00 16/12/2009 07:43
Appelli ecumenici a Copenaghen

Un atto di amore per salvare la terra


Copenaghen, 15. Un'esortazione "a non lasciarsi prendere dalla paura e ad avere il coraggio di cambiare i propri stili di vita per amore delle future generazioni":  a lanciarla, in occasione di una cerimonia ecumenica nella cattedrale dedicata a Nostra Signora, a Copenaghen, è stato il primate della Comunione anglicana, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. Alla cerimonia, promossa in occasione della conferenza dell'Onu sul clima, hanno assistito, tra gli altri, i membri della famiglia reale danese, l'arcivescovo anglicano Desmond Mpilo Tutu, Premio Nobel per la pace nel 1984, e altri leader religiosi provenienti da varie nazioni.
L'arcivescovo Williams, parlando della gravità degli effetti del riscaldamento globale, ha osservato che la paura "paralizza gli individui, le società e i Governi, impedendogli di prendere le decisioni necessarie che servono a produrre un reale e duraturo cambiamento della situazione". Per il primate, in particolare, "siamo spaventati perché non sappiamo come sopravvivere senza le comodità degli attuali stili di vita e perché le nuove politiche potrebbero essere impopolari di fronte agli elettori". Questo paralizzante senso di paura, ha evidenziato, "negherebbe alle future generazioni di vivere in un mondo stabile, produttivo e bilanciato". L'arcivescovo ha quindi sollecitato "ad agire per amore". "Non possiamo mostrare il lato giusto dell'amore - ha sottolineato - se come umani non lavoriamo per salvaguardare la terra come dimora sicura per tutti".
Il primate ha poi invitato i delegati dei vari Governi presenti a Copenaghen "a nutrire maggiore fiducia tra loro in un mondo dalle limitate risorse" e ha auspicato che le risorse messe a disposizione vadano effettivamente a risolvere le emergenze che colpiscono i Paesi più poveri. "In questo tempo di Avvento, rinnoviamo la nostra fiduciosa speranza - ha quindi concluso - che un futuro di amore sia possibile. Rendiamo grazie per il dono di Natale di Gesù Cristo che ha spezzato il nostro egoismo e ha avviato la nostra liberazione. Riaffermiamo la convinzione e l'impegno nel nome dell'amore e diciamo: "non spaventatevi" a tutti coloro che sono indecisi trovandosi sulla soglia di una decisione. Non abbiate paura, agite per amore".
Al termine della cerimonia, alle ore 15, le campane della cattedrale e delle altre chiese della città hanno fatto udire i loro rintocchi per 350 volte (pari alla soglia massima di anidride carbonica -350 parti per milione- consentita per non far superare ulteriormente la temperatura del pianeta). Alle campane di Copenaghen hanno fatto eco anche quelle delle chiese sparse nel mondo, che hanno aderito alla campagna "Bellringing350.org", promossa, tra gli altri, dal World Council of Churches (Wcc-o Consiglio ecumenico delle Chiese-Cec).
Nella serata, il segretario generale del Wcc Samuel Kobia ha partecipato a un evento conviviale informale, al quale erano presenti rappresentanti di vari Governi e leader religiosi. "Una settimana di negoziati - ha osservato Kobia - è stata già completata e ora la Conferenza muove in una direzione che è considerata cruciale". In particolare, il segretario del Wcc ha invitato i negoziatori "a lavorare per un accordo giuridicamente vincolante, ambizioso e giusto". "È chiaro - ha evidenziato - che il livello di ambizione deve essere drasticamente aumentato". "La nostra preoccupazione per il clima - ha puntualizzato ancora Kobia - è autentica e radicata nelle esperienze di milioni di persone che sono quelle più vulnerabili, perché già stanno sperimentando gli effetti dei mutamenti del clima. Vogliamo continuare a concentrare l'attenzione su queste persone, in quanto l'impatto dei mutamenti climatici per molti è una questione di vita o di morte". "Riteniamo necessario - ha spiegato il segretario del Wcc - un notevole sostegno finanziario e tecnologico per poter mantenere lo sviluppo economico dei Paesi poveri. Questo supporto è necessario sia a breve termine, per affrontare le necessità di assistenza più immediate per adattarsi a un contesto ambientale globale in continua evoluzione, che include anche eventi catastrofici, sia a lungo termine per ridurre le emissioni gassose inquinanti e permettere alle società una capacità di adattamento alle nuove condizioni".
Kobia ha quindi osservato che "finalmente, i negoziati sui cambiamenti climatici non riguardano soltanto discussioni scientifiche" sui dati atmosferici, ma anche "l'equità, la giustizia e l'uguale diritto allo sviluppo dei popoli". "La terra - ha poi concluso, rivolgendosi ai negoziatori - e tutto ciò che è in essa è del Signore. Noi siamo i custodi della creazione divina, è nostra responsabilità cambiare il corso che stiamo seguendo. Portiamo questo messaggio per il raggiungimento di un accordo ambizioso e per offrire nuove speranze a tutte quelle persone nel mondo che guardano a voi per un nuovo corso e che sperano di poter continuare a sviluppare le loro famiglie e comunità".
Il giorno precedente alla cerimonia nella cattedrale di Copenaghen, l'arcivescovo anglicano Desmond Mpilo Tutu aveva peraltro partecipato a un altro incontro ecumenico, promosso in collaborazione con la Caritas Internationalis e il Cidse, la rete delle agenzie umanitarie cattoliche. I delegati ecumenici, in rappresentanza di varie comunità ecclesiali, hanno consegnato mezzo milione di firme, a Yvo de Boer, capo negoziatore dell'Onu e segretario generale della Convenzione sui cambiamenti climatici, per chiedere una accordo equo, efficace e vincolante. L'arcivescovo Tutu, in una conferenza stampa, ha ribadito:  "Abbiamo soltanto un mondo, questo mondo, se lo distruggiamo non abbiamo altro". E ha poi riassunto la richiesta delle comunità ecclesiali, affinché i negoziatori producano un accordo giuridicamente vincolante e non politico.
In particolare, è stato ricordato che questo accordo dovrebbe impegnare i Governi industrializzati a ridurre le emissioni di anidride carbonica del 40 per cento a partire dal 2020 e dell'80 per cento a partire dal 2050, in riferimento ai livello d'inquinamento registrati nel 1990. Inoltre, i Governi dovrebbero contribuire allo stanziamento annuale di 150 miliardi di dollari per assistere le nazioni in via di sviluppo nei programmi di riduzione delle emissioni inquinanti. Il tema dei mutamenti climatici è stato al centro anche della riunione del Parlamento delle religioni, svoltasi a Sydney, in Australia. Nel comunicato finale, i negoziatori a Copenaghen sono stati esortati "a risanare la terra per le generazioni future".


(©L'Osservatore Romano - 16 dicembre 2009)