00 25/10/2009 09:27
Kasper: con gli ortodossi «piccoli passi in avanti»

DAL NOSTRO INVIATO A PAFOS (CIPRO)

LUIGI GENINAZZI

Si va avanti. Sia pure a piccoli passi.
Ce lo dice l’infaticabile tessitore del dialogo ecumenico sul fronte dell’ortodossia, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Occasione per tastare il polso al cammino ecumenico è la settimana di lavori, appena conclusa, della Commissione mista per il dialogo teologico.

Eminenza, in questi giorni, insieme con gli ortodossi, avete affrontato la questione del primato del Papa. Ci sono dei risultati?

Posso dire che abbiamo fatto dei piccoli passi in avanti. Non ci sono grandi risultati ma dobbiamo tener presente che in discussione c’era un argomento difficile e delicato la cui sola evocazione, fino a poco tempo fa, bastava a scatenare polemiche negli ambienti dell’ortodossia. La cosa più importante è che tutti i membri della Commissione mista, sia cattolici che ortodossi, hanno ribadito la loro ferma volontà di continuare nel dialogo e di ricercare un accordo sulla dottrina del primato. Certo, ci vorrà tempo ma la strada è segnata e nessuno vuole tornare indietro.

Proviamo a spiegare, anche a chi non è teologo, a che punto è la discussione...

In queste riunioni abbiamo esaminato la questione del primato del vescovo di Roma nel primo millennio. Mi sembra che sia emerso un accordo unanime sul fatto che non si trattava semplicemente di un primato onorifico. È qualcosa di più. Al momento però non c’è accordo su come definire esattamente questa forma d’autorità. Dobbiamo andare avanti a discutere.

Un autorevole membro della Commissione, il vescovo ortodosso Gennadios, dice che i lavori procedono troppo lentamente.

Ed io sono totalmente d’accordo con lui! Ma dobbiamo chiederci il perché. Il nostro metodo di lavoro risale a trent’anni fa, quando venne costituita la Commissione mista per il dialogo teologico con gli ortodossi nel loro insieme. Il che implica la partecipazione di tutte le Chiese autocefale, ognuna coi suoi delegati e con le sue posizioni. Se c’è una proposta per snellire i lavori sarà ben accetta.

Recentemente lei ha affermato che tra cattolici e ortodossi è finita la stagione del grande freddo. Vuole dire che le relazioni sono diventate molto calorose?

Con gli ortodossi siamo in alta stagione. Ma anche d’estate a volte scoppiano dei grossi temporali. Qui a Cipro ne abbiamo visto uno, improvviso ma per fortuna passeggero. La plateale contestazione di un gruppo di fanatici contrari al dialogo con la Chiesa cattolica è stata subito condannata dall’arcivescovo Chrysostomos II ( numero uno della Chiesa ortodossa cipriota, ndr) ed anche dal Santo Sinodo della Chiesa di Grecia.

Le contestazioni hanno turbato i vostri lavori?

Assolutamente no. Certo, hanno creato un po’ d’imbarazzo in chi ci ospitava.
Ma io ho detto loro che in Occidente siamo abituati alle minoranze rumorose. Sono stato decano dell’università dopo il ’ 68 e mi ricordo che le contestazioni erano all’ordine del giorno.

Eminenza, la Chiesa cattolica apre le porte al rientro degli anglicani. Che impatto avrà questa storica decisione sul dialogo ecumenico?

La trattativa non è stata condotta dal Consiglio per l’unità dei cristiani ma dalla Congregazione per la dottrina della fede. Noi ovviamente ne eravamo informati. Mi preme sgomberare il campo da errate interpretazioni: non si tratta di proselitismo, non abbiamo rubato fedeli ad un’altra Chiesa. Il Papa ha risposto ad una richiesta pressante di alcuni settori della Chiesa anglicana. Un gesto di grande apertura ed accoglienza compiuto in spirito di dialogo. In questo senso avrà un influsso positivo sull’ecumenismo.

© Copyright Avvenire, 24 ottobre 2009