00 03/11/2009 19:19


L'incontro organizzato dall'Onu a Windsor stabilisce piani d'azione in vista della conferenza di Copenaghen

Molti cieli una sola terra

Le religioni a difesa dell'ambiente


Windsor, 3. "Senza il pieno sostegno, la cooperazione e la partecipazione dei leader religiosi, sarà molto difficile creare un clima politico che consenta di stabilire un accordo vincolante, unanime ed equo a Copenaghen. L'influenza dei responsabili religiosi e la portata delle loro reti risultano infatti fondamentali nel nostro sforzo comune per affrontare le sfide ambientali e i cambiamenti climatici". Il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), Ban Ki-moon, ha spiegato così - in un'intervista alla Bbc - l'importanza dell'incontro che si sta svolgendo in questi giorni al castello di Windsor, in Inghilterra, e che riunisce rappresentanti di nove delle principali religioni nel mondo:  cristianesimo, ebraismo, islam, induismo, buddismo, scintoismo, taoismo, sikhismo, bahaismo.

L'iniziativa, intitolata "Molti cieli, una sola terra - Gli impegni della fede per un pianeta che vive", è organizzata dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Unpd) e dall'Alleanza delle religioni per la conservazione (Arc), organizzazione fondata nel 1995 dal principe Filippo, duca di Edimburgo. Lo scopo è quello di stabilire dei piani d'azione in vista della Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici in programma dal 7 al 18 dicembre. "Se la natura è un dono di Dio, i miliardi di fedeli nel mondo costituiscono la più vasta rete di azione civile per proteggerla, unendo alle loro pratiche religiose la lotta contro il cambiamento climatico":  l'Onu è fortemente convinta di questa opportunità e ha riunito a Windsor anche rappresentanti della Banca mondiale e di organizzazioni non governative nel campo ambientale, proprio per creare un'interazione tra le diverse istituzioni coinvolte.

Gli impegni enunciati dai leader religiosi sono precisi e concreti e, dicono, verranno mantenuti qualunque siano i risultati del vertice di Copenaghen:  ad esempio, i templi taoisti in Cina saranno con il tempo alimentati dall'energia solare. Ma tutte le fedi sono d'accordo nel voler rendere "ecologico" ogni nuovo edificio religioso, nello sviluppare politiche di "investimento etico", nello stampare i libri sacri con carta riciclata, nel creare programmi educativi dedicati all'ambiente. "Si tratta - afferma il responsabile del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, Olav Kjørven - di dare un segnale forte ai governi. Senza chiedere agli altri di agire ma esprimendo il proprio impegno. Quasi l'85 per cento della popolazione mondiale aderisce a una fede. La religione può mobilitare miliardi di persone, in tutti i campi dove si attiva". Secondo l'Arc, proprio grazie alla sua estensione globale, "la religione rappresenta sempre più una forza motrice a favore della salvaguardia ambientale".

Tra le personalità intervenute ieri, lunedì, lo sceicco Ali Goma'a, gran mufti dell'Egitto:  "Auspichiamo un mondo sicuro dal punto di vista ambientale per i nostri figli e per le future generazioni - ha detto il rappresentante musulmano - dove i popoli di tutte le religioni vivano in armonia con la natura e godano della giustizia e di una parte equa dei doni di Dio. Siamo impegnati a contribuire agli sforzi globali a difesa dei cambiamenti climatici attraverso il piano d'azione settennale musulmano basato sui principi e i valori islamici". Ali Goma'a si riferisce al piano d'azione, della durata di sette anni, sottoscritto a Istanbul nel luglio scorso da duecento leader musulmani, che prevede "un'etichetta ecologica musulmana" applicabile a tutti i campi, dalla stampa del Corano ai pellegrinaggi. "Non vogliamo allontanarci dai governi - ha spiegato l'ideatore del progetto, Mahmoud Akef - siamo tutti sulla stessa barca. Se devastiamo questo pianeta, non avremo più alcun altro diritto per viverci". Responsabile della realizzazione del piano è l'Associazione musulmana per l'azione sui cambiamenti climatici.

"La risposta del mondo musulmano è stata notevole da molti punti di vista" ha sottolineato il gran mufti dell'Egitto, il quale ricorda che, "ben presto", alcune grandi città islamiche dichiareranno lo "status verde", come ad esempio Sala in Marocco e Medina in Arabia Saudita. E Dar Al-Iftaa, in Egitto, ha cominciato a prendere misure pratiche che dovrebbero portarla, nel 2010, ad azzerare le emissioni di ossido di carbonio.
L'evento organizzato da Unpd e Arc si concluderà domani, mercoledì, a Londra, con un forum aperto al pubblico dal titolo "Molti cieli, una sola terra - Le fedi, l'ambiente e Copenaghen". Interverranno, oltre a Olav Kjørven, alcuni rappresentanti di organizzazioni interreligiose attive in campo ambientale.


(©L'Osservatore Romano - 4 novembre 2009)