle onde e dei venti. Il Cristo ce la insegnò in ogni occasione;

ma soprattutto ora che viene trascinato in giudizio e condotto di qua e di là. Infatti,

tradotto dinanzi ad Anna, risponde alle sue domande con grande mitezza e replica al

servo che lo percuote con parole capaci di ridurre al silenzio la presunzione di

chiunque. Poi, condotto da Caifa e successivamente da Pilato, e avendo passato là

l'intera notte, manifesta a costoro la sua grande mansuetudine. Mentre lo accusavano

di essere un facinoroso, accusa che non erano in grado di provare, egli se ne restò in

silenzio; quando invece venne interrogato sul suo regno, allora rispose a Pilato,

istruendolo e cercando di condurlo a concetti molto elevati.

Come mai Pilato non esamina la questione in presenza dei giudei, ma entra nel

pretorio? Pilato aveva di lui una grande opinione, e voleva informarsi accuratamente

di ogni cosa, lontano dalla turbolenta folla dei giudei. Poi, quando disse: « Che hai

fatto? », Gesù non rispose a tale domanda, ma gli parlò di ciò che Pilato

maggiormente desiderava ascoltare, cioè del suo regno, in questi termini: « Il mio

regno non è di questo mondo », cioè: « sono certamente re, non però quale tu pensi,

ma di gran lunga più splendido ». Con queste parole e con quelle che seguono

dichiara di non aver fatto niente di male.

1 Gv. 18, 37.

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