Il sommo sacerdote parlava di queste cose, perché voleva accusarlo di essere un
sovversivo ed un novatore, come se nessun altro, all'infuori dei discepoli, credesse in
lui. Come se la sua scuola fosse un ritrovo dove si premeditavano cattive azioni. Che
al mondo » 18, non in privato ai discepoli; « Ho insegnato pubblicamente,nel tempio
detto, ma non, come essi credevano, per paura e per preparare una sedizione; ma
perché le cose di cui parlava erano al di sopra della comprensione della folla. «
detto. Poiché all'inizio aveva dichiarato: « Se io testimonio di me stesso, la mia
indicare una testimonianza degna di fede. Siccome poi gli aveva chiesto informazioni
sul conto dei suoi discepoli come tali, che cosa risponde? « Mi fai domande riguardo
ai miei? Interroga piuttosto i miei nemici, i miei persecutori, quelli che mi hanno
incatenato: parlino costoro ». E' una sicura dimostrazione della verità, quando uno
chiama a testimoniare delle sue parole i suoi stessi nemici. Che fece dunque il sommo
sacerdote? Mentre sarebbe stato necessario condurre un'inchiesta, egli non la compì
fronte alla pazienza del Signore e alla scelleratezza dei servi. Ma che cosa aveva
detto? Non aveva detto: « Perché mi interroghi? », per non voler rispondergli, ma per
togliere alla loro malvagità ogni attenuante. Ed allorché, proprio per questo, venne
percosso, e avrebbe potuto sconvolgere, distruggere, sovvertire ogni cosa, non fece
niente di tutto questo, ma parlò in maniera tale da lenire qualsiasi ferita.
18 Gv. 18, 20.
19 Gv. 18, 21.
20 Gv. 5, 31.
21 Gv. 18, 22.