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4.2. I1 Vaticano II e la riflessione teologica attuale

Il concilio Vaticano II distingue tra coloro che accettano Cristo in modo consapevole e coloro che, non avendolo incontrato in modo significativo, non lo conoscono (LG, nn. 14, 15, 16; AG, n. 7; cf. anche la Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae). Tutti però sono ordinati al popolo di Dio in vari modi. Infatti, in questi testi viene delineata una visione della Chiesa a forma di gradini o circoli concentrici. Ci sono i cristiani, prima i cattolici e poi i non cattolici che hanno accolto il vangelo e sono anche incorporati a Cristo per il battesimo. In seguito ci sono gli ebrei, i musulmani che adorano con noi il Dio unico e, infine, i seguaci delle grandi religioni asiatiche. Di tutti questi il Vaticano II afferma che sono ordinati in vari modi al popolo di Dio. Il concilio evidentemente riconosce anche nelle religioni non cristiane un orientamento alla Chiesa che non esclude i seguaci di queste religioni dalla salvezza voluta da Dio per tutti gli uomini, purché essi si sforzino «di condurre una vita retta» (LG, n. 16).

La Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo non parla soltanto degli sforzi degli uomini non cristiani, impegnati a seguire la voce della propria coscienza, ma li vede veramente inseriti nell’ordine della salvezza: «E ciò (= l’essere associati al mistero pasquale) non vale solamente per i cristiani ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia (cf. LG, n. 16). Cristo, infatti, è morto per tutti (cf. Rm 8,32) e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale» (GS, n. 22).

Lo Spirito Santo, quindi, è al tempo stesso colui che collega la partecipazione al mistero pasquale all’evento battesimale e colui che, agendo misteriosamente («nel modo che Dio conosce») nella coscienza degli uomini, li introduce nel mistero della salvezza, là dove l’accesso al mistero pasquale non trova sbocco attraverso la mediazione sacramentale. Così lo Spirito Santo, sgorgato dal mistero pasquale di Gesù, associa efficacemente anche «gli uomini di buona volontà» non credenti a questo stesso mistero di salvezza. Ciò che resta discriminante, in fin dei conti, non è l’esplicita o implicita adesione a Cristo (conosciuto o non conosciuto, o anche se conosciuto, non conosciuto come il vero e unico Salvatore), ma la chiusura, nella coscienza, alla Verità e al Bene come espressione della ricerca e della presenza di Dio stesso.