Quanto dolore mi hanno portato le lettere di un sacerdote, che non conosco ma che è parte di me perché parte del Corpo di Cristo. Un uomo in carcere, con l’accusa di “presunta” pedofilia. Un’accusa terribile, di cui vivo le conseguenze con i miei bambini che sono stati violentati e che vivono con me ventiquattro ore al giorno. Ma leggendo le lettere che mi ha inviato, non posso non commuovermi di fronte a tanto dolore, non posso non dire al Signore: «Ti offro la mia vita, quella dei miei malati, dei miei figli, dei miei anziani, affinché questo amico possa godere della misericordia divina, perché anche vivendo questa situazione lui, che è relazione con il Mistero, possa gridare “io sono Tu che mi fai”, e sapere che non sarà mai, anche se fosse riconosciuto colpevole di questo orribile delitto, soltanto il frutto del suo passato. Chi potrà separarlo dall’amore di Cristo? E allora rallegriamoci per qualsiasi accusa che un essere umano può ricevere, perché se è fondata ci permette di chiederti perdono, Signore, se è falsa ci permette di condividere il Tuo dolore, il dolore che soffristi in silenzio davanti a Pilato, al sinedrio, sulla Croce».
Mio caro, pensa che grazia che hai: mai come ora puoi sperimentare la realtà, il grido di Gesù nel Getsemani, dove nemmeno i suoi amici gli hanno fatto compagnia, mentre tu hai un mucchio di amici che ti scrivono, che si interessano di te, ogni settimana salgono al Gianicolo e per te pregano; mai come ora puoi sentire sulla tua pelle la drammatica esperienza di Gesù sulla croce, che sentendosi solo e abbandonato dal suo stesso Padre, gridò: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Che solitudine, che abbandono, che disperazione… che blasfemia, potremmo anche dire, sapendo che era Figlio di Dio! Però questo è il destino dell’uomo, è la tua vita, caro padre. È un destino che condivido con i miei bambini violati, e anche con i pederasti che li hanno violati, che spartisco con tutti i pervertiti malati di Aids, perché anche loro sono relazione con il Mistero.
Dentro tutto questo vivo una commovente esperienza di misericordia, una misericordia che mi porta a essere “sepolto vivo” perché condivido con loro ogni giorno, sieropositivo con i sieropositivi, malato di cancro con i malati di cancro, pieno di amore e tenerezza per i vagabondi, i miei figli prediletti, con i bambini abbandonati, violentati e lasciati soli, e anche con coloro che sono stati “carnefici” dei miei figli. pag. 1 | 2 | 3 |
(continua)