00 25/10/2009 08:01
Intervista concessa ieri da mons. Fellay al giornale argentino La Naciòn. Bisogna ben dire che in questo periodo il Superiore della Fraternità San Pio X è alquanto loquace; attitudine giusta, crediamo, poiché per vincere il cumulo di pregiudizi che gravano contro i lefebvriani è opportuno che la pubblica opinione possa conoscere meglio, e da fonte diretta, la FSSPX. Questa nuova intervista aggiunge un elemento nuovo e sommamente interessante: la previsione di massima della durata dei colloqui. Un anno non ci sembra un tempo lungo, considerata la difficoltà dei temi dottrinali in discussione; specie se pensiamo che mons. Tissier de Mallerais ha in passato sostenuto che di anni ne occorrono trenta... Al tempo stesso, una durata parecchio superiore potrebbe essere controproducente, perché tutte le discussioni troppo protratte finiscono per arenarsi; inoltre la Chiesa intera ha necessità urgente di documenti finali magisteriali che non servano solo, come speriamo, a consentire il rientro della FSSPX, ma anche a dirigere tutta la barca di Pietro definitivamente fuori dal maelstrom del postconcilio. Questi colloqui possono infatti servire a distillare quei tanto attesi chiarimenti sul Concilio invocati da mons. Brunero Gherardini.


- Quanto tempo ritiene che durerà il dialogo con il Vaticano durerà?
È difficile dire... In Vaticano parlano di un anno, almeno. Allora, significa un lungo tempo.

- Il risultato di questo processo potrebbe essere l'integrazione definitiva della Fraternità nella Chiesa?
Dobbiamo distinguere la discussione di temi dottrinali da quello che Lei chiama integrazione. Sono due cose parallele. Tuttavia, in Vaticano stesso dicono che questa integrazione non avverrà prima del chiarimento dei punti dottrinali che per noi sono molto importanti perché oggi c'è molta confusione. Per mantenere l'unità della Chiesa, c'è bisogno di questo chiarimento.

-In questi giorni che era in Salta, Lei ha detto che alcuni settori progressisti della Chiesa starebbero ostacolando l'avvicinamento della Fraternità alla Santa sede?
E’ così. Un esempio è che il Presidente della conferenza episcopale tedesca ha detto a un gruppo di parlamentari che la Fraternità sarà nuovamente fuori della Chiesa prima della fine di quest'anno. Questo manifesta molto chiaramente una intenzione più che ostile. Il nostro problema è un po' complicato perché ci sono dissidi in Vaticano. Insomma, qual è il nostro partner? I progressisti e i conservatori o solo uno di loro? È molto difficile sapere perché non è chiaro... Nella Chiesa, tentano di mantenere una certa unità nonostante queste divisioni.

-E il Papa che cosa fa in tutto questo?
È più o meno nel mezzo. Vuole essere il Papa di tutti. È molto difficile.

-Voi avete denunziato che la diffusione dell'intervista a Williamson, alla data in cui fu comunicata la revoca della scomunica dei quattro vescovi lefebvriani, è stato manipolato anche da quei settori.
Sì; anche in Vaticano è circolato uno studio che mostrava la possibilità molto grande di una strumentalizzazione abusiva del caso. Solo il fatto che fosse diffusa a metà gennaio un'intervista fatta all'inizio di novembre, è già molto raro. Inoltre, questa intervista è stata utilizzata prima di esser diffusa massivamente per impedirci l'uso di diversi templi in Svezia. La mostravano a quelli che amministrano quei templi. Ciò significa che c’era un'intenzione maligna.

-Chi è dietro questa manipolazione?
Ci sono, sicuramente, i progressisti, la sinistra politica e probabilmente i massoni. Hanno usato questo episodio per colpire noi e molto di più il Papa stesso. Questo è il tragico della storia. Vedere un Papa che poco a poco cerca di apportare correzioni ad alcune riforme, a loro non piace. Per questo hanno utilizzato quell’episodio infelice come un bastone d’oro per colpire la Chiesa.

-In quel momento, Lei ha chiarito che la posizione di Williamson era personale. Qual è la sua situazione ora?
La posizione di mons. Williamson è personale. Quel tema non è mai stato per noi un problema. Lui è ora in ritiro, un uno dei nostri priorati di Londra, dove prega e studia.