00 23/02/2010 19:46
I presuli auspicano l'intervento della comunità internazionale

I vescovi di Mossul chiedono protezione e sicurezza per i cristiani


 Baghdad, 23. "Le autorità devono assumersi la piena responsabilità per salvaguardare la presenza cristiana a Mossul. Abbiamo bisogno di un intervento internazionale per spingere il governo centrale e quello locale ad agire immediatamente". È quanto ha dichiarato all'agenzia Fides, monsignor Basile Georges Casmoussa, arcivescovo di Mossul dei Siro-Cattolici, mentre nella città non accennano a fermarsi i sequestri e gli omicidi nei confronti della comunità cristiana.
Sabato scorso l'ultima vittima, la quinta in una settimana:  Adnan al Dahan, un cristiano ortodosso di cinquantasette anni, rapito una settimana fa, è stato ritrovato ucciso. Per questo i vescovi cristiani di Mossul hanno scritto e consegnato al Governo locale un appello con parole molto chiare. Monsignor Casmoussa ha illustrato i contenuti del messaggio, firmato anche da monsignor Gregorios Saliba, arcivescovo siro-ortodosso, e da monsignor Emile Shimoun Nona, arcivescovo di Mossul dei Caldei. Il messaggio, indirizzato al governatore della provincia di Ninive, Athiel Abdul Aziz An-Nujaifi e al capo del Consiglio di Ninive, Muhammad Jabbar Abdallah, denuncia la violenza contro "i nostri figli cristiani nella città di Mossul", con l'assassinio di persone pacifiche e innocenti, notando "un piano premeditato per far pressione sulle Chiese cristiane, per realizzare una certa agenda".
I presuli hanno espresso la loro preoccupazione e hanno chiesto alle autorità governative di proteggere tutti i cittadini, ma in particolar modo i cristiani che sono tra i più deboli e i più pacifici.
Tutti gli sforzi dei leader religiosi della città, cristiani e musulmani, non sono serviti e far cessare le violenze contro i fedeli in Cristo, fa notare il testo:  "Questi atti ripetuti - si legge nel documento - ci fanno pensare di essere indesiderati in questa città, che è la nostra patria. I cristiani del Medio Oriente si sentono dimenticati dal mondo occidentale laico. Il nostro è un futuro inquietante".
Anche monsignor Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, ha ricordato la difficile condizione in cui versano le comunità cristiane mediorientali, in particolar modo in Iraq.
"Il mondo musulmano - ha detto l'arcivescovo intervenendo al convegno della Comunità di sant'Egidio, "Cristiani e musulmani del Medio Oriente in dialogo", di cui riferiamo in questa pagina - ha conservato il proprio sentimento religioso. Ancora oggi non esiste separazione tra Stato e religione mentre l'Occidente è laico. Ci sono timori per l'applicazione della legge islamica. Come cristiani non abbiamo problemi a vivere in una cultura araba, ma lo Stato è per tutti. Per questo chiediamo una legge civile unica per tutti i cittadini".
L'arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, inoltre, si è detto preoccupato per il futuro stesso dell'Iraq dove, "è in atto una divisione tra sciiti, sunniti e anche curdi". Monsignor Sako però è convinto che non bisogna arrendersi:  "Noi dobbiamo restare e portare la croce, essere testimoni anche con il sangue di chi è stato ucciso".
Secondo l'arcivescovo di Kirkuk, la radice della difficile coesistenza tra cristiani e musulmani sta nel fatto che "In Iraq, come nel Medio Oriente, tutto è religione, ogni aspetto della vita, da quella politica a quella quotidiana, è vissuto con un sentimento missionario".
Nonostante l'ondata di violenze degli ultimi giorni, l'arcivescovo di Mossul dei Caldei, monsignor Nona, continua comunque le sue visite pastorali nei paesi della diocesi di Mossul. "La mia speranza - ha sottolineato l'arcivescovo - è che queste visite aiutino la nostra gente a rafforzare la propria fede e la fiducia nella Chiesa locale".


(©L'Osservatore Romano - 24 febbraio 2010)