00 12/10/2009 19:08

Il cardinale vicario Agostino Vallini e i valori della Caritas diocesana di Roma


Roma, 12. La carità è inseparabile dalla giustizia. Attraverso le mense, gli ostelli, gli ambulatori medici, le case famiglia, i centri di ascolto, "la comunità ecclesiale parla alla città con la volontà di riparare in tanti casi alla giustizia negata e offre il proprio contributo per una cultura in cui i poveri non sono fonte di problemi, ma persone meno provvedute e come noi titolari di diritti". In questa logica, "non parleremo più di elemosina e di assistenzialismo ma di impegno per la giustizia e la solidarietà". Nell'omelia per il trentesimo anniversario della fondazione della Caritas diocesana di Roma, celebrato venerdì scorso nella basilica di San Giovanni, il cardinale vicario Agostino Vallini ha sottolineato uno dei valori della carità, quello appunto "di essere inseparabile dalla giustizia" sociale, la cui cultura deve crescere analogamente a quella del diritto e dell'uguaglianza, "lavorando pazientemente per superare le cause strutturali di ogni emarginazione sociale".
Vallini ha ricordato monsignor Luigi Di Liegro, che fu "il primo direttore" della Caritas diocesana, "instancabile nell'animare la comunità cristiana ad avere a cuore i poveri", e ha ringraziato il vescovo ausiliare Guerino Di Tora, che ha "proseguito e consolidato l'opera" di Di Liegro, nonché il nuovo direttore della Caritas, monsignor Enrico Feroci. Ma la "riconoscenza" è andata a tutti i volontari, agli operatori, "particolarmente quelli che lavorano nel silenzio". Il cardinale vicario ha ricordato inoltre "il primo compito che il grande pontefice Paolo VI, istituendo la Caritas, volle affidarle", ovvero "una paziente e lungimirante azione pedagogica ordinata a far crescere nella comunità dei credenti la consapevolezza che vi è vita cristiana autentica solo quando ciascuno potrà mostrare la fede partendo dalla sua carità". Bisogna fare di più. "Se tanti giovani sono lontani dalle nostre parrocchie - si è chiesto il porporato - non sarà perché spesso alle parole della fede non hanno fatto seguito le opere?".


(©L'Osservatore Romano - 12-13 ottobre 2009)