Madrid, 16. "Non esiste il diritto a uccidere, esiste il diritto alla vita". La Spagna, con questo slogan, si appresta a celebrare domani, 17 ottobre, a Madrid, la grande manifestazione a difesa dei nascituri e delle madri, cui hanno aderito più di quaranta organizzazioni. Una serie di iniziative divulgative, accademiche e ludiche sono in corso da giorni per sensibilizzare le famiglie alla partecipazione contro quella che viene definita "un'iniziativa legale contraria alla dignità dell'essere umano". Si tratta del controverso progetto di legge governativo, approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede che le donne dai 16 anni in su possano abortire liberamente nelle prime quattordici settimane di gravidanza. L'aborto sarà consentito fino alla ventiduesima settimana in caso di rischi per la vita e la salute della madre o di gravi anomalie del feto; inoltre, non si prevede alcun limite di tempo in caso di malattia estremamente grave e incurabile. L'unico requisito è che la struttura a cui la donna si rivolge fornisca informazioni sui programmi sociali di aiuto alle madri. I presuli hanno dedicato un'ampia riflessione alla legge in occasione dell'ultima riunione della commissione permanente, svoltasi a Madrid, dando il loro appoggio alla manifestazione. Il segretario della commissione permanente dell'episcopato, il vescovo ausiliare di Madrid, Juan Antonio Martínez Camino, ha detto che "la manifestazione è legittima e opportuna". "I fedeli laici - ha precisato il presule - rispondono adeguatamente a questa sfida, di grande trascendenza morale e sociale, facendo uso del proprio diritto a manifestare pacificamente per esprimere il disaccordo rispetto a questa la legge progettata, che comporta un serio passo indietro nelle protezione del diritto alla vita dei nascituri, un maggior abbandono delle madri gestanti e un danno irreparabile al bene comune". Anche la rete delle scuole cattoliche di Madrid, fra gli altri, ha reso noto la propria adesione alla marcia di protesta. "Quando le leggi non proteggono la vita - si legge in un comunicato - giunge il momento d'intensificare con più forza l'educazione, perché crediamo in essa e per noi, come scuole cattoliche, è il nostro contesto specifico in cui operare". In un intervento radiofonico al canale informativo diocesano della Cadena Cope, il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale di Spagna, riferendosi proprio al contributo delle scuole, ha sottolineato la necessità "di un'educazione che infonda vigore all'animo e alla coscienza dell'uomo fin dalla gioventù e che lo porti al riconoscimento della realtà inviolabile dell'essere umano fin da quando viene concepito nel grembo materno". "L'uomo - ha aggiunto il porporato - è intoccabile dal momento in cui nasce come embrione". Per questo, il cardinale ritiene che "sia un grande obiettivo quello che persegue la manifestazione". "È uno strumento - ha rilevato - molto democratico, relazionato con i diritti fondamentali della persona umana, che i cattolici, i cristiani, con la loro coscienza viva, siano disposti a esprimere pacificamente, democraticamente e liberamente questo grande sì alla vita, e il diritto alla vita dell'essere umano dal suo concepimento fino alla morte". Nel manifesto che accompagna la manifestazione, pubblicato a cura della piattaforma "Diritto a vivere", si ricorda: "L'aborto suppone la morte violenta di un essere umano e un terribile dramma per la donna che soffre. La legge spagnola abbandona la donna ai suoi problemi e la spinge all'aborto. Ogni legge sull'aborto è una terribile ipocrisia contro le donne, oltre a essere un'atroce ingiustizia verso i bambini ai quali non offre protezione". Gli aborti praticati in Spagna sono in costante aumento: secondo i dati del Ministero della Sanità, le interruzioni di gravidanza volontarie, nel solo 2007, sono cresciute del 10 per cento e ad abortire sono sempre più le minorenni. Il sostegno alla manifestazione di Madrid giunge intanto anche da altre organizzazioni pro-life non spagnole: in particolare, il Costa Rica, dove oggi è previsto un sit-in di fronte all'ambasciata spagnola della capitale San José, e la Colombia.
Madrid, 19. Un milione e mezzo di persone secondo gli organizzatori, un milione per il Comune di Madrid, "solo" 250.000 per la Polizia: sulla partecipazione alla grande manifestazione contro l'aborto svoltasi sabato pomeriggio a Madrid è guerra di cifre. Numeri che, seppur diversi, non inficiano tuttavia il significato della protesta, "più in difesa di un valore che contro una legge", come ha sottolineato Hazte Oír, uno dei movimenti che, con Derecho a Vivir, Médicos por la Vida e Provida Madrid, hanno organizzato il corteo snodatosi lungo le strade della capitale con in testa lo slogan "Cada vida importa". La stampa spagnola è d'accordo nell'evidenziare l'importanza dell'evento. Una manifestazione in difesa della vita, della donna e della maternità - scrive Juan Manuel de Prada sul quotidiano "Abc" - che non è stata promossa o auspicata da alcun partito politico, ma che "è espressione di gioiosa vitalità di una parte non esigua della società che antepone convinzioni di ordine superiore alle diverse posizioni ideologiche in voga" e che "aspira a promuovere una trasformazione sociale che ridia salute alla nostra epoca". Lo stesso "El País" afferma che "si tratta di una delle manifestazioni più numerose realizzate durante il mandato di José Luis Rodríguez Zapatero". Secondo il quotidiano "El Mundo", l'esito "indiscutibile" del corteo contro la legge di riforma sull'aborto dovrebbe indurre il Governo "a riflettere sull'evidente mancanza di consenso sociale" che suscita la sua iniziativa. "La Vanguardia" sottolinea che a Madrid si è radunata "gente venuta da tutta la Spagna, con tono più festoso che aggressivo" (l'aspetto popolare del raduno è descritto anche da "El Periódico"), mentre per "La Razón" la manifestazione ha "smosso le coscienze" e "ottenuto la reazione della classe politica". Il presidente del Partito popolare, Mariano Rajoy, ha annunciato ieri che, con un emendamento, chiederà al Congresso dei deputati il ritiro del provvedimento perché "non necessario" e perché "divide la gente". E il presidente del Congresso dei deputati, José Bono, ha assicurato che su questo tema servono "consenso e accordo". Com'è noto, il 26 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato un progetto di legge (da novembre all'esame del Parlamento) che consentirebbe alle donne di interrompere liberamente la gravidanza nelle prime quattordici settimane di gestazione e fino alla ventiduesima in caso di rischio per la vita e la salute della madre o di gravi anomalie del feto. Nessun limite invece in caso di malattia estremamente grave e incurabile del feto. Tra le disposizioni che fanno più discutere c'è quella che consente alle minorenni di 16 e 17 anni di abortire liberamente, senza il consenso dei genitori e senza neppure l'obbligo di informarli. Una norma alla quale sono contrari anche molti sostenitori della legge, compresi esponenti del Partito socialista. Ma è l'intero impianto della legge - che proteggerebbe più la salute, anche solo psichica, della futura madre del diritto alla vita del nascituro - a essere contestato dai suoi oppositori. Il 1° ottobre, in un comunicato, la Conferenza episcopale spagnola si è schierata a favore della manifestazione di sabato, definendo "legittimo e utile" parteciparvi. Per i vescovi, la legge non protegge il diritto alla vita dei nascituri, abbandona le madri gestanti e crea "un danno irreparabile al bene comune". E confermano che la loro dichiarazione Atentar contra la vida de los que van a nacer convertito en "derecho", pubblicata il 17 giugno, mantiene pienamente il suo valore.