00 13/12/2009 08:37

A gran voce annunciano l'Atteso


Iprofeti a gran voce annunziano, Magnis prophetae vocibus. Gesù non arriva d'improvviso. La sua apparizione è attesa. Adamo è appena tristemente caduto, che già l'avvento di un Salvatore è misericordiosamente annunziato (Genesi, 3, 15). A questo scopo sarà eletta la stirpe di Abramo. Il Redentore nascerà in seno a quella stirpe, e il succedersi delle sue generazioni ne sarà il simbolo e la predizione. La storia d'Israele sarà, così, una storia di attesa e di speranza, e a tenerle vive e ferventi saranno suscitati da Dio i profeti, finché essa verrà compiuta con la nascita di Cristo, e la grazia trapasserà da lui a tutte le genti.
A cantare questa attesa e questa speranza, nei giorni immediatamente prenatalizi, è l'inno di Lodi Magnis prophetae vocibus - di autore ignoto e di secolo incerto:  "Acclamano, a gran voce, i profeti / che Cristo sta per venire, / preludendo la grazia della lieta salvezza / con cui ci ha redenti".
Al risonare di questi antichi e fedeli presagi di gloria, la luce inonda le prime ore di preghiera, e l'anima si accende di esultanza - "Risplende il nostro mattino / e i nostri cuori si gonfiano di gioia (Hinc mane nostrum promicat / et corda læta exaestuant)":  la gioia, perché il Signore non è venuto a punire, ma a detergere pietosamente le ferite, riscattando ciò che era perduto (venit sed ulcus tergere, / salvando quod perierat).
Ma la memoria della prima venuta ci preavverte che un altro avvento è imminente e che "Cristo è alle porte (adesse Christum ianuis)", "per coronare i suoi santi / e aprire il regno dei cieli".
Ora ci viene promessa una "luce senza tramonto e un astro che salva (Aeterna lux promittitur / sidusque salvans promitur)"; anzi, un "raggio lucentissimo già ci chiama al tribunale del cielo" (iam nos iubar praefulgidum / ad ius vocat caelestium).
Così, la pacata e fiduciosa letizia del tempo di Avvento non è disgiunta dal pensiero e dal trepido timore dell'ultimo giudizio di Cristo Signore.
E, pure, proprio a lui sale la nostra accorata invocazione:  con ardore appassionato lo imploriamo di poter contemplare finalmente il suo volto divino (Te, Christe, solum quaerimus / videre, sicut es Deus), e di trovare in "questa eterna visione" il nostro "perenne cantico di lode (ut perpes haec sit visio / perenne laudis canticum)".
Il volto di Gesù, su cui rifulge lo "splendore della gloria del Padre", sarà la fonte inesausta della nostra beatitudine, che la luminosa Natività temporale del Verbo già largamente ci anticipa. (inos biffi)


(©L'Osservatore Romano - 13 dicembre 2009)